L'Adelaide, RV 695

Dramma musicale in tre atti


Testo del libretto


ATTO PRIMO

Scena prima

Giardino fuori della Città di Pavia.

Berengario con seguito, ed Idelberto.
Berengario
Sdegna dunque, e rifiuta
La superba Adelaide i tuoi sponsali?
Ed io soffro l'oltraggio, e neghittoso
Trattengo un campo armato in vil riposo?
Idelberto
Adelaide, ©Signore,
Nacque Reina, e dell'Italia erede:
Tu della Reggia sede
Le togliesti gran parte, e il suo Consorte
Per te le tolse intempestiva morte.
Quindi a ragion costante
Nel suo fiero consiglio
Le mie nozze rigetta, e in me tuo figlio
Il nemico discerne, e non l'Amante.
Berengario
Se nemico ti vuol, nemico t'abbia.
Vanne, Idelberto. Io voglio,
Che tu stesso t' avanzi
Ad assalir della Città le Mura.
Idelberto
In Adelaide, oh Dio?
Sai, che vive il cor mio;
E vuoi, ch'io la combatta, e ch'io lo'atterri.
Berengario
Così mi giova.
Idelberto
Ah Sire...
Berengario
Non più. Resisti in vano.
Si punisca l'ingrata
Con balzarla dal Trono,
E veda al fin, che Berengario io sono,

Scena seconda

Clodomìro, e detti.
Clodomiro
Alto, Signor, dall'Alpi
Scese della Germania il Re Guerriero,
E d'armi inonda ornai l'Italo Impero.
Berengario
Ottone? E chi lo muove? e che prettende?
Idelberto
Forse il periglio d'Adelaide, e il grido0
Delle vittorie tue geloso il rende.
Berengario
(a Clodomiro)
Ad osservar le mosse
Del gran nemico esploratori invia.
Indi con Idelberto
Prontamente disponi
Il numeroso esercito all'assalto.
Pria, che Ottone s'avanzi,
Vuò, che aggiunga Pavia
Nuovi ripari alla grandezza mia.
Clodomiro
Propizio arrida il Fato
A' tuoi vasti disegni,
E a misura del cor t'accresca i Regni.
(parte)

Scena terza

Matilde, Berengario, Idelberto,
Matilde
Sposo.
Berengario
Reina.
Matilde
Intendi
Quanto propizia sia
A miei disegni, e al tuo valor la sorte.
La superba Pavia
Fra pochi istanti t'aprirà le Porte.
Berengario
Dunque, o cara Matilde, il tuo conswiglio ...
Matilde
A misura de' voti
Sortì l'evento: Ottenni
Coi promessi tesori
Il sospirato assenso al tradimento.
Berengario
Ma come?
Matilde
Tra i silenzi
Della prossima notte ogni tua schiera
Nelle Mura nemiche avrà l'ingresso.
Idelberto
(Ah mia cara Adelaide, a quai vicende
Ti riserba il destino!)
Matilde
Ora a miei danni
S' armi pur la Germania: io non pavento.
Idelberto
E vuoi con tali inganni,
Mia Real Genitrice,
Adelaide spogliar d'ogni suo bene?
Ah! Padre, ecco a tuoi Piedi
(s'inginocchia)
Un Figlio sventurato.
Nell'immagine mia ravisa quella
D'Adelaide tradita.
Nelle mie voci....
Berengario
In tuo favore, o Figlio,
Usar vogl'io questa clemenza ancora
Alla nemica Reggia
Vada un' Araldo, e in queste note esponga
All'altera Reina i sensi miei:
Che già con cento schiere
Io sono accinto ad espugnar Pavia,
E già sicura è la vittoria mia.
Se corona Adelaide il mio trionfo
Impalmando Idelberto, e pace, e Regno
A lei, come a mia Nuora oggi si renda
Ma se ricusa, attenda
Eterno, ed implacabile il mio sdegno.

O tu tremar non dei,
Tra tanti affanni e tanti,
O lei che preme il Soglio
Ha da tremar con te

Accende in me lo sdegno
Tuo vilipeso amore,
Le smanie del tuo cuore
Sento egualmente in me

O tu ecc.

Scena quarta

Matilde, ed Idelberto.
Idelberto
Madre, e Reina: In breve
L'Infelice Adelaide
Sarà tua prigioniera,
Sarà tua schiava, e tuo trionfo; Ah pensa
A fortuna sì acerba, e sì severa.
Usa dì tua Vittoria
Con Eroica modestia, e sia tua gloria
Vinta vederla sì, ma non depressa.
Matilde
Se l'alterigia stessa,
Ch'ebbe nel Soglio, ella serbar tra ceppi
Vorrà proterva, il regal fasto mio
Sarò costretta a sostenere anch'io.
Ildeberto
Ah! la misera perde in un sol giorno
E regno, e libertade.
Matilde
E con donarle un Figlio
Non le rendo in un punto, e sposo, e regno?
Idelberto
A quell'alma gentile
Sembrano l'uno vile, e l'altro odioso.
Matilde
Idelberto, t'accheta.
Perche sul nostro capo
L'ampio Diadema Italico riposi,
E' forza, o ch'ella pera, o che ti sposi.

Vanne a colei ch'adori,
Seco d'amor favella.
Dille, ch'è vaga, e bella,
E che fa innamorar.

Poi dille che tu l'ami,
E al Trono la richiami,
Che lasci i suoi rigori,
E non sprezzi gli amori,
Se brama di regnar.

Vanne ecc.

Scena quinta

Idelberto.
Idelberto
E' forza, ch'ella pera, o che ti sposi?
Non ardirà la morte
D'offender la mia vita
Nell'amata Adelaide.
Fin ch'io non lascio dispirar quell'aure,
Fin ch'io non chiudo a questo giorno i rai,
No, no, bell'Idol mio, tu non morrai.

Vede orgogliosa l'onda
Conosce il mar infido
E pur l'amata sponda
Saggio Nochiero ardito
Spera di ribbacciar.

Così quest'alma forte
Tra mille affani e mille
Non teme non paventa
E piena di valore
Al fin più bella forte
Spera di ritrovar.

Vede ecc.

Scena sesta

Sala con Trono, e Statue negli Appartamenti d'Adelaide.

Adelaide, e suo Seguito.
Adelaide
Soglio, degli Avi miei
Retaggio illustre; in cui felice un tempo
Con Lotario sedei,
Quanto del tuo splendore
T'involò nel mio Sposo un traditore.
Ah! vendicarti io ben vorrei. Attenta
(Alle Guardie.)
Ogni mio cenno osservi,
La Regal Guardia. Entri il Guerrier, che chiede
Solo a me favellar.
(parte una Guardia)
Chi mai sarà? Su le vicine soglie
Il comando eseguite.
(partono le Guardie.)

Scena setima

Adelaide, e Ottone.
Ottone
Bella Reina; Il Cielo,
Che t'elesse a regnar, vuol, che tu regni
Quindi a punir l'ingiusto
Oppressor del tuo Sposo, e del tuo Trono
Stimolò la mia spada.
aDELAIDE
Signor, dimmi, chi SeI?
Ottone
Dall'Istro all'Alpi
Mossi l'armi per te. Non è già lieve
Il soccorso, ch'io reco:
Ottone il Re della Germania è teco.
Adelaide
Come, o gran Re? La tua
Generosa pietà....
Ottone
Chetati, o bella;
Non mi scoprir, che son dell'esser mio
Consapevoli solo amore, ed io.
Adelaide
Amor? E per chi mai?
Ottone
Per la bella Adelaide. Io gia ti vidi
Donzelletta fastosa
Nella Reggia Paterna, e ben pensai
A chiederti in Consorte.
Mi prevenne Lottario. Or qui mi trasse
Il tuo vedovo Letto,
Non arrossir. La tua corona in prima
Difenderò, ma in guiderdon dell'opra
Voglio, che ancor la mia
Aggiunga alla tua fronte il suo splendore,
E riceva da te luce maggiore.
Adelaide
(Egli è ben vago.) E dove
Si trattiene il tuo campo?
Ottone
Ormai vicino
Beve l'onda Real del tuo Ticino.
Adelaide
Signor sei Re, sei valoroso, e sei
Degno d'amor. Vedo ben io, che sanno
Ferire anco i tuoi lumi,
Quanto ferir sa la tua destra. Vanne;
Siegui il nobile instinto
Del tuo genio amoroso, e dona pace
A una Reina sventurata, e poi
Spera graditi i Regi affètti tuoi.
Ottone
Quel destrier che all'albergo è vicino
Più veloce s'affretta nel corso
Non l'arresta l'angustia del morso.
Non la voce che legge li dà;

Tal quell'alma che piena d'ardire
Nulla teme nimico, ò periglio
Ma d'amore il fedele consiglio
Solo segue che speme gli dà,

Quel ecc.

Scena ottava

Everardo, e Adelaide,
Everardo
Signora a te dal Campo
Di Berengario un Messaggier sen viene,
Quel barbaro le Tede
Del Figlio abominato.
Ti riproppone armato,
Adelaide
Che venga. Ei potrà forse
E le Torri e le Mura
Atterar di Pavia,
Ma non già l'odio, e la costanza mia.

Scena nona

Adelaide, che ascende il Trono: Guardie, Cldomiro con Corteggio.
Clodomiro
Regina, anche fra l'armi
Serba la sua clemenza il mio Signore
T'offre di nuovo il suo Idelberto. Eleggi
O del Figlio l'amore,
O del Padre il rigore.
Quegli Sposo ti sia, quelli nemico.
Del tuo genio pudico
Più degno oggetto, e più divoto amante
Del tuo nobil sembiante, e del tuo merto
Trovar non puoi del Principe Idelberto.
Adelaide
Ed è tanto orgoglioso
Di Berengario il core?
Un'empio usurpatore
Vuol sembianza vestir di generoso?
Eh! che al Figlio prettende
Assicurar con le mie nozze il Trono,
Ed io misera sono
Creduta, così vile, e così stolta
Da tradir la mia gloria, e la mia fama
Con chiamar nel mio Regno
L'uccisor del mio Sposo,
Con donar la mia fede
Del Parricida al temerario Erede?
Vanne, torna, e rispondi,
Che Adelaide non pensa
Ai Talamo, secondo,
Che per desio di vendicare il primo,
Che può aver in Consorte
Un legittimo Re, senza che astretta
Sia con vergogna, e danno
La Stirpe a propagar d'un suo Tiranno.
Clodomiro
Io non vedo, o Regina,
Qual Tirannia nel mio Signor tu scorga.
Si può bramar di più ch' ei non ti doni?
Se tu cerchi grandezze, ei t'offre un Soglio:
Se tu cerchi uno Spofo, ei t'offre un Figlio.
Se cerchi un difensore, ei ti difende;
Se cerchi un Padre, ei prende
Per te di Padre il nome.
Se i Tiranni son questi
Bisogna dir, che sia
Una Eroica virtù la Tirannia.
Adelaide
Abbastanza parlai. Già m'intendesti.
(Scende dal Trono.)
Clodomiro
Langue misero quel valore
Che d'amore il dolce effetto.
Non curando e vanneggiando,
La vendetta sol, sa desiar.

Un amante generoso
Haver puoi compagno, e sposo
Sei ben folle se il vuoi disprezar

Langue ecc.

Scena decima

Adelaide, Evarardo.
Adelaide
Nel Ciel si speri, e poi...
Everardo
Mia Reina, oh! sciagura oh! fato ho sorte!
Adelaide
Everardo, che sia?
Everardo
Ribellata Pavia
Al tuo fiero Nemico aprì le Porte.
Adelaide
Come? Pavia disserra
Le Porte a Berengario?
Everardo
E ne festeggia
Il popolo fellone.
Adelaide
Misera! E chi fu mai
L'autor del tradimento?
Everardo
Il Prence Osmondo
Da Matilde sedotto.
Adelaide
Ah quell'iniquo
Aspirava al mio letto, ed al mio Trono.
Everardo
E da te rigettato
Con la perfidia vendicò l'oltraggio.
Adelaide
Qual consiglio, o riparo?
Everardo
La tua sola salvezza
Tentar si deve, o tutti
Con valor disperato
Moriremo al tuo piede.
Adelaide
Ammiro il tuo coraggio, e la tua fede.
Ascolta: in mio soccorso
Fin dall'Istro gelato
Giunse invitto Guerriero.
Everardo
E chi sia questi?
Adelaide
Ottone;
L'incognito Campione,
Che a me poc'anzi tu scorgesti.
Everardo
Oh sorte!
Adelaide
M'odi. Senza contrasto
Cedimi a Berengario.
Everardo
Ah tu sarai....
Adelaide
Io sarò prigioniera,
Ma per pochi momenti, e in questi ancora
Dagl'insulti dei Padre
Difendermi saprà l'amor del Figlio.
Vadasi incontro al Barbaro, che poco
Goderà del mio scorno, e de' suoi inganni.
Il Ciel è giusto, e sò ch'odia i Tiranni.
Everardo
Non fidar il gran disegno
D'un amante al folle inpegno,
Che di Figlio ha l'onestà.

Purché il voglia il Padre irato,
Sarà il figlio amante ingrato
E nemico ti sarà.

Non ecc.

Scena undicesima

Adelaide, Ottone.
Ottone
In sì fatal momento
Io non hò, che il mio sangue, e la mia spada.
L'uno, e l' altra ti porto. I tuoi Nemici
Pria di giugnere a te dolce mia vita,
Sul cadavero mio passar dovranno.
Adelaide
Ah Principe, tu rendi
Certo, ed irreparabile il mio danno:
Or son perduta.
Ottone
E come?
Adelaide
Ogni mia speme
Era nel tuo ritorno;
Ma non puoi ritornar, se pria non parti.
Ottone
E vuoi, ch'io t'abbandoni
Nell'estremo de' mali?
Adelaide
Ah! per salvarmi
E' forza abbandonarmi.
Ottone
In poter d'un rivale, e d'un Tiranno?
Adelaide
Al Tiranno, e al Rivaie
L'impeto mi ritolga
Di mille spade, e mille.
Ottone
E questa mia
Per mille, e mille spade ha da pugnare.
Adelaide
Un'altra volta io te ne priego: Parti.
Ottone
No no. Sieguo il mio amor,
Sieguo il mio fato. Voglio morirti a lato.
Adelaide
Deh s'egli è ver che m'ami,
Non tradir quest'amore,
Non tradir la tua gloria.
Sappi, che mi sei caro,
E che temo per te. Credilo al pianto,
Ch'ho già su gl'occhi. Sì vanne, e ritorna
Vincitor generoso.
E assicura, vincendo, il mio riposo.

Quel cor, che mi donasti,
Ripigliati mio ben,
E con due cori in sen
Combatti e spera.

Se il mio, che m'involasti,
Di spirto mancherà,
Dal tuo riceverà
Virtù guerriera.

Quel ecc.

Scena dodicesima

Ottone.
Ottone
O del mio caro ben voci gradite,
Quanta forza, e vigore
Accrescete al mio core.
Pieno d'alta speranza
Io già men volo al marzial cimento.
Venga il fiero nemico
Con quanto ha mai d'ardir, nulla pavento.

Già mi sembra al Carro avvinto
Trar l'audace il traditor.

E veder già parmi il vinto
Gir co' lumi fissi al suolo
Pien di duolo, e di rossor.

Già ecc.

Scena tredicesima

Città di Pavia.

Berengario, Matilde, Capitani, e Soldati.
Coro
Viva, e regni fortunato
Dell'Italia il Re guerriero.
Berengario
Popoli generosi,
Il vostro amor la vostra fede avanza
Ogni nostra speranza.
Sembra, che il vostro core
Sia del nostro maggiore
E a voi tenuto sono,
Se quel Setro, che cingo è vostro dono.
Replica il Coro.
Matilde
E Adelaide superba
Ancor non si presenta al vincitore?
Berengario
Di quel rigido core
Convien domar con la clemenza il fasto.
Matilde
Eccola appunto. Vedi
Con che volto orgolioso
Intrepida sostien la sua sciagura.

Scena quattordicesima

Adelaide, e detti, poi Clodomiro.
Adelaide
Dell'altrui fellonia,
Più che del tuo valore, iliustre spoglia
Eccomi, Berengario. Alza a tua voglia
Sopra le mie ruine i tuoi Trofei,
Io già per la tua mano
E Sposo, e Regno, e libertà perdei.
Berengario
E Sposo, e Regno, e libertà se vuoi,
Or io ti rendo, e pongo
Tutta la mia Vittoria a' piedi tuoi.
Adelaide
Altra Rocca più forte
Devi ancora espngnar prima, che vinta
Resti Adelaide.
Berengario
E quale?
Adelaide
La Rocca del mio cor difesa, e cinta
Da fede non venale,
Da invincibil costanza.
Berengario
Io la combatto
Con le mie grazie ogn'ora,
Adelaide
E grazie chiami
I tradimenti?
Berengario
E tradimenti appelli
L'offerta, ch'io ti fò d'una Corona,
D'un Figlio generoso, e d'un amante?
Adelaide
La Corona e già mia l'Amante, il Figlio,
Perchè son doni tuoi son miei rifiuti,
(Viene Clodomiro.)
Berengario
Clodomiro, che porti?
Clodomiro
Alte novelle.
Mio Sire, ascolta.
(Berengario, e Clodomiro si ritirano a parlare in disparte.)
Matilde
(ad Adelaide)
E serbi
Vinta ancora, e depressa
Sì temerario ardir, Donna superba?
Adelaide
Dalle sventure oppressa
Non perde una Reina il suo coraggio.
Berengario
(in disparte)
(Giunto Ottone al Ticino?)
Clodomiro
Al gran passaggio
Tutte opponni, o Signor l'Itale Schiere.
Berengario
Vado ratto a spiegar le mie Bandiere.
Idelberto mi segua.
Regina a te consegno
L'Illustre prigioniera.
Alta cura di Regno
Altrove mi richiama. Or tu risolvi.
Sia rapina, o conquista,
Sia giustizia, o sia dono,
E' tuo con Idelberto anche il mio Trono.
(parte Berengario)

Scena quindicesima

Idelberto.
Idelberto
Fingere un solo istante,
(ad Adelaide)
Cara, che sarà mai? dona al mio Amore
Questa mercede, o almeno al mio dolore.

Vado sì, ma la mia pena,
Che mi stringe, e m'incatena
Mai non parte dal pensier,

E se ben non spero aita
Alla dolce mia ferita
Mi Infinga il Nume Arcier.

Vado ecc.

Scena sedicesima

Matilde, ed Adelaide.
Adelaide
Matilde; allor che il vinto,
E' caduto in poter del Vincitore
Merita ogni rigore.
Usa pur la tua sorte,
Ch'io son pronta a soffrir le mie ritorte.
Matilde
Adelaide, al passato
Volgi uno sguardo, indi al presente. Osserva
Qual fosti, e qual or sei.
Non ha molto Regina, or vinta, e Serva,
Adelaide
Mostrano a gli occhi miei lo stesso aspetto
Delle grandezze andate
Le miserie presenti.
Matilde
Perchè ancora non senti
La tua fronte leggera
Del Diadema perduto, e grave il piede
Di catena servil, sei tanto altera?
Adelaide
Fa pur ciò, che t'aggrada.In te non sia
Nuova la Tirannia,
Nè pellegrina in me la sofferenza.
Matilde
Volea la mia clemenza,
Stringerti al senno anzi, che in ceppi.
Adelaide
Ed io
Mi reco a maggior pena
Questa clemenza tua, che la catena.
Matilde
Troppo fiero è il tuo orgoglio.
Sdegni ascender un Soglio,
Ove t'innalza la clemenza mia.
Vedrò se forte sia,
E ostinato il tuo Core,
Quando sarà dura servil catena
Della superbia tua gastigo, e pena.
Ma del tuo difensor l'armi vicine
Si proterva ti fan; venga deh venga
Questo tuo gran Campion, e di sue schiere
Questi campi ricopra.
Io nulla temo, io stessa
Debellarlo saprò; Vederà fors'egli
Nell'Itale contrade
Stringer le Donne ancor l'Aste e le spade.
Adelaide
Sei troppo troppo facile
A crederti Guerriera
Quel pallido sembiante
Quei passo tuo tremante
Vile ti mostra ogn'or
E menzognera.

Mirami in volto pria
Vanta virtù, e valor
Ho forte in seno il cor
Mostrati quanto vuoi
Crudele e fiera.

Sei ecc.

Scena diciassettesima

Matilde.
Matilde
Al fin alle nostr'armi
Pavia pur cesse,
E l'ostinata donna,
Se ricusa pietà, quant'è possente
Il nostro sdegno proverà. Mà oh Dio
Esser lieta non posso
E del feroce Cesare mi spaventa
Il minacciato arrivo e l'ira fiera
Onde alle gioie in mezzo il cor dispera

Agitata da due venti
Freme l'onda in mar turbato
E 'l Nochiero spaventato
Già s'aspetta a naufragar;

Tal da gioia e da timore
Combattuto questo core
Non resiste, e par che ceda,
E cominci a disperar.

Agitata ecc.

Fine dell'Atto Primo

ATTO SECONDO

Scena prima

Vasta Campagna circondata da Bosco con Ponte sul Ticino in lontano, veduta della Città di Pavia.

Ottone alla testa dell'Esercito.
Ottone
Ecco, invitti Guerrieri, ecco le sponde,
Le vaghe sponde del Ticino. E questi
Il Campo, o amici, in cui
Su le sconfitte altrui
Dee trionfar la vostra alta virtute.
Quella, che a fronte avete,
E' la Cittade ove ristretta geme
Preda infelice dell'altyui fierezza
Adelaide vezzosa,
E da voi, da me aspetta
De' gravi oltraggi suoi giusta vendetta.
All'armi dunque, e questa
Qaesta nuova vittoria
Accresca nuovi pregi
Al mio gran nome, ed alla vostra gloria.

Scena seconda

Ottone, ed Everardo, poi Berengario con l'Esercito.
Everardo
All'armi, o Re. Contro di noi s'avanza
Il Barbaro Tiranno.
Ottone
Ed io volo a punir la sua baldanza.
Troppo vigor mi danno
I begl'occhi di lei, per cui combatto
Adelaide in tuo nome
Stringo la spada, e l'inimico abbatto.
All'armi, all'armi.
Berengario
Ottone a te davanti
Mira il Nemico tuo.
Ottone
Vieni, o Tiranno,
A ricever la pena
Della tua crudeltade. Or lieto sono,
Che potrò darti morte, e vendicarmi.
Berengario
Su su dunque alla pugna.

(insieme)
All'armi, all'armi.

(Segue il combattimento con la Vittoria d'Ottone.)

Scena terza

Berengario fuggendo, poi Everardo con Soldati
Berengario
Son vinto, o Ciel son vinto un giorno solo,
Funestissimo giorno, ecco mi toglie
Quanto in più lustri, oh Dio,
M'acquisto la mia spada, e'l valor mio.
Misero, che farò? Figlio, Consorte,
Servi, amici ove siete? Ah ch'io vi perdo,
Se non vi lascio; e se vi lascio, ahi sorte,
Vi lascio alle sciagnre, e alle ritorte.
Ma s'è forza lasciarvi, e se già sono
I precipizi miei lassù prefissi,
Morrò da Rè, dove regnando vissi,
E ad onta ancor del mio destin severo
Libero partirò ....
Everardo
Sei prigioniero.
Berengario
Stelle....
Everardo
Dammi quel, brando.
Berengario
La tua destra, Everardo,
Non ha tanto vigore
Per disarmar la mia. Vieni, ch'io Voglio
Infegnarti a morir da vincitore.
Everardo
Renditi, e non tentar....
Berengario
Mi chiedi in vano
Ciò, che mai non farò.
Everardo
Dunque morrai.

(mentre vogliono battersi sopraggiugne Ottone.)

Scena quarta

Ottone, e detti.
Ottone
Fermati Berengario. E che pretendi
Da un ardir disperato?
Credi forse virtù pugnar col fato?
Renditi, che m'avrai
Vincitor generoso
Più, che non pensi, e che non brami. Alfine
Non fosti il primo tù, nè pur sarai
L'ultimo Re di cui trionfi Ottone.
Berengario
Non ti vantar sì generoso, e forte,
Che me non vinse il tuo valor; ma solo
Lo sdegno rio di mia perversa sorte.
(Gli da la Spada.)

Se mi condanna
L'ingrata sorte
Quest'Alma forte
Nò non s'affanna
Temer non sà.

E quel valore,
Ch'ho dentro al core.
Nò ch'avvilire
Giammai potrà.
(parte con Everardo)

Scena quinta

Ottone.
Ottone
D'Italia il fier Tiranno è già in catene
Vadafi a compier l'opra.
E poiché la mia gloria
Fia paga; anche all'amore
Servasi del mio core.
Adelaide, mi vuoi
Contro i Tiranni tuoi scudo, e diffesa;
E tu quest'alma resa
Schiava de' tuoi bei rai,
Tiranna del mio cor, bella ti fai.

Tiranna ma bella,
M'uccide, m'alletta.
E qual Farfalletta
Quest'anima ancella
Adora quel lume
Che l'arde le piume
E morte le dà.

Del crine dorato
Ch'avvinto lo tiene
Le dolci catene
Il core legato
Or baccia contento
E dir già lo sento
Non più libertà.

Tiranna ecc.

Scena sesta

Prigione.

Adelaide sola.
Adelaide
O del mio caro sposo,
Cui l'empia crudeltà da me divise,
Anima bella da quell'altra fede,
Ove or godi in dolcissimo riposo,
Volgi, deh volgi un guardo
Fra questi cupi, e tenebrosi orrori
All'infelice tua diletta Sposa.
Mira quanto penosa
Vita qui traggo, e quanto grande sia
Per te il mio amore, e la costanza mia.
Una sola speranza
Trà gli affanni mi resta, e questa è morte.
Sì sì l'ìstessa mano,
Che sciolse i lacci, onde n'avvinse il Cielo,
Riunirà le nostr'alme, e in tante pene
Questa speranza sola
Dolce pace mi reca, e mi consola.

Se di quelle amare pene,
Che tormentan l'alma mia
Or si dia pena maggiore,
Quei che sanno cosa è amore
Me lo dican per pietà

Ma pur troppo a mio tormento
Io già sento,
Che per me
Più non v'è,
Che crudeltà.

Se ecc.

Scena settima

Adelaide, e Clodomiro seguìto da due Paggi, che portano due Bacili coperti.
Clodomiro
Con due doni, Adelaide, a te m'invia
La tua Reina, e mia.
Adelaide
Qual mia Reina?
Clodomiro
In questo
(Scopre un Bacile, su cui è un Pugnale, ed un Vaso dì Veleno.)
Vedi la morte tua, se tu ricusi
D'Idelberto gli amori.
La tua felicità vedi nell'altro,
(Scopre l'altro, su cui v'è Scetro, e Corona.)
Se Sposa a lui ti rendi.
Tu rifiuta qual vuoi, qual vuoi tu prendi.
Adelaide
A Matilde dirai,
Che la sua tirannìa con tanti doni
Si dimostra ver me troppo amorosa.
Ma che per quanto sia
Prodiga, e generosa,
Non è maggior della costanza mia.
Clodomiro
Quanto imponi farò, ma intanto scegli.
Vuoi ferro, o tosco? o vuoi io Sposo, e 'l Regno ?
Adelaide
Questi doni io gradisco, e quelli io sdegno.
(Accetta il Bacile, dov'è il Pugnale.)

Dallo sdegno che t'accende
Agitato il tuo bel core
Esser crede un traditore
Quel, che l'Alma a te donò

Parto o bella, ma tu pensa
Quall'or sia la pena e 'l dono
Un tuo sì ti guida al Trono,
Ti dà morte un fiero nò.

Dallo ecc.

Scena ottava

Adelaide, poi Matilde con Guardie.
Adelaide
Adelaide, che pensi?
Tra i doni di Matilde
Animosa ne scegli un, che di lei
Il crudo genio appaghi.
(prende il pugnale)
Stringasi il seno. Ah nò. Col mio Lotario
Da mortal tosco oppresso
Voglio di morte un istromento stesso.
Il tosco dunque...
(Mentre vuol prender il Veleno, giunge Matilde.)
Matilde
Ancora
Vivi, o superba? E tutti i doni miei
Sprezzi ugualmente?
Adelaide
No. Quel, che mi è caro,
Ecco già prendo, e già l'appresso al labbro
Per custodirlo nei mio seno.
Matilde
Bevi,
Bevi dunque la morte.
Adelaide
Così deluderò l'empia mia sorte.
Così ....
Matilde
Chetati, e bevi.
Troppo m'affligge ornai la tua dimmora.
Adelaide
Così deluderò Matilde ancora.

(Mentre vuol bere il Veleno, giunge Idelberto colla Spada impugnata, respingendo in mezzo dlla Scena una Guardia.)

Scena nona

Idelberto, e detti.
Idelberto
Temerario, l'ingresso
Libero mi permetti, o ch'io t'uccido
Matilde
Hai tanto ardir? Nè ti sovvien, che sei
Suddito, benché Figlio.
Idelberto
Io qua non venni
A rintracciare in te la mia Reina,
Ma la mia Genitrice.
Matilde
Se per costei la Genitrice implori,
La Regina non t'ode, e ti rigetta.
Idelberto
Son vani, o Madre, i tuoi sospetti. Io chiedo
Sol, che mora Adelaide.
Matilde
Amato Figlio,
Or son lieta, e contenta;
Idelberto
Ma sappi, ch'Adelaide
Sola non può morir. Prendi.
(lì dà la Spada.)
Adelaide
(Che tenta!)
Idelberto
Una parte di lei
S'uccida pur con quel veleno; e l'altra,
Ch'è la parte miglior,
Nelle viscere mie da te s'uccida.
Matilde
Ah folle! ah vile! Ed in tal guisa accresci
A' me lo scherno, alla nemica il fasto?
(ad Adelaide)
O là Bevi quel tosco.
Idelberto
A me lo porgi.
Matilde
Scostati, forsennato.
Idelberto
Ah Madre, almeno
Concedi ....
Adelaide
Io t'ubbidisco.
Idelberto
Ed io mi sveno.

(Mentre Adelaide vuol ber il veleno, Idelberto prende il Pugnale, e se lo accosta al petto in atto di uccidersi.
Matilde
Ah fermatevi entrambi; (E pur trovossi
Una via non pensata
Da spaventar la mia fierezza.) Indegna,
(Toglie il Veleno ad Adelaide, e lo getta a terra.)
Rendimi questo nappo. E tu, codardo,
Rendimi questo ferro.
Non goderete nò de miei disprezzi,
Che un brevissimo istante,
Femmina incantatrice, ingiusto amante.

Scena decima

Clodomiro, e detti.
Clodomiro
Reina, infausti avvisi. Il nostro campo
Vinto restò. Del Re tuo Spofo ancora
Qui non s'ode novella. Ogni contorno
Preda del vincitor s'empie di lutto.
Idelberto
(Dell'oppressa innocenza è questo il frutto.)
Matilde
E la Real grandezza
Così cangia d'aspetto in un momento?
Adelaide
(O fido Ottonne! O fortunato evento!)
Matilde
Vanne, o Duce, e rinforza
I custodi alla Reggia,
I diffensori alla Città. Si cerchi
Di Berengario. Unisca
La gran Sala i Primati. In tal periglio
Provido da più menti esca il consìglio.
(Clodomiro parte.)
Tu intanto, o Donna rea,
Resta fra i duri tuoi tenaci nodi.
E tu guerriero imbelle,
Cingi di rose, e fiori
La molle chioma, e resta
Con la tua Diva a favellar d'amori.

Resta pur, o folle amante,
Che d'un Scettro non sei degno
Il salvar pugnando un Regno,
Saria pena a tua viltà
Parto o donna e s'or t'arride
La tua sorte più felice
Questa destra vincitrice
Spaventarti ancor saprà.

Resta ecc.

Scena undicesima

Adelaide, Idelberto.
Adelaide
Oh di Padre miglior
Figlio ben degno, quanto mi spiace ò Dio
Non poter al tuo amor render amore.
Prence soffrilo in pace,
Stima, ossequio, rispetto,
Gratitudine, affetto ogn'or potrai
Trovar in Adelaide, amor non mai.
Idelberto
Ne amor pretendo già.
Tanta felicità sperar non lice
A chi nacque figliol d'un tuo nemico.
Con affetto pudico
Ai mio core infelice
Non vietare l'amarti, e son contento.
Adelaide
Vedo il tuo merto, e quasi
Di tanta mia costanza ora mi pento.
Idelberto
Serba pur l'odio tuo:
Col misero Amor mio placar nol voglio.
Se mi sdegni, e mi sprezzi, o mio tesoro,
Perchè sì giusti sono,
Anco i tuoi sdegni e i tuoi disprezzi adoro.
Adelaide
Deh taci, o generoso.
Io vado e pensa,
Che se il Padre è cagion de mali miei,
Tropo, se più t'ascolto, empia sarei

Ho un dardo dentro al Sen
Che punge e passa il Cor,
Certo, che amor non è,
Ma s'anco fosse amor
Credi non è per te

Quel dardo si penoso,
Che fisso al cor mi stà
E il duolo e la pietà
Dell'ucciso mio Sposo,
Del fier tuo Genitor...
E tu vorresti amor?

Ho ecc.

Scena dodicesima

Idelberto.
Idelberto
Adorata Regina oh quanto è fiero
Il nemico destin che ti combatte.
Come potete o Cieli,
Come soffrite, o Dei, veder in pene
Tanta virtude a tal beltade unita!
Ma che pensi Idelberto?
Diffendiamo la bella
Anco ad onta del Padre, orrore avrei
Ancora di regnar nemico a lei;
Che se non m'ha quel si bel core a sdegno,
Dolce a me fia perder la vita, e il Regno

Ama ò Cor senza speranza;
Questo basta alla mia fede,
Il poter senza mercede
Adorar tanta beltà.

Così bello è il caro oggetto, Che soavi ancor mi sono
Le mie pene, e le perdono,
Se pietà per me non hà.

Ama ecc.

Scena tredicesima

Mura delia Città di Pavia in lontano con Ponte levatoio, e Torri. Al di fuori Campo di Ottone.

Ottone col suo Esercito, ed Everardo. Poi Matilde sopra le Mura, e Soldati.
Everardo
Come, Sire, imponesti
Son già dati gli ostaggi, e in breve d'ora
Su la Rocca Matilde a te sen viene.
Ottone
O' l'ingiuste catene.
Sciolga al pie d'Adelaide, e a lei ritorni
La libertade, e'l Regno,
O proverà, qual fulmine, il mio sdegno.
Everardo
Colà sù l'alte mura
Ecco appunto Matilde.
Ottone
O Donna, ascolta.
Matilde
Donna mi chiami? Ancora
La Provincia vassalla a me s'inchina.
Rendimi i pregi miei, dimmi Regina,
Ottone
Reina non saresti,
Se rendessi, o proterva,
A' chi tu l'usurpasti il Regno, e il nome.
Ma senti, o Donna ambiziosa, e vana:
Se l'oppressa Adelaide
Libera in questo dì rendi al suo Trono,
Ogni ingiuria à lei fatta io ti perdono.
Ma se ricusi, io con orrendi seempi,
Farò di te non più veduti esempi,
Matilde
Clodomiro, Adelaide à me s'appressi.
Vuò, che veda costui da ciò, che tento,
Se Reina son io, se lui pavento.

Scena quattordicesima

Clodomiro, Adelaide con Guardie, e detti.
Clodomiro
Ecco la prigioniera.
Ottone
Il mio bel Sole.
Adelaide
Il mio gran diffensore.
Matilde
Ottone, alza la fronte,
Vedi colei, per cui tu porti guerra
All'Italica terra?
Ottone
Vedo si l'innocenza
Dall'empietà tradita.
Matilde
O tù ritira
L'armi da questo Regno, o ch'io la sveno
In atto di ferir Adelaide.
Su gl'occhi tuoi. Risolvi.
Altro indugio non hai, che un sol momento.
Ottone
Misero! In qual cimento
Con la vita di lei sta la mia gloria!
Matilde
Il momento passò. Già vibro il colpo.
Ottone
Fermati, o scellerata. Il tuo Consorte,
Ch'è tra le mie ritorte......
Matilde
Lo sposo mio tuo prigionier? Nol credo.
Ottone

Olà qui voglio Berengario in breve..
(ad Everardo che subito parte.)
Matilde
Non mi lusinghi, nò. Cessa dall'armi,
Guida lungi le schiere;
O' dell'idolo tuo
Il cadavere esangue ora vedrai.
Ottone
Senti, o donna crudel
Voglio appagarti, e voglio ....
(Che mai far deggio?)
Matilde
E' ancor non mi rispondi?
Adelaide
Gran Rè, deh non voler, che il mio periglio
Rattenga il volo all'immortal tua fama.
Adelaide da te tanto non brama.
Con intrepido ciglio
Mira il mio strazio; e poscia alla vendetta
Tutti gli sdegni tuoi desta, ed affretta.

Scena quindicesima

Idelberto, e detti, poi Berengario, Everardo, e Guardie.
Idelberto
Nò, nò. Con la mia vita
Salvisi quella d'Adelaide.
Adelaide
Oh Stelle!
Matilde
Ah figlio traditor, figlio ribelle.
Idelberto
Idelberto, son io,
E son tuo prigionier, finché sicura
Dalla Madre inclemente
Sia la bella innocente.
Ottone
Attonito rimango.
Everardo
Eccoti Berengario.
Matilde
Avete, o stelle
Più sventure per me?
Berengario e Idelberto
Tra lacci oh Dio!
Matilde
Quegli è il mio Sposo!
Berengario e Idelberto
Quegli è il Figlio/Padre mio!
Ottone
E ben, Donna superba,
Dov'è la tua fierezza?
Pria cosi altera, ed or nel tuo sembiante
Cosi mesta, e turbata?
Matilde
Empio, avverso destin son disperata.
(parte)
Adelaide
Ottone, io parto, e alla prigion ritorno.
Ottone
Ed io resto a versar tutto il mio sangue
Per la tua libertà, per la tua vita.
Spera, o bella Adelaide,
Spera nei mio valor,
E nella tua innocenza.
Adelaide
Ottone.... Addio.
(parte.)

Scena sedicesima

Ottone, Berengario, Idelberto, Everardo, Guardie.
Berengario
Deh perchè t'opponesti
All'acerbo conflitto?
Qual fierezza ti mosse
A sospender allor la morte mia?
Ottone
Berengario, rifletti,
Che a Lotario togliesti e vita, e Regno.
Sovente avvien, che il Cielo a i gran delitti
Il castigo sospenda.
Ma se il reo non si emenda,
Della sua sofferenza il Ciel si scuote,
E con più grave sferza allor percuote.
Berengario
Ah! Colpa del destino
E' la caduta mia. Queste ritorte
Erano a te dovute, ed io le avea
Preparate per te. L'empia fortuna,
Che cieca il merto, ed il valor non vede,
Al tuo braccio le tolse, e al mìo le diede.
Idelberto
Oh Dio!
Everardo
Che gran fierezza!
Ottone
Se ti pesan que' ferri,
Fà, che la tua Matilde in questo giorno
La Città mi consegni.
Che ritorni Adelaide
Al possesso di quanto
La violenza tua fin'or le tolse.
Ma se t'opponi, il giusto mio furore
Porterò in ogni loco,
Nè a ferro, a sangue, a foco,
Nè a sesso, nè ad età darò perdono.
Dall'usurpato Trono
Farò precipitarti, e del tuo strazio
Per fin ch'hai vita, io non sarò mai sazio.
Vedrai, Tiranno....
Berengario
Io dunque
Scenderò da quel Trono,
Che con tanti sudori, e col mio sangue
Tante volte comprai?
Nò nò. Vinca il mio orgoglio:
Senza fregio Real viver non voglio.
Ottone
Berengario, intendesti.
Non t'abusar della clemenza mia.
Colà presso Pavia
Io scortar ti farò. Vanne a Matilde.
Dille, che a questo prezzo
Non ricusi la pace.
Dille, che meno altera
Dal tuo rischio, e daI suo prenda consiglio;
Indi alle mie catene
Pronto ritorna, o ch'io t'uccido il Figlio.
Berengario
Non tanto insuperbirti
Ottone su le sventure mie.
Sprezzo le tue minaccie,
E' mi vedrai da forte
A soffrir, o crudel, anco la morte.
(parte)

Scena diciassettesima

Ottone, Idelberto, Everardo.
Ottone
Everardo.
Everardo
Mio Sire.
Ottone
Alla tenda Real
Vada Idelberto; e quindi
(Parte Idelberto con Guardie.)
Delle mura all'assalto
Le militari machine disponi.
Che se niega Matilde
Ciò, che bramo, adempir, vuò con la forza
Ottenerlo, e col brando,
Udisti, o Prence?
Everardo
Eseguirò il comando.

Quel Torrente, che s'innalza
Su la sponda, e fuor ne balza,
Ha nel mar al fin la tomba.

Così ancora avverso fato
Forza è ben, che un dì placato
Al fin soccomba.

Qual ecc.

Scena diciottesima

Ottone.
Ottone
Ben presto s'avvedran della mia cara
Adorata Reina i fier nemici
Quanto far possa un giusto
Irritato valor; ma oh Dio che mentre
Fortunati fuccessì or fingo e spero
In man de' suoi crudeli empi Tiranni
Langue la bella; e forse ora Matilde
O fier pugnale al fen le appretta, o tosco
Porge alle belle fauci.
Ahi! qual freddo mi scorre orror per l'ossa!
Oime fin che di mano alla rapace
L'Idolo mio non traggo, io non ho pace.

Gemo in un punto, e fremo,
Fosco mi sembra il giorno,
Ho cento affanni intorno,
Ho mille furie in sen.

Con la sanguigna face,
M'arde Megera in petto
M'empie ogni vena Aletto
Del freddo suo velen

Gemo ecc.

Fine dell'Atto Secondo.

ATTO TERZO

Scena prima

Camera di Berengario nel Palazzo di Adelaide con tre Sedie.

Matilde, e Berengario
Matilde
Sciolta dalle catene
Adelaide a me venga. Ah ben degg'io
Veder altri in trionfo, e restar vinta.
Ma se fortuna infesta
Tutto tenta involarmi,
Matilde ancor vi resta. In vano il Cielo,
E l'avverso destino
Hanno contro di me lor forze unite.
Berengario
Ecco Adelaide.
Matilde
Venga.
(alle Guardie.)
E voi partite.

Scena seconda

Adelaide, e detti.
Berengario
Vieni, o bella Adelaide.
Matilde
Vieni, o bella Reina.
Adelaide
Qui Berengario?
Berengario
Siedi.
Adelaide
(Che sia?)
Berengario
Siedi, ed ascolta,
Adelaide
D'insoliti favori
Una infelice prigionera onori.

(Siedono Berengario alla destra, e Matilde alla sinistra, lasciando Adelaide nel mezzo.)
Berengario
Regina, il prode, e valoroso Ottone
Quasi suo messaggiero0 a te m'invia,
Ei, che nel tuo sembiante,
Più, che nella sua spada,
Le sue glorie ritrova, e i suoi trionfi,
Più che di conquistar la mia Corona
Di posseder la tua bellezza è vago.
Berengario
Berengario, son queste
Voci d'Ottone, o di Matilde sono?
Matilde
Adelaide, e ben noto,
Che te sola destina il gran Guerriero
Arbitra del suo letto, e dei suo Impero.
Adelaide
Che risulta da ciò?
Berengario
Che tu rifiuti
A' ragion d'Idelberto
Gl'infelici sponsali. Il forte Ottone
E' un gran Regnante, è un gran Monarca,
Ed io sono un misero Re.
Adelaide
Grande abbastanza
Non ti ferono ancor le mie ruine?
Berengario
Le tue ruine, o bella,
Colpa non son di Berengario. I Regni
Son bersaglio dell'armi.
Li dispensa la sorte,
Li conquista il valor.
Adelaide
Ma spesso ancora
Gli usurpa il tradimento,
La crudeltà li custodisce.
Berengario
Al fine
Ecco in gioie cangiati i tuoi disastri.
Ecco placato il tuo destino. Lascia
Di Berengario il Figlio
Nella sua povertà. Prendi in Consorte
Il maggior delli amanti;
Il più grande dei Re. Ma rendi pria
All'Italia, che geme,
Il riposo, e la pace. All'aste, a i brandi
Innesta di tua man placidi ulivi,
Ed a tuo vanto ascrivi,
Che rechi, e puoi recar quando a te piace
Su l'Italiche genti e Guerra, e Pace.
Adelaide
Che far poss'io?
Berengario
Non altro,
Che uscir da tuoi legami,
Risalir sul tuo Soglio,
E sposarti ad Ottone.
Brami forse di più?
Adelaide
Dunque disserra
Della Città le Porte, e v'entri Ottone.
Matilde
Ma convien, che sien fatti
Anzi la pace, della pace i patti.
Berengario
Scrivi ad Ottone.
Adelaide
Che mai?
Berengario
Che in dolce nodo
D'amicizia, e di pace a noi si stringa.
Matilde
Che a noi de' nostri Regni
Il possesso non vieti,
È goda in pace i suoi, tranquilli, e lieti.
Berengario
Su vanne, e di tua man riga quel foglio.
Adelaide
Tanto ardir con Ottone
Vuoi tu, ch'io prenda? E credi,
Ch'ei riceva da me leggi, o comandi?
Berengario
Ei vuole il tuo voler.
Adelaide
Vatene dunque:
Parla ad Otton. Dì, ch'ei ti lasci in dono
Le Provincie occupate, ed io vi assento.
Berengario
La mia voce non basta,
Se tu non l'accompagni
Col testimon della tua penna. Vieni
Matilde
Vieni, ed in pochi accenti...
Berengario
Scrivi, che pace io bramo.
Matilde
Scrivi, che pace imploro.
Adelaide
Tanto non mi permette
La presente fortuna, e il mio decoro.
Matilde
Per si poco ricusi,
La libertade, e il Regno?
Berengario
Credi forse, ch'io manchi
Di forze, e di difese?
Son pronto a rintuzzar l'aspra tenzone.
Non è stato, mai vinto,
Ma invincibil non credo il tuo Campione.
Matilde
Che pensi? che risolvi?
Adelaide
Una schiava infelice,
E ne' tuoi ceppi ancor, non può, nè deve
Scriver ad un Monarca.
Rendimi di Reina
Le ìnsegne, e il grado, che scriverò dal Soglio,
E dirò: Così chiedo, e così voglio.
Berengario
Chi sà! Questa ripulsa
Forse ti spiacerà più, che non pensi.
Matilde
Forfe ti costerà più, che non credi.
Adelaide
Barbari, in vano minacciate. Io torno
Ai ceppi miei. Ma forse
Forse quella catena,
Ch'ora stringe il mio piede,
Diverrà vostra pena.
Ottone già trionfa, e voi temete,
Che lungo tempo ancora
Delle sventure mie nò non godrete.

(a Matilde)
Nò, non tanta crudeltà
(a Berengario)
Deh ti mova almen pietà
D'un infelice, schiava.
(a Matilde)
Spietata
(a Berengario)
Tiranno
(a Matilde)
Presto ti pentirai
( a Berengario)
Ben presto piangerai.
Mirate che già cade
Il fulmine dal Ciel.

Di mie sciagure o Barbari
Per poco gioirete.
Vedrete ornai, vedrete,
Ch'a vostre colpe al fine
Le pene son vicine,
(a Matilde)
Sarai punita o perfida.
(a Berengario)
Sì, lo sarai crudel.

Nò ecc.

Scena terza

Berengario, e Matilde.
Berengario
Ben conosce Adelaide
Nelle perdite nostre i suoi trionfi.
Ma doppo il suo rifiuto
Onde il riparo alla ruina mia?
Come possibil sia
Frastornar l'imminente orrido assalto.
Matilde
Non è facil conquista
Ben guardata Città.
Berengario
Cara Matilde,
Il folgore già piomba.
Io ne sento, e ne vedo il tuono, e il lampo.
Matilde
Alla comun diffesa
Tu puoi qui rimaner.
Berengario
Del caro figlio
Mi stimola il periglio.
Matilde
Riedi ad Otton, se vuoi, ma serba
Più che certa speranza
Della tua libertà. Farò ben io
Della stessa Adelaide
Forte riparo a noi sicuro quanto
Fu l'Ancile, e il Palladio al Tebro, e al Xanto.
Berengario
In te riposo. Io torno, ove l'amore
Mi richiama del Figlio,
E la legge crudel del vincitore.

Vincerà la mia costanza
L'aspro fato, e l'empia sorte.

Che mal grado al Cielo irato,
Non è misero, chi è forte.

Vincerà ecc.

Scena quarta

Matilde sola.
Matilde
No' che più far non può
L'empio destino; Mà Adelaide, mi tema,
Nella caduta estrema
Ottone in vano
Del brando arma la mano,
Il cor di sdegno,
Avvilita giammai non sia Matilde,
E andrò con alma forte
Ad incontrar ò libertade, ò morte.

Son qual per mare ignoto
Naufrago passaggiero,
Già con la morte a nuoto
Ridotto a contrastar

Ora un sotegno, ed or
Perde una Stella
Perde la speme ancora,
E s'abbandona al mar.

Son ecc.

Scena quinta

Accampamento di Ottone sotto la Città, dalla parte del Ticino.

Ottone, ed Everardo coll'Esercito.
Ottone
Beregario al mio campo, e fra catene
Già fe ritorno, e poiché l'ostinata
Matilde abusa ancora
Della mia sofferenza, e ciò, ch'io bramo
Ancor niega adempir, si venga, o Duce,
Delle mura all'assalto.
Ecerardo
Io per le aperte Mura
Scorta farò de tuoi guerrieri. Andiamo.
Di trionfar già parmi.
Ottone
La vittoria già stringo.

(a due.)
All'armi, all' armi.

Segue l'assalto, e dopo qualche resistenza s'incomincia la Breccia sopra la quale comparisce Clodomiro con Adelaide fra i Soldati.
Ottone
Misero me! Che veggio? Olà cessate Dal furibondo assalto.
(Fà fermar i suoi soldati.)

Scena sesta

Idelberto, e detti.
Idelberto
Ah Signor, se la vita
D'Adelaide t'è cara,
Dell'ardite tue schiere
L'impeto arresta. A mortal rischio esposta
Deh rimira colei, per cui difesa
Venisti armato all'onorata impresa.
Ottone
Spiega candide insegne; indi fra lacci
(ad Everardo, che parte)
Berrengario a me guida.
D'Adelaide il periglio
Costi all'empia Matilde
Quanto quel del suo sposo, e del suo figlio.
Idelberto
Deh, se ti basta il mio,
Risparmia, Otton, del Genitore il sangue.
Ottone
Nò. Se l'iniqua donna ambo trafitti;
Non vuol vedervi, tolga
L'innocente Regina al fiero Marte.
Voglio schernir così l'arte con l' arte.

Scena settima

Berengario, Everardo, e detti.
Everardo
Ecco eseguito il gran cenno.
Ottone
A tempo,
Dalle mura alle tende,
Berengario, tornasti. Olà soldati.
Idelberto
Qual furor lo trasporta?
Ottone
Il Figlio, e il Padre
Colà col petto ignudo
Vadano incontro a le lor proprie squadre.
Berengario
Ottone, e dove, e quando
Tal barbarie intendesti?
Se i Rè tuoi prigionieri
Tratti con modi sì scortesi, e rei,
Nelle vittorie ancor vile tu sei.
Ottone
Tal di Matilde appunto
E' l'empietà con Adelaide. Osserva
Quel bersaglio innocente a mille armati;
Poi di se al par della fierezza mia
Di Matilde la rabbia infame sia.
Idelberto
A custodir la bella
Dal militar furore
Io n'andrò, se il permetti.
Berengario
Nò. D'Idelberto in vece io debbo, e voglio
Incontrar la mia morte.
Everardo
Sire, il padre ritieni, e manda il figlio.
Della fè d'Idelbrto,
Del suo zelo verace anch'io t'accerto.
(parte.)
Ottone
E solo, e disarmato
Vanne dunque; Idelberto
E l'esposta Regina
Difendi dal furor delle mie squadre;
Indi alle mie catene
A Pronto ritorna, o miri estinto il Padre.
Idelberto
Farò dì questo petto
Alla bella infelice argine, e scudo.
Disprezzo ogni periglio, e sol desio
Salvar, morendo ancor l'Idolo mio.

(Idelberto entra per la breccia e fa ritirar Adelaide.)

Scena ottava

Ottone, e Berengario.
Ottone
(alle guardie.)
Alla regal mia tenda
Berengario sen vada;
E custodito attenda
Il successo dell'armi.
Berengario
Ad ogni insulto
Dell'instabil fortuna il mio coraggio,
Intrepido risponde,
Nè si turba giammai, nè si confonde.
(parte.)

Scena nona

Everardo, ed Ottone.
Everardo
Liete novelle, inclito Re. Pavia
Dell'afflitta Adelaide
Mossa a pietà; della crudel Matilde
Mossa ad orror, ti acclama
Con liete voci, e vincitor ti brama.
Ottone
Come? Che narri?
Everardo
Il popolo incostante,
Che a Berengario disserrò le porte,
A' te ancor le disserra. Osmondo,
Che il primo tradimento ordì coi Grandi,
Ora il secondo ordisce
Coi Primati del Regno. Egli, t'attende
Vieni, ò Sire, e vedrai,
Che la bellica sorte
E' nemica al codardo, e amica al forte.
Ottone
Resta, Everardo, fa che serbi il Campo
Gl'ordini militari. Io la m'invio,
Ove Osmondo m'appella, e voi custodi
Servite al vostro Re su l'armi attenti.
Everardo
Ti predice il mio cor felici eventi.
Ottone
Adelaide, a te vengo. Asciuga intanto
Dal giusto pianto il tuo vezzoso ciglio.
Vinto de' tuoi tiranni il fiero orgoglio.
Torna alla prima libertade, e al Soglio.

Cara son tuo così
Che per virtù d'amor
I moti del tuo cor
Risento anch'io.

Mi dolgo ai tuo dolor
Gioisco al tuo gioir,
Ed ogni tuo martir
Diventa mio.

Cara ecc.

Scena decima

Everardo.
Everardo
Ciò, che donò la frode,
Da la frode è ricolto
Alla iniqua Matilde; e ben ricade
La perfidia, e l'inganno in sù l'autore,
Nè gode lungo tempo un traditore.

Alza al Ciel pianta orgogliosa
Le sue verdi eccelse cime;
Cade un fulmine. e l'opprime,
E' rimane estinta al suol.

Tal s'innalza ancor fastosa
La superbia d'un tiranno.
Ma punita al fin dal Numi
Fia, che resti, e si consumi
Nel suo affanno, e nel suo duol.

Alza ecc.

Scena undicesima

Deliziosa con Giuochi d'acque prese dal Fiume Ticino.

Clodomiro.
Clodomiro
Oimè l'Italo Regno
Agl'Itali Regnanti
Non già stranier valore
Ma discordie civili e rie vicende
Di fier destino han tolto;
Nè per lungo girar d'anni e di lustri
La sorte ria si cangierà; tra ceppi
Tradito oimè da suoi
Al pari valoroso e sfortunato
Il mio Rè cadde, e 'l generoso Figlio
Di nemico crudele,
Ahi qual penna, ahi qual duolo a un cor fedele.

Dal timor, dallo spavento
Mesto il core, e l'alma sento
Disperato tormentato
Mi preparo à lagrimar.

Dal destin spietato, e amaro
Chi diffender può il mio Re?
Che farò? Non v'è riparo,
Sorte rea, che si può far?

Dal ecc.

Scena dodicesima

Matilde con Spada nuda, Ideìberto, che la trattiene.
Matilde
Lasciami, iniquo Figlio,
Lasciami, traditore.
Idelberto
E che far pensi?
Matilde
A quel rischio mortale,
Da cui togliesti la tua vaga, io voglio
Me stessa esporre.
Idelberto
Ah Madre.
Matilde
Taci, ingrato, quel nome
Di rimorso al tuo core, al mio di pena.
Idelberto
Ah se dal suo periglio
Adelaide salvai,
Non fu d'amor, ma di ragion consiglio.
Or cedi a me quel ferro,
E vedrai se in difesa
Della tua dignità, della tua gloria....

Scena tredicesima

Clodomiro, e detti.
Clodomiro
Ormai non v'è più speme
Sovra i vinti già freme
L'ira del vincitor.
Matilde
Pavia già cadde?
Per te, per te son vinta,
O sempre al voler mio figlio ribelle.
Ma pria, che il nostro sangue
Beva nemica spada,
Venga Adelaide, e qui su gli occhi tuoi
Del tuo malnato amor vittima cada.
Olà, Guardie, esequite.
Idelberto
Adelaide, o Regina,
Non è più fra legami; io la disciolsi.
Matilde
E giunge a tanto
L'insolenza, e l'ardir d'un Figlio infido,
E' ti soffro, e t'aseolto, e non t'uccido?
Idelberto
Così vuol il Ciel giusto,
Inganno, e frode
Pria l'innocente opresse,
Eccone il frutto:
Perdite, angoscie, e lutto.

L'Àquila generosa
Cade tallor oppressa,
Perchè l'insidia aseosa
Ne può veder, né sà.

Ma dall'artiglio uscita
Si mostra grande invita,
E quel nemico istesso
Impallidir poi fà.

L'Aquila ecc.

Scena quattordicesima

Gran Sala Reale.

Matilde, poi Everardo, Ottone, e guardie.
Matilde
E che farai Matilde? E qual, mai speri
Argine opporre al rapido torrente,
Che impetuoso sovra te discende?
Chi consiglio ti dà, chi ti difende.
Everardo
Annodate colei.
Ottone
Colei stringete
Matilde
Barbari, non avrete
Il funesto diletto
Di veder me da vostri lacci avvinta.
(in atto di uccidersi.)
Everardo
Fermati.
Matilde
Se t'appressi
Io mi lascio cader.
Ottone
La tua fierezza
Non è maggior della clemenza mia.
Matilde
Io catene non vò.
Ottone
Sei prigioniera.
Matilde
Al mio destino infido
Ceder non mi vedrai. Vanne, ò m'uccido.

Scena quindicesima

Berengario, e detti.
Berengario
Matilde, e qual furore? Il cor del forte
Sa vincer col soffrire. Il cor del vile
Si laseia in preda à disperata morte.
Everardo
Se di servil catena
Adelaide stringesti,
E' ben dovuta à te la stessa pena,

Scena sedicesima

Adelaide, e detti.
Adelaide
Vieni, mio difensore,
Vieni, vieni, mio Rè. Lascia, ch'io stringa
Quella man trionfale
In ogni impresa a se medesima eguale.
Ottone
Reina, eccoti al piede
I tuoi fieri nemici. Io per te oprai
Ciò, che dovea, ciò, che promisi. All'opra
Mi fur sprone, tu 'l sai, la gloria, e amore.
Quella premio non chiede,
Che all'alme invitte, e grandi
La gloria è di se della ampia mercede.
Solo solo il mio amore
Ricompensa da te, bella, desia.
Chiede quest'alma mia
Unirsi a te. Già 'l prometesti Lascia,
Che con fede amorosa
Possa stringerti al sen Regina, e spofa.
Adelaide
E che negar poss io
A' quel, che mi fe dono
E della libertade, e ancor del Trono?
Sì, tua son io.
Ottone
Tu sei
Tutta la mia conquista,
Tu sei la maggior gloria
Del mio trionfo, e delia mia vittoria.
Adelaide
Signor, non ti sia grave,
Ch'una grazia io ti chiegga.
Ottone
Che mai?
Adelaide
Di questi Rei
Io l'arbitrio vorrei.
Ottone
E l'arbitrio ti dono
Del gastigo d'entrambi, e del perdono.
Adelaide
Berengario, Matilde, or che s'aspetta
A me la mia vendetta...
Berengario
Fà di me ciò, che vuoi.
Non aspettar, ch'io pieghi
Supplichevole un guardo a' piedi tuoi.
Matilde
Della ragion dell'armi
Serviti a tuo talento. Altra speranza,
Che quella di morir più non m'avanza.
Adelaide
Mori dunque, o crudele,
Mori dunque, o spietata.

Scena ultima

Idelberto, e detti, poi Clodomiro.
Idelberto
Ah mia Regina,
Placati. Tu ben sai
Quante volte da morte io te salvai.
Adelaide
Ben sò. Ben mi rammento
Della pura tua fede, e del tuo amore;
Eccoti il Genitore.
Eccoti ancor la Genitrice. Ah questo
(Toglie le catene a Berengario ed a Matilde.)
Non è premio, che uguagli il tuo gran merto
Al Principe Idelberto
Deggio, mio Rè, la vita. In ricompensa
Qualche grazia maggiore a lui dispensa.
Ottone
Io dipendo da te. De' Regni miei,
Qual già de' Regni tuoi l'arbitra sei.
Adelaide
Abbia dunque Idelberto
Quanto occupò già Berengario. Io veglio
Figlio sì degno in su'l paterno soglio.
Idelberto
Magnanima clemenza!
Matilde
Generosa pietà!
Berengario
Liete godete,
E felici regnate, anime belle.
Orrone
Sì sì. Spero goder sempre felice.
Adelaide
Della sorte crudel più non pavento.
Ottone
Se in te, spofa gradita, ho la mia pace.
Adelaide
Se3 in te, sposo adorato ho il mio contento.
(viene Clodomiro.?
Clodomiro
Invitto Rè, cui trasse
Dalle Rive dell'Istro
Dì bella gloria il fervido desio
Ai i tuoi trionfi, ed alle tue vittorie
Applaude il campo, e lieto applaudo anch'io.
Copro
Dopo l'orrore
D'un fier tormento
Nasce il contento
Per ogni cor.

Non sono eterne
Le nostre pene
li piacer viene
Dopo il dolor.

Dopo ecc.

IL FiNE.


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Ultimo aggiornamento 21 settembre 2021