Scanderbeg, RV 732

Dramma musicale in tre atti


Testo del libretto


ATTO PRIMO

Scena prima

Accampamento sotto le Mura dì Croia, con veduta della Città.

Amurat, e Ufiziali Turchi.
Amurat
Soldati, in quelle Mura
Chiudesi Scanderbeg, il mìo più fiero
Più terribil nemico; il gran mestiero
Dell'armi egl'imparò nella mia scuola;
Tutti i Germani suoi
Estinsi col veleno,
E questa serpe sola,
Stolto, a miei danni io m'allevai nel seno;
Che per farmi pentire
Della pietà, che sempre io detestai,
Fattosi a me rubello,
Questa mercede egli mi rende omai.
Oggi l'ultimo assalto
Darassi a Croia, e quel fellone io spero,
Mercè del valor vostro,
Vedermi innanzi o morto, e prigioniero.

Scena seconda

Detti, Acomat, Aroniz, Doneca, con Pastori, Schiavi, e altri Soldati.
Acomat
Queste novelle prede,
Dalle vicine selve,
Invitto, e gran Signor, traggo al tuo piede.
Amurat
Acomat, (ahi che volto!) e si gentili
Nudriscono, e sì belle
I Boschi d'Albania le Pastorelle?
Acomat
Accostatevi olà: del nostro Marte
Inchinate il valor, servite a' cenni.
Aroniz
(All'inganno Aroniz.)
Doneca
(Doneca all'arte.)
Aroniz
Alle tue Regie piante,
Monarca invitto, e forte,
S'inchina Ergasto
Amurat
Taci,
Aroniz
Rifiuto della morte,
Avanzo dell'età. Tu parla, o bella.
Doneca
E se ricufi d'ascoltare il Padre,
Che può dirti la Figlia?
Amurat
(Ahi che leggiadre,
Ahi che vezzose ciglia!)
Doneca
Abitatrice
Di queste selve Erifile son'io,
Figlia d'Ergasto, e per mia cruda sorte
Ora dell'armi tue preda infelice.
Amurat
(Eh che del volto tuo preda è il cor mio.)
Doneca
Godeamo in dolce pace
L'ore tranquille, e strepito di Marte
Turbata um avea
Quella dell'Aibanìa remota parte,
Finchè ne'più nascosi,
E folti Boschi il cieco tuo furore
Non giunse a disturbar nostri riposi.
Amurat
Altera, quanto bella,
Acomat, è costei.
Acomat
Và sempre unito
L'orgoglio alla bellezza.
Amurat
Or tu favella.
Aroniz
Tutto ha detto mia Figlia,
Sol'io soggiungo, che non e già gloria
Del Monarca de' Traci
Vantar per sua Vittoria
Una semplice Ninfa, ed innocente,
E un'inerme Pastor vecchio, e cadente.
Questo povero dono
Di libertà, se da tua Regia mano
A noi lice implorar - -
Amurat
Taci, villano:
L'esser Padre a costei
Ti toglie al mio rigor; sai, ch'è tuo vanto
Il peso strascinar de'ferri miei?
Acomat, Padre, e Figlia a te consegno;
Gli altri Schiavi più vili
Sieno impiegati in varie opre servili.

Preda omai omai delle sue prede
Si lusinga questo core,
Che contento un dì sarà;
Chi per me non ha mercede,
Chi per me non sente amore,
Nè men speri aver pietà,
Preda, ecc.

Scena terza

Acomat, Doneca, Aroniz, poi Asteria in disparte.
Acomat
Erfile, consolati, che Amore
Della tua prigionìa ristora i danni,
E '1 tuo volto dà legge al Vincitore.
Doneca
Questo, di tanti affanni
Per me sarìa l'estremo.
Acomat
Perchè?
Doneca
Perchè non curo
Amurat nemico, amante il temo.
Acomat
Così ritrosa sei?
Aroniz
Gran Duce, senti:
I Pastor d'Albania vivon contenti
Nella lor povertà,
Ricchi sol di due gioie,
Onore, e Libertà;
Questa tu ci togliesti,
Ma lo soffriamo in pace,
Purché l'altra ci resti,
E prima, che rapita
Questa ci sia, noi perderem la vita.
Acomat
Costanza intempestiva
Sempre non è virtù; la vostra Sorte
Cangiò l'aspetto, a voi cangiar conviene
Genio, e pensier.
Aroniz
Tra ceppi, e le catene
Non smarrisce il coraggio un'alma forte.
Acomat
Alme di tanto pregio
Non vantano le Selve.
Doneca
Anzi virtude
Ama aver per ricetto
Più delle Regie altiere un'umil tetto.
Acomat
Bella, men spiritosa
Or mostrarti conviene, e più amorosa;
E'se del Vincitore
(Qui viene Asteria in disparte)
Al Sol degli occhi tuoi l'alma s'accende,
Non gli negar mercede.
Asteria
(Ah traditore!)
Acomat
Ciò, che Marte t'invola, Amor ti rende.
Di tua sorte l'oltraggio
Emendi - -
Asteria
Segui, segui pur, malvaggio.
Acomat
(Che dirò ?) Bella Asteria - -
Asteria
Beila a me? Mentitore;
Nuova beltà t'avvinse
Fra catene plebee l'infido core.
Doneca
(al Padre)
(Di me singelosì.)
Acomat
(Scoprir non lice,
Che 'l di lei Genitor ne vive amante.)
A queste regie piante
Erifile t'inchina;
Questa è del Gran Signor l'inclita Figlia,
Tua Signora, e Regina.
Doneca
Al Regio piè - -
Asteria
Nò, ferma, di tue ciglia
S' un vago lampo il tuo destin corregge,
Ed un tuo sguardo al vincitor dà legge,
Nò, che schiava non sei. Questo vil segno
(Asteria leva la Catena a Doneca)
Lascia di sehiavitude.
Acomat
(In quale impegno
M'ha posto ora costei.)
Doneca
Segui, o Signora,
L'opra tua generosa, e sciogli i ceppi,
Come alla Figlia, al Genitore ancora.
Asteria
E'giusto. Olà, sì tolga
A quel Vecchio infelice
(un Soldato leva la Catena a Aromiz.)
La catana dal piè.
Aromiz
Laccio più forte
Tu stringi all'alma.
Asteria
In libertà tornate.
Acomat
Piano, Àsteria, non sai
Quanto geloso sia
Della lor prigionia il Re tuo Padre?
Asteria
Ed alle Tracie Squadre
Reca sì gran vantaggio
D'imbelle Pastorella,
E di Vecchio cadente il vil servaggio?
Acomat
Nò, ma con tal premura
Commesse i Prigionieri alla mia cura,
Ch'io temo - -
Asteria
Ah sì, t'intende,
Perfido, questo cuore. Alle mie Tende
(ai Soldati)
Scortate i Prigionieri.
Acomat
Per alrro, alcun non speri
Fuori del Vallo uscir; per voi la morte
Sarìa la minor pena.
Aromiz
Laccio di cortesia tenace, e forte
Più di quello del piè l'alme incatena.
Doneca
La sua gentil pietà
Così m'incatenò,
Che sempre tua sarò
Tra' lacci di mia Fe;
La prima libertà
Già non sospiro più,
Sì dolce schiavitù
L'alma legommi, e'l piè.
La sua, ecc.

Scena quarta

Asteria, e Acomat
Asteria
Che fai, fellon! Non segui
La bella preda tua?
Acomat
Sospetti a torto Arteria di mia Fe.
Asteria
Non è sospctto,
E' certezza la mia.
Acomat
Pur'io ti giuro
Per la fe di Macon - -
Asteria
Taci, spergiuro!
Troppo tintesi: a così vile oggetto
Mi posponesti, ingrato,
Che questo regio cor d'averti amato
Ha rossore, e dispetto.
Acomat
Il cor costante
Dell'amor suo sincero
Fede sarà - -
Asteria
Non asseristi amante
Della sua preda il vincitore?
Acomat
E' vero.
Asteria
Non fu preda colei
Dell'armi tua?
Acomat
Nol niego.
Asteria
Dunque di quella amante ora tu sei.
Acomat
O questo nò.
Asteria
Come?
Acomat
M'ascolta - oh Dio,
Più dir non posso.
Asteria
Parti,
E per sempre t'invola al guardo mio.
Acomat
Puoi vietarmi il mirarti,
Ma ch'io non ami i tuoi vezzosi rai,
Can tutto il tuo poter far non potrai.

Pria vedrai tornare al fonte
Il ruscel figlio del monte,
Ch'io mi volga ad altro amor;
Pria vedrai col gelo il foco
Ben cangiar natura, e loco,
Che si cangi questo cor.
Pria, eec.

Scena quinta

Asteria, poi Ormando con Soldati Albanesi
Asteria
Alma cosi incostante
Chiude in petto Acomat, ch'al primo lampo
Di rustica beltà si rende amante?
E per cattiva, e povera bellezza
I regj affetti miei non cura, e sprezza?
Ormondo
Ferma, sei prigioniera.
Asteria
O Cielo, aita!
Padre, Acomat, Soldati,
Alcun non mi soccorre? Io son tradita.
Ormondo
Bella, della tua sorte
Segui il decreto, e vieni
Schiava di Scanderbeg.
Asteria
A me ritorte?
Servil laccio ad Asteria,
Del Monarca de' Traci unica figlia?
Ormondo
Figlia sei di Amurat? ( Oh nobil preda!
Oh felice sortita!
Oh tesor di bellezze! oh guance! oh ciglia!)
Asteria
Misera, al mio soccorso
Sordo è 'l ciel, sordo il Mondo?
Ormondo
Serena il volto, e spera - -
Asteria
Scanderbeg sei tu?
Ormondo
Io sono Ormondo,
Di Scanderbeg il maggior Duce, Vieni,
Amore, gentilezza, e cortesìa
Presso a' nemici tuoi regnar vedrai,
Nè di tua prigionìa
Segno verun, fuori che 'l nome avrai.
Asteria
Han rivolto oggi a' miei danni
Due Tiranni,
Amore, e Sorte,
Il cor barbaro rigor.
L'uno all'alma, e l'altra diede
Al mio piede
Le ritorte,
Cieca Sorte, e cieco Amor.
Han, ecc.

Scena sesta

Quartiere d'Asteria con Padiglione ferrato

Doneca, Amurat, e poi Acomat.
Doneca
Non cede per minacce
Qucsto mio cor, nè per lusinghe, o vezzi.
Amurat
Rozza, incivil beltà, così disprezzi
D'un Monarca gli affetti?
Doneca
Finchè non hai soggetti
I sensi alla ragion, t'usurpi a torto
Il titolo di Monarca; e come vuoi
Dar leggi altrui, se pria
Non ìmpari a frenar gli affetti tuoi?
Amuat
Se amore, e cortesìa
Nudrisce in te l'ardire,
Io la forza userò.
Doneca
Chi sà morire
Forzata esser non può.
Amurat
Rustico orgoglio
Domasi al fin cosi- -
Acomat
Di qual cordoglio
Foriero a te son' io?
Amurat
Duce, che porti?
Acomat
A te, Signor, rapita
Ha Scanderbeg la Figlia; (a me la vita)
Amurat
Asteria prigioniera?
Doneca
(O Ciel, che sento!)
Amurat
Degli Ottcmanni il sangue
Tra catene plebee? Tanto ardimento
Un vil Re dell' Epiro? Àl braccio mio
Qual Demone, qual Dio
Potrà sottrarlo? Io porterò tra poco
La dentro il mio furor, nè a ferro, a foco,
Ne a sesso, ne ad età darò perdono,
E sia tomba, e feretro
Al rapitor l'ìstessa Regia, e 'l Trono.

Fier Lione, se i parti gli toglie
Indiscreto, crudel Cacciator,
Doppia furia nel petto raccoglie,
Doppio fuoco, di sdegno, e d'amor;
E scorrendo rabbioso la selva,
Agitato da un cieco furor,
Ogni Damma, che incontra, ogni Belva
Gli sembra l'iniquo rattor.
Fier, ecc.

Scena settima

Doneca, e Acomat
Acomat
Erifile.
Doneca
Aeomat, perduta Asteria,
Perdei la mia difesa.
Acomat
Io perdei 'l core
Ed or del core in vece
Dà spìrto a questo sen la speme, e Amore.
Ma la speranza differita, oh Dio,
Serve di pena ancora
Con l'Aspra sua dimora all'amor mio.

Se non fosse la speranza
Di riporla in libertà,
Io di già
Per dolor morto sarei.
Se dà vita a questa salma,
Più che l'alma,
Il bel volto di colei.
Se, ecc.

Scena ottava

Doneca
Doneca
Invitto Scanderbeg: ah se vedessi
Doneca, la tua Sposa,
In schiavitù sì barbara, e penosa
D'un Tiranno feroce,
Esposta all'ira, ed all'amore insano,
Per franger di tua mano
Al mio piè le ritorte;
Non temeresti d'affrontar la Morte.

Fra catene ognor penando,
A cercar va la sua pace
Il mio core in libertà;
E 'l pensier di quando in quando
Vola intorno alla sua face,
Col sperar, ch'un dì godrà.
Fra, ecc.

Scena nona

Cortile nel Palazzo di Scanderbeg.

Scanderbeg, Climcne, e Soldati Albanesi.
Scanderbeg
Climene.
Climene
Mio Signore,
Scanderbeg
Ancor non riede
Dalla sortita Ormondo.
Climene
O ch'egli avvinto
Gcme tra ìe ritorte,
O che preda di morte ei giace estinto.
Scanderbeg
Convien dunque soltrarlo
Con novella sortita
Alle Tracie catene, o vendicarlo.
Io m'accingo all'impresa:
Tu, me lontano, intanto
Veglia di queste Mura alla difesa.
Climene
A te nota è la mia fede,
Ed io so quanto richiede
Da me il debito, e l'onor.
Viva pur quieto, e sicuro
Il tuo cor, così ti giuro
Sulla fede del mìo cor.
A te, ecc.

Scena decima

Scanderbeg, poi Ormondo, e Asteria con Soldati.
Scanderbeg
Guerrieri, all'armi. Ormondo,
O sìa preda del Trace, opur di Morte,
Si vendichi, o si tolga alle ritorte.
Dalle Coste d'Epiro omai partita
E' Doneca mia Sposa, e già si trova
Nelle selve vicine. Apra la spsda,
Per condurla al mio letto, ed al mio Soglio
Fra le squadre nemiche a lei la strada.
Andiam - - Ma qual fragore
Odo di liete Trombe?

(Si sentono Trombe)
Ormondo
Ecco, Signore,
Preda dell'armi tue la bella Asteria,
Del superbo Amurat l'inclita Figlia.
Deh mira in quel bel volto
Quanto è vago il dolor da quelle ciglia
In lacrime disciolto
Un diluvio d'ardor piove per l'alme.
Scanderbeg
Conte d'Urana, sai, che lauri, e palme
Non allignano mai tra mirti, e rose;
Di due luci vezzose
Remora del valor sovente è il pianto;
Sò, che m'intendi, Asciuga, o bella, intanto
Gli afflitti lumi; è vero,
Che libertà perdesti, e Genitore,
Ma per la vita tua, e per l'onore
Tra le nemiche squadre
In me ritrovi il difenfore, e'l Padre.
Asteria
Non è poca mia sorte
Tra le sventure mìe
Cadere in man d'un vincitor sì forte,
Sì gcneroso, e grande. Ogni mio pregio
Di costanza, d'onor, d'animo Regio,
Sù cui ragione alcuna
Non ha l'empia fortuna, a te consegno.
Tu, da ogni oltraggio indegno,
(Se al pari del valore
Virtude, e cortesìa vantan gli Eroi)
Custodirc or dovrai, perchè son tuoi.
Scanderbeg
Se anch'io dovessi secondar gl'inviti
D'un giusto sdegno, e vendicar la morte
De' miei German traditi,
Che ostaggi del tuo crudo Genitore
Restar sagrificati
All'interesse, e al suo brutal furore,
Sovra di te sua Prole or' io potrei
Saziar gli sdegni miei;
Ma non ha Scanderbeg
L'anima d'Amurat; sulla mia fede
Vivi Asteria sicura.
Asteria
Ed io per tua virtù, per tua mercede
Sempre benedirò la mia sventura.
Scanderbeg
Rendì al cor la bella pace,
Del timor spegni la face,
Che minaccia al tuo bel pctto
Fieri nembi, atre procelle;
Torni pure in dolce calma
Lieto il seno, e lieta l'alma,
Ne timore, ne sospetto
Più ti laceri, e flagelle.
Rendi, ecc.

Scena undicesima

Asteria, Ormondo, poi Scanderbeg con Soldati.
Ormondo
Bell'Asteria, tu miri
In Ormondo un nemico. Io del tuo affanno
Fui ministro, lo sò, ma il tuo bel volto
Già degli oltraggi tuoi vendica il danno;
E se tra' lacci involto
Tu porti il piè per mia cagione, Àmore
Con più forti catene
Per te, bella, mi tiene avvinto il core.
Asteria
Che intendo? E così rende
Te superbo il trionfo, e me si vile
La schiavitù, che d'aspirar pretende
A' Regj affetti miei, folle, il tuo amore?
Ormondo
Ogni ragion sul vinto
Concede la vittoria al vincitore.
Asteria
Non mai ragion sull'alma.
Ormondo
Sol la tua bella salma
E' de'miei detiderj
L'unico, e caro oggetto.
Asteria
Fin ch'è unita allo spirto, in van la speri.
Ormondo
Col disprezzar l'affetto
Non irritar del Vincitor lo sdegno.
Asteria
Io di questo mi rìdo, e quello sdegno.
Ormondo
Superba, a tuo dispetto,
Amante risoluto - -
Asteria
Olà, rispetto - -
Scanderbeg
Pnncipessa, quai voci?
Asteria
Osò, Signore,
Temerario costui
A me scoprir del suo malnato amore
L'insano foco.
Scanderbeg
Onde cotanto ardire?
Ormondo
Sai, che Amor non ha legge.
Scanderbeg
Non ha legge in quel seno,
In cui ragion non regge
De' bassi affetti il freno.
Ormondo
Ella mia preda fu.
Scanderbeg
Ma chi non vede,
Se tu per me combatti,
Che mie conquide ancor son le tue prede?
Ormondo
(Intendo, e pur conviene
Dissimular.) Perdona, o mio Signore.
Scanderbeg
Quel nobile rossore,
Di cui vergogna il volto ora ti copre,
Del tuo fallo il rìmorso a me discopre;
Qucst'io voglio, che sia.
fer ora il tuo supplizio, in avvenire
Se non freni l'ardire, e non t'emendi,
Conte d'Urana, altro gastigo attendi.
Ormondo
Dall'escmpio del tuo cuore
Prender norma il mio saprà,
Se resiste al cieco Dio
Il tuo cuor, farò, che'l mio
Non s'accenda allo splendore
D'un'amabile beltà.
Dall'esempio, ecc.

Scena dodicesima

Asteria, Scanderbeg, e Soldati.
Scanderbeg
Principessa, dal seno
Sgombra il timore omai; questi Custodi
Per tua difesa in ogni tempo avrai.
Asteria
Con più tenaci nodi
Rende tua cortesìa
Schiava di tua virtù l'anima mia.

Con due lacci, con due nodi
Stringer godi
Il mìo core, ed il mio piè,
Ma quel primo è sì soave,
Che men grave
L'altro poi rendesi a me.
Con, ecc.

Scena tredicesima

Scaaderbeg, Ormondo con Strale, ed una Lettera.
Ormondo
À Questo dardo appeso,
Giunse per l'aere a te diretto un foglio.
Scanderbeg
Che sarà?
(legge)
"Scanderbeg, con mio cordoglio
Noto ti fo , come Doneca, ed io,
Sotto rustiche spoglie
Schiavi siam d'Amnrat.
Aroniz"
Or. Che intendo!
Oh Dio!
La mia Sposa? Ahi lasso! E vivo?
Il mio Sole, il mio Bene
Geme tra le catene
D'un Tiranno crudel, d'un Re lascivo?
E come, o Ciel, sicura
Fia tra gli artigli d'un'Astor rapace
Una Colomba pura?
Ma, a che spcndo in querele
Il tempo inutilmente? Ormondo, al Campo
Vanne mio Messaggcro, ed al crudele
Superbo Trace esponi
Del Principe Aroniz, e di Doneca
La prigionìa. Proponi
Il cambio degli Schiavi.
Prega, esorta, consiglia,
Se col Suocero a me rende la Sposa,
Àl sen paterno io renderò la Figlia.
Ormondo
(Oh deluse speranze!) Ah, mio Signore,
Rifletti pria - -
Scanderbeg
Non vuol consigli Amore.

Non ama il Colombo
La dolce compagna,
Se preda la mira,
E solo sospira,
E geme, e si lagna,
Ne aita le da.
Quell'alma fedele,
Che franger procura
Il laccio crudele,
Che stringe la bella,
E volge ogni cura
Per rendere a quella
La sua libertà.
Non ama, ecc.

Scena quattordicesima

Ormondo
Ormondo
Ingrato Scanderbeg: è questa dunque
La norma che mi dai? Questa mercede
Tu rendi al mio valor? Con le mie prede
Dalle Tracie catene
Ricompri la tua Sposa?
E' in te virtude, in me delitto Amore?
Che risolvi mio core - -
Un'amor disperato e che non osa?

Se mi porge il crin Fortuna,
Perchè goda amante il core;
L'afferrarlo è mio pcnsier;
Dammi tu l'ingegno Amore,
Che anco in fasce, e nella cuna
Sei Gigante, o Nume Arcier.
Se, ecc.

Fine dell'Atto Primo.

ATTO SECONDO

Scena prima

Campagna con Padiglione Regio,

Doneca, e Aroniz
Aroniz
Di nostra prigionìa l'infausto avviso
Per me giunse al tuo Sposo;
E quel cor generoso
Spero non soffrirà lunga Stagione
Tra barbare ritorte
Col Suocero languir la sua Consorte.
Doneca
Del lascivo Regnante
Mi spavcnts l'amor più che lo sdegno.
Aroniz
Di nulla sa temere alma costante.

Chi per morire ha cor,
Non fa che sia timor,
E vince il rio destin chi nel Cicl spera,
Così tu puoi sperar
Un giorno dì stancar
Il perfido rigor d1 Sorte Nera.
Chi, ecc.

Scena seconda

Amurat con Soldati, e detti, poi Acomat
Amurat
Erifile, è già stanca
Delle ripulse tue mia sofferenza:
La troppa mia clemenza
Nudridce in te l'orgoglio;
Risolvi in quest'istante:
Son Monarca, ed amante, e posso, e voglio.
Doneca
Voler ciò, che non lice,
Da Monarca non è, ma da Tiranno;
E puoi d'un'infelice
Terminar con la vita ancor l'affanno;
Ma ch'io consenta mai
Al tuo ingiusto voler far non potrai.
Amurat
Non potrò? Tuo malgrado - -
Aroniz
Ah gran Signore,
M'ascolta: Son diverse
Da quelle di Turchìa
Le Leggi d'Albania. Passa tra voi
Ogni forte di amor per gentilezza,
Ma non così tra noi.
Qui si stima, e s'apprezza
L'onor più della vita;
E se la Sorte mai - -
Amurat
Olà, si svella
A quel Vecchio importun la lingua ardita.
Doneca
Ferma, Signore; a tua pietà s'appella
Pe'l Gcnitor la Figlia: E in che t'offese
L'infelice mio Padre? Ecco la rea,
(s'inginocchia)
Che nel tuo petto aecese
D'impure fiamme, oh Dio, l'empie faville;
Svelli a me le pupille,
E lascia intatta al Genitor la lingua;
E in te quel doppio ardore
D'ira, e d'amor, col sangue mio s'eftingua
Acomat
Erifile, che fai? Lascia, ch'io mora;
Qual'indegna pietade or ti consìglia?
Amurat
DarÒ perdono al Padre,
Se pietà del mìo core avrà la Figlia.
Doneca
Se vender vuoi sì cari,
(s'alza furiosa)
Tiranno, i tuoi favorì, io gli rifiuto.
Con l'onestà tradita
Non compro io già del Genitor la vita.
Aromat
O vera, o generosa
Erede del mio sangue, o cara Figlia,
Struggonsi in pianto, oh Dio, per tenerezza
Queste canute ciglia;
Rende la tua fortezza
Più dolce il mio morire, e più giocondo;
Purché viva l'onor, perisca il Mondo.
Amurat
Da due vili Pastori
Il Monarca dell'Asia ingiurie, ed onte
Soffrir potrà? - -
Acomat
Signor, d'Urana il Conte,
Da Scanderbeg a te spedito, chiede
D'inchinarsi al tuo piede.
(parte Acomat.)
Amurat
Venga, e s'ascoltì.
Olà, ne' lor Quartieri
Guidate, e custodite
Questi due Prigionieri;
E tu superba, e vile,
Di te, del Padre tuo, al gran periglio
Meglio rifletti, e cangerai consiglio.

(Due Soldati stendono il Tappeto con due Guanciali)
Doneca
Nelle mie selve natie
A morir pria che macchiarmi
L'Armellino m'insegnò;
Coll'esempio
Del fuo scempio
Sempre intatta a conservarni
Morte anch'io sprezzar saprò.
Nelle, ecc.

(Partono i Soldati con Doneca, e Aroviz)

Scena terza

Amurat a sedere, Acomat, Ormondo, e Guardie.
Ormondo
Gran Monarca de' Traci, in mezzo all'ire
Gentilezza talora
Splende qual Sol tra'nembi, e cortesìa
Più bella pompa fa tra l'armi ancora.
A te nunzio m'invia
Scanderbeg il mio Prence.
Amurat
Am E che pretende?
Ormondo
Asteria, la tua Figlia,
Al tuo Paterno sen libera ei rende,
Se prede di tue Squadre
Tu con man generosa
A lui rendi la Sposa, e'l di lei Padre.
Amurat
La Sposa?
Ormondo
Si, Doncca,
Del Principe Aroniz l'unica erede,
Acomat
Cosi nobili prede
Non vantan l'armi nostre.
Amurat
E mi deride
in questa guisa un vil Re d'Albania?
Così un fellon di me si burla, e ride?
Ormuz
Io non mentisco. Geme
Tuo schiavo il Prence dell'Epiro insieme
Con la figlia Doneca.
Amurat
E chi li toglie
Alla notizia mia?
Ormuz
L'esser'in volti in vili, e rozze spoglie.
Acomat
Erfile è Doneca.
Amurat
(Oh Sorte, oh Amore!
Or si fassì maggiore
La fiamma, che m'accende,
Se da sì nobil sfera ella discende.)
Acomat, sia tua cura
Di raddoppiar le Guardie a' Prigionieri.
Tu rispondi al tuo Re, ch'egli non speri,
Ch'io renda con la Sposa
Fecondo mai d'un mio Rubello il letto.
Ormuz
(Respira amante cor.)
Amurat
Ch'a suo dispetto
Trarrò la Figlia dal servaggio indegno,
E mia conquista in breve
Sarà la Preda, il Predatore, e'l Regno.
Acomat
(Misera Figlia.)
Ormuz
(Ormondo, ardir:) Signore - -
Amurat
Non replicare, omai
(s'alza)
Tu esponesti, io risposi, e a gran favore
Ascrivi pur, se d'un fellone ardito
Messaggero io t'accolti, e t'ascoltai.

In un tempo nemico, ed amante
Due contenti preparo al mio cor;
D'un fellone punisco l'orgoglio,
Di quell'alma dò pace al cordoglio,
Rendo pago lo sdegno, e l'amor.
In un ecc.

Scena quarta

Ormondo, Acomat.
Ormondo
Non tutto espofi al tuo Signor; Tu puoi
Recargli i senfi miei.
Acomat
Lo farò, dì, che vuoi?
Ormondo
Allor che prigioniera
Astcria la fua figlia a me si rese,
Fiamma d'amore in questo petto accese.
Acomat
(E sento, e soffro!)
Ornondo
S'Amurat consente
Ch'ella sia mia Consorte,
Prometto a lui le Porte
Aprir di Croia, e Scanderbeg il fiero
Porre in sua mano o morto, o prigioniero.
Acomat
E la Figlia Real del Gran Signore
Esser dunque dovria
Prezzo del Tradimento a un Traditore?
Ormondo
Sa render bella ancor la fellonia
Quell'amabil sembiante.
Acomat
Con chi parli?
Ormondo
Col Duce
Del Monarca de Traci.
Acomat
E con l'amante
D'Arteria, e tuo rivale.
Ormondo
Tu mio rival?
Acomat
Ten ridi?
Ormondo
In fede mia
Pietà, non gelosia
Mi desti in sen.
Acomat
Fuori di quelle Tende
Il giusto mio furore
Ti sosterrà col brando,
Ch'un rubello al suo Prence, un traditore
D'essere a me rivale è troppo indegno.
Ormondo
Andiam nel vicin Bosco,
Quivi io vedrò se sostrrai l'impegno.

Nò nò, non è nato
Quel volto sì bello
Per essere amato
Da un barbaro Trace,
Che fede non ha.
Acomat
Non merta d' amare
Pupille sì care
Un'empio rubello,
Che fede verace
Serbare non fa.
Nò, nò, ecc.

Scena quinta

Camera nel Palazzo di Scanderbeg.

Asteria, poi Climene.
Asteria
Tiranna gelosìa
Lasciami in pace il cor:
D'un Padre tutto ardor
Gelida prole;
Per te quest'alma mia
Di fue ritorte men,
Che del tuo rio velen
S'affligge, e duole.
Climene
Asteria.
Asteria
Dì, Climene; e perchè mai
Partì pe'l Campo Ormondo?
Climene
Ancor non sai
Che delle Tracie Squadre
Di Samderbeg la Sposa
Preda restò col Padre
Sotto la spoglia vil di pastorella?
Asteria
Come? Erifile?
Climene
Nò, Doneca è quella.
Asteria
Che intendo! Ah ben vedea
Sotto ammanto sì vile
Di nobiltà gentil splcndere un lampo.
Climene
Spedito è Ormondo al Campo
A proporre a tuo Padre
Il cambio degli Schiavi; E se in quel seno
Paterno affetto ha loco,
Tu puoi sperar tua libertà tra poco.

Bella, spera, in un momento
Cangia Sorte le vicende,
Se Stagion rigida, e fiera
Stringe al Rivo il pie d'argento.
Il bel Sol di Primavera
Libertà tosto gli rende.
Bella, ecc.

Scena sesta

Asteria, poi Scanderbeg.
Asteria
Che intendesti alma mia?
Colei, che sì gelosa
Ti rese d'Acomat, quella è Doneca,
Di Scanderbeg la Sposa;
Cresce in me gelosìa,
Quanto nella rival crescono i pregj,
Che s'al mio traditore
Del suo novello amore è noto il merto
Io son tradita, e'l mio sospetto è certo.
Scanderbeg
Asteria, amante core
Non soffre le dimore; ancor non riede
Dal Campo Ormondo, ed il mio cor prevede
Ch'ostinato Amurat neghi al mio letto
L'adorata Consorte,
E spento in seno ogni paterno affetto,
Più non curi spezzar le tue ritorte.
Asteria
Se Doneca in Erifile naseosa
Scopristi ad Amurat, è tuo l'errore;
Per toglierti la Sposa
Non curerà la Figlia, in quel suo cuore
Cede allo sdegno ogn'altro affetto.
Scanderbeg
Oh Dio!
Troppo avviliti avrei,
Asteria, i pregj tuoi,
S'io chiedea per riscatto
Della Figlia Real del Gran Signore
Una semplice Ninfa, e un vil Pastore.
Asteria
Or che risolvi?
Scanderbeg
Esporre
Là nel Campo la vita,
O morirvi, o ritorre
Al predator la preda.
Asteria
E come?
Scanderbeg
Aita
Suol dar sempre agli audaci Amore, e Sorte.
Picciolo stuol, ma forte,
De più scelti Guerrieri
Mi seguirà per sotterraneo calle,
Che guida la nel Bosco
Di quell'amena Valle,
Che le Tende nemiche ha per confine.
Asteria
E poi?
Scanderbeg
Quivi nascoso,
Per ben condurre i miei disegni al fine,
Attenderò la congiuntura.
Asteria
Pensa
A qual rischio t'esponi, e in quale impegno
Poni la vita, i tuoi vassalli, e 'l Regno.
Scanderbeg
La metà dell'alma mia
Geme in dura prigionìa,
Qual contento, qual piacer
Può goder l'altra metà.
O farò preda di morte,
O trarrò dalle ritorte
A dispetto d'empio Marte
L'altra parte in libertà.
La metà, ecc.

Scena settima

Asteria.
Asteria
Così fa chi ben' ama;
Non conosce timore,
Non ammette consigli,
Non paventa perigli un vero amore.

Se l'empio core,
Che mi tradì,
Fosse in amore
Fedel cosi,
Della mia sorte
Sarìa men forte
L'aspro rigor.
Ma quell'ingrato,
Che non ha fe
Rende spietato
Contro di me
Di mie sventure
Più acerbe, e dure
Il rio tenor.
Se, ecc.

Scena ottava

Boschetto vicino al Campo d'Amurat.

Acomat, Ormondo, poi Scandcrbeg con Soldati.
Ormondo
Or qui decida il brando
La nostra lite.
Acomat
E giudice lo sdegno
Sia pur del nostro amore.
Ormondo
Qui dichiari il valore
Chi sia di noi d'amar colei più degno.
Acomat
Stringo la spada.
Ormondo
Impugno il ferro.
Acomat
E quale
Poscia sarà del vincitore il premio?
Ormondo
Potere a suo talento
Impor la legge al vinto.
Acomat
Io fon contento.

(Si battono, e Ormondo prende la spada a Acomat)
Ormondo
E' mia la spada.
Acomat
Empio destino! Hai vinto.
Ormondo
(Perchè resti celato
Il tradimento mio, convien s'uccida.)
Vittima di politica, e d'amore
Mori, barbaro, mori.

(Mentre Ormondo và alla vita di Acomat per ucciderlo, sopraggiunge Scanderbeg con Soldati, che l'impedisce.)
Scanderbeg
Ormondo, olà; cosi del tuo Signore
Eseguisci il voler, servi alla Legge?
Qnesto è l'impiego, a cui
Scanderbeg t'elegge?
Ormondo
Signor, gli officj miei, i cenni tui
Sono adempiti omai; il Trace altiero
Sdegna renderti ii Suocero, e la Sposa.
Scanderbeg
E tra speme, e timor l'alma dubbiosa
Mi lasci, e a me non riedi? E quale impegno
E qual privato sdegno
Qui ti trattiene?
Acomat
Io te 'l dirò: Signore - -
Ormondo
Taci; questa è la legge,
Che impone al vinto il vincitore.
Scanderbeg
Ed io,
Ch'al vincitor dò legge,
Permetto al vinto, che favelli. Parla;
Ormondo
(Mi scopre)
Acomat
Asteria sola
Di nostre risse è la cagion; d'amarla
Egli si vanta, io suo rival lo sfido
A singolar cimento; unico è quello
Motivo del duello.
Ormondo
(E tace il resto?)
Scanderbeg
Chi sei tu?
Acomat
D'Amurat
Primo Duce, Acmat.
Scanderbeg
A me quel brando.
Ormondo
Eccolo.
Scanderbeg
Prendi: un General senz'armi
Non soffre Scandcrbeg sebben nemico.
Acomat
Rendi al fianco la spada, e mi disarmi
D'ogni fortezza il cor. Vinto mi dico
Più dalla cortesìa, che dal valore.
Ormondo
(Tanta virtù in un Trace?)
Scanderbeg
Al tuo Signore
Libero torna.
Acomat
E che mai far poss'io,
Perchè grato si mostri
A tanta tua bontà l'animo mio?
Doneca, la tua Sposa,
Ad onta ancor del mio Sovran prometto
Render tosto al tuo Soglio, ed al tuo Letto.
Scanderbeg
Nò: Scanderbeg non vende
Sì cari i fuoì favori, e non ti chiede
Tradimenti in mercede.
Vanne, e grato difendi
Da ogn'insulto delie Tracie Squadre
L'adorata mia Sposa, e 'l di lei Padre.
Acomat
Non veglia cosi cauto il Pastorello
Allor, ch'ode ulular lupo vorace,
Nè così vigilante è il Tortorello
Allor, ch'ha intorno al nido Augel rapace.
Non , ecc.

Scena nona

Scanderbeg, Ormondo, e Soldati.
Scanderbeg
Ormondo, ti scordasti,
Che sei mio Duce, e mio Vassallo? Il brand,
che cingi a' fianchi tuoi,
Tutto a me l'obbligasti, e tutto è mio,
Nè stringerlo tu puoi,
Fuori che pe'l tuo Prence, e pe'l tuo Dìo.
Ormondo
E' vero, ma - -
Scanderbeg
Or vedi in qual'impegno
Col pubblico interesse
Pose mia gloria un tuo privato sdegno.
Ormondo
Signore, ecco al tuo piè - -
Scanderbeg
Sorgi, d'oblìo
Spargo le colpe tue, per l'avvenire
Meglio l'ardir, meglio la man s'addopre.
Ormondo
Farò, che 'l brando mio - -
Scanderbeg
Non più; taccia la lingua, e parlin l'opre.
Torna in Croia.
Ormondo
E tu resti?
Scanderbeg
Io coperto da questi
Selvaggi orrori, alle nemiche Tende
M'avanzerò , per misurar d'appresso
Le Tracie forze, e regolar me stesso.

Con palme, ed allori
M'invita la gloria
Con serti di fiori
M'alletta l'amor.
Amante, e guerriero
Con doppia vittoria
Di render'io spero
La pace al mio cor.
Con, ecc.

Scena decima

Ormondo
Ormondo
Che pensi, Ormondo? E sia,
Ch'un Monsulmano, un Trace,
Barbaro di nazione, e più di fede,
Di fede, e civiltà norme ti dia?
Oh Dio: così tenace
E'quel bel laccio, onde m'avvinse amore,
Che in sol pensare all'adorato oggetto,
Del tradimento mio perdo l'orrore.

Se a voi penso, o luci belle,
Belle ancor se ben sdegnose,
Per godervi un dì amorose,
Prendo il nome di ribelle,
Di ribelle, e traditor,
Così ancor la farfalletta,
Pur che goda quel bel lume,
Quel bel lume, che l'alletta,
Nulla cura arder le piume,
E morir nel caro ardor.
Se a voi, ecc.

Scena undicesima

Doneca, Armurat, Soldati, e poi Acomat.
Doneca
Tiranno, ovc mi guidi?
Amurat
Or, che m'è noto
Il nobile esser tuo, in questo ombroso,
E solitario orrore
Vuo', che rimanga ascoso
Il mio piacere insieme, e 'l tuo rossore.
Doneca
Che tenti? In ogni loco
Del Ciel penetra il guardo,
E de' fulmini suoi ti scaglia il fuoco.
Amurat
Soldati, custodite
(via tutti i Soldati)
Della Selva i sentieri, ed al mio cenno
Pronti accorrete.
Doneca
Oh Dio!
Tu, che scorgi il mio rischio, e'l mio periglio,
Tu porgimi il consiglio, e dammi aita;
Sai, che men dell'onor prezzo la vita.
Amurat
Qui se pensi, Doneca,
Sottrarti a'voler miei, troppo t'inganni:
Chi può darti soccorso.
Doneca
Il Ciel, che quanto
Protegge l'Innocenza, odia i Tiranni - -
Amurat
Ad altri affari intento
Per ora il Cielo i preghi tuoi non ode,
Come tu pur sei sorda al mio tormento.
Doneca
Questo maggior rispetto
Ti spira di Doneca il sen pudico,
Or, che sai, ch'ella è sposa
Del grande Scanderbeg.
Amurat
Sul mio nemico
Ogni ragion d'ostilità concede
Di Marte a me la legge.
Doneca
Ah questo pianto,
Ch'ora ti spargo al piede
(s'inginocchia)
Spenga - -
Amurat
Piccola stilla
Sovra acceso carbon l'ardor rinforza.
Doneca
Almen col sangue mio l'incendio ammorza.
Amurat
Non voglio il sangue tuo, da quel tuo seno
Voglio, Doneca - -
Doneca
Indietro, o ch'io ti sveno.

(Doneca leva la spada dal fanco d'Amurat)
Amurat
Olà, Soldati, a me. Piovi il mio sdegno
(tornano i Soldati.)
Chi difprezza il mio amor; con scempio orrendo
Trafiggete colei.
Doneca
Non mi difendo:
(getta la spada in terra.)
Dammi la morte, eccoti 'l petto - -
Acomat
Ah Sire,
Con temerario ardire
L'altiero Scanderbeg
Improvviso assalì le nostre Tende;
La tua presenza attende
Sorpreso il Campo, e se pur te non vede,
Estinto, o prigionier, Signor, ti crede.
Amurat
Mi veda il Campo, e 'l temerario impune
Non vada dell'ardir. Duce, mi segui.
E voi ben custodita
Questa femmina ardita,
Scortate alla mia Tenda,
E del suo folle orgoglio
Dall'ira mia degno gastigo attenda.

A mille insulti, ed onte
Di militar licenza
Superba, io t'esporrò.
Con vergognosa fronte,
Berfaglio all'insolenza,
Confusa io ti vedrò.
A mille, ecc.

Scena dodicesima
Doneca con Soldati, poi Scanderbeg con altri Soldati.
Doneca
Come a tempo scende
Dal Cielo il mio soccorso,
E la mia vita, e l'onor mio difende.

Non resta mai deluso,
O Ciel, nella sua speme
Quel cor, che spera in te - -

(fuggono le Guardie)
Scanderbeg
(di dentro)
A me, Soldati, a me.
Doneca
Oh Dio, che vedo!
Questi è'l mio Sposo, e appena agl'occhi il credo.
Scanderbeg
Mia Sposa.
Doneca
Mio Signore.
Scanderbeg
Oh amore?
Doneca
Oh sorte?
Scanderbeg
Stringo il mio Bene allor, che men lo spero.
Doneca
Trovo la vita ov'io temea la morte.
Qui dell'empio Amurat - -
Scanderbeg
Ah pria, ch'il fiero
Ci raggiunga, in sicuro
Pongasi il mio tesoro, altro non curo.
Vieni, Regina.
Doneca
E'l Padre mio?
Scanderbeg
Ne lascia
Al Ciel la cura, e vieni.
Doneca
Il fier Tiranno
Della mia fuga in luì,
Ahi, prenderà troppo crudel vendetta.
Scanderbeg
Difender gl'innocenti al Ciel s'aspetta.

Per l'Egeo d'aspro tormento
A due
Vassì al Porto del gioir.
Scanderbeg
Dolce Sposa,
Doneca
Amato Bene,
Scanderbeg
Cari stenti,
Doneca
Care pene;
A due
E' pur dolce quel contento,
Che in noi nasce dal soffrir.
Per, ecc.

Fine dell'Atto Secondo.

ATTO TERZO

Scena prima

Civile nella Città di Croia.

Asteria, Ormondo, Soldati, che uno tiene una Catena, e poi Doneca con Guardie.
Ormondo
Asteria.
Asteria
Io non t'ascolto.
Ormondo
Un sol' istante
Odimi conciglier, se non amante.
Asteria
Da interessato core
Al pari dell'amor sprezzo il consiglio.
Ormondo
Timor del tuo periglio,
Non l'interesse mio ti parla, o bella.
Asteria
Or via, t'ascolto, che dir vuoi? favella.
Ormondo
Tra momenti prepara
L'ultimo a assalto a Croia il Re tuo Padre;
Se delle Tracie squadre
Ella preda riman, tu sei di morte.
Asteria
Per qual cagione?
Ormondo
Scanderbeg portato
Da furor disperato
Farà sopra di te la sua vendetta;
Se la Città resiste, e se rigetta
Gli assalitori, e scioglie
Il nemico l'assedio; ahi chi ti toglie
Alla tua schiavitù?
Asteria
Troppo m'è noto
Del tuo Signor l'alta virtù.
Ormondo
T'inganni,
(Così finger mi giova)
Se fin'ora a' tuoi danni
Non palesò l'odio, che asconde, e cova
Pe'l sangue d'Amurat, fu per timore
D'irritare il furore
Del Padre tuo contro Doneca: mira
S' or, che ritolta ha la sua Spofa a'ceppi,
L'odio contro di te discuopre, e l'ira
In quest' aspra Catena
(prende la Catena di mano al Soldato)
Vuol ch'io striga il tuo piede.
Asteria
E creder posso
Tal crudeltade in cor sì generoso?
Ormondo
Se con laccio di fede
A me ti stringe Amore, e se tuo Sposo,
Principessa, m'accetti, alla tua sorte
Fai cangiar le vicende.
Asteria
Ah perfido, t'intende
Asteria omai; su, stringi le ritorte
A questo Regio piede,
Del laccio di tua fede a me più care;
Ma, fellon, non sperare,
Che mai si renda a te schiavo il cor mio,
O per frodi, o per vezzi, o per timore.
Ormondo
Chi non vuol cortesia provi il rigore.
Soldati, olà, portate
Al pie dell'orgogliosa
Questo ferro servile.

(Dà la Catena al Soldato per porla al piede d'Asteria.)
Doneca
Olà, fermate.
Ormondo
(O sempre all'amor mio nemica sorte!)
Doneca
A chi sciolse alla Sposa
Del tuo Sovran le barbare ritorte
Osi tu porre i lacci? Amica, vieni
Tra le mie braccia, e con più salde tempre
Gratitudine, e amore
Il mio col tuo bel cor stringa per sempre.
Ormondo
(Confuso or che dirò?)
Asteria
Troppo maggiore
È' il benefizio tuo,
Di Pastorella umile
Io sciolli il piè, ma la tua destra invola
A ferro indegno, e vile
Del Re de' Traci la Real Figliuola.
Doneca
Ormondo, a chi professa
Altra Fede, altre Leggi, ed altri Numi
Da quelli d'Amurat, aver conviene
Altri sensi, altro core, altri costumi.
Genio così crudele,
Se a cuor barbaro lice,
Troppo, ahi troppo disdice a un cuor fedele.
Ormondo
Regina, mi confonde
La tua somma virtude; un folle amore
Fu cagion del mio fallo, io te'l confesso,
Detesto le mie colpe, eccoti il core,
Riforma a genio tuo tutto me stesso.
Doneca
Fa, ch'io veda l'effetto
Del pentimento tuo, ed il tuo fallo
Tenere occulto al tuo Signor prometto.
Ormondo
Se finor per folle amore
Il mio core delirò,
Falsa speme il lusingò
Di trovare un dì pietà;
Or, che prova, che infedele,
E crudele è il cieco Amor,
Risoluto ha questo cor
Di tornare in libertà.
Se, ecc.

Scena seconda

Doneca, Asteria, e Guardie.
Doneca
Principessa, sovente
Il Ciel per gastigar l'umano orgoglio
Fa Servi i Regi, alza gli Schiavi al Soglio;
Quindi un'alma prudente,
Che ne disastri sui
Brama trovar pietade, usila altrui.
Asteria
Nacque da cortesia
La tua pietà ver me;
Quella, che usaì con te fu gelosia.
Doneca
A torto sospettasti
Della fe d'Acomat; più degno amante
Trovar non puoi di lui, nè più costante.
Asteria
Pur de' tuoi vaghi lumi allo splendore
Asserì, che s'accese, e che si fe
Preda della sua preda il vincitore.
Doneca
Ma parlò d'Amurat, e non di se.
Asteria
Che intendo? Il Padre amante?
Doneca
Oltraggi a torto
La fede d'Acomat; a lui degg'io
L'onor, la vita.
Asteria
Oh Dio, quanto conforto
Mi rechi all'alma in tanta mia sventura.
Doneca
Del suo amor, di sua fe, vivi sicura.
Asteria
Non prova tal conforto
Il Navigante,
Allor, ch'afferra il Porto
In ria procella,
Quanto fra le sue pene
Il core amante,
Trovando nel suo Bene
Alma sì bella.
Non, ecc.

Scena terza

Doneca, Scanderbeg, e Guardie
Scanderbeg
Mia Sposa, o qual coraggio
Sento crescermi in seno
Da che in te la metà di questo core
Tolsi al duro servaggio.
Doneca
Ah, se l'altra metà nel Genitore
Non gemesse tra barbare ritorte,
Quanto saresti ancor, Sposo, più forte.
Scanderbeg
Per la vita di lui tengo in ostaggio
La Figlia d'Amurat: Quindi spedito
Ho già Climene al Campo. A parlamento
Chiamo il Trace alle Mura, e mi contento
Rendere a lui la Prole
Purché a sì dura schiavitù s'invole
Il tuo buon Padre.
Doneca
Oh Dio, quanto ti devo;
Dal tuo valor, dall'amor tuo, mio Sposo,
E Padre, e vita, e libertà ricevo.

Una parte del mio core
Deggio al Padre, e l'altra a te,
Se mercè
Del tuo valore
Stringo jl Padre in libertà,
Tua sarà
L'altra parte ancor di me.
Una, ecc.

Scena quarta

Scanderbeg, e Guardie.
Scanderbeg
Se non frenasse il giusto mio furore
Del Suocero il periglio,
Impaziente il core
Correrebbe alle stragi, e già mi sento
Contro dei Trace infido
Crescer nel seno insolito ardimento.

Quella fera di sangue nudrita
Se'n giace avvilita
Per troppo furor;
E di stragi, e di morti già stanca,
Languisce, e le manca
Lo spirto, e 'l vigor.
Quella, ecc.

Scena quinta

Campagna con veduta di Baluardo della Città.

Amurat, Climene, Acomat, Arcieri.
Climene
Da quelle Mura appunto, in questa parte
Teco parlar richiede
Il mio Sovrano; ogni rigor di Marte
Sospender giura a te sulla sua fede;
Sulla tua fe pur giura,
E d'ogni ostilità tu l'assicura.
Amurat
Se d'accordo, e di pace
Meco trattare intende,
Risparmi il tempo, e le parole.
Acomat
Incerto
Delle Guerre, Signor, sempre è l'evento,
Se a te vinto si rende,
Dimmi, che vuoi di più?
Amurat
L'alto ardimento
Della fua fellonìa punire io voglio.
Climene
Chiamasi fellonia
Ricuperar le sue ragioni al Soglio?
Dimmi, con quai pretesti
T'usurpi tu dell'Albania? - -
Amurat
S'arresti.
Acomat
Ferma, Signor, che tenti?
Climene
Empio, violar pretendi
E le leggi del Cielo, e delle Genti?
Acomat
Vedi, che in esso offendi
li tuo decoro, e la tua Figlia. Ostaggio
In man di Scanderbeg, sovra di lei
Tu fai cader del Messaggier l'oltraggio.
A
Amurat
Costui dagli occhi miei
Tosto si tolga; il suo soverchio ardire
Accende il mio furor.
Climene
Mentr'io sostengo
Del mio Re le ragioni, in che t'offendo?
Amurat
Và, rispondi al tuo Re, che qui l'attendo.
Climene
La mia fede
Da me chiede
Sostener col proprio sangue
Le ragioni del mio Re.
E sarìa
Gloria mia
Il cader trafitto esangue
Bel trofeo della mia fe.
La, ecc.

Scena sesta

Amurat, Acomat, e Soldati.
Amurat
Cinto il pie di catene
(partono due Soldati.)
A me venga Aroniz. Duce, conviene
Dissimular per qualche tempo almeno
L'ira, che m'arde in seno
Contro di Schaderbeg. Tu sai, che pegno,
E ostaggio di sua fede
Con altri tre fuoi Figli a me lo diede
Il di lui Genitor.
Acomat
Che questo Regno
Già Despoto reggea.
Amurat
Morto suo Padre,
Per mio cenno il Bassà di Macedonia
Quella Sede occupò,
Con pretesto - -
Acomat
Lo sò,
Di tenerla a favor de' quattro ostaggi
Figli del morto Re;
E sò di più, che estinti
I tre germani suoi, tu contro gli Unni
Spedirti Scanderbeg,
Insieme col Bassà di Romania,
Amurat
Vana ogn'ìndustria mia
Rese la Sorte. Vinto
Restò il Bassà; quindi passò il comando
De' fuggitivi avanzi
In man di Scanderbeg; con esecrando,
E temerario orgoglio,
Ei dal Gian Cancelliere estorse un foglio,
In cui per legge mia
S'imponeva al Bascà dell'Albania
Render tosto il possesso
Di questo Regno a Scanderbeg istesso.
Acomat
E con sì ardita frode
Lo Scettro Avito Scanderbeg or gode.
Amurat
A punir del fellon l'ardito inganno
Con poderose Schiere
Io più Duci spedii, ma con mio danno
E mia vergogna insieme
Le mie forze deluse, e la mia speme.
Acomat
Or, che far pensi?
Amurat
Intanto,
Che meco ei parla, tu dall'altra parte
Assalirai con impeto le Mura.
Acomat
E con fede spergiura
Vorrai - -
Amurat
Sì, vò schernir l'arte con l'arte,
Voglio oppor frode a frode.
Acomat
Ma, Signor, che diranno - -
Amurat
Sempre è degno di lode
Il vincer per valore, o per inganno.
Acomat
Pur la tua gloria - -
Amurat
Taci;
La gloria mia richiede,
Ch'io fe non serbi a chi non serba fede.
Acomat
Sempre non gode, nò,
Sempre non ride, nò,
Sovente a perir và,
Se felice è talor l'umano inganno;
Che spesso irato Ciel
Contro dell'infedel
La frode cader fa
Sovra l'ingannator con onta, e danno.
Sempre, ecc.

Scena settima

Amurat con Soldati, Scanderbeg, e Asteria con Soldati sul Baluardo, poi Aroniz incatenato con Arcieri.
Scanderbeg
Alza Amurat le ciglia
A queste Mura, e vedi
Asteria la tua Figlia,
Che di sua schiavitù pietà ti chiede.
Amurat
(Che pretende il fellon?)
Asteria
Se tua mercede
Sciolto or, Padre, non vedo il laccio mio
Da chi sperar mai libertà poss'io?
Amurat
Alma Reale impera
Ancor tra'ceppi. Di nemica sorte
Soffri in pace l'oltraggio, o Figlia, e spera,
Ch'in breve io spezzerò le tue ritorte.
Scanderbeg
Suocero, e Sposa pe'l di lei riscatto
Io ti chiedei, tu li negasti, or chiedo
(Viene Aroniz, e sente)
Solo il Prence Aroniz. Se a questo patto
Non si piega Amurat il tuo rigore,
O non ami il tuo sangue, o non hai core.
Aroniz
(Che sento?)
Amurat
Tra brev'ora - -
Acomat
Lascia, ch'io parli pria. Genero invitto,
Tu non conosci ancora
Il valor del tuo pegno;
Non val meno d'un Regno
Del Gran Signor la Figlia, e non è prezzo
Al riscatto d'Asteria equivalente
Un vecchio miferabile, e cadente.
Lascia ogni mia miseria
Terminar con la morte; omai noiosa
Resa ha l'età questa mia vita; erede
D'ogni mia facoltà sia la tua Sposa,
Ch'oggi a sì dura schiavitù togliesti,
la tua gloria richiede
Difender la sua dote, ed il tuo Regno.
Tu dal servaggio indegno
Libera omai la Grecia; il Ciel destina,
Che il Tiranno dell'Asia un giorno cada
Trofeo della tua spada, e che recida
Il corso a sue vittorie - -
Amurat
Olà, s'uccida:
Asteria
Ah ferma, Padre, oh Dio.
Se dai morte a colui, son morta anch'io.
Amurat
Troppo importuno, e troppo caro freno
All'ira mia; di già quelt'aima accesa - -

Scena ottava

Detti, e Climene sul Baluardo.
Climene
Signore, alla difesa
Corri della Città. Rotta la fede
Con improvviso Marte
Nella più debil parte
Acomat assalì le nostre Mura,
Ormondo in van resiste.
Scanderbeg
Fu del Trace la fe sempre spergiura.
Climene, alla Regina
Asteria riconduci; e se m'assiste
Oggi il Ciel, com' io spero,
Rintuzzerò l'orgoglio al Trace altiero.
(parte)
Asteria
Addio, Padre, in dirti addio
Sento, oh Dio,
Ch'in un tempo avvampo, e tremo;
Perchè teme l'alma mia,
Che non sia
Quest'addio per noi l'estremo.
Addio, ecc.

Scena nona

Amurat, Aroniz, Soldati, e Arcieri.
Amurat
Nò, d'Asteria il periglio
Non trattenga il punire
Di quel Vecchio insolente il troppo ardire;
E Doneca orgogliosa
Non vada del suo scampo,
Ma del suo Padre esangue
Il deluso amor mio paghi col sangue.
Arcieri, olà, stringete
A quel Tronco Aroniz:
(legano Aroniz al Tronco)
A'vostri strali
Fatto bersaglio, esali
L'alma da più ferite; indi appendete
Il Cadavere al Tronco;
Spettacolo alle ciglia
Del Genero superbo, e della Figlia.
Aroniz
Ad un vecchio infelice
Involar con la vita ancor l'affanno,
E' la miglior pietà, ch'abbia un Tiranno.
Amurat
Son Tiranno, son spietato,
Così fosse sempre stato
Di pietà nemico il cor.
Ch'ora almeno non vedrei
Stringer l'armi a'danni miei
Un ribello, un traditor.
Son, ecc.

Scena decima

Aroniz legato al Tronco, Arcieri, e poi Acomat con Soldati.
Aroniz
Soldati, a queste luci
Risparmiate la benda; ho tanto core
Da mirar la mia morte; i lumi cuopra
Infame reo, a cui tutto l'orrore
De'suoi delitti, accolto
Reca la morte in volto;
Nè miri il Ciel morendo
Alma, che fu vivendo ai Ciel rubella.
Alle vostre quadrella
Scopo n'addito il petto.
Acomat
O stelle! Arcieri
Fuggite, e dal furore
(fuggono gli Arcieri)
De'nemici Guerrieri
Cercate nella fuga il vostro scampo.
Prence Aroniz, ti sciolgo, esci dal Campo,
Poni in safvo tua vita, e a miglior sorte
Serba te stesso: il forte
Altiero Scanderbeg, qual fier Lione
Tra'fuggitivi intimoriti armenti
Strugge le nostre genti, e da per tutto
Porta le stragi, e lo spavento, e 'l lutto.
Aroniz
Questo avanzo di vita,
Duce, m'è caro sol, perch'è tuo dono;
Io lo conserverò, perchè ne ottenga
Dal mio Genero a te pace, e perdono.
Acomat
Fu nel perdere Asteria
Presago di sue perdite il cor mio,
E s'unirò a' miei danni
Marte, ed Amor, Prence Aroniz, addio.
(parte)
Aroniz
Non sempre ride, nò,
Felice l'empietà,
Che sa punire un'empio,
Talora il Ciel tardò,
Fu sol per farne scempio
Con più severità.
Non, ecc.

Scena undicesima

Strada fuori della Città di Croia sparsa di Cadaveri.

Amurat con Spada nuda.
Amurat
Hai vinto, o Cielo, hai vinto.
U Un vil Re d'Albania
Ha in un sol giorno estinto
Tutto l'onor, tutta la gloria mia.
Ma sa pur quanto sai, perfida sorte:
Tu m'hai lasciato il core,
E ad onta tua saprò morir da forte.
Ahi - - quai spettri d'orrore
Si presentano al guardo? - - Io vi conosco
Del mio fiero nemico empj Germani,
Da me estinti col tosco - -
In sembianza di Furie a me venite
Dalla Regia di Dite,
D'orride faci, e di ceraste armati - -
Indietro scellerati - - Ahi! qual veleno
Con quelle serpi mi avventate al seno?
Indietro - - A me lasciate
Libero il varco - - Indietro, o con la spada
Io m'aprirò la strada - - Ah, voi cedete,
Vili, e codardi, e chiaramente io scerno,
Che non v' ha dell'Inferno entro all'orrore
Una furia, che adegui il mio furore.
(parte furioso.)

Scena ultima

Scanderbeg, Climene, Ormondo, Soldati Albanesi con spade nude, Turchi Schiavi, poi Aroniz, poi Acomat con la Spada d'Amurat, poi Doneca, e Asteria agitata, e piangente.
Coro con trombe
Viva sempre, eterno viva
D' Albania l'invitto Re.
Voli omai l'alata Diva
Dall'algente all'arso Lido
Le sue glorie divulgando.
Il suo nome, ed il suo brando
E terror del Trace infido,
E' sostegno della Fe.
Viva, ecc.
Scanderbeg
Astenetevi omai dall'empie stragi,
O miei forti Guerrieri;
Già del Barbaro sangue
Han bevuto a bastaza i brandi nostri.
Sovra d'un Campo esangue
Passeggiate di Traci, anzi di Mostri,
Trucidati da voi novelli Alcidi;
Porti agli opposti Lidi
La Fama i nomi vostri;
E di sì gran Vittoria
Sia vostro il premio, e sia del Ciel la gloria.
Aroniz
Genero invitto.
Scanderbeg
O Prence!
Aroniz
Alle tue piante
Aroniz, pietà chiede, e perdono
Per Acomat; quest'infelice vita,
Se pure è a te gradita, ella è suo dono.
Scanderbeg
Vieni alle braccia. Di Donsca il Padre
Comanda, e non implora. Ormondo, imponi
All'Albanesi Squadre
Di rispettare il General de' Traci.
Ormondo
Eccolo appunto.
Acomat
Vedi,
Principe generoso,
Vinto Acomat, ed Amurat estinto.
Scanderbeg
Come! Ucciso Amurat?
Acomat
Pongo a'tuoi piedi
Questo brando Reale,
Che dal petto di lui trassi pur'ora,
E del suo Regio sangue è caldo ancora.
Scanderbg
Chi tanto osò?
Acomat
La sua medesma mano,
Portata dal furore,
Trafisse, oh Dio, quel disperato core.
Doneca
In soccorso d' Asteria,
Adorato mio Sposo,
Accorri generoso, e la conforta.
Asteria
Lascia, ch'ogni miseria
Termini con la vita;
Col Padre mio ogni speranza è morta.
Scanderbeg
Dove, e da chi l'intese?
Doneca
Nel tempo del conflitto
Meco, Signor, nell'alta Torre ascese.
L'Esercito sconfìtto
Mirò delle sue genti, e vidde il Padre
Furioso, e disperato,
Dal suo furor portato,
Gettarsi, ahi vista, sul suo ferro istesso.
Poco mancò, che oppresso
In quel punto il suo core,
Non rimanesse estinta,
Com'ei dal ferro, anch'essa dal dolore.
Scanderbeg
Principessa, consola
L'afflitto cor; se disperata morte
Il Genitor t'invola,
In me ritrovi il Padre, ed il Consorte,
Se non lo sdegni, in Acomat. Rasciuga
Prima il Paterno pianto; indi l'accogli
Compagno, e Sposo; ad esso io ti consegno
Tu sei di lui, egli è di te ben degno.
Acomat
Signor, resiste in vano
La Traeia al tuo valor, se vincer sai
E col cuor generoso, e con la mano.
Scanderbeg
Mia dolce Sposa, omai
Liberi d'ogni tema ì nostri cuori,
Posson trattare in pace
Coronati di rose i loro amori.
Amici, andianne al Tempio, il nostro zelo
Colà ci chiama a render grazie al Cielo.
Coro
Doppo funesta
Atra procella
Sembra più bella
La calma in Mar.
E doppo infesta
Orrida guerra
Più bella in Terra
la pace appar.
Doppo, ecc.

Fine del Drama.


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Ultimo aggiornamento 31 agosto 2020