Armida al campo d'Egitto, RV 699

Dramma musicale in tre atti


Testo del libretto


ATTO PRIMO

Scena prima

Vasta Campagna sotto le Mura di Gaza, dove l'Esercito Egìzio passò la rassegna, ed il loro Re vedesi sotto eminente Trono. Due Satrapi, uno col sigillo Reale, l'altro con Spada nuda. Guardie di Circassi.

Califfo, Emireno, Adrasto, Tìsaferno, poi Armida.
Califfo
O Dell'Egizio Marte, e dell'oppressa
Amica Palestina
Fidi segnaci, e vindici temuti,
Or, che sotto l'illustri Egizie insegne
In guerriera rassegna
Passò schierato il Campo
Tempo è ben, che di voi, che di me degno
Vi scelga un Duce omai. Ma qual vegg'io
Sopra lucido Carro
Assisa Deità, ch'a noi sen viene
Da guerrier corteggiata, e da Donzelle?
Emireno
Somiglia il Carro a quel, che porta il giorno.
Adrasto
Hà pompa di guerriera
Succinta in gonna, e faretrata Arciera.
Tisaferno
Argo non mai, non vidde Cipro, o Delo
D'abito, di beltà forme sì care.
(Armida in tanto s'avvicina, e scende dal Carro.)
Califfo
Donna, se pur tal nome a te conviensi,
Che non somigli tù cosa terrena,
Che da te si ricerca, ed onde viensi?
Qual tua ventura, o nostra or quì ti mena?
Adrasto
(O vezzoso sembiante!)
Tisaferno
(O vago ciglio!)
Armida
Per la Fè, per la Patria ad impiegarmi,
O Re supremo, anch'io ne vengo. Donna
Son io, ma Regal Donna, e son Armida,
Ben d'alcun'opra nostra hai tu contezza,
Ne indegno di Reina
Sembrami 'l guerreggiar. Chi vuol il Regno
Usi ogn'arte Regale;
Dansi alla stessa man lo Scettro, e l'Armi.
Saprà la mia, ne torpe al ferro, o langue,
Ferire, e trar dalle ferite il sangue.
Adrasto
(Come sù quel bel viso
Riesce bello il furor, non men, ch'il riso.)
Tisaferno
(Cosi cruda, e acerbetta
Par, che minacci, e minacciando alletta.)
Califfo
Lodo, Regal Donzella, il tuo coraggio,
E degna Erede tu sèi ben d'un Trono,
Ma se contro gl'audaci
Franchi superbi io movo
Con auspicj sì fausti il forte Campo
Qual valor potrà opporsi,
Qual forza alla mia gloria? Il veggo hò vinto.
Tu qui intanto per poco
Trattien il passo, indi alla Regal sede
Meco venir ti piaccia.
Armida
Io t'ubbidìsco.
Califfo
A me venga Emireno.
Emireno
Eccomi al tuo voler.
Califfo
Te questo Scettro,
A te, Emiren, commetto
Le genti, e tù sostieni in lor mia vece,
E porta liberando il Rè soggetto
Sù Franchi l'ira mia.
Va, vedi, vinci, e non lasciar de vinti
Avvanzo, e mena presi i non estinti.
Emireno
Prendo Scettro, Signor, d'invitta mano,
E vò con tuoi auspicj
All'alte imprese, e spero
In tua Virtù tuo Duce
Dell'Asia vendicar le gravi offese,
Ne tornerò, se vincitor non torno,
E la perdita avrà morte, e non scorno.
Coro di Soldati
Viva del Mondo il Lume,
Viva d'Egitto il Nume
Viva il Marte vincitor.

Dell'Asia la Vittoria
A noi sia nuova gloria,
Ed al Duce nuovo onor.

Scena seconda

Armida, Adrasto, Tisaferno.
Adrasto
Ben ventura è la nostrta, inclita Donna.
E già dubbio io non resta alla Vittoria,
S'una tanta guerriera
Fia, che nel Franco audace i dardi scocchi.
(Ma del braccio ferir con più quegl'occhi.)
Tisaferno
Già l'Asia vincitrice
Anche pria del Trionfo esulta, e vede
Con augurj si ben certo il Trionfo,
Ch'hà la baldanza ostil il suo periglio
Nell'arco feritor del tuo bel ciglio.
Armida
(O bel principio al genio mio fecondo.)
Troppo il vostro lodar in alto sale,
Che non son queste mie povere forme
Oggetti degni à gl'altrui sguardi. Oh troppo
Fortunata sarei, se, non ch'Amore
Trovar sol cortesìa dato mi fosse,
E questa in un Campion sol bramerei.
Adrasto
Se d'Adrasto l'acciaro
Non sia inutil per te, di me disponi
A tuo piacer, o bella.
Tisaferno
O del Campion ardito
Stolte lusìnghe, e misere difese.
Io sol , o Principessa,
Sarò qual più vorrai.
Per te in ogni cimento
Fastoso andrà'l mio braccio
D'imporporar nel sangue altrui la spada.
Son tuo Campion, e Tisaferno io sono.
Armida
Coll'onor dell'offerta
Del vostro Eroico cor accetto il dono.
Adrasto
Questo ferro, e questo petto
Al tuo sdegno, ed al tuo affetto
Tutto fasto servirà.

Si per voi, vaghe pupille,
Come il cor le piaghe a mille,
Così il petto incontrerà.
Tisaferno
Un tuo cenno, un tuo comando
Sarà legge a questo brando
E un tuo dono a me sarà.

E per te farmi tiranno
Con sua pena, e con suo danno
Chi t'offende mi vedrà.

Scena terza

Armida sola.
Armida
Ben al mio sdegno arride amica sorte
Ed a disegni miei: Sguardi, sospiri,
Ministri di mie gioje, ora vi voglio
Vindici de miei torti.
Se per Rinaldo amante
Foste segni dì pace, ora sarete
Per Rinaldo nemico armi di guerra.
De Capitani Egizzj
Rapite a mio favor tutti gl'affetti,
Ma quelli d'Emiren Duce maggiore
Sian l'impegno maggior dell'arte vostra.
Pur che le mie vendette io veggia in parte
Il rispetto, e l'onor stiasi in disparte.

A detti amabili
Misti sospiri
Scherzi amorosi
Sguardi ritrosi
Furtivi, e languidi
Siano a gl'incauti esca d'amor.

Sferzar il timido
Frenar l'audace,
A tempo fingere
Or sdegno, or pace
Gl'accenda il cor.

Ma se poi facile
Troppo s'avvanza,
Alla speranza
La gelosia
Alle lusinghe segua il rigor.

Scena quarta

Diversi appartamenti, nel Palazzo Reale

Osmira, Erminìa, poi Emireno.
Osmira
Erminia, e sarà ver, che sempra mesta
Debba Gaza mirarti! Il pianto ingrato
Lunge da gl'occhi omai, che, se ben schiava,
Già non t'aggrava il piè servil catena,
Erminia
Non questa schiavitù, se pur è tale
Dove ogn'onor, ogni favor si gode,
E' causa del mio duol, ma quella sola,
Che non il piè, ma ben m'opprime il core.
Osmira
Qual tù pel tuo Tancredi,
Tal per Adrasto io piango,
Ma del nemico amante
Come s'accese il cor; dove il vedesti?
Erminia
La notte a me fatale,
Ed alla Patria mia, che giacque oppressa
Perdei più, che non parve.
Patria, Padre perdei,
E in un (ch'è la maggior di mie sciagure)
La mente folle, il cor, e i sensi miei.
Osmira
Trà le ruine tue s'alzò il tuo amore.
Erminia
Tanta strage vedendo accorsi all'ora
Al primo, ch'in la Reggia
Scorsi poner armato il piede, e questi
Fu, (dolce nome) il mio Tancredi, à cui
Chiesi pietà, mercè, che dal cortese
E magnanimo Duce ottenni in dono
Con la mia libertà! Pietà Tiranna.
In questo Emireno
Quel mi rendè ch'è via men caro, e degno,
Ma s'usurpò del core a forza il Regno.
Emireno
(La nemica d'amor arde d'amore!)
S'oda, ch'io non dispero
Erminia
Ma 'l foco sì nasconde.
Osmira
O troppo cruda
A Vergine, ch'adora, e rea modestia
Quant'anche costi all'infelice Osmira.
Erminia
Sfortunato silenzio. Avessi almeno
Chiesta all'or medicina al mio martire ,
Che preda, e amante fui.
Emireno
(Se prigionera
In Gaza ell'è quivi hà l'amante ancora.)
Osmira
Ma del tuo foco al Duce
Noto è l'ardor.
Emireno
(Al Duce!
Di me si tratta)
Erminia
Ah nò, ch'à palesarlo
Vergogna intempestiva
S'oppose.
Osmira
Ugnal destino
Sortir timidi troppo i nostri affetti.
Emireno
(O me felice, intendo
La ritrosia del tuo timido core.)
Erminia
Ma permesso mi fosse almen un giorno,
E dolci il sarian queste catene,
Dirli, ch'io l'amo,
Emireno
(Godi
Fortunato Emiren)
Osmira
Sperar lo puoi.
Erminia
Amica ah troppo ingiusta empia mercede
Dier fortuna, ed amor a sì gran fede.
(Emireno si fà avanti.)
Emireno
Non più sospìti, ò bella
Pace di questo, cor.
Erminia
Duce.
Emireno
Mia vita.
Osmira
Ch'odo? Mia vita.
Erminia
E quali
Sento sul labbro tuo voci d'affetto?
Emireno
Quelle, che Figlie fur sempre del mio
Tenero amor, e che languirmi in petto
Per tacito comando
Di tua modestia, e ch'ora
Che giusta ti ritrovo
Io lascio in libertà.
Erminia
Ma quai lusinghe
Sogni?
Emireno
Mio dolce ben non tormetarmi
Col negarmelo ancor, ch'io ben l'udii,
E più l'intese Osmira.
Erminia
E che!
Osmira
Nol sò.
Erminia
Ma quando?
Osmira
Egli delira.
Emireno
Reo pur de danni tuoi
(Ad Erminia)
Dicesti il tuo rossore?
Chi non osò del cor svelar gl'affètti.
Erminia
E' ver.
Emireno
(Ad Osmira)
Del tuo silenzio
Accuso pur la Tirannia, se tosto
Che preda, e amante fù non coprì 'l foco.
Osmira
Nol niego.
Emireno
(Ad Erminia)
Pur dicesti,
Che men crude sarian queste catene
Se dir potessi, ch'amni.
Erminia
E lo confesso.
Emireno
(Ad Osmira)
Che più tu pur chiedesti
Se al Duce è noto ancor.
Osmira
In ciò non menti,
Emireno
A che dunque s'infinge
S'essa la preda fù, s'il Duce io sono?
Deh non esser Tiranna
Al tuo cor, ed al mio; non più ritrosa
Se la mia fè, se l'amor mio t'é caro.
Erminia
E'ver, un'infelice
Schiava, e amante ritrosa in me tu vedi,
Ma pensa prima, ò Duce,
Ch'Erminia preda ancor fu di Tancredi.

Ardo sì per il mio bene
Tutta fede, e tutta amore;
Ardo sì, ma non per te.

Sì, mi tolser le catene
Anche pace, à questo core,
Ma qui solo è schiavo il piè.

Arido ecc.

Scena quinta

Emireno, Osmira.
Emireno
Principessa, ed è ver, che m'ingannai?
Osmira
Emiren, te lo giuro, arde la bella
Sol per Tancredi.
Emireno
E'l mio fedel amore
O mercede, o pietà non sia, che speri?
Osmira
Lo può, ma in van.
Emireno
In vano
Non lusingo il mio cor, che s'anche è vero,
Che per Tancredi avvampi,
La fiamma estinguerà con la speranza
Di più vederlo. In cor di Donna mai,
Se lontano è il suo ben, si da costanza.

Il mio fedele amor
Va lusingando il cor
E dice all'alma mia,
Che non disperi.

Così sperando io vò
Benché veder non sò,
Che raggi di seren,
Ma menzogneri.

Il mio ecc.

Scena sesta

Osmira, poi Adrasto.
Osmira
Spera, ch'a tuo malgrado
Vedrai, quant'han di forza
Le radici d'amor ne nostri petti.
Ma giunge il caro Adrasto. Mia Tiranna
Vergogna intempestiva
Vattene lunge omai, ch'il tempo è questi
Di palesar l'occulta fiamma.
Adrasto
Osmira,
Oh quale à noi sen vien beltà straniera.
Armida di Damasco
L'illustre Principessa
Contro Franchi nemici
Per noi la spada impugna, Ella a momenti
Qui giungerà. Vedrai
Misto all'orror dell'armi il brio d'un volto,
Ch'anche pria di pugnar ferice.
Osmira
Intendo,
E vedrò con piacer qual ella sia,
(Ah che mi rode il sen la gelosia.)
Adrasto
Vedrai nel volto suo quanto hà di vago.
Osmira
Si lo vedrò. (ah tormento.)
Adrasto
Quanto hà di vago il Sol . . .
Osmira
Tutto ti credo.
Adrasto
Quanto ha di bello il Ciel . . .
Osmira
Sì datti pace,
Ma per esser più bella
Dimmi sol, che tu l'ami, e che ti piace.
Adrasto
Si l'amo, e'l rogo mio
S'accese al suo venir . . . .

Scena settima

Tisaferno e detti.
Tisaferno
Ma qnesta fiamma,
Languirà tosto estinta
S'alimento non hà dall'altui foco.
Adrasto
Ne questo mancherà. Deh, Principessa,
Se mai t'accese il petto amante ardore
Per me t'adopra.
Osmira
Ancora
Questo di più?
Tisaferno
Ma in vano
Cerchi scorta al tuo amor; io così abietto
Non chiudo un core in seno,
Che s'abbassi a goder per opra altui;
Le tue pretese intanto
Cedi a miei dritti, e sappi,
Ch'a mio favor si dichiarò.
Adrasto
Superbo.
Tisaferno
Di più tosto: non vile.
Osmira
Principi sospendete
Le risse, e qual vi sprona
Forsennata passion? Più, ch'a ottenerla,
Un cieco amor vi sproni
A perdere la bella.
Tisaferno
Eh questa spada
Men'assìcura.
Osmira
(A Tisaferno)
Lascia
Ch'io lusinghi quel folle (anche con pena
Convien salvar l'amante)
Vanne pur non temer, ch'appo la bella
(Ad Adrasto)
Farò quanto mi detta
Il mio core per te, (che ti vuol mio.)
Tisaferno
Ma tu . . .
Osmira
Principe taci.
Adrasto
Digli . . .
Osmira
Dirò, che degno
Ben sei tù di mercede.
Tisaferno
Osmira in libertade
Lascia gl'affetti altrui.
Osmira
(A Tisaferno)
Taci, che fingo
Ch'amabile tù sei.
(Ad Adrasto)
(Che sei 'l mio bene)
Tisaferno
Troppo vuoi dir.
Osmira
T'accheta.
Adrasto
Basta sol . . .
Osmira
(Ad Adrasto)
Dirli voglio
Che miri ne tuoi sguardi, e nel tuo volto
Un'incanto d'amor.
Tisaferno
E questo ancora!
Adrasto
Tanto non merto nò.
Osmira
(A Tisaferno)
S'è una lusinga
(Ad Adrasto)
Dirò, che solo sei . . .
Tisarno
Ma ciò non vuò soffrir . . .
Osmira
(A Tisaferno)
Lascia che io finga
(Che anche fingendo godo.)
Adrasto
Tanto dunque oprerai.
Osmira
Tanto prometto.
Tisaferno
Osmira, tù l'inganni.
Osmira
Io te l'ho detto.
Adrasto
Pena, che quel bel seno
E fede del mio cor,
Pensa, che adoro, e peno
E bramo amore, e fe.
Se mai ti punse il petto
Dolce desio di amor,
Ripiglia quell'affetto
In chiederli mercè.

Pena ecc.

Scena ottava

Osmira, e Tisaferno.
Osmira
Duce non ti sgomenti
Delle promesse mie
La lusinga fallace.
Tisaferno
Alla tua fede
Appoggio la mia speme.
Osmira
Non minor alla tua del tuo rifiuto
E la premura mia. Tù franco esponi
Ad Armida 'l tuo amor, ch'io ti prometto
D'impiegar l'opra mia tutta in suo danno.
Tisaferno
Basta sol, ch'a suo prò tu non favelli.
Ma perche de suoi sprezzi
Tanto d'impegno segue alle promesse,
Con cui l'incauto or or tù lusingasti?
Osmira
N'ho la parte maggiore, e ciò ti basti.

Nasce da tuoi diletti
Un certo mio piacer,
E cresce il mio goder
Co' tuoi contenti.

De tuoi soavi affetti
Il labbro mentitor
Ne creder traditor,
Ne ti sgomenti.

Nasce ecc.

Scena nona

Tisaferno.
Tisaferno
Se non tradisce Osmira
Gl'affetti miei, già certe
Vedo le gioje mie, che s'anche Adrasto
Pretende sù la bella, avrà in me sempre
Un possente rival, e se il destino
Mi volesse infelice, avrà un nemico
Che turberà la calma al suo piacere;
E se 'l uopo lo chieda
Sul cadavere suo n'andrò a godere.

D'un bel volto arde alla face
Di due fiamme l'alma mia
Nell'incendio del mio sen.

Dolce amor l'abbrucia, e sface
E l'accende gelosia
Di furore, e di velen.

D'un bel ecc.

Scena decima

Loggie

Califfo, Armida, Osmira.
Califfo
Eccelsa Donna, il di cui Regio aspetto
Sà farsi Tributario un Mondo intiero
Io t'offro riverente,
Questa Vergine. E questa
Osmira mia nipote. In essa accogli
Il suo, l'ossequio mio, quello d'Egitto.
Osmira
Con questo, ch'io t'imprimo
Sù la destra Regal bacio divoto,
L'omaggio del mio cor io t'offro in voto.
Armida
L'onor di tante grazie umil adoro,
Ma più del generoso
Tuo cor, Vergine eccelsa, il dono onoro.
Califfo
Tù pur perdona a questi
Militari tumulti
Se men di fasto, e men d'onor ritrovi;
Ma vedesti l'Illustre
Mia prigioniera Erminia?
Armida
Alma Regia, favor, destin avverso
Ammirai, ricevei, compiansi in essa.
Califfo
Ma perde di fierezza il suo destino,
Dove ogn'uno rispetta
Gl'illustri suoi natali, e'l Rè n'è 'l primo.
La Regal mensa intanto
Pria di partir trà le guerriere insegne
Onorerai, ma parmi,
Che tù oltraggi te stessa
Di Marte, e non d'Amor seguendo l'Armi,

Sò, che combatte ancor
Chi segue il Dio d'Amor,
E ch'è guerrier Cupido, ed ha li suo Campo.

Ma pensa, che non è,
Come d'Amor per te
Di Marte il lampo.

Sò, che ecc.

Scena undicesima

Armida, Osmira.
Osmira
Si, ch' egli è ingiusto, Armida,
Che sotto 'l duro incarco
D'un'Elmo faticar debba quel volto,
Sede fora più degna
Del Pargoletto Nume,
Che del Nume guerrier quel molle seno.
Armida
Eh, che non vanno, Osmira,
Per vaneggiar d'Amori
In lega i molli Mirti, e i Sacri Allori.
Osmira
(Vò scoprir suoi disegni) e pur è fama,
Ch'il tuo petto guerriero
Riserbi loco anche a i più dolci affetti.
E ch'incominci ad occuparlo Adrasto
Armida
E sovvente bugiarda
Questa garrula Dea.
Osmira
Ma in ciò verace.
Armida
Non l'amo, Osmira, nò datti pur pace
Osmira
Già, che t'avvedi, Armida,
Delle premure mie; si, lo confesso,
All'Idol di quel volto
Sacrificai gl'affetti miei. Pietosa
Essermi puoi, s'amante ancor non sei.
Armida
E pietosa sarò; ma quali denno
Esser gl'uffici miei?
Osmira
Se folle Adrasto
Con lusinga amorosa
Amante t'offre il cor, tù all'ora i vanni
Tronca col tuo rifiuto alla sua speme.
Armida
Tanto d'oprar alla tua pace io giuro.
Osmira
Il mio timor sù la tua fè assicuro.

Sento brillarmi in sen
Un raggio di seren,
Che lieto scherza.

Nel mio fiero dolor
Men rigido il timor
L'alma mi sferza.

Sento ecc.

Scena dodicesima

Armida poi Emireno.
Armida
In van speri, ch'Adrasto
Io tolga alla premura
Delle vendette mie. Ma qui Emireno?
Sdegni miei, mie lusinghe
All'aquisto d'un cor, ch'anche è restio.
Emireno
(da se)
Incerto di mia sorte
Pace trovar non posso,
Ne ristoro a quel duol, che mi tormenta.
Armida
Duce Emireno.
Emireno
Pincipessa.
Armida
E quando
Dell'oppressa Sionne
N'andrem fastosi a ristorar i danni?
Emireno
Non andrà il sol due volte a Teti in seno.
Armida
Con la strage de Franchi
Libero in Asia avrà Sion l'Impero,
N'avrà Egitto la gloria, e tu l'onore.
Emireno
Ma dovrà una gran parte
Sion, e Menfi a te del suo trionfo.
Armida
Alla Patria, alla fede
Tutto degg'io ciò, ch'oprar sò; ma molto
Molto mi costa, o duce,
Anche pria di pugnar, questa vittoria,
Se mi costa . . . ah destin troppo crudele:
Emireno
(Si duole) e che t'avvenne?
Armida
Duce, Duce, nol sò (parlino gl'occhi)
Emireno
(Si lagna, e fissa in me languidi i rai.)
Armida
(Così m'intenderà.)
Emireno
(Che vuol dir mai?)
Ma dimmi, e qual t'affanna
Turbamento improviso?
Armida
Su questo volto
Guarda, Emireno, il mio rossor, osserva
Il pallor, che succede, indi saprai
Tutto il mio mal.
Emireno
E quale
Sia il rimedio opportun?
Armida
Da te l'attendo.
(Così m'intenderà)
Emireno
(Io non l'intendo.)
Armida
(Di più vò dir) in questi lumi osserva
Quel duolo, che . . . . deh se 'l conosci, almeno
Mi risparmia il rossor di palesarlo.
E vi contempla in esso . . . . ah mia vergogna
(Così m'intenderà.)
Emireno
(L'intendo adesso.)
Armida
(Ei sen avvidde al fin)
Emireno
Mi duole, Armida
Di quel duol, che t'opprime, e ch'io non posso
Intendere, o saper. Il tuo rossore
Ti levo col partir. Ad altri forse
Farlo noto potrai con men ribrezzo.
(Fingo così per risparmiarli un sprezzo.)

Cerca pur con men rossore,
Ed avrai, chi 'l tuo dolore
Meglio intendere saprà.

Ch'io non ho bellezza vaga
Medicina a quella piaga,
Che rinchiusa in sen ti stà.

Cerca ecc.

Scena tredicesima

Armida.
Armida
Arti de sdegni miei non vi smarite
Se al primo folgorar di questi rai
Emireno non cesse.
Con sospiri, con sguardi
Si rinforzi l'assalto. Ah non sia vero,
Che de disprezzi miei superbo ei vada.
Di quest'offeso volto
Vittima lo vedrò, se pur diversa
Da quel, che sempre fui, ora non sono,
Che, se imperar sovra d'un cor non puoi,
Beltà, sei di natura inutil dono.

Armata di furore
D'un finto amore in Campo
Co' vezzi, co' prieghi
Io vò, che si pieghi
Quell'alma superba.

Che un simulato ardore
All'ira donde avvampo,
Il vanto
Del suo pianto
Ancor riserba.

Armata ecc.

Fine dell'Atto Primo.

ATTO SECONDO

Scena prima

Loco magnifico apprestato ad un Convito.

Calliffo, Armida, Emireno, Adrasto, Tisaferno, e Coro di soldati.
Califfo
Impaziente, o Duci,
La fortuna d'Egitto a i nuovi albori
A rintuzzar v'invita
Dell'Hoste franco il fiero
Infelice furor l'Asia Campioni
Vi fà dell'onor suo . . . Da voi s'aspetta
Acerba, ma giustissima vendetta.
Ma prima del Trionfo
Qui fra tazze dorate
Alla gloria commun s'applauda, e Voi
Prendere i lieti auspicj
Dal militar contento, o forti Eroi.
Coro
Di dolce nettare
Le tazze spumino,
Se siete i providi
Numi d'Egitto.

Voi soli i vindici
Dell'Asia misera;
Così ne stabili
Fati è già scritto.

Chi di ecc.
Emireno
Per quest'alma bevanda
Giuro tal zelo al Rè, quale li devo,
E al suo Trionfo, e al mio dover i' bevo.
Coro
Dall'alta sede
Voi secondate
I voti, o Numi,
Del nostro duce.

Di quella fede,
Che gl'inspirate
Mai si consumi
La bella luce.
Adrasto
Io pur vò consagrarmi
Alla felicità delle nostr'armi.
Tisaferno
Ed io giuro la fè d'un cor sincero
Al destino dell'Asia, e del tuo Impero.
Coro
Ite felici
Prodi guerrieri
L'Asia v'attende
A festeggiare.

Sin de nemici
Dentro le tende
Itene alteri
A trionfare.
Califfo
Ma sola non gioìsce
Nelle nostre allegrezze, e tace Armida?
Armida
La premura maggiore
Ha ne nostri trionfi Armida offesa,
E offesa da Rinaldo.
Chi sia Rinaldo è noto. E' questi il fiero,
Che fastoso sen và de torti miei.
Ma qual sia la mia ingiuria, a lungo detta
Saravvi, or tanto basti. Io vò vendetta,
E la procurerò; Ma s'alcun sìa,
Ch'al barbaro l'ingrato
Capo inumano tronchi,
E mel presenti in dono,
A grado avrò questa vendetta ancora,
Benche fatta da me più nobil sora.
Adrasto
(O cari sdegni.)
Tisaferno
(O amabili furori.)
Emireno
(Spirto guerrier.)
Armida
A grado sì, ch'io giuro
La mercede maggior, che dar poss'io.
Me d'un tesor dotata, e di me stessa
In moglie avrà, s'in guiderdon mi chiede
Or, s'alcun v'è, che stimi i premj nostri
Degni del rischio, parli.
Adrasto
Tolga il Cielo
Ch'il barbaro omicida
Sen cada per tua man, che non è degno
Di sì onorata morte un cor villano,
Atto dell'ira tua ministro io sono,
Ed io del capo suo ti farò dono.
Tisaferno
E chi sei tù, ch'un sì superbo orgoglio
Mostri, presente il Rè, presenti noi?
Forse è qui tal, ch'ogni tuo vanto audace
Supererà co fatti, e pur si tace.
Adrasto
Sappi, ch'io mi son uno,
Ch'appo l'opre il parlar ho scarco, e scemo,
Ma s'altrove, che quì . . .
Califfo
Prodi guerrieri
Fine al garrir; è degno
Il coraggio di voi. Donna gentile,
Ben hai tù cor magnanimo, e virile,
E ben degna tù sei del nobil dono
De suoi sdegni, onde possa
Girarli a tuo piacer. Voi meco intanto
Venite, e riserbate
L'ira, e il furor di vendicarla al vanto.
(Ad Emireno, in disparte.)
E tù, Duce, verrai, quando dispieghi
La già prossìma notte il nero velo,
Alle delizie mie. Di civil guerra
Sì badi a riparar il vicin telo.
Coro
Al solo folgore
De brandi bellici
La gloria intersevi
Serto d'Allori:

E già preparavi
Il Patrio giubilo
Le palme nobili
I giusti onori.

Al solo ecc.

Scena seconda

Armida, Emireno trattenuto da essa.
Armida
E sarà ver, che solo
Tù solo, o duce, dell'offesa Armida
La vendetta non curi?
Emireno
Ancorché vani
Siano, Armida, altri brandi,
Ove pugnan per te gl'amanti tuoi,
Sarò tuo Cavalier, quanto concede
La guerra d'Asia.
Armida
Ne altri sensi mai
Che generosi, e grandi
Sia, che speri, chi t'ama!
Emireno
E qual favelli!
Armida
In van t'infingi, invano
D'un rispettoso cor, ma cor amante
Fingi ignorar il foco, ai muti ufficj
Del timido mio labbro
Supplì troppo loquace
Con tutta la tua forza il mio rossore
Emireno
Scusami, non intesi
Che con tal lingua mai parlasse Amore
Armida
Or l'intendi, s'ei parla
Con libera favella,
E ti scopre chi pena, ed io son quella.
Emireno
Ma quest'amor, che nasce
Dal giro di poch'ore,
Non ch'adulto, dovria vagir in fasce.
Armida
(Incomincio a sperar) de gl'occhi tuoi,
Del ciglio feritor, ah vago ciglio
Fù una dolce violenza;
S'amor, ch'appena è nato,
Già gran le vola, e già trionfa Armato.
Emireno
Ma tanto di Virtù serbano in petto
Le Regie Principesse,
Che sanno opporsi a gl'impeti più fieri
Del crudo suo Tiran.
Armida
(Qust'è timore)
Men in te di bellezza, e men di vezzo,
Ah vezzo, ah labbro, ah ciglio!
Forse in me più Virtù serbato avria.
Emireno
(Quasi mi punge il cor, ch'il crederia!)
In altri ciò meglio trovar potrai.
Armida
Tù sol consola, o caro,
Le molli tenerezze
D'un'alma, che t'adora. Ogn'or vedrai
I Languidi miei lumi
Ne tuoi lumi cercar esca al mio core,
Ti piacerà? sospiri? (e questo è Amore.}
Da me havrai dolci affetti.
(E stolto, se lo crede)
Emireno
(Ermìnia, in gran cimento è la mia fede)
Armida
Cari vezzi, sospiri, e dolci baci
Havrai . . . .
Emireno
Taci non più; deh Armida taci.
Armida
Del mio amor, di mia fè ricevi in tanto
Frà queste braccia un pegno, Idolo mio.
Emireno
Son amante d'Erminia, Armida Addio.

Lascia di sospirar,
Cessa di lagrimar,
Che non t'offendo
S'ai voti del tuo cor
Io sono ingrato.

Mi duol de tuoi sospir,
Mi spiace il tuo martir,
Ma mi difendo
Con l'ali d'un'Amor
Più sfortunato.

Lascia ecc.

Scena terza

Armida, poi Erminia.
Armida
Misera, ancor presumo, ancor mi vanto
Di schernita beltà, che nulla impetra!
Tant'infelice io son?
Erminia
lllustre Donna,
Ch'alle sciagure mie
Tanta pietà donasti, il tempo è questi
Degno del tuo favore.
Soggiorna occulto al Campo
Del mio Tancredi il fido
A me amoroso già scudier, Vafrino.
Quest'è, che nell'eccidio
Della Patria, e del cor due lieti mesi
Pietoso prigionier già m'hebbe in guarda.
Io stessa il viddi, e benché in finte spoglie
Ben lo conobbi all'or, ch'a sol diletto
Di rimirar l'Egizio Marte in armi
Al Campo seco Osmira
Mi trasse.
Armida
E non chiedesti
Del tuo Signor:
Erminia
Nò, che non l'ebbi in sorte.
Or tù l'opra cortese
M'agevola, onde l'era
Da esso dell'amor mio
Vicendevoli i casi
Intender, e narrar almen poss'io.
Armida
Far paghe le tue brame
Vogl'io, ma che far deggio!
Erminia
Da me vergato un foglio
Per opra del tuo amor giunga à Vafrino.
Deh tù, che'l puoi, mi dona
Questo, ah fiero tormento!
Forse estremo piacer. Fà ch'introdotto
In Gaza da tuoi sia.
Armida
(Opportuna richiesta a torti miei.)
Và tosto, il foglio segna,
Ma cauta sì, che non t'offenda poi,
Se sìnistro destin sia, ch'il disperda,
Erminia
Ma con quai sensi?
Armida
M'odi.
Scrivi à Vafrin, ma di lui lascia 'l nome.
Dille, che s'anche t'ama, all'or, ch'in Cielo
Succederan al morto dì le Stelle
Ove ameno il Boschetto alle reali
Delizie è fine, ei venga.
Erminia
E perch'al Campo
Esplorator dei Franchi
Facil è, ch'ei dimori,
Mi giovi una lusinga.
Dirò, ch'intenderà quello, ch'altrove
MalagevoI sarà, ch'egli ritrovi.
Armida
Al più fedel de miei, ch'alle nemiche
Tende soggiornò meco,
Diffcil non sarà, ch'egli sìa noto.
Ma non le dir di più; Vanne, ed il foglio
Ne reca:
Erminia
Il tuo voler seguir io voglio.

Scena quarta

Armida poi Emìreno.
Armida
Giunse opportuna. Questi
Sensi equivoci al loco
Con lusìnga amorosa
Trarran per me Emireno,
Dove Erminia Vafrin semplice attende.
Emireno
(di dentro)
Farfalletta alla sua face
L'alma mia girando và.
Ma in van cerca la sua pace,
Ch'il mio cor goder non sà.
Armida
E' voce d'Emiren' giovi un'inganno.
(Armida si ritira, ed Emireno esce.)

Farfalletta, dolce face
L'alma mia per te sarà.
Cerca pure la tua pace
Ch'il tuo cor un di godrà.
Emireno
Ma quale di speranza
Lusingando mi va raggio improviso?
Mio ben, dove t'ascondi?
Deh vieni, se sei dessa, e se pur'ami
A far men fiero il crudo mio martoro,
Armida
(Armida esce)
Ecco quella, che t'ama, Idolo mio.
Emireno
Son amante d'Erminia, Armida, addio.

Scena quinta

Armida, poi Erminia,
Armida
Quest'ancora di più? ma vò l'estrema
Prova ancor di me stessa.
Solitudine, notte, arti, lusinghe
Vi chiamo à mio favor.
Erminia
Eccoti il foglio.
(Armida legge)
"S'ancor per me serbi il primiero affetto
Sì che t'amò Vafrino.
Col favore dell'ombre occulto vieni
Al boschetto Real, ove degg'io
Cauta teco parlar (non potea meglio
Scriver a mio favor) Colà udirai
Ciò, che piacer ti puote, e che non sai."
Erminia
Deposito gelosa alla tua fede
Il secreto, e al tuo cor i miei contenti.
Armida
Ti feliciti amor, cauta sia l'opra,
Che per te il zelo mio tutto s'adopra.

Tra l'oscuro di nembi, e procelle
Bench'il porto non tocchi 'l nocchiero.
Quant'è dolce d'un Lampo il balen.

Tal consoli l'amante pensiero
Benché amiche non veda le Stelle,
Un sol raggio di fausto seren.

Tra l'oscuro ecc.

Scena sesta

Erminia.
Erminia
Pur al fin men crudeli
Ruotano à mio favor gl'Astri tiranni,
Tempo è omai, ch'abbian posa
Per poco almen dell'alma mia gl'affanni.

Lasciar d'amar non sò
Il bel, che mi piagò,
Che naquer nel mio sen
Al nascer mio gemelli Amor, e fede.

Suole fedel cosi
Beltà, che la serà.
Alma di Donna amar
S'anche non può sperar pietà, o mercede.

Lasciar ecc.

Scena settima

Deliciosa Reale.

Osmira.
Osmira
Si come Cerva, ch'assetata il passo
Mova a cercar d'aque lucenti, e vive;
Ove un bel Fonte distillar da un sasso,
O vidde un Fiume tra Frondose rive,
S'incontra i cani, all'or, ch'il corpo lasso
Ristorar crede all'onde, all'ombre estive,
Volge indietro fuggendo, e la paura
La stanchezza obliar face, e l'arsura.

Cosi son io, ma con maggior tormento.
Quando d'amor la sete,
Onde l'infermo cor è sempre ardente,
In seno all'Idol mio spegner credea,
Ahi, che fiero destin mel vieta, e pure
Fuggir non so, ne sò obliar l'arsura,
Ma in sen vie più mi sento
Un'amoroso ardore,
Ch'è in uno la mia pena, e 'l mio contento.

Augelletti
Garruletti
Amoroso il vostro canto
Voi spiegate all'aura amica,
E quesst'aura par, che dica
Ama pur, ch'adoro anch'io.

Ma infelice l'amor mio
Ritrovar pace non sà,
E non spero al mio desio
Pur scintilla di pietà.

Augelletti ecc.

Scena ottava

Armida, Adrasto, Tisaferno, e detta
Adrasto
Sarà vero, o bella
Che penda sol da un colpo
L'elezion del tuo Sposo, e non distìngua
Dal vindice l'amante!
Tisaferno
Tanto d'indifferenza
Prova il tuo cor, che puoi
Solo al vendicator gettarti in braccio
Osmira
(Ad Armida, in disparte)
Mi consoli 'l tuo amor
Armida
Attendi, amica.
Nò Adrasto, Tisaferno,
Nò, che qual mi credete
Non son io, nel mio petto
Combatte anche il timor d'una vendetta,
Che d'altra man mi giunga,
Che da quella, ch'io bramo.
Adrasto
Ma quello io son . . .
Armida
Tù sei
Quello, cui sol mi serba
Il tuo brando, e 'l mio impegno,
Ma quel, che Sposo ancor abborrirei.
Osmira
(O fida amica.)
Adrasto
E perche mai?
Armida
Spergiuro.
Tisaferno
Ed io . . .
Armida
Tù solo sei
La pace del mio cor, l'unica spene.
(piano ad Osmira)
Ti piacerà così?
Osmira
Così va bene.
Tisaferno
O me felice.
Adrasto
E sì crudel sarai
Con chi t'adora?
Armida
Eh tanto
Non hà questo mio volto
Di sorte; Ad altra in braccio
E più vaga, e più cara
Vanne a temprar l'amabili tue pene.
(ad Osmira)
Ti piacerà cosi?
Osmira
Così và bene.
Tisaferno
Io ti sono fedel.
Armida
Sì, caro, godi
Tù pur dell'amor mio: và, vinci, e poi
Tornami in sen.
Adrasto
Oh Dio
Armida
Tornami in sen: t'aspetta
Impaziente il mio cor.
Adrasto
Ti giuro, Armida,
Che sol da lacci tuoi presa è quest'alma.
Armida
Scusa l'error;
(piano ad Adrasto)
(infido}
Adrasto
Ah, che care mi son queste catene.
Armida
Nò, in libertà ti torno.
(ad Osmira)
Ti piacerà così?
Osmira
Così và bene.
Armida
(ad Adrasto)
Seguì pur, chi t'innamora.
(a Tisaferno)
Caro, vieni a chi t'adora.
(ad Osmira)
Sei contenta?
(O semplicetta.)
(ad Adrasto)
Non sperar da me mercede.
(a Tisaferno
Havrai vezzi, baci, e fede
(ad Osmira)
Dì, ti piace?
(Ei più s'alletta.)

Seguì ecc.

Scena nona

Osmìra, Adrasto, Tisaferno.
Tisaferno
Or sì, scorgo, ch'a torto
Io pretendo ragion sovra quel cuore,
Ch'a te solo è dovuto.
Va pur, godi i soavi
Amplessi della bella
Riserbate finezze al tuo gran merto,
Ch'io mi starò dolente
Invido di tua sorte
A pianger sù tuoi baci, ed a far eco
Co mesti mìei a dolci tuoi sospiri,
E tù fastoso andrai de miei deliri.

Quando in seno alla tua bella
Coglierai soavi baci
Prendi un bacio anche per me.

Già, che fiera è la mia Stella,
Siano i tuoi dolci, e mordaci,
Il mio grato alla mia fè.

Quando ecc.

Scena decima

Osmira, Adrasto.
Osmira
Son queste le lusinghe,
Di cui superba andava
La tua speranza? O miei
Mal'interposti ufficj! Q troppo folle,
Se costante sei sol nel tuo dolore.
Adrasto
Ma questa ultrice spada
Ragion m'aquisterà sovra quel core.
Osmira
E' dubbia la vittoria,
Ov'altri la contende,
Ma s'anche sia, ch'il capo
Di Rinaldo t'additi
La via per cui tù giunga
A posseder l'amato tuo sembiante,
All'ora stringerai
Armida sposa, e non Armida amante.

Languire costante
Ma tenero amante
Per bella crudele
E' legge tiranna.

Non sospirar solo
Riserba il tuo duolo
Ad altra fedele,
Che forse s'affanna.

Languire ecc.

Scena undicesima

Adrasto.
Adrsto
Altro amor, altra fiamma
Nò, che strugger non può l'anima mia;
Ma da i palpiti tuoi del tuo timore
Ben comprendo, o mio cor, tutto l'affanno.
Eh lascia di temer, ch'ai chiari rai
Della tua fè rischiarerà la bella
Il torbido pensier, ch'ora ti svena.
Soffri per poco, e finirà la pena.

Tal'or il Gelsomin piange nel Prato
Ma lo consola poi l'amata Aurora,
E all'or di sua beltà
Candida pompa fà,
E spiega il suo contento à i rai del sole.

Così un'amante cor piange il suo Fato,
Ma all'or, ch'amica spene lo ristora,
Più lieto se ne và
Della sua fedeltà,
E par, che quel dolor più lo console.

Scena dodicesima

Boschetto ameno, ch'è confine alla deliziosa Reale, Luna risplendente.

Emireno con lettera, pei Armida
Emireno
Due possenti comandi in un sol punto
Mi chiamano. Del Rè l'uno mi vuole
Alle delizie. L'altro
D'Erminia l'Idol mio del suo rigore
Pentita quì mi chiede,
Attenderò la bella,
Indi al vicin ritiro
Sollecito n'andrò. Figlio adorato
Dì quella bianca man amabil foglio
Ti bacio, e per piacer ti leggo ancora
(Legge)
"S'anche per me serbi il primiero affetto"
Immutabil, eterna è la mia fede
"Col favore dell'ombre occulto vieni
Al Boschetto Real". Eccomi pronto
A bear l'alma mia. "Dove degg'io
Cauta teco parlar". Quanto gelosia
Custodisce il suo amor. "Colà udirai
Ciò che piacer ti puote, e che non sai".
Ah sì, che fin'ad'ora
Con rigida prudenza
Mi celasti tua fè, che potea sola
Palesata piacermi. Ecco ch'incntro
Sollecito il momento
Sospirato cotanto.
(Armida sopraviene, e gli lacera la lettera)
Armida
Ingrato foglio
Ti lacero, e calpesto.
Emireno
Ardir superbo.
Armida
E tù perdona, ò caro,
Al geloso amor mio
Se forse offendo li tuo.
Emireno
Molesto incontro,
Ed' inoportun.
Armida
Languiva
Con troppo di dolor l'anima mia,
S'à te non ritornava Aquila amante
A vagheggiar del suo bel sole i rai;
Ma tu taci, o crudel? e prendi a gioco
Di chi t'ama gl'affanni?
Emireno
Armida io parlerò, già che non vuoi
Intendere nel mio
Riipettoso silenzio i sensì miei.
Sappi, ch'avampo, e peno,
Ne tù mio ardor, ne tù mìa pena sei.
Armida
(Si finga ancor per guadagnarlo) e tale
In faccia à chi t'adora
Favelli?
Emireno
E tal favella
Chi è tutto fedeltà per la sua bella.
(Emireno vuol partire, essa lo ferma.)
Armida
E mi fuggi? e mi sdegni? e m'odj! ingrato.
Emireno
Mi lascia, odj non son, ne sdegni miei
Armida
Almen . . .
Emireno
Mi tenti invano.
Credi, che, se potessì, io t'amerei.
Armida
Nol puoì? e puoi vedermi
Morire di dolor? (l'ultima prova
Si faccia.) Almen per questo,
Che versa amante il cor amaro pianto
M'ascolta, e poi mi sprezza, e ti perdono.
Emireno
Perdona sol s'io parto,
E questo del tuo amor sia il primo dono
Armida
Vanne sleal, ma prima,
Se nol vuoi del mio core,
Della mia vita il sacriticio accetta
(gli leva il Ganxaro.)
Sì. con questa si tolga
E à te di più vedermi
L'orror, e à me la pena.
Emireno
E che pretendi?
(Emireno le afferra per la mmano per levargli il Ganzaro.)
Armida
Morir.
Emireno
Lasciami il ferro.

Scena tredicesima

Califfo, e detti.
Califfo
Quai voci? quai contrasti? e ohe vegg'io?
Armida
Nò non l'avrai crudel.
Califfo
(Che sento mai?)
Emireno
In van t'oponi, cedi
Armida
Mi lascia.
Emireno
Nol sperar.
Armida
Morte . . .
Emireno
Morrai
Ma . . .
Califfo
Ma ti salva, Armida,
D'Egitto il Rege.
Armida
(Arte, e vendetta)
Opportuno, Signor, tù mi difendi
Dal furor di costui. Mìra à che giunge
D'un tuo Vassallo la baldanza: Quella
Ch'all'ombra fortunata
Del tuo Regio favor dovria difesa
A ver de torti suoi, vedi qual trova
Di rispetto in un tuo
Suddito temerario, empio, lascivo,
Il puro mio candore
Osò (nel dirlo aggiaccio)
Tentar d'impuro foco.
Ahi, che fiamma del Ciel anzi in me scenda.
Santa onestà, pria, che tue leggi offenda.
Erminia
A calunnia sì presta io mi confondo.
Armida
E perchè, qual degg'io m'oppongo a suoi
Scelerati dìsegni,
S'avvanza, e tù lo vedi, à minacciarmi
La stessa vita.
Onor, mio regal Stato
Vilipesi, e scherniti, io vi detesto,
Se il vostro sacro più non mi difende
Dal temerario ardir d'un'empio Mostro.
Emireno
Signor, delira Armida . . .
Califfo
Abbassa gl'occhi
Indegno, e taci.
Emireno
Io giuro
La mia innocenza.
Armida
E ardisci
Di profanarne il nome? E non ti manda
L'Abìsso almen un Mostro a lacerarti?
O Cieli, ò Dei, perchè soffrir quest'empj,
Fulminar poi le Torri, e i vostri Tempj!
Califfo
Calma, Armida, il tuo sdegno, e'l tuo dolore,
Ed avrai la maggior delle vendette.
Emireno
Tu credi a chi m'accusa.
Califfo
A' gl'occhi miei,
Ed a me stesso il credo.
Emireno
Signor, sono innocente, e tu diletta.

Scena quattordicesima

Erminia, e detti.
Emireno
Principessa, m'assolvi
Dalla calunnia rea. Dì, m'invitasti
Con un dolce tuo foglio in questa notte
A questo anzi sì caro, or sì funesto
Loco?
Erminia
Qual fogIio, e quai menzogne tessi?
Emireno
Erminia, deh tu scopri
Per mia innocenza il vero, e non t'arresti
Importuno rossor, e contumace.
Erminia
Signor giuro all'eccelso
Genio del mio gran Padre,
Che se può un foglio mio
Di non sò qual delitto
Far, ch'Emiren sia giusto, ed innocente,
Io mai gli scrissi, ed Emireno mente.
Emireno
E a danni miei s'arma l'amante ancora?
Armida
Son queste le discolpe? o sono questi
D'innocenza i Trionfi? Invitto Rege,
Tù vedi i torti miei; a te rimetto
Tutte l'offese mie: v'aggiungi a queste
Il temerario orgoglio
D'un reo, che, te presente, e pecca, e niega;
Tù l'assolvi, o 'l condanna
E tu impara a sprezzar donna, che priega.
(piano ad Emireno)

Innocente esser vorresti
Perchè rei
Son gl'occhi miei
Di piacerti, e d'esser fieri,
Ma innocente l'error mio
Non assolve la tua colpa.

Esser solo tu potresti
Col'emenda meno rio,
S'all'ardir de tuoi pensierì
Tu cercassi la discolpa.

Innocente ecc.

(Parte condncendo seco Erminia)

Scena quindicesima

Califfo, Emireno.
Emireno
Signor, permetti almen . . .
Califfo
Superbo ancora
Tanto serbi d'ardir? Vò che tù mora.
Emireno
E così tù condanni
Un vassallo innocente, ed indifeso?
Morrò, se tù lo vuoi,
Che nulla hà di terror per questo petto
L'orrida Parca, Ma nel morir mio
Sorgerà forse un tardo
Tuo pentimento a lacerarti il core,
E nell'estrema ancor di mie sciagure
Mi faran la maggior le tue sventure.
A tuoi piedi, ecco lascio
Quella, che mi cingesti,
E che strinsti per te spada onorata.
Ti ritorno il tuo Scettro, e volontario
Men vado a i ceppi, e a tuo piacer io stesso
Alla Scure fatal stenderò il collo;
Che se tal'or tù senti
Inquietar i tuoi sonni un'ombra esangue,
Dì solo, che vendetta
Del suo tradito onor cerca il mio sangue.

Scena sedicesima

Califfo solo.
Califfo
In van la mia pietà tenta l'ingrato,
E in vano col vestirla
D'un'Eroica menzogna
Cerca asconder la colpa all'ira mia;
Troppo udii, troppo viddi,
E 'l negarmela ancor la fà pìù ria.

Chi alla colpa fà tragitto
Nuova colpa non paventa.

Ch'alma rea d'un sol delitto
Nel peccar non è contenta.

Chi ecc.

Fine dell'Atto Secondo.

ATTO TERZO

Scena prima

Cortile.

Armida, Erminia in abito da uomo con la divisa delle Truppe d'Armida.
Armida
Tu l'intendesti, amica
L'impensato accidente,
Che turbò col mio rischio i tuoi contenti.
Erminia
Mi duol, che con tuo danno
Venganmi i favor tuoi; Ma le mentite
Spoglie tua Regia insegna
Compiran l'opra tua. Queste a Vafrino
Mi faran fida scorta in mezzo al Campo,
Indi con cauta fuga
Goder potrò mia libertà tuo dono.
Armida
Vanne, amica, e t'assista,
Che ben lo merti, Amor.
Erminia
Armida, io parto
Con la grata memoria
De favor tuoi, che se giungesse un giorno
Alle prime grandezze un'infelice
Principessa, ti giuro
Un vivo testimon dell'amor mio.
Armida
Bastami 'l sol tuo amor. Erminia, addio.
Erminia
Tù mi togli alle ritorte,
Ma nel sen si fa più forte
Quella, ch'imponi al cor, dolce catena.

Se ben grande e il piacer mio,
Nel lasciarti quest'Addio,
Lo stesso mio piacer si fà mia pena.

Tù mi ecc.

Scena seconda

Armida, poi Adrasto.
Armida
Giovi ad Erminia, e giovi
Delle mie frodi alla salvezza questa
Fuga, che crescer sola
Può d'Emiren la pena. A tanto giunge,
Vilipesa beltà, tant'io dovea
A l'onor mio.
Adrasto
Spietata
Eccoti avanti ancora il più infelice,
Ma il più fedele amante,
Reo senza colpa, ed innocente afflitto.
Armida
Che forse tua innocenza è il delitto?
Adrasto
Qual delitto? Di e quando
T'offesi? e quando mai . . .
Armida
E tù mel chiedi? ah, traditor, lo sai.
Adrasto
Giuro, ò bella, sù l'ara
D'amor la più sincera
Fede.
Armida
E sia ver, ch'à torto
Io t'abbia offeso, e ch'abbia
Recato un sol sospetto
Al geloso mio cor tanto di pena!
(Si torni a lusingar.)
Adrasto
Ancora il giuro.
Armida
Deh tù perdona, ò caro,
D'un grand'amor all'impeto geloso;
Già del mio error la pena
Pagorno i miei sospiri, e'l mio dolore.
Adrasto
La tua pena sia sol pietà, ed amore.
Armida
Sì, t'amo, ed in te solo
Il mio vendicator, cor mio, sospiro.
Ond'abbia più gradito
In seno al nostr'amor l'alma il ristoro.
Adrasto e Armida
(insieme)
Mio ben. / Anima mia. Si che t'adoro,

Scena terza

Tisaferno, e detti.
Tisaferno
(Infedele; che sento!)
Adrasto
Ma almen un dolce pegno
Dammi dell'amor tuo, con cui contento
Possa volar à vendicarti,
Armida
In questa
Destra, ch'io t'offro, un testimon' accetta
Del mio amor, di mia fede, e di mia pace.
Tisaferno
Gl'offri tu ancor la tua. Così mi piace
Si, mi piace così, Donna spergiura,
Ed infedele amante.
Così mi piace sì, ma avanti il nume
Profanato d'amor le mie catene
Spezzo, la data fede
Detesto, io più non sono
Ne tuo Campion, ne amante, estiuguo il foco,
Ch'un falso ardor m'accese.
Armida
Eh, che ti pentirai, pensaci un poco.

Nò, bel labbro, men sdegnoso,
Nò, bel volto, men geloso
Soffri, taci , e lascia amar.

E s'amarmi tù non vuoi,
Io non curo i sprezzi tuoi,
Ma, mio ben, non ti sdegnar.

Nò bel ecc.

Scena quarta

Adrasto, Tisaferno.
Adrasto
Fortunato, rival, or ti consola,
Che più sopra i miei baci
Non piangerai, ne ad echeggiar dolenti
Più sentiransi i lieti tuoi soipiri;
Tù sol, tu solo sei
La delicia d'Armida, il caro punto
Dal tuo amor sospirato al fin è giunto.
Tisaferno
Giungerà con tuo danno,
Effeminato, vil, supplice amante.
Giungerà, lo vedrai;
E all'or de casi miei ti riderai.

Quel torrente, ch'alza l'onde
Fin à danni delle sponde
Hà nel mare alfin la tomba,

Ed è forza, se orgoglioso
Minacciò l'altrui riposo,
Ch'avvilito alfin soccomba.

Quel torrente ecc.

Scena quinta

Adrasto, Osmira.
Osmira
Adrasto, ancor costante
Se in amar, chi ti sprezza?
Adrasto
Nò, Osmira, di chi m'ama io sono amante.
Osmira
Che forse un fido amore
Ti scoprì Armida?
Adrasto
Sì.
Osmira
Godi, ò mio core.
Ma t'è caro?
Adrasto
Più ancor dell'alma mia.
Osmira
All'or, che l'intendesti,
Ti sorprese la nuova
Fiamma d'occulto foco?
Adrasto
Eh sfavillava
Sempre a mio prò l'ardor, ma un'improviso
Fiato di gelosia fù, che l'oppresse.
Osmira
Eh che?
Adrasto
Gelosa Armida
Mi scacciò, ma alfìn giusta
Gradì la fede mia, giurommi fede.
Osmira
(Mie deluse speranze) e credi ancora
A chi su gl'occhi tuoi strinse altri al seno?
Adrasto
Parto è d'amor di gelosia il veleno .

Agitata de venti dall'onde
Mesta abbassa la verde sua fronte
Quella pianta, che fastosa
Coll'aurette pria scherzò.

Ma, cessato il rigore de venti,
S'alza al Cielo, e ripiglia i contenti
Tanto lieta, ed amorosa,
Quanto mesta s'abbassò.

Agitata ecc.

Scena sesta

Osmira sola.
Osmira
Che credo mai? che spero?
Credo, che si lusinghi Adrasto, e spero
Un dì lieto 'l mio amor. Ah sì ti sento
Inquieta nel sen, anima amante
Perchè ti si contende,
Possedere quel ben, che ti tormenta.
Eh vincerem. Ma in tanto
Supera quel timor, che ti sgomenta.

Se correndo in seno al Mare
V'è, che arresti 'l Ruscelletto,
Eì si sente tutt'orgoglio
Tra le sponde a sussurrar.

Ma se poi vince lo scoglìo,
Ei si vede fastosetto
Ripigliarsi l'onde chiare,
E la sponda ribaciar.

Se correndo ecc.

Scena settima

Gabinetto.

Califfo, Armida, poi Emireno.
Armida
No, Signor, tanto basta
Alle vendette mie. Di più non cerco
Nel Duce a te sì caro,
Ch'il pentimento suo, ch'il suo rimorso.
Califfo
Ma ciò però non basta
Alla Giustizia mia, cui prima devo
Che all'amor d'Emiren. Ma perchè a pieno
Vendicarti non posso, e perchè il bramo,
Tu il Giudice ne sia. Scrivi qual vuoi
Più severa sentenza; al suo gastigo
Te l'offesa mia gloria, Armida, elegge,
E la sentenza tua è una mia legge.
Ma qui il fellon.
Emireno
Signor, eccoti inanzi
Reo sol di sue sciagure,
Ma non so di qual fallo un'infelice
Non infido Vassallo.
Armida
Nol sai? Lo sa il mio onore
Oltraggiato, lo sà la tua baldanza,
E più lo sà l'audace anima indegna.
Califfo
Lascia 'l garrir, e la sentenza segna.
Emireno
E quest'ultimo ancora
S'aggiunge di dolor, all'innocente
Mia morte si conceda
Il suo Giudice almen nel suo Sovrano.
Tel dimanda il mio sangue
Già speso a tuo favor; queste onorate
Tel chiedono per me sanguigne bocche.
Califfo
Ne più tuo Rè, ne tuo Sovrano io sono,
Ma 'l tuo Giudice, e Re temi in Armida.
Emireno
Ma Armida mi vuol reo, benchè innocente.
Califfo
De tuoi delitti il Testimon son'io.
Emireno
Essa tentò . . . .
Armida
Rapirti
Di pugno il ferro, onde far forza osasti
Alle pudiche mie pupille.
Califfo
Siedi
(Armida và a sedere, ed Emireno s'accosta al Tavolino)
A vendicar i tuoi, e i torti miei.
Emireno
Scrivi, barbara Donna,
Ma ti sovvenga pria qual sei, qual sono.
Scrivi, ma ti sovvenga,
Ch'oscuri la mia gloria, e 'l più innocente
Onorato Vassallo
Cangi nel reo maggior, e reo più indegno.
Armida
Tempo ancora ti resta
(piano ad Emireno.)
Giurami amor, o la tua morte io segno.
Emireno
Nò ch'amar . . . .
Armida
Scelerato,
Sù gl'occhi del tuo Re mi tenti ancora?
Emireno
Signor . . . .
Califfo
Ne taci audace?
Emireno
Indifeso morrò, già, che ti piace.
E tu vivi spietata
(ritonta al Tavolino)
Ad un fiero rimorso, al tuo rossore.
Armida
(piano ad Emireno)
Amplessi, vezzi, baci
Saran per te, se 'l vuoì, ma voglio amore.
Emireno
Vò più tosto morir, che . . .
Armida
Odi, Signore
Mentre gl'offro salvezza, e vò l'emenda
Qual mi risponde?
Emireno
Anzi, che tenta . . .
Califfo
Ardito,
Tant'osi ancor? Tù 'l suo castigo affretta.
Emireno
Sì mi condanna, scrivi,
Vinci i rimorsi tuoi, compisci l'opra;
Che pensi? e tardi ancora?
Califfo
Vil pietà non s'arresti.
Armida
(Per salvar l'onor mio d'uopo è, ch'ei mora.)
Scrivo.

Scena ottava

Osmira, e detti.
Osmira
Armida, Signor.
Califfo
A che giungestli?
Osmira
Triste novelle io reco. Erminia ingrata
Al tuo Regio favor fuggì. Rivali
Adrasto, e Tisaferno
Usciro al Campo a far disfida, e 'l Campo
Diviso prende l'armi.
Califfo
Erminia tosto
Sarà seguita, intanto
Sospendiam, Principessa,
Le tue vendette, e meco
De tuoi Campioni ad aquietar l'orgoglio
Affrettarti ti piaccia. Il reo condotto
Sia frà poco alle Tende, ove al suo fallo
Riceverà la meritata pena,
E sarà il Campo tutto
Alla Tragedia, e spettator, e Scena.
Armida
Tender lacci tù volesti
Al candor dell'onor mio,
Ma la rete sol tendesti
Per tuo scorno, e per tuo danno.

Reo ministro, e amante ingrato,
Troppo ingiusto il tuo desio
Provocò l'ira del Fato,
E ti fè di te Tiranno.

Tender ecc.

Scena nona

Osmira, Emireno.
Osmira
Duolmi, o Duce, il tuo Fato,
Ma troppo infido fosti
All'amor del tuo Rege, a quel d'Erminia.
Emireno
Non accrescer, Osmira, il mio dolore,
E sappi sol, ch'Erminia, Armida, il Trono
M'hanno qual devo, e che tradito io sono.

Son'infelice, è vero,
Ma ingrato, e menzognero
Ad onta di mia sorte esser non sò.

Può farmi sventurato,
Ma ch'io sia scelerato
Rigor d'infame morte far non può.

Son ecc.

Scena decima

Osmìra.
Osmira
Ah, ch'inutili io temo
Questi di tua innocenza
Vanti ingegnosi, e temo
Tal appunto il mio amor. Ma voglio al Campo
Seguir Armida, ad osservarne attenta
Le premure d'Adrasto, e se non posso
Sperar all'amor mio ombra di bene,
Vò scioglier al mio cor le sue catene.

Se penar dovessi amando
Senza speme di godere
Spezzo i dardi
Di due sguardi,
E ritorno in libertà.

Ma se poi, benché penando
Vedo speme di piacere,
Vò languire,
Vò soffrire,
Ch'il penar dolce si fa.

Se ecc.

Scena undicesima

Campo attendato.

Erminia sola.
Erminia
Ben invano io sperai pace da un foglio,
E da un infida amica,
Se ne giunse a Vafrino,
Ne portò quest'entro le mura il piede.
Ma qual inganno è questi! Ah non a torto
Forse Emiren lagnossì.
Ma vendicar i danni
Di tante mie sciagure
Saprò, quando tra l'ombre
Di questa prima notte
Lunge trarrò da queste mura il passo.
Impaziente il cor par, che condanni
La mia dimora, ma tanto degg'io
Del sagace Vafrin alle cautele.
Ah Tancredi, Tancredi ecco ricovra
La prima libertà Donna, cui sempre
Invidiò il vederti averso fato.
Pur le prime catene anco riserba
Le tante volte liberata, e serva.

Se ptetoso il mio destino
Mi ritorna in libertà,
Fiero ancora l'amor mio
Più mi stringe, e m'incatena.

Tù crudele anche bambino,
E nemico di pietà,
Or, ch'adulto egl'è più rio,
Se sol gode di mia pena.

Se ecc.

Scena dodicesima

Adrasto, Tisaferno, seguiti da partito de Soldati, a vista de quali anco quelli del Campo prendono l'armi, poi Califfo, ed Armida.
Tisaferno
Renditi vinto, e per tua gloria basti
Il poter dir, che contro me pugnasti.
Adrasto
Cedimi, e cedi Armida.
Califfo
Così de miei comandi
Venerate le leggi! I brandi omai
Deponete ne poco
Sia ch'al vostro valor, al merto vostro
Tanta baldanza io scusi.
Armida
E perchè mai quel dono
Donatomi più volte ancor togliete?
Adrasto
A cenni vostri il brando ecco depono.
Tisaferno
Le mie ragion, e i sdegni miei vi dono.

Scena ultima

Emireno, poi Osmira, poi Erminia condotta da Soldati, e Detti.
Califfo
Ecco il reo. Principessa,
Tù la pena prescrivi alla sua colpa.
Emireno
Signor, Principi, prodi
Guerrieri, a cui ben nota
Esser può la mia fè, non vi sgomenti
Un delitto, di cui sono innocente.
Califfo
In van cerchi pietà. Ma Erminia.
Armida
(Erminia!)
Emireno
Oh Dio, che miro?
Califfo
Ingrata
Fuggitiva, con quali
Spoglie ti veggo; e queste
Son tue divise, Armida.
Erminia
E' vero, e fui tradita . . . .
Armida
(Io son scoperta.)
Signor, Principi, udite.
Adrasto
Che sia?
Tisaferno
Che farà mai?
Armida
Eccovi rea,
Ma con sua gloria, Armida. Alle ripulse
D'un, benché finto, amor, che sol fù parto
Delle vendette mie, men non dovea
Per scampo del mio onore,
Che d'Emiren l'accusa, e all'ostinato
Suo disprezzo la morte. A miei disegni
Giovò, sì vi sia noto, e foglio, e fuga
Dell'ingannata Erminia, e sol mi duole,
Che del delitto mio
Sia per falso destin disperso il frutto.
Emireno
Signor, dona i suoi falli
Della mia fè ecclissata all'innocenza.
Adrasto
Sovra di me tutta la pena versa.
Tisaferno
T'offro il petto per lei. Donna sprezzata
Non è rea di vendetta.
Osmira
(Io lascio di sperar,)
Erminia
Di me, ch'attendo?
Califfo
Duce, t'abbracci , e duolmi
D'aver offeso la tua fede. Armida,
Sensì di te più degni
Fà, ch'in te vegga il Mondo. Al merto tuo,
A quello d'Emireno, a quel de Duci,
Siasi questa Giustizia, o pur perdono,
Innocente t'assolvo, e rea ti dono.
Armida
De tuoi doni, Signor, ne sò abusarmi,
Ne devo, e vedrai certe le prove.
E voi, fidi Campioni,
Cui piacer può la mia vendetta, udite
Contro Rinaldo al vostro amor la Legge.
Questa bellezza mia sarà mercede
Al troncator dell'esecrabil testa.
Emireno
Io pur per vendicarti offro il mio brando,
Ma d'Erminia, Signor, ti caglia ancora.
Califfo
Contenta a suo piacer vada, o pur resti,
Emireno
S'anche ti perdo, il tuo piacer mi piace.
Osmira
(E sola soffrir deggio, e darmi pace.)
Califfo
Tregua a gl'amori, ite felici, dove
Vi prepara i Trionfi il Franco orgoglio,
V'invita il vostro onor, Sion v'aspetta.
Tutti
Alla Guerra alla Guerra.
Adrasto e Tisaferno
Alla vendetta.
Coro
A pugnar, a ferir, a svenar
A i trionfi, all'onor alla gloria

Fausto il Cielo incominci a echeggiar
A i rimbombi di tanta vittoriaa.

Fine del Drama.


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Ultimo aggiornamento 5 luglio 2022