Il 13 dicembre 1912 Arnold Schoenberg scriveva al poeta Richard Dehmel: «Le sue poesie [...] hanno esercitato un influsso decisivo sulla mia evoluzione musicale. Esse per prime mi spinsero a cercare una nuova tonalità nel Lied, meglio, la trovai senza cercarla, limitandomi a rispecchiare nella musica ciò che i suoi versi suscitavano in me. [...] Nei miei primi tentativi di comporre Lieder su Suoi testi più che in altre composizioni posteriori, si riscontrano le premesse del mio sviluppo futuro». In effetti il catalogo giovanile di Schoenberg comprende numerose composizioni che direttamente o indirettamente, coinvolgono testi di Dehmel, risalenti soprattutto al 1899. Oltre al Sestetto per archi Verklärte Nacht, che si ispira a un poema di Dehmel e che costituisce l'approdo più felice ed ambizioso di quel periodo, Schoenberg scrisse in quell'anno svariati Lieder sfruttando poesie di Dehmel; tre di esse furono poi raccolte per essere pubblicate come opera 2, insieme a un quarto testo di Johannes Schlaf.
Si tratta di composizioni che appartengono a pieno titolo al primo periodo creativo di Schoenberg, ancora apertamente legato all'esperienza tardoromantica. E noto come, proprio nel riallacciarsi all'età di Wagner e Brahms, Schoenberg ponesse le premesse per il superamento della frattura che ancora veniva avvertita fra quei due grandi protagonisti della cultura musicale austro-tedesca, conciliando sia l'uso dei Leitmotive e della loro iterazione, di ascendenza wagneriana, che il principio brahmsiano di sviluppo della variazione. Oltre che la sintesi fra questi due principi di scrittura, tuttavia, converrà cercare nei Lieder op. 2 la manifestazione di una ricerca sul colore del suono che mira direttamente ad evocare atmosfere peculiari suggerite dai testi. Le poesie di Dehmel, come anche quella di Schlaf, si riferiscono a situazioni amorose, a tratti anche ambiguamente erotiche - come in "Jesus bettelt". I ritorni tematici, l'armonia "tristaneggiante", il ruolo preminente dello strumento sulla voce costituiscono la definizione esemplare della poetica dell'autore ventiquattrenne.
Lo stesso compositore, d'altra parte, mise in guardia più volte dall'equivoco di un rapporto pedissequo fra testo e musica, rivendicando a quest'ultima la propria completa autonomia: «decisivo [...] fu per me il fatto di aver scritto molti dei miei Lieder dall'inizio alla fine senza minimamente preoccuparmi di come si svolgessero i fatti contenuti nella poesia, senza nemmeno coglierla nell'estasi della composizione. Soltanto qualche giorno dopo pensai di rendermi conto del vero contenuto poetico del mio Lied, e con grande meraviglia mi accorsi di non aver mai reso maggior giustizia al poeta, come quando, guidato dal primo contatto diretto col suono iniziale, avevo intuito ciò che doveva assolutamente seguirvi». ("Rapporto con il testo", scritto prima del 1912 e ripubblicato nel 1950 nel volume "Stile e Idea"). Non sappiamo a quale Lied si riferiscano queste parole, ma sembra verosimile un collegamento con uno dei Lieder op. 2.
Arrigo Quattrocchi