Rosilena ed Oronta, RV 730

Dramma musicale in tre atti


Testo del libretto


ATTO PRIMO

Scena prima

Sala Regia con Trono.

Oronta, poi Arsace, ed Ergisto con Soldati.
Oronta
Se mi togliete il Trono,
O Barbari Numi, ecco la vita ancora.
Si mora pur, si mora;
Ma sia la mia ruina
Degna del mio coraggio, e da Regina.

(Oronta va a sedere sud Trono ed intanto s'avanzano Arsace, ed Ergisto con seguito di milizie.)
Oronta
Segui la tua vittoria;
E se di sangue ancor, barbaro, hai sete,
Spegnila nel mio sen. Eccomi, Sfido
E la tua tirannia, e 'l mio destino.
Qui vieni. e qui mi svena. Io morir voglio
Libera, coronata, e sul mio soglio.
Arsace
No Oronta; non insulto
A i mali tuoi, ne tuo nemico io sono,
Ne mi fè prender l'armi
Ambizion di gloria, o del tuo trono.
Ergisto
Di vita il dono accetta,
Che morte mai giovò.
Oronta
Barbaro dono!
A sventure mi serbi, ed al tuo fasto;
E temi ancor in me l'ire de' tuoi
All' empia guerra tratti a forza, e ad arte.
Arsace
Troppo la miglior parte
Di te s'usurpa il tuo dolor. Tiranni
Furon forse i miei sdegni? I Persi io vinco,
Acquisto, veggo, e Rosilena adoro.
Di mia schiava, mia Sposa
La destino al mio soglio, ed al mio letto.
Fuggitiva l'ingrata
A voi ricorre, ed ha trà voi ricetto.
La chiedo amico, la negate ingiusti;
E son tiranno?
Oronta
Empia ragion! Ch'arrida
Vergine Principessa
A' tuoi nemici affetti,
Usurpator del Regno, e parricida?
Arsace
Il destino dell'armi
Decise a mio favor; ne senza colpa
Ella potea fuggir, voi farle scudo.

Scena seconda

Rosilena, Zaffira, e detti.

Oronta, vedendo Rosilena, scende dal Trono.
Zaffira
Germano, eccoti ancora,
La bella spoglia tua. D'Ormondo in vano
Si ricercò, ed è sparso
Di sua vita, e sua morte incerto un grido.
Rosilena
Eccomi si. Ravvisa
Un ludibrio crudel di sorte amara.
Arsace
Amata Rosilena, a me anche cara...
Oronta
Indietro, traditor; che non s'accoppia,
Empietà all'innocenza. E tu rammenta,
Che non s'avanzan mali oltre la morte
Al misero sollievo, e gloria al forte.
Pensa, che il cor, che t'ama,
Due volte, e più ti fè infelice. Il vedi?
L'autor de' mali tuoi
E' colui. Che se mai dentro il tuo seno
Amor, pietà, politica, o grandezza
Chiedesser loco, i sensi
Col tuo Padre svenato,
Col tuo sposo tradito in pria consiglia.
Pensa, ch'offesa sei, che sposa, e figlia.

Se non hai tanto di sdegno
Per odiar il tuo tiranno,
La metà prendi del mio.

Balla a me nel fiero impegno
La memoria del mio affanno,
E l'aspetto di quel rio.

Se non ecc.

Scena terza

Rosilena, Zaffira, Araace, Ergisto.
Ergisto
Che superbo furor!
Arsace
La segui. Ergisto.
Entro la Reggia ella si guardi, e onori.
Ergisto
Soffri con troppa quiete i suoi furori.
(parte)
Arsace
E tu vedi, o mia bella,
Il mio amor ne' miei sdegni.
Rosilena
E in questi, e in quello
lo veggo il mio nemico, il mio Tiranno.
Zaffira
Ma tua del tuo nemico è la vittoria.
Rosilena
Questa barbara gloria
VÌ rinunziò, crudeli. Il sangue, il regno,
Lo sposo, il padre... ah nomi infausti, e cari!
Arsace
Da Oronta forse impari
La misera ambizion d'un ira imbelle?
Men altera, e più grata
Rifletti, Rosilena ....
Rosilena
A che? All'odiata
Violenza, con cui giungi
A farti anche tiran delle mie voglie?
Lasciami in pace almeno.
Arsace
Questa mia tirannia pace non toglie.
Zaffira
Ne colpa in lui vedrai fuor che d'amarti.
Rosilena
Tutto, si, mi togliesti; e quello solo,
Che mi restava ancor, misero avanzo,
Di libertà, di pace, a funestarmi
Or vieni con l'orror d'un'empio affetto.
Arsace
Tanto avversa al mio amor?
Zaffira
Tanto dispetto?
Arsace
Tu m'odi, o Rosilena, e n'hai ragione.
Troppo d'Ormondo caro
T'è l'affetto. Ei lo merta. Il generoso
Veglia attento ai tuoi casi, e tra i perigli
Di quest'orrida guerra
Egli sempre al tuo fianco a morte espone
L'amante illustre petto.
Questi merta il tuo amor, e n' hai ragione.
Rosilena
Ormondo è vile. Il generoso è Arsace
A quel nulla degg'io, s'egli m'accolse
Fuggiasca, ed infelice,
Se a' tuoi sdegni s'oppose, e s'a me piacque.
Nulla li devo, è vero. A te degg'io
Del Genitor il fato, e del mio regno.
A te devo la strage
De i popoli d'Armenia, e i spiacer miei
E fin le mie catene a te degg'io.
Quest'è amor; questa è fè, tiranno rio.
Zaffira
Prigioniera non sei: ti vuol regina.
Arsace
Sudar, gelar, affaticar tra l'armi
Sprezzar per te perigli, e vita, e regno
Quest'è amor, questa è fede.
Rosilena
Tienti il tuo amor, e lasciami il mio sdegno.
Zaffira
Lascia, ch'ella si calmi, e le presenti
Memorie di dolor sedi, ed obblii.
Usa l'arte, e i favor. Di quell'altero
Suo cor l'ire placar fra poco io spero.
Arsace
Se t'offendo perchè t'amo,
Rasserena il ciglio irato,
Che si rigido, e turbato
Troppo, oh Dio, troppo mi piace.

Qual nol vidi, e qual lo bramo
Tutto placido, ed ameno,
Per me forse vago meno
Lascierò d'amarlo in pace.

Se t'offendo ecc.

Scena quarta

Rosilena, e Zaffira.
Zaffira
T'accomoda a tuoi casi, e il tuo destino
Non provocar di più.
Rosilena
Che più mi resta?
Di mie sorti provai la più funesta.
Zaffira
Non è si ria sciagura aver chi t'ama.
Rosilena
E' la maggior, quando l'amante è odiato.
Rea sorte, avverso fato,
Per compir i miei mali, e il rigor vostro
Fin in questo mio volto
Fabbricaste a me stessa il mio tormento.
Zaffira
Deh placati, e t'avvezza
Con men dispetto a sofferir l'amante.
Vedrai, che il suo sembiante
Ti sarà men odioso; indi vedrai,
Che tanta pena in lui non troverai.

Alla dolce violenza de' prieghi
Non v'è bella, che al fin non si pieghi
Ad amare chi pria disprezzò.

Sempre il vanto di tenero amore
Di ritroso fè grato il suo core,
E di grato in amante il cangiò.

Alla ecc.

Scena quinta

Rosilena.
Rosilena
Son misera, empie stelle. Or via fermate
De'vostri influssi rei l'amaro corso.
Son misera abbastanza.
Ma nò, che ancor m'avanza
L'estremo de'tormenti. Amato Ormondo,
Dove sei? Che di te? Qual è tua sorte?
Forse crude ritorte
Annodano il tuo piè. Ma questa è speme.
Maggior sciagura preme
L'angosce del mio cor. Ah già ti veggo
Dal tuo coraggio, e dal mio amor estinto.
Si, stelle, avete vinto.
E se forse m'affanna un van timore,
Basta a farmi infelice un tanto orrore.

La sua morte mi spaventa,
Un tiranno mi tormenta,
Ma s'egli vive ancor, lieta son'io.

Non sarò misera appieno,
Se potrò stringerlo al seno,
E dirli ancor: Tu iei l'idolo mio.

La sua ecc.

Scena sesta

Atrio Regio.

Ergisto con Soldati, poi Zaffira.
Ergisto
Vincemmo, amici, e di si bel trionfo
No poca parte è mia. Mio fu il consiglio
Dell'intrapresa guerra, onde ad Arsace
Pullulasser nemici, e tocco hò il segno.
Compito è il gran disegno,
Che mi scorta a regnar. Ora in Zaffira
Con men di rischio io cerco e nozze, e trono,
Che se questa speranza a terra cade,
Ritorno al primo impegno,
E strada ne faran le nostre spade.
Ella sen viene a noi. Bella Zaffira,
Gloria delle nostr'armi, e del mio affetto,
Nostro è il trionfo; Or segua
Quel sospirato ancor de'nostri cori.
Zaffira
Eh faveliiam di guerra, e non d'amori.
Ergisto
Tu, compita la guerra,
Mercè mi promettesti, e teco Arsace.
Zaffira
Col suo trionfo in pace
E' forse il mio German?
Ergisto
Amor non toglie.
La gloria a nostre spade,
E sposi esser possiamo, e in un guerrieri.
Zaffira
Ergisto altri pensieri.
Ergisto
Ah Zaffira, t'intendo. In me sol curi
Ergisto tuo campion, nò Ergisto amante.
Zaffira
Amo ne' forti Eroi la gloria, e il merto.
Ergisto
Tua virtù, e tua beltà convien, che adori.
Zaffira
Parliam, parliam di guerra, e non d'amori.
Ergisto
Allor dovevi, ingrata,
Di guerra favellar, che del mio seno
L'incendio ti scoprii. Perchè allettarmi
Con lusinghe, onde avessi
A soffrir con più senso i tuoi rigori?
Zaffira
Prence, parliam di guerra, e non d'amori.
Ergisto
Di guerra favelliam; ma pria far certo
Vuò il destin del mio amor. Parla, e l'attendo.
Zaffira
Il tuo si grand'amore io ben intendo.
Ma non cercar di più.
Ergisto
Ne' detti tuoi
Abbastaza il tuo cor fiero si scopre.
Ragion mi farà Arsace.
(O ragion mi faran la spada, e l'opre.)

Di quel ciglio al vago lampo
Fui fedele, e forte in campo,
E tuo amante, e tuo guerrier.

Fè giurasti, ed or m'inganni;
Tù se' infida, e me condanni,
Mia è la pena, e tuo il piacer.

Di ecc.

Scena settima

Zaffira, Rosilena, poi Arsace poi Ormondo, Ariadeno, e Pastori.
Zaffira
Finto amor, finta doglia.
Rosilena
Cortese mia nemica,
D'Ormondo che segui?
Zaffira
Sua sorte è incerta.
Arsace
Teco veggo la bella.
Germana, l'hai placata?
Zaffira
In si brev'ora?
Si placherà, ma soffri un poco ancora.
Arsace
Rosilena, mio ben ...
Ariadeno
Liete novelle
Costui, Signor, a te recar desia
Rosilena
(Ormondo? oh Dio!)
Arsace
Chi sei? che vuoi?
Rosilena
(Che sia?)
Ormondo
Armeno io son; Corillo è il nome: nato
Qual mi vedi, alle selve, ed a recarti
D'Ormondo il Rè grata contezza io vegno.
Rosilena
(Che dirà?)
Arsace
Che segui?
Ormondo
Tosto che a fronte
Si vide tuo valor, lasciò la Reggia,
E a mia capanna in van cercò ricetto.
Il suo arrivo, il suo aspetto
L'onte mi risvegliò, che sotto il giogo,
Del più tiran, che Rè, soffrir fu forza.
Gridò. A i gridi rinforza
Uno stuol di Pastori, e meco irati
Sin dell'Arasse in riva
L'incalziam. Nel torrente
Disperato ei si lancia, ed in quell'onde
Morte, asilo, sepolcro in un confonde.
Ariadeno
{Traditor.)
Zaffira
(Cosi fiero, e si vezzoso?)
Arsace
Si giusto, o Rosilena, era il tuo Sposo?
Rosilena
(Si secondi il pensier.) Ah scelerato
(ad Ormondo.)
Cerchi discolpa, e aggravi
Con la calunnia l'affanno. E quando
Non fu giusto, o clemente
Il mio spofo, il tuo Rè? Tu vil, vassallo
Sol di chi ha sorte amica, all'innocente
Togliesti, oh Dio, la vita,
Or vanti il colpo, e piace il colpo, e il vanto.
Ariadeno
(Chi crederia costui perfido tanto?)
Arsace
T'inganna il tuo dolor.
Ormondo
Io non credei
(a Rosilena)
Colpa torti a un tiran. Più dolce oggetto
Ti prepara il destin.
Zaffira
(Che vago aspetto!)
Ormondo
Perdona, se t'offesi.
Rosilena
Iniquo appieno
Senza esser menzogner tu non saresti.
Ma della morte altrui vuò, che la tua
Ragion mi renda.
Ormondo
Io di buon cuore . .
Rosilena
Taci,
Che non m'avrai placata,
Se punito non sei (ma da' miei baci.)
Ormondo
Nel cambio fortunato
Di cosi augusto sposo,
Finirò, bella irata, il tuo tormento.
Dall'or, ch'un serto t'ornerà le chiome,
D'Ormondo perderai memoria, e nome.
Rosilena
E dir lo puoi? Soffrir da te nol voglio.
Arsace
Poni modo al furor, e alle tue stanze
Gir ti piaccia.
Rosilena
Men vo dove mi tragge
D'empio destin la legge. E tu rifletti,
(ad Ormondo.)
Che Ormondo adoro ancor. Di sua vendetta
Lo sperato piacer mi tiene in vita.
Pensa chi sei. Chi io sia ben lo comprendi.
Son d'Ormondo la sposa; il resto intendi.

Scena ottava

Arsace, Zaffira, Ormondo, Ariadeno.
Arsace
Dall'ira sua, Signor, tu mi difendi
Non temer. Ma qual rechi
Sicuro testimon del tuo coraggio?
Ormondo
Oltre questi, che ho meco
E tuoi vassalli, e miei compagni all'opra,
Fede te ne faran e cento, e cento
Abitatori dell'Arasse.
Ariadeno
E nulla
Nulla rechi di più?
Ormondo
Che più potrei.
S'egli là nel torrente
Di lancio sepelli vita, e parola.
Arsace
Saprò accertarmi.
Zaffira
Avrai
La bella tua facil cosi a tue voglie.
Ariadeno
Più che in vedovo letto, e prigioniera
Godrà d'esser Regina, e d'esser Moglie.
Zaffira
A placar la disposi
L'ire sue contro te; ma le risveglia
D'Ormondo il caso infausto. Io però a tempo
Per te m'adoprerò, ne spero invano.
Arsace
In te posa il mio amor.
Oronte
(Amor insano.)
Arsace
Dille il mio affetto,
Dille mia fede,
Di, ch'il suo aspetto..
Di, che mercede ..
Ma pensa in fine,
Ch'ella è un'ingrata,
E che io l'adoro.

Alla spietata
Tutto dirai,
Se mirerai
La sua bellezza,
E 'l mio martoro.

Dille ecc.

Scena nona

Zaffira, Ormondo, Ariadane.
Ariadena
In cosi verde età cor cosi fiero?
Ormondo
Natura, non fierezza
Scuoter giogo inuman ne addita, e sprona.
Zaffira
(Che dolce brio! che spirto!)
Ariadane
E non ti prende
Pietà di Rosilena, e del suo duolo?
Ormondo
In lei mi spiace solo
L'ingiusto suo dolor. Ma a pochi instanti,
Qual suole cor di donna,
Finirà in poche lagrime sua pena.
Zaffira
Amor è una catena
Di troppo forti nodi. Ella ama troppo
La memoria d'Ormondo, e troppo ingrata
E all'amor del German.
Ormondo
L'avrà placata;
Che fedeltà non giunge oltre l'anello,
Ne turba estinto amante amor presente.
Piace alle belle ogn'ora
E chi l'amò contar, e chi l'adora.

Vanto inutil di vana costanza
Più di vita non ha, che un istante.

Che l'amante, se perde speranza
Perde ancor la memoria d'amante.

Vanto ecc.

Scena decima

Zaffira, Ariadane, poi Oronta.
Ariadane
Che temerario orgoglio.
Zaffira
E pur inganna
La fresca etade, il volto.
Ariadane
Vago di volto, ed orrido di core.
Zaffira
Perchè?
Ariadane
Del suo Signor è traditore.
Oronta
Rosilena dov'è?
Zaffira
Nella sua Reggia,
Dove s'onorerà spofa, e Regina.
Oronta
Finezze da tiran.
Ariadane
Deponi, Oronta,
Questa incauta alterigia, e qual sei, forse
Ti conforma al voler de' sommi Dei.
Zaffira
Oronta, io non vedrei
Qual speme abbian tuoi sdegni.
Perduti i tuoi vassalli, Ormondo morto....
Oronta
E che?
Ariadane
Si, morto è Ormondo,
E l'omicida è il messo.
Oronta
O figlio! o colpo! o di barbarie eccesso!
Compita ha il destin rio
Tutta sua crudeltà. Figlio infelice,
Lo sodisfasti appien. Misera? Ed io
Sigillar non potei co' baci miei
Gl'estremi giorni tuoi. Avessi almeno
Anche una volta sul tuo labbro udito
Di Madre il nome, e dirmi; ah Madre, io moro.
Infelice piacer, pure anche amaro
Dolce nel suo dolor.
Zafira
Qualche ristoro
Dona, o Prence, al suo duol. Pietà ne sento,
E non posso soffrir il suo tormento.
(parte.)
Oronta
Senza sepolcro, senza rogo; e senza
La regia mesta pompa ove t'aggiri
Misero ancor dopo l'estremo fato?
Ariadane
Del tuo coraggio usato
Or fa pruova, o Regina, e ti rincora.
Oronta
Ah ti sia lieve il suolo, e posi in pace
L'ombra tua invendicata. Ingiusti Dei!
Trionfa l'empietà, geme innocenza.
Ariadane
De' Numi la clemenza
Forse raddolcirà l'aspre tue pene.
Deh saggia ti conforta.
Oront5a
E chi l'iniquo
Carnefice inuman?
Ariadane
Pastori, e Armeni.
Oronta
Anche da'tuoi trafitto,
E da'più vili tuoi cader dovesti?
Oh figlio.
Ariadane
Un dolor vano
Non è di te. Diasi allo sdegno esiglio,
Che se un figlio perdesti,
Avrai nel tuo nemico un cor di figlio.

Lascia di piangere,
Che non puoi frangere
Con le tue lagrime
Il tuo destin.

Sei meno misera,
Se il soffri intrepida,
E ai sdegni rigidi
Saggia dai fin.

Lascia ecc.

Scena undicesima

Oronta
Oronta
Cosi dunque a' miei danni
S'arman la terra, il Ciel, gl'uomini, i dei?
Piango i vassalli miei
Il Regno desolato; e questo è poco.
Prigioniera, infelice, abbandonata
Di Regina conservo il nome appena,
Ne trovo un sol che dia
Lieve conforto alla miseria mia
Ma questo è poco ancor. Nel figlio ucciso
M'accresce l'empietà gl'ultimi affanni.
Astri troppo tiranni,
Tutto il vostro rigor fate, ch'io senta;
Ma una vendetta almen, e son contenta

Furibonda a me dinante
Del mio figlio l'ombra errante
Chiede sangue, e vuol vendetta,
E l'aspetta sol da me.

Datti pace, figlio amato.
O che tu sei vendicato,
O ch'io sono ombra con te.

Furibonda ecc.

Fine dell'Atto Primo.

ATTO SECONDO

Scena prima

Appartamenti di Rosilena.

Rosilena, Ormondo.
Rosilena
Idolo mio.
Ormondo
Mio ben.
Rosilena
A qual periglio
T'esponi mai? Che pensi?
Ormondo
Necessità, ed amor mi dier consiglio.
Rosilena
Ma s'alcun ti discopre?
Ormondo
Eh tutto segua
Pur che ti mora a canto. Ancor ceduto
Non aveva Artassata al suo destino,
Che a raccor nuove truppe
Parti Arbante fedel. Che s'andrà a vuoto
Questa speranza, io morrò si, ma sia
Prima a piombar la tua vendetta, e mia.
Rosilena
Gl'impeti giovanili; oh Dio, correggi,
E soffri fin ch'il tempo
Una cauta vendetta offra, e maturi.
Ormondo
E l'amor del tiran?
Rosilena
L'amor sicuri
Ne sarà dal suo sdegno.
Te visto, e il tuo periglio, in cor mi cadde
Di dar speme al fellon fu l'amor mio.
Arrise al bel disio
Di Zaffira l'impegno,
Che all'odiato Imeneo m'esorta. e prega.
Ormndo
Ma l'odio, che giurasti
Di menzogneri accuserà gli affetti.
Roselina
Di Zaffira a i consigli, a i prieghi, a i detti
Men irata mi finsi, ed ora vile
Mostrerò a i colpi del destino il petto,
E alla lusinga poi mi farò grado.
Ormondo
V'arrida il Ciel. Io vado
Alla Madre.
Rosilena
Guardar da lei, ti devi.
Reo del suo figlio ucciso
Favellargli non puoi fuor di sospetto;
E potrebbe il suo affetto
Le nostre idee tradir, o sua fierezza.
Da me con men periglio avrà contezza.
Caro, a tutti t'ascondi,
Soffri, e cela, se m'ami, i torti, r l'ira.
Ormondo
Soffrirò perchè t'amo.
Rosilena
Ecco Zaffira.

Scena seconda

Zaffira, e detti.
Zaffira
Principessa . . .
Rosilena
(ad Oronte)
Fellon, de' casi miei
Cura ti prendi ancor?
Ormondo
D'un Rè, che t'ama
Ti consiglio all'amor. Se non t'appigli . . .
Rosilena
Da te voglio vendetta, e non consigli.
Zaffira
Perdona all'innocente,
Principessa gentil. Rustiche fasce
Dan rustici costumi, e incauto ardire.
Rosilena
Incauto, o temerario, il vuo punire.
Ormondo
Qual è la colpa mia? Tu mi volesti
Alle tue stanze; io venni.
D'Ormondo mi chiedesti:
Ubbidiente risposi.
Rosilena
Io non ti chiesi
D'Arsace, o del suo amore,
Che co' casi d'Ormondo in un confondi.
Zaffira
(ad Ormondo)
Non t'avanzar di più. Senti, e rispodi.
(a Rosilena)
E tu il semplice scusa.
Rosilena
(Quanta parzialità.)
Togliti dal mio aspetto,
Ma non sperar di torti all'odio mio.
Zaffira
Parti, pastor.
Rosilena
(Addio mio ben.)
Ormondo
(Addio.)

Si sdegnosa non sarai
Quando sposa ti vedrai
Con piacer di tua beltà.

Che al bel nome di consorte
Pari fasto, pari sorte
Delle belle il cor non ha!

Si sdegnosa ecc.

Scena terza

Rosilena, Zaffira
Zaffira
Egli t' è ingrato oggetto, e l'odio è giusto.
Guardati dal vederlo,
Ne memorie cercar del tuo dolore.
Altra sorte, altro amore
Si prepara per te. Desia qui teco
Arsace favellar. Ah, Rosilena,
I miei consigli, i prieghi
Io ti rinovo ancor.
Rosilena
Oh Dio! Che pena!
Zaffira
L'agitato pensiere
Ti va creando i mali, e non son mali.
Amica, è in tuo potere
Di te, d'Oronta, e d'Artassata il fato.
Pensa che tutto ardisce
Un vincitor amante, e provocato.
Rosilena
Quanto, amica, sia acerba
Del mio destin la Iegge, il vedi, il sai.
Pur soffrirla conviene.
Zaffira
Finiran le tue pene
In braccio del tuo sposo. Egli è qui teco
Or or sarà. Se amante esser non puoi,
Nemica almen non sii. Ti lascio: intanto
Componi i sdegni tuoi. rasciuga il pianto.

Luci belle voi piangete,
Ne sapete
Che vi rende più amorose
Il superbo vostro duolo.

Cosi in Ciel più vaga allora
E' l'aurora
Quando sparge ruggiadose
Le sue stille all'erbe al suolo.

Luci ecc.

Scena quarta

Rosilena, Arsace.
Rosilena
Seconda, o Ciel, l'inganno,
E giovi a un vero amor, un finto amore.
Arsace
Mercè a Zaffira io posso
Pur teco favellar.
Rosilena
Da me che vuoi?
Arsace
Rosilena, per poco
Tregua a gl'odi, e m'ascolta; indi ripiglia
Quelli, se n'hai ragion, e a lor t'appiglia.
Siedi.
Rosilena
Parla un nemico,
E l'odio tacerà!
Arsace
Nemico Arsace
Più non è a te di quel che tu lo fai.
Siedi, e m'ascolta.
Rosilena
Udiam che dir saprai.
Arsace
Da loco al ver, e di: Quali fur l'onte?
Quai di nemico i torti?
Che offesa mi rinfacci? Un solo istante
Fu pur quel che ti vidi, e che t'amai.
Sin d'allor tu ben sai
Se fur teneri i detti, e se signora
Ti fei del mio destin, e dell'Impero.
Rosilena
Che non rammenti il mio, che m'usurpasti?
Arsace
Or lo rendo, e non solo.
Rosilena
Rendemi il traditor, che mi svenasti.
Arsace
Reo del tuo ingiusto sdegno
Farmi non può valor. Da Re pugnai,
Vinsi da Re. Pari fur l'ire, e l'armi,
E pari il rischio fu se non il fato.
Rosilena
E lo sposo svenato
Diveltomi dal sen, ed è tua colpa?
Arsace
Gli Armeni oppressi, Ormondo ingiusto incolpa
Crudel, tu mi vuoi reo, ma reo non sono
O lo son perchè t'amo,
E nel tuo volto irato ho mia difesa,
Io taccio ogni mia offesa,
L'odio tuo, la tua fuga, i nuovi affetti,
Che pur sono tue colpe. Altr'armi, altr'ire
Io non ho, che il mio amor. Vedi qual sono,
Poi dimmi tuo nemico, e ti perdono.
Rosilena
Vuoi tormi anche il piacer d'un giusto sdegno?
Arsace
Giusto con chi t'adora?
Rosilena
(Io giungo al segno.)
Arsace
Cara, di mia nemica il nome obblia.
Ecco l'onte, il tiran, l'ingiusto, e l'empio.
(Gli mostra la Corona, e lo Scettro.)
Ecco le mie catene, e miei rigori.
Rosilena
Tu vuoi vincer con l'armi, e con gli amori.
Ed io veggo, che piace
Al mio destin cosi. Se sposa tua
Non mi voleano i Dei
Due volte tua non m'averian voluta.
Si il veggo; ma perduta
Ne gli affetti di sdegno, e di vendetta
Confusa l'alma quei di amante abborre.
(Io so che fingo, e pur ne provo orrore.)
Arsace
Non si passa, lo so, da un'odio fiero
Si presto a un dolce amor. Tempo, ed obblio
Gioverà al cor turbato, e all'amor mio.
Quest'aureo scettro, e questo serto intanto
Sposa, e Regina ti dichiari. Allora
Che al mio letto verrai, pubblica pompa
Farò che ti coroni
Signora del mio cor, e di più Imperi.
Rosilena
Tua sarò. (siamo in porto, o miei pensieri.)

Scena quinta

Oronta, e detti.
Oronta
Quai senfi? Che vegg' io?
Arsace
S'io ti cingo 1'aureo crine,
Caro nodo, e dolce laccio.
Tu mi stringi, o bella al cor.
Rosilena
Al diletto sposo in braccio
Avrà l'odio lieto fine,
Avrà calma il mio dolor.
Oronta
(a Rosilena)
Siegui, ne turbi i tuoi
Dolci novelli affetti
Un oggetto di pianto, e di pietade.
Siegui, ch'io parto. A tuoi soavi ampiessi
Mal s'accopia il mio pianto, e il sdegno mio.
Rosilena
Oronta? ahimè!
Arsace
Non ti turbar.
Rosilena
Oh Dio!
Oronta
Rendi al tuo sposo i vezzi, e il nuovo amore
Assapora, e condisci
Con la memoria del tradito Ormondo.
Prendi a scherno i tuoi mali, e fà che sia
Tuo piacer, tua delizia
E la sua morte, e la miseria mia.
Rosilena
(O rimprovero! o inganno!)
Arsace
A che t'affliggi?
Oronta
La viltà di quel serto, e quello scettro
Tanto può presso te. Troppo di pena
T'era l'esserne senza. Allora solo
Contra il tuo usurpator fremevi d'ira,
Che ricovrar speravi il patrio soglio.
Dando leggi sul mio Regina, e moglie
Or che destin lo toglie
L'uccisore del Padre, il tuo nemico
E' il dolce sposo tuo, perchè nel tuo
Parricida, e nemico il regno acquisti.
Regna, ingrata, e sodisfa
Tutto il tuo fasto. Và. Quell'empia mano
Stringi, che del tuo sangue è calda ancora.
Regna, e già che un diadema
Non ti ripose al crin, femmina altera;
S'unisca al morto figlio, e Oronta pera.
Rosilena
Lasciami, ahi pena! in pace, e pace accetta.
Arsace
Io te l'offro, e con essa e regno, e figlio,
(ad Oronta.)
Che figlio ti sarò.
Oronta
Se di tal prole
Madre m'avesse fatta, ò Cielo, ò sorte,
M'avrebbe anche veduta
Ricusarne il favor, e darle morte.
Arsace
In faccia al tuo Signor cosi superba?
Oronta
In faccia al mio tiran priva d'Impero
Dell'usurpate tue grandezze ad onta
Son Regina, son forte, e son Oronta.
Arsace
Olà. Nelle sue stanze
Oronta custodite.
Rosilena
Al suo dolore,
Signor, perdona.
Arsace
Io vuo placato questo
Insano suo furor, che a te la pace,
A me turba il piacer co'sdegni tuoi.
Oronta
Ombra ancor sarò furia a' danni tuoi.
Arsace
Non t'abusar, Oronta,
Di mia pietà. Se sprezzi e pace, e trono,
Sovvengati qual sei, pensa qual sono.

O placa il tuo furor,
O del tuo vincitor l'ire paventa.
Non potrò poi soffrir
Chi d'un folle garrir l'orgoglio ostenta.

O placa ecc.

Scena sesta

Rosilena, Oronta.
Rosilena
Regina, oh Dio, t'accheta. Odimi.
Oronta
Taci
Vile, superba, infida.
Rosilena
Il figlio tuo . . .
Oronta
Si, Ormondo è morto, e morto per tua colpa.
Rosilena
M'ascolta.
Oronta
Non ascolto
Che voci di vendetta.
Queste sol voglio, e queste
L'ombra tradita di mio figlio aspetta.
(Parte fra guardie.)

Scena settima

Rosilena.
Rosilena
Di superba, d'infida
Degg'io l'onte soffrir. Diletto sposo,
Ah quasi ti tradii. So ch'il scoprirti
Al furor della Madre
Era un rischio per te. Ma la mia fede
Tanto da me chiedea,
E a'rimproveri suoi più non reggea.

Fiero amor, di se vedesti
Più costante
Un'alma amante.
E pur tanto ingiusto sei.

Chieder più tu non sapresti,
E più amar io non potrei.

Fiero ecc.

Scena ottava

Cortile.

Arsace, Ariadeno, poi Ormondo, Ergisto.
Ariadeno
Alla misera Oronta,
Dona, o Signor, del suo dolore i sfoghi,
Ch'ella gli merta ben, ed è ben degno
Suo duol di pianto, e di perdon suo sdegno.
Arsace
Su la morte del figlio
Si dolga, e n'ha ragion. Ma il suo furore
Di Rosilena in sen gl'odj risveglia.
Non vuo però vendetta, e solo voglio,
Che non la vegga più se non mia sposa.
Ariadeno
Signor, già che ritrosa
Non è più Rosilena alle tue voglie,
Che più badi? Il suo regno,
Per cui tu non pugnasti,
Rendi all'afflitta Oronta, e con la bella
Torna al tuo soglio. Tu di Rosilena
Più non temi cosi, ne più d'Oronta
Contrasta al tuo piacer lo sdegno, e il lutto,
Sei giusto, ed hai della vittoria il frutto.
Arsace
Saggio pensier. Mi vegga Oronta, ed abbia
(Partono due guardie.)
Col mio amor il suo regno, indi si parta.
Ergisto
Mio Re.
Arsace
Che rechi, Ergisto?
Ergisto
Fremea su'l tuo comando
Scorta da' tuoi, come il tuo cenno, or ora,
Oronta la superba. Ed ecco uom vedo
Un di quei disarmar, e furibondo
Scagliar colpi sù tutti. Io colà accorro,
E commando il suo arresto, ò la sua testa.
Cede al fin. Questi è il reo, la colpa è questa.
Ormondo
E' colpa il vendicarti? Isfida i dei
A i fulmini su te l'empia, e sul regno,
Prega, scongiura, e con tumulto freme.
L'odo con sdegno, e orror. Inerme un ferro
Io cerco: altrui l'involo,
Lo ruoto, smanio, i tuoi minaccio, e solo
Per aprirmi a lei strada, e a tua vendetta.
Questo è il delitto mio;
Chi impedi il suo castigo è il reo, non io.
Ergisto
Menzognero è costui.
Ariadeno
Quai nuovi mali?
Arsace
Che credo? Quai sospetti?
Ergisto
Eh vada a terra
Questa reiiquia de' nemici.
Ariadeno
E' poco
Un sol sospetto.
Ergisto
Se un sospetto solo
Può i regnanti turbar è reo di morte.
Arsace
Ergisto, tra ritorte
Vadan gli altri Pastor.
Ergisto
Tosto n'andranno.
Ma, Signor, ti sovvenga,
Che dimora, e pietà pon recar danno

Leggo in quel torvo aspetto
L'idea d'un traditor,
E il labbro ingannator
Già lo condanna.

Assai più, che sospetto
E' il giusto mio timor,
Ne morte al mentitor
Fora tiranna.

Leggo ecc.

Scena nona

Arsace, Ormondo, Ariadeno poi Oronta condotta da guardie.
Arsace
Ribelle al figlio, or alla madre amico?
Ariadeno
Non si creda a Costui, non al sospetto.
Si pesi ii vero. Or dimmi.
Ormondo
Io tutto hò detto.
Oronta
Qual è l'empio comando?
Ormondo
(Ahimé; la Madre!)
Ariadeno
Or tu puoi trarne il vero.
Oronte
Ciò, che or ora andò a vuoto, or via compisci.
Ecco il seno, ecco il cor.
Arsace
Nol dir mia colpa.
Vedi, Oronta, costui? Miralo: E' quello
Che te volle svenar; ch'il figlio amato
Ti divelse dal seno.
Volgiti a me, pastor.
Ormondo
(Tacesse almeno.)
Oronta
Sogno? traveggo? oh Dei!
Ariadeno
Lo guarda, e ne stupisce attenta, e incerta.
Oronta
Ah non m'inganno, no. Mio dolce figlio,
O mia sola delizia, e mio contento,
Io ti riveggo ancor?
Arsace
Chi sei?
Ariadeno
Che sento!
Oronta
Ma qual ti vedo?
Ormondo
(Oh Dio!) Ella vaneggia.
Oronta
E che? Caro mio bene,
Non t'infinger cosi, ne alla tua oppressa
Misera madre dar l'ultimo colpo.
Troppo amaro è per me, per te tropp'empio.
Arsace
E lo scopre? e sia ver?
Ariadeno
Incauto esempio!
Ormondo
O il tuo dolor, o il tuo desio travede.
Oronta
Se mi tradisser gl'occhi
Non cosi saria il cor. Viltà sta lunge;
Che le tua verde età fa torto all'alma,
E scoprirti non osi,
Io lo dirò per te. M'ascolta, Arsace.
Questi è Ormondo, il mio figlio. Il vedi, e trema.
Ormondo
(O trasporto!)
Ariadeno
O corraggio!
Arsace
Audacia estrema!
Ormondo
Materno amor, che fa a'suoi sensi inganno,
L'oggetto amato in ogni oggetto vede.
Oronta
Non più. Mostrati grande
In faccia al tuo nemico, e l'empio vegga
Con suo rossor, che tu più Rè esser sai
Nelle perdite tue, ch'egli in trionfo.
Fà vendetta cosi di lui, di forte;
E se avessi a morir, mori da forte.
Ormondo
Signor, non vedi? Ella mi vuol suo figlio
Per espormi al tuo sdegno, e se, ed Ormondo
Vendicar col mio sangue.
Arsace
Non bramo Ormondo esangue.
Ariadeno
E se quello sei tu, dillo, e consola
Le sue giuste agonie. Timor disgombra.
Ormondo
A i boschi io nacqui, e Ormondo è per me un'ombra.
Oronta
Nascesti ai soglio, ma del soglio indegno,
Va, che se cor non hai per esser grande,
Io più non l'hò per esser madre a un vile.
Hai vinto, Arsace, hai vinto.
Mi facea tua nemica amor di madre;
Or che figli non hò, gl'odj riprendo
Per rivolgerli in lui, ch'il figlio ha ucciso.
Eccone il traditor. In lui ravviso
E'l figlio ingrato, e l'uccisor del figlio,
Ma sia figlio, o uccisor, sempre nemico.
Nemico, si: ribello
A natura, a dover. Il figlio, oh vile,
Per cui senza sua colpa, e dolce sora,
Per cui volli morir, vuol reo, ch'io mora.
Ormondo
Nò hò più cor. Si, son tuo figlio, o madre,
E il tuo nemico , empio tiran, son io.
Il nostro amor ringrazia,
Or bevi il nostro sangue, e appien ti sazia.
Arsace
Ah mentitor.
Ariadeno
Io l'odo, e il credo appena.
Arsace
Sien custoditi. E tal mercè si rende?
Sopra voi non s'estende
Legge di vincicor, e v'offro in vece
Impero, vita, amor. Voi traditori
Mi state ingrati a fianco, e consigiiate
Tutti in lega a'miei danni
Finto amor, finte spoglie, e finti sdegni.
Son queste arme da Rè? La mia clemenza
Me stesso quasi fè di me omicida.
Ma non sia, che pietade, e amor m'uccida.
Ariadeno
Vostro incauto furore
V'è il nemico maggior. Gittaste a terra
Tutto, ch'oprai per voi;
E voi stessi a voi stessi or fate guerra.

Vi son nemico, è vero,
Ma il vostro destin fiero
Io cerco di placar,
E il Ciel rasserenar,
Che tuona irato.

Con vostri sdegni poi
Tempesta
Più molesta
Non risvegliate voi,
S'è il mar placato.

Vi son ecc.

Scena decima

Oronta, Ormondo, poi Rosilena.
Oronta
Vieni frà queste braccia,
Caro diletto mio.
Ormondo
Di mia vendetta
Il disegnno più bel spargesti al vento.
Oronta
E' sempie rea vendetta un tradimento.
Ormondo
Si castiga un tiran, non si tradisce.
Rosilena
Oronta, ahi che facesti!
Oronta
Infida, cui favelli?
Ormondo
Nò, Madre. Più fedele
Non fu d'allor, che la credesti infida.
Rosilena
Giustifica il mio amor: di se son fida.
Oronta
I sguardi, i vezzi...
Ormondo
Usò con arte.
Oronta
Oh troppo
Credulo sei, se a donna amante credi.
Rosilena
Tu misera di più mi vuoi, mi sai.
Oronta
Felice te, s'altro martir non hai.
Vanne, vanne a regnar. A noi sol resta
Per te l'onte soffrir di sorte amara.
Tu da me, o figlio, ad affrontarla impara.

Vil timore, ignoto affetto,
Non hà loco entro il mio petto
Corteggiato anche da morte.

Alma grande solo oppressa
Prova dar può di se stessa,
E affrontar l'avversa sorte.

Vil ecc.

Scena undicesima

Rosilena, Ormondo.
Ormondo
Sposa, tu piangi, e con fortezza io devo
Incontrar i miei mali?
Rosilena
Il giusto pianto
Non spargo su miei casi. I tuoi, cor mio,
Fan tutta la mia pena: e la più amara
E' ch'io la rea ne son.
Ormondo
Deh taci, o cara.
E se Rè di me degno esser degg'io,
O asciuga quei begl'occhi,
O ascondi quel bel pianto a gli occhi miei.
Rosilena
Come fra tanti mali io lo potrei?
Di questo pianto, o ingrato,
Tu ne sei la cagion. Perchè a periglio
Espor te stesso, onde scoperto or sei?
Ormondo
Furibonda, dolente
In vedendo la madre a forza tratta
Da stuol d'armati, e credei tosto a morte,
Legge non ebbe amor, meta il furore.
Rosilena
Che sia di te, di me?
Ormondo
Deh al mio dolore
Non accrescer di pena. Io vado, o sposa,
Al mio destin. Ah della sorte mia
Meno ingiusta, e crudel tua sorte sia.

Scena dodicesima

Rosilena
Rosilena
Mio debole dolor, si poco sei
Che non m'uccidi? Or via pietoso adempi
Gli atroci uffizj tuoi,
Che non è tanto il cor a si gran pena.
Compisci il tuo rigor, rinforza lena.
E se per mio tormento
Non mi svena il mio duol, pietosi Dei,
Ah fate pur, ch'io sia
Misera, senza impero, abietta, e vile;
Un prato sia il mio regno, ed il mio trono.
Non, mi togliete Ormondo, e vi perdono.

Fortunata pastorella
Sarò guida d'un'agnella.
D'un ruscelio, al mormorio,
Degl'augelli al dolce canto
Avrò, tutto il piacer mio,
Purché al caro sposo a canto
Viver possa in libertà.

Mi darà dolci tesori
L'innocenza di que' fiori,
E l'abietta
Fresch' erbetta
Grato soglio mi sarà.

Fortunata ecc.

Fine dell'Atto Secondo.

ATTO TERZO

Scena prima

Sala con Trono.

Zaffira, Ariadeno, Ergisto.
Ergisto
Si soffre Ormondo ancor? Colpa fallita
No è men rea; maggior la fà il vantarla.
Zaffira
Un misero si soffre all'or che parla.
Ariadeno
Placato è Arsace, e lo placai con pena.
Or, Principessa, amico,
Sta in vostra man del nostro Rè la pace,
E la gloria non men. Grato a vostr'opre
Ciò, ch'ei brama; vi chiede,
E per me i suoi desiri a voi discopre.
Zaffira
Che far poss'io?
Ergisto
Son suoi la spada, e il petto.
Ariadeno
Molto, Ergisto, ei desia,
Maggior però è il tuo core.
So, che sei generoso,
E ch'ami la sua gloria, e il suo riposo.
Ergisto
Tanto per lui degg'io.
Zaffira
Confusa io sono.
Ariadeno
Zaffira, che in mercè dell'opre tue
Ti promise sua fé, Zaffira ei chiede
Al tuo amor; E da te, saggia guerriera,
Pronto cor a'suoi voti, e cerca, e spera.
Tu dei sposa d'Ormondo
In cambio a Rosilena, apportar pace
A due Regi, a due regni.
Ergisto
(Soffrite questa ancor, giusti miei sdegni?)
Ariadeno
(ad Ergisto)
Ti turbi? ti confondi?
Zaffira
Grande per il suo Rè l'amor d'Ergisto
Non può tradir se stesso. Io di buon core
Sacrifico a sue voglie il genio mio.
Ergisto
(a Zaffira)
Dove di guerra andò quel fier disio?
Ariadeno
Che rispondi?
Ergisto
Non posso
Udir senza sorpresa i cenni suoi.
Ma se alla pace sua tanto si deve,
A costo del cor mio tutto si faccia.
(Sdegno, per poco ancor soffri, ch'io taccia.)
Ariadeno
Molto a te deve Arsace, amico Ergisto.
Zaffira
(ad Ariadeno.)
(A gran forza i suoi sdegni in sen reprime.)
Ergisto
M'è gloria il suo piacere.
(Vaste idee di regnar, all'arti prime.)

Scena seconda

Zaffira, Ariadeno.
Ariadeno
Ergisto parte, e freme,
E perderti non sa senza tormento.
Zaffira
Altra perdita ei piange, altra è sua pena.
Ariadeno
Tu pur parli gelosa.
Zaffira
Prence, t'inganni. Io non l'amai, ne l'amo.
Ne ministro il vorrei, ne m'avria sposa.
Ariadeno
E l'allettasti amante?
Zaffira
Perchè in lui temei sempre un traditore.
Ariadeno
Ha d'Arsace il favore,
Ne lice dir di più. Di Rosilena
Men vo a dispor il cor. Del tuo, e d'Ergisto
Assicura tu Arsace. Armi, ed allori
Lungi o Zaffira. Ai mirti, ed agli amori.

A quel volto, a quel seno, a quegl'occhi.
Fan torto quest'armi di Marte furor.

Senza brando gli strali tu scocchi,
Ferite possenti del Nume d'Amor.

A quel ecc.

Scena terza

Zaffira, poi Arsace.
Zaffira
Pastor mi piacque Ormondo, e non l'amai.
Ed ora Ormodo Re mi piace, e l'amo.
Arsace
Del tuo core amoroso
Da Ergisto intesi or or. Cara Germana
Quanto devo al tuo affetto.
Zaffira
Purché sia tuo piacer tutto prometto,
Ma Oronta, e Ormondo a te; German, io parto
Esposta esser non vuo forse a un rifiuto.
(Troppo presto, o mio cor, ti sei perduto)

Scena quarta

Arsace, che va sul Trono. Oronta, Ormondo condotti ds guardie.
Arsace
Di pietade, e d'amore
Questo si compia ancor ultimo dono.
Oronta
Sei Re, mio figlio sei. Pensa, e ti basti.
Ormondo
Perche ancor ti veggiam?
Arsace
A me dinante
Vi chiama ancor clemenza. Arsace io sono.
Vincitor, generoso, a torto offeso.
Pena, e rossor almen, se non rimorso
Dovrian svegliarvi in seno,
E le perdite vostre, e vostre frodi.
Pur uso ancor pietà!
Ormondo
Parlaci d'odi.
Arsace
Il non più vostro trono,
Eccomi, ingombro. In me fissate, e in esso.
Questa già vostra fede, ora mio acquisto
E' rimprovero degno al vostro orgoglio;
E vi rinfaccia l'onte
Il vostro vincitor dai vostro soglio.
Ormondo
Quai colpe ne rinfacci! e quai tralasci.
Arsace
Ma lasciam tutto ciò. Le offese obblio.
Ingiurie, sdegni, frodi
Non si rammentin più. Nodo di pace
Stringa due regni, e a Ormodo unisca Arsace
Ormondo
(ad Oronta.)
Qual sia l'empio pensier?
Arsace
Eccomi scendo
Dal soglio non più mio. Se fu mio acquisto
Sia mio dono. Vi sieda Ormondo, e regni.
Oronta ad esser grande impari, e insegni.
Ma questo è poco. Al trono ancor v'aggiungo
Sposa, che lo fecondi, e sia Zaffira.
Chiedo a voi Rosilena, e vuo doverla
Ai vostro amor. Uguale . . .
Ormondo
Non più, tiran, non piu, ch'io ben sapea
Che per tanta virtù cor non avevi.
E' poco prezzo il mio, poco il tuo Impero
A tanto assenso. Ne vincesti, è vero,
Perchè non era in nostra man la sorte.
Ma il cor, che tutto è nostro
Di vincer non sperar.
Arsace
In mio potere
E' pur la vostra sorte, e la mia bella.
Piacer conteso al fin più invoglia, e allctta.
Ormondo
Ma una donna nemica al letto aspetta.
Arsace
La vergine inocente
Sollecitate voi, superbi, a gl'odi.
Pagherà vostro sangue il suo rifiuto.
Ormondo
Sialo. Farem vendetta assai migliore.
Noi la paghiam col sangue, e tu col core.
Arsace
E ben tosto. Già sveglia
Mia negletta pietà tutti i miei sdegni.
Costui si leghi, arcieri.

Scena quinta

Rosilena, e detti.
Rosilena
Arsace, Arsace,
Mio vincitor, mio Re.
Arsace
Se menzognera
Torni ancor per tradirmi, in van si spera.
Rosilena
Eccomi a' piedi tuoi. Ad un'afflitta
Vergine Principessa,
Che pur tu adori, un sommo duol risparmio.
Perdona all'innocente, e l'amor mio,
L'amor suo col tuo amor libra, e compiangi.
Oronta
Una vita precaria
D'Oronta il figlio offende, e in van tu piangi.
Ormondo
Sposa, mi lascia al mio
Men acerbo destin.
Rosilena
Donalo a questo
Immenso mio dolor, donalo a'prieghi,
E quest'amaro pianto,
Che pur è sangue mio, paghi il tuo sdegno.
Arsace
Sorgi. Tu poi placarmi. Io più non voglio,
Che te mia sposa. E se contrasta ancora,
Voi soldati, a mie stanze
La strascinate, e pria
Su gl'occhi lor cada trafitto Ormondo.
Già s'avanza la notte. Al regio letto
nemica, o mia sposa or or t'aspetto.

Vincitor, nemico, amante
Fui pietoso, cortese, e costante.
Ma farò, poiché vi piace,
Vincitor, nemico, e Re.

Sdegni amate, e sdegni avrete,
E l'ingrata, superbi, vedrete
Strascinata alla mia pace,
S'è nemica alla mia fè.

Vincitor ecc.

Scena sesta

Rosilena, Oronta, Ormondo.
Rosilena
A me nozze, o a te morte? Idolo mio,
Che per salvarti, i baci
Tolti al tuo labbro ai rio fellon io porti?
Ah troppo amaro è il sagrifizio, e questa
Cruda pietà tutti i tuoi mali avanza.
Ch'io t'abbracci e t'uccida? Empia costanza!
Ormondo
Tutti adempisti, o sposa,
D'un cor fedele i voti. Eh vivi.
Vogliono il sangue mio. L'empio comando
(alle guardie)
Esequite, o crudeli.
Oronta
Indietro, o mostri.
Ahi che al fiero cimento
Vien meno il mio coraggio. Al tuo destino
Cedi mio figlio, e vivi. Ad un'afflitta
Misera Madre vivi.
Ormondo
Ah Madre. Dove
La tua costanza? ove il tuo cor si forte?
Oronta
Potei voler, ma non veder tua morte.
Rosilena
Se il mio non provocasse il vostro fato
D'affanno uscir saprei. Ma si fatali
Hò gli aftri a i voti miei,
Che ne men desiar devo i miei mali.
Oronta
Tu segui pur tua sorte, e salva il figlio.
Ormondo
Tu m'insegnasti ad esser grande, ed ora...
Oronta
Regina io son; ma sono madre ancora.
Rosilena
Tiran, s'io ti rifiuto,
S'io ti piaccio, e t'abborro, in me punisci
La colpa di piacerti, e i scherni tuoi.
Ormondo
L'ultimo fasto ancor del suo trionfo
Nella nostra viltade avrà il nemico?
Oronta
Figlio, diletto figlio,
Vile non ti vogl'io. Ti dica questo
Tenerissimo amplesso
S'amo in te la tua gloria, ed il mio sangue.
Deh perdona al mio amor, e in questi baci
Ravvisa, ch'io ti voglio
Non vil, ma di te degno, e generoso.
Figlio.. M'intedi.. Oh Dio!.. Più dir non oso.
Ormondo
Invitta madre, addio. Vivi, e ti serba
A di più lieti. E tu dolce mia sposa,
Misera, perchè fida, al cener mio
Dona qualche sospir.
Rosilena
Avrà l'Amante
Tenerezza, che basti anco alla madre.
Soldati, egli si lasci.
Vengo sposa ad Arsace.
Ormondo
Oh infida!
Rosilena
Ormondo
Non m'incolpar di poca fè. Più grato
Sagrifizio per te far non poss'io.
Ti perdo per salvarti. Ah vivi. io cedo
Al mio destin per far men fiero il vostro.
Cosi egli vuol. (Saprò sottrarmi a un mostro.)

Debole, infida
L'alma non hò,
Se vuol, ch'arrida
Ad empj affetti
Forza del fato
Legge del Ciel.

Fiero, e spietato
Egli esser può.
Ma legge ria
Non fà ch'io sia
Meno fedel.

Debole ecc.

Scena settima

Oronta, Ormondo.
Oronta
Ah disleal.
Ormondo
Non l'accusar, o Madre,
Ch'e misera per noi.
Oronta
Dovea con noi morir. Serbiamci, o figlio,
A una doppia vendetta, e faciam uso
Di questa libertade, arte, non dono.
Ormondo
Quai di speranza ancor tuoi pensier sono?
Oronta
Del viver tuo sparsa è la nuova. Freme
Con non pochi de'Parti
Stuolo de'nostri. Andiam a loro. A vista
Di te, di me ben spero
In quelli ira destar, in questi fede.
AOrmondo
Vassalli, o amici al suo partir non lascia
L'incostante fortuna. Io pur m'arrendo
Al tuo voler.
Oronta
Tutto tentar pretendo.

Un raggio ancor di spene
Lusinga le tue pene
Con dolci inganni suoi.
Poveri affetti tuoi
Se il raggio è menzogner
E il cor s'inganna.

Non serba
La superba
Di fede un sol pensier;
Che affetti senza trono
Miseri affetti sono,
E li condanna.

Lusinga ecc.

Scena ottava

Ormondo, poi Zaffira.
Ormondo
Benchè in balia del tuo nemico, ò sposa,
Non temo di tua fede.
Zaffira
E' Arsace messaggier del tuo rifiuto?
Cosi dunque deforme
E' il mio amor, il mio volto,
Che ne men meritar possa un tuo sguardo?
Ormondo
Suora d'Arsace, a chi favelli?
Zaffira
A Ormondo
La Germana d'Arsace,
L'idolatra d'Ormondo ora favella.
Stupisci? E pur io t'amo,
E pur t'ama il German. Ambi vogliamo
L'amor tuo, la tua gloria, e la tua pace.
Ormondo
Anche Zaffira ha in seno il cor d'Arsace?
Zaffira
Si, perche, come il suo, non è, che amante.
Caro, nel tuo sembiante
Deposte hò l'ire mie. Le prime faci
Tu m'accendi in sen.
Ormondo
O parti, o taci.
Zaffira
Crudel, a te nemico,
Alla patria, alla Madre, a Rosilena,
E ingiusto all'amor mio.
Ormondo
Un fra tanti nemici or non mi svena?

Qual io cerco l'estremo mio fato,
Tal il fonte col fianco piagato,
Cerva errante cercando non và.

Alla doglia, che fera m'affanna,
Non sarebbe mia morte tiranna,
Ma conforto, diletto, e pietà.

Qual ecc.

Scena nona

Zaffira.
Zaffira
Non disperiam. All'or, ch'ei vedrà al letto
Del Germano l'amata,
Dell'amor suo rallenterà le fiamme;
E otterran la mia fede, i pianti, i prieghi
Che al mio dolor almen egli si pieghi.

L'occhio nero,
Il ciglio arciero
Il dolce brio
Dell'idol mio
Mi ferisce, e m'innamora,
E il mio cor la piaga adora,
E lo stral, che mi piagò.

Voi pietose
Alme amorose,
Che il mio duolo compatite,
Deh mi dite
Se del volto,
Che m'ha colto
Il più vago amar si può.

L'occhio ecc.

Scena decima

Loco magnifico di Logge, per cui si passa a' regj appartamenti. Con scale, che introducono alle medesime.

Guardie Reali.

Ergisto con soldati.
Ergisto
Queste soglie reali,
Soldati, a voi consegno.
E' d'Arsace il comando; e voi partite.
(Le guardie partono.)
Siam soli, o amici. L'ombre
Crescono, e a nostr'idea matura è l'ora.
Prevengo Arsace, e all'ora,
Ch'alla sua sposa ei venga, a morte vada.
Farem poscia, che cada
Su chi più gioverà la nostra colpa.
Per trar di vita quei, noi di sospetto.
Con apparente zelo
Cadranno i più nemici, ed i più forti.
Alla vendetta, amici
Della sua tirannia, de i nostri torti.

Scena undicesima

Oronta, Ormondo, soldati, poi Rosilena.
Oronta
Si, vassalli, ecco Ormondo.
Il vostro Rè, il mio figlio è l'infelice.
Risvegliate il coraggio. I Padri, i figli,
Vostre vedove mogli
Vi chiedon libertade. Ad ogni passo
V'è un cadavere, e forse
Cadavere de'vostri, orror, e inciampo.
E voi, cui tocca in Campo
Un'empio di seguir, a che sudate
Sotto il peso dell'armi? Ei là tra vili
Piaceri effeminati, il prezzo gode
Delle vostre ferite,
Ed a voi resta sol ingiuria, e danno.
Ormondo
Pera, amici, il tiran.
Rosilena
Peri il tiranno.
Del Ciel fu il colpo. A lui si dee mercede.
Quest'acciar fu il ministro,
E questo sangue del gran colpo è fede.
Oronta
Arsace è morto?
Ormondo
O ardir!
Rosilena
E' morto Arsace,
E l'avido di sangue
Ora nel sangue suo si sazia esangue.

Scena dodicesima

Arsace, Zaffira, e detti.
Arsace
Quai armi, qual rumor?
Oronta
Che veggo?
Ormondo
Arsace?
Rosilena
Schernita io son.
Arsace
(a Rosilena)
Qual ferro, e di chi il sangue?
Oronta
Amici, ecco il fellon.
Ormondo
Soldati all'armi.
Arsace
All'armi si, a punirvi, a vendicarmi.

(Segue la pugna con la perdita d'Ormondo.)

Scena ultima

Tutti.
Ornta
Babaro Ciel!
Ariadeno
Tu sei troppo ostinata.
Rosilena
Ingiusti Dei!
Arsace
Cosi crudele, e ingrata!
Zaffira
Vivi per gloria mia.
Ormondo
Vivo per pena.
Arsace
Di chi il sangue, e l'acciaro, o Rosilena?
Rosilena
Quel ferro è mio. Quel sangue,
Sappi ancor questo, e sfoga poi il tuo sdegno
E' di chi s'usurpò nelle tue stanze
Sconosciuto il tuo colpo.
Zaffira
E chi l'indegno?
Arsace
Vanne, Prence, e t'accerta.
Ariadeno
Io pronto volo.
(parte)
Ormondo
Ne' miei maggiori mali io mi consolo.
Arsace
Tale al mio letto vieni?
Rosilena
Odimi, e spera.
Spenta ogni face, a canto
Della prima tua soglia io t'attendea
Armata, ed impaziente. Ed ecco uom sento
Te il credo, e godo. Egli s'avanza appena,
Ch'io vibro il pronto colpo. Ei cade al suolo,
E il vibrar, e il cader fu un tratto solo.
Ormondo
Fedele idolo mio!
Zaffira
Tanto coraggio? ...
Rosilena
Mira Arsace quel ferro, e il primo amplesso
Riserbato al tuo sen vagheggia in esso.
Oronta
O ben degna di noi, scusa il mio inganno.
E tu spietato, mira,
Mira il fin de' tuoi sdegni, e del tuo amore.
Ama, e minaccia pur; ma pensa, e fremi,
Ch'il tuo sdegno, e il tuo amor di noi più temi.
(Ariadeno ritorna,)
Ariadeno
Signor, Ergisto è il reo. Lo ritrovai
Presso a spirar. L'accusan di ribelle
Pochi, e confusi lai.
Arsace
Barbare stelle!
Ergisto mio nemico? Ergisto primo
Fomento di tal guerra?
Iniquo! Al suo fallir lieve è sua pena.
Son pochi, ed or lo veggo
I veri amici a i Rè. Fido Ariadeno,
Avessi saggio almeno
Distinto la tua fede, i tuoi consigli.
Rea passion m'acciecò. Ma pur si renda
A te ragion, e al mio dover. Amata
Non più mia Rosilena,
Premio di tua costanza Ormondo abbraccia,
E Ormodo abbia il suo regno. E tu perdona.
Oronta generosa,
All'incauto amor mio, se mi fè vile.
Oronta
Un delitto d'amore,
Se può vederlo un cor, e lo condanna,
Non è viltà del cor, gloria è del core.
Ariadeno
Qual fosti, invitto Arsace, Eroe ritorni.
Zaffira
Già che in seno d'Ormondo
Non vuole il mio destin contenta farmi,
Torno d'amor nemica a prender l'armi.
Ormondo
Generoso rival ti stringo amico,
E la fida mia sposa al seno abbraccio.
Rosilena
Per te, glorioso Arsace,
Stringe fastoso amor si dolce laccio.
Arsace
Regnate pur felici.
Rosilena
A sdegni miei . . .
Arsace
Fur giusti. Obblio ricopra
I vostri dispiaceri, e i miei rossori.
Ariadeno
E sian compensa a i danni i vostri amori.
Coro
Splenda in Ciel d'amor la face,
Tutto sia gioja, e contento.

E da eterna amica pace
Ogni sdegno resti spento.

IL FINE.


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Ultimo aggiornamento 28 novembre 2021