Semiramide, RV 733

Dramma musicale in tre atti


Testo del libretto


ATTO PRIMO

Scena prima

Luogo magnifico con Trono maestoso da un lato, ed Arco Trionfale nel mezzo, preparato per il Trionfo di Semiramide.

Nino sopra il Trono, Memnone, ed Oronte, ed un Paggio con Bacile.
Nono
Cieca non sempre, Assri,
E' la Fortuna. Ella sovente a fronte
D'un' eccelsa Virtù getta la benda.
Se Battra è vinta, e se da'ceppi nostri
Oppresso è Zoroastro,
Prestò pe' l'ardua impresa
Semiramide il braccio, ed il Consiglio;
Venga in giorno sì fausto
L'alta Amazone Assira al suo Trionfo.
Cadan le vinte Mura
Desolato Olocausto al piè guerriero,
Ed aprano al gran Carro ampio il sentiero.

S'avanza Carro Trionfale tirato da Schiavi, sopra di cui siede Semiramide, e a suoi piedi Zoroastro incatenato.

Scena seconda

Semiramide sopra il Carro, Zoroastro a suoi piedi, e detti.
Coro
La sua Pallade agli Assiri
Venga omai cinta d'Allori.
Fausto ad essa ogn'astro giri,
Il suo Nume Battra adori.

Nino dà in mano il Reale Decreto ad Oronte, che lo legge.
Oronte
Nino, del vasto Impero
E d'Àssiria, e di Battra inclito Sire,
Al suo Talamo Augusto
Semiramide innalza, e perchè degna
Del maesroso grado
L'Asia la vegga, in questo
Memorabile dì del suo trionfo,
Vuol, che sola essa regni, e sovra d'essa
Regnin le sole Auguste
Sagre Leggi del Regno.
Quindi scioglie per questo
Giro degl'ampj Cieli
Dalla fede a lui data i suoi soggetti,
E vuol, che in pena de' sovrani sdegni
Il suo vassalìo Mondo
Alla gran Donna il giuramento impegni.

(a parte)
(Detestabil viltà! follia d'amante!)
Memnone
Signor, di tanto sangue,
Ch'io versai su le palme, onde vai cinto.
Questa crudel mercede a me destini?
Empie, già spira un lustro,
Semiramide il mio letto non vile,
E di tutto il mio cor empie il suo petto,
Ch'io ne lo svelga? Una tiranna legge
Non può cotanto. Il torla ai casti amplessì
D'un illuftre Marito,
E' un atto reo, da cui tutta la luce
Della Corona tua non ti difende.
Nino
Memnone, al Trono io debbo
Serie di Re magnanimi, e guerrieri
E di tante Virtù l'Asia non vanta
Del ventre di Semirami più degna,
Né più ficura fonte.
Dentro a sterili piume
Memnone non riposi,
E l'Oggetto il suo Amor cangi, e non perda.
Nella ragion dell'inclita Eroina
Dei mio Sangue Real ruscello augusto
Sottentri Aspasia.
Oronte
Aspasia, Sire? Aspasia
Giurata a me fin da'primi anni, in cui
L'Arabia mia la sua Reina attende.
Nino
Cerchi l'Arabia ormai
Reina altrove, altrove Sposa Oronte.
Sia di Memnone Aspasia,
Semiramide è mia, così dal Soglio
Parla l'Assiro Fato; io così voglio.
Semiramide
E quando Nino il voglia,
Semiramide il vuol.
Memnone
(a parte)
Donna sleale.
Semiramide
Assiri, ecco colei, che in sì bel giorno
Reca al gran Tempio della gloria vostra
E Battra vinta, e Zoroastro oppresso.
Sovra d'un Re di mia vittoria il dono
M'innalza, e quale in campo
Guerriera fui, sarò Reina in Trono.
Nino
Passi dal Carro al Soglio
La trionfal Regnante, e Zoroastro
Sotto al piè vincitor la baldanzosa
Pieghi fiera cervice.
Zoroastro
Cotanto empio t'abbaglia
Il superbo splendor d'una Vittoria?
(Sceso dalla parte inferiore del Carro.)
Dalla frode rapita
Di pugno alla fortuna incauta sempre
Che tu non vegga in me quel sagro, e grande
Carattere, che in fronte
Qualche stolido Nume a te pur pose?
E se tu il vedi, tale
Puoi profanarlo in me? Sì sì codardo
Sarò maggior di te sin calpestato
Di quest'Idolo insano
Del tuo core plebeo, che a lui si prostra,
(Si prostra a terra.)
Nel nostro cor è la grandezza nostra.
Semiramide
Alzati, o Re, cotanto
Orgogliosa non è la mia fortuna,
(Scendendo dal Carro.)
Che le piaccia innalzarmi infino al Trono
Sovra il lubrico grado
D'una Corona, e la Vittoria Assira
Non giunse a cancellar dalle tue tempia
Il sovrano splendor, che ella v'impresse:
Regna del basso Mondo
Su breve parte il Re, ma sovra d'esso
Regna quant'è la vastità de' Cieli,
E spesso il torvo sguardo
D'un astro indipendente un dì risolve
Tutto il fasto d'un Soglio in poca polve.
(Nino dato il braccio a Semiramide, la mette a sedere sul Trono.)
Oronte
(a parte)
Di sovrana virtù pensieri eccelsi.
Zoroastro
Apprendi da'miei casi,
E di costei da' gravi detti, o Nino,
Quanto incostante sia la sorte nostra,
Io caduto l'insegno, essa il dimostra.

Guardami in volto,
O Re tiranno,
E all'or vedrai,
Che della sorte
E' meno instabile l'onda del Mar.
Mira il mio affanno
Le mie ritorte,
E all'or vedrai,
Che va più rapida
Del ratto fulmine nel folgorar.

Guardami, ecc.

Scena terza

Semiramide in Trono, Nino, Oronte, e Memnone.
Nono
Popoli Assiri, al giuramento io chiamo
La vostra fè per la Reina vostra.
Semiramide
La prima io stessa giuro
Alle antiche del Regno
Venerabili Leggi
Un'incorrotta fede.
Indi fra' miei soggetti
Nino si giuri, al Grande
Di Regia Maestà Nume temuto,
In quello dì Ligia sua fede impegni,
E un Re, che serve, ad ubbidire insegni.
Nino
E' giusto.
Oronte
(a parte)
O vile!
E troppo effemminato Re.
Memnone
(a parte)
Donna superba.
Nino
Sovra l'augusta, e bella
Destra di Semiramide d'Assiria
Reina, e Dea per tutto
Questo, ch'ora comincia
Rapido corso del maggior Pianeta,
Di cui ne' suoi begli occhi è il primo raggio,
Suddita fede io giuro, e vassallaggio.
Semiramide
L'alto esempio dì Nino
Seguite, o Voi, cui gonfia il Regio sangue
Le coronate vene, e Voi, che siete
A noi cari egualmente
Del grande Assro Marte, e braccio, e mente.
Oronte
All'Assira spergiura
Soggetto non son io, pur Donna eccelsa,
Quella virtù, che nel tuo cuore ha fede,
Impegna il mio rispetto, e la mia fede.
Memnone
Giuro, ma che? Sì giuro
Ciò, Femmina sleal, che a me s'aspetta.
Oggi mia fede, un dì, la mia vendetta.
Semiramide
Cari adorati sdegni.
Nino
(a parte,)
Un Re, che serve, ad ubbidire insegni.

Scena quarta

Semiramide, Nino, e Memnone.
Nino
O quanto ha più di fasto
Questo Soglio, Idol mio, sotto l'incarco
Di quel bel sen, che del mio core è sfera.
Semiramide
O là: poggia tant'alto
Il pensier d'un Vassallo? Un sen Reale
Segna ai sudditi sguardi
Per confine il rispetto.
Il cor delle Reine
Sdegna nube servil di bassi ardori.
Oggi Nino è privato,
Ei favelli d'ossequj, e non d'amori.
Nino
Che bell'orgoglio! è vero:
Oggi Nino è privato, e l'amor mio
Dimani compierà l'alto disegno.
Semiramide
Il dimani è ancor lunge, ed oggi io regno.
Nino
E' vero, tu regni
Bellezza orgogliosa,
Ma il più del tuo Regno
E' quel del mio Cor.
Ne' regj tuoi sdegni
Io veggo la Sposa,
E loda il suo impegno
L'illustre mio amor.

E'vero, ecc.

Scena quinta

Semiramide, e Memnone.
Memnone
E tale Semiramide profana
L'onor d'un casto letto, e tal calpesta
Tutta d'Amor la venerabil Legge?
Me pien di vita ancora
Tu a Nino in braccio?
Semiramide
Memnone, più cauto.
Fra le braccia di Nino ancor non sono.
Memnone
Ingombri
Però quel Soglio, che del tuo delitto,
E' l'effimero prezzo.
Semiramide
Or va: nè accusa
La tua stupidità. Perchè lasciarmi
In balia d'un amante coronato?
Memnone
Languì forse ozioso
L'assalito amor mio? Non rifiutai
D'Aspasia gl'Imenei? Quali argomenti
Non usai, quali prieghi?
Che può di più un Vassallo
Contra il suo Re?
Semiramide
Tutto egli può, se l'Armi
Del Regno ha in pugno.
Memnone
Che? Di fellonia
Pormi io dovea l'orribil macchia in fronte?
Semiramide
Or senti; in Battra io regno,
Nè vi regno sicura
Sinché all'Armi sovrasta un mio nemico,
Nè deponi il comando
Su i gradi di quel Soglio;
La sua virtù de'miei disegni è scoglio.
Memnone
Eccolo. Tale io servo al reo comando
D'una Larva Regnante.
(Depone sullì gradini del Trono il Bastone Generale.)
Semiramide
Chi sa, che questa Larva
Corpo non prenda, e sussistente, e grande.
Memnone
Se misurassì tu questa grandezza
Col peso del delitto,
Con cui la merchi, apprenderesti, ingrata
Che più di questo Trono.
Ti darebbe di gloria il rifiutarla.
Semiramide
Io rifiutarlo? Eh vile.
Io regno, e regnerò. Tu servi quale
Deve un Vassallo, e attendi
Che risorga sul Ciel la nuova Aurora.
Allor, che Semiramide vedrai,
E tua Reina sì {ma t'ama ancora.)

Vedrai che quell'Infida
Non son, che tu mi credi,
E ciò , che adesso vedi
E' un solo inganno.
Un astro, che m'arrida.
T'additerà, cor mio,
Ch'il tuo piacer son io,
Non il tuo affanno .

Vedrai ecc.

Scena sesta

Memnone.
Memnone
Così crudel Sirena
Alletta col piacer di voci infide
L'incauto passaggìer, e poi l'uccide.

Son tradito, il veggo, sì,
Tenta in vano lusìngarmi
Lampo infido di speranza.
Il pensier, che il concepì
Nel desìo di consolarmi
Non ha punto di costanza.

Son ecc.

Scena settima

Camera con Trono e Sedie.

Aspasia, Oronte, e poi Nino.
Aspasia
Cotanti spargerò sul desolato
Amor nostro, o mio ben, caldi sospiri,
Che placheranno alfin l'ira de' Numi.
Oronte
Tentiam con nuovo assalto
Di Nino il cor.

(Sopraviene Nino.)
Aspasia
Eccolo appunto.
Oronte
Ah Sire,
Qual fascino sì forte
Sconvolge omai la tua grand'alma?
Aspasia
E come
Può regnar sovra te d'un basso affetto
La tirannide rea sì fortemente?
Oronte
Memnone del tuo Regno
Il più illustre Campion, cui l'armi Assre
Debbon l'onor di tante
Chiare vittorie, e che il tuo Regno adora
Pei il suo Marte, un sì crudele oltraggio
Soffrir dovrà?
All'amor mio donata
Da te fu Aspafia, il ripigliarla è scorno
Comune ad ambi. Ah Sire,
Deh non voler, che nuova strage ingombri
I Campi d'Asia, e la tua gloria adombri.
Nino
Ingombri l'Asia nuova strage, il Regno
D'Assiria si sconvolga,
Semiramide è mia. Memnone ha degno
Prezzo d'essa in Afpafia. A questa legge
Aspafia serva, e quando voglia Oronte
Tratto dal suo dispetto
Oggi la guerra, oggi la guerra accetto.

Scena ottava

Semiramide, e detti.
Semiramide
Chi guerra accetta in questo
Preclaro giorno, in cui
Semiramide regna,
S'essa non è? Di Nino
Osa cotanto il fasto? Aspafia, Oronte,
Prima, che le cimerie oppache grotte
Apra d'Espero il raggio
Del vostro amor su i coronati strali
Fortunato Imeneo spiegherà l'ali.
Nono
Prima, ch'io te innalzassi al breve Regno,
Sposa a Memnone Aspafia
Già decretata il genio nostro avea,
Ne lice a te . . . . .
Semiramide
Non lice?
Che non lice a chi regna?
Nino
Potrà dunque dimani
Nino discior questo fallace Impegno.
Semiramide
Il dimani è ancor lunge, ed oggi io regno.
Oronte
Oggi dunque, o Reina,
Sotto de'tuoi sovrani augusti auspici
Le fiamme del mio cor ardan felici.

Dal Trono, in cui t'aggiri,
Ricevi i miei sospiri,
E dona pace al cor:
T'esprima il mio dolore
Più il palpitante core,
Di quel, che faccia il labbro
Nel palesar l'ardor.

Dal ecc.
Aspasia
Sul tuo crin coronato
Adoro la mia stella, ed il mio fato.

Vaga Perla, benché sia
Dell'Aurora bianca figlia
Chiusa in sen d' una Conchiglia
Suo candor mostrar non sà.
Così anch'io ristretto ho il core
Dalla pena, e dall'amore
Ed ogn'or vivrà languendo
Se da te non ho pietà.

Vaga ecc.

Scena nona

Nino, e Semiramide.
Nino
Idolo del cor mio, non attendea
Da te ciò, che . . . .
Semiramide
Più di rispetto, o Nino,
Sovvengati, che sei
Non più Rè, ma Vassallo.

(Soldato che parla a perte con Nino.)
Nino
A Nino chiede
Udienza Plistene
In questo illustre giorno
Di tua sovranità, del Re de'Medi
Si raccolgan da te l'alte richieste,
Il vinto Zoroastro
O di vita, o di morte,
Abbia da te la sua fatal sentenza.
Tu l'arbitra ne sei,
Più bella, ma men cauta è la clemenza.
Semiramide
E Battra, e Media avran dal genio nostro
Ciò, che al giusto si deve, ed alla gloria
Nel dritto, che mi dà la mia vittoria.
Nino
Di quei bei lumi al scintillar
Regnanti, e Numi vedrai penar.
Semiramide
Di folli amori non vanneggiar,
Che fe m'adori colpa è l'amor.
Nino
Beltà vezzosa
Meno orgogliosa
Ti vò adorar.
Semiramide
Meno d'affetto
Con più rispetto
Dei favellar.

Di quei ecc.

Scena decima

Zoroastro.
Zoroastro
Son queste, o Zoroastro,
Le Sale auguste, in cui dell'Asia armata
Il tuo pugno Real scuoteva i Fati?
Or quale ingiusta mai
Frenesia delle Stelle
Ti getta ad avvilirlo
Con l'oltraggio servil d'una Catena!
Alla fortuna Assira
Lice cotanto? E voi Genj codardi
Tutelari di questo illustre Regno,
Il vedete, e 'l soffrite? E torpe ancora
L'orror de'vostri fulmini? Non scuote
I cardini di Battra
Il vostro zelo, o vili, e non dissolve
Questa Reggia profana in fumo, in polve.

Scena undicesima

Semiramide servita a braccio da Nino, poi Plistene e detto.
Nino
Alla Reina Assira
Del tuo Signore i voti
Rechi Plistene.

Nino conduce Semiramide a sedere sotto il Baldachino.

Entra qui l'Ambasciadore dì Media Plistene, e inchinata Semiramide le porge le Lettere Credenziali di Orcane Re di Media; Semiramide aperta la Lettera la dà a leggere a Nino, che sta in piedi in vicinanza del Baldacchino.
Nino
(legge)
Orcane
Re della Media a Nino
Monarca dell'Assiria, Augusto, e Grande
De' reali suoi sensi
Interprete fedel Plistene invia,
Tale lo accolga il coronato Amico,
Augusto Re, ciò, ch'egli dice, io dico.

(Qui Plistene si mette a sedere sovra una sedia posta dirimpetto al Baldacchino.)
Plistene
Reina eccelsa....
Semiramide
Prima
Che t'inoltri, Orator, chieggo, se il tuo
Sovrano, e Re, che Messaggiero, a Nino,
E non a Semiramide t'invia.
A ciò s'acchetterà, che dal mio Soglio
Il genio dell'Assiria oggi risponda.
Nino
Ciò, ch'oggi Semiramide decreta,
Nino conferma.
Semiramide
(A Nino)
Cotanto io non ricerco, è sempre legge
Inviolabile, e Sagra
Il voler di chi regna
Al core d'un Vassallo, e tale è Nino,
Chieggo d'Orcane.
(Nino accenna a Plistene, che acconsenta.)
Plistene
Orcane
A ciò, che Semiramide disponga
Assentirà.
Semiramide
L'Ambasciatore esponga.
Plistene
Reina eccelsa piega
Sotto l'Assiro giogo
La superba cervice
Il Fasto Battriano, e Zoroastro
Rode con disperato,
E barbaro furor la sua catena.
Piena l'Asia di pace, Orcane chiede
Dell'armi sue pronto il ritorno, e chiede,
Che a lui si renda: e tale
Dell'illustre Alleanza è la giurata
Condizione. Cinque
Poderose Città, Gemme diverse
Del mio Signore alla Corona Augusta,
Fosti nell'espugnarle
Forte guerriera, in renderle sei giusta.
Zoroastro
Prezzo del vostro Sangue
Chieggasi, o Medi, a Nino.
Ed oggi a Semiramide si chiegga
Ciò, che del suo quegli può darvi, e questa
Me vivo, me presente
La metà del mio Trono.
Non si disponga iniquamente oppresso.
Sin, ch'avrò sangue in Core, e vita in petto
Difenderò le mie ragioni a fronte
Di tutta l'Asia ancora.
Semiramide regna,
Quale tu devi; e se vincer sapesti,
Usa ancor saggiamente
Di tua fortuna, il Re di Battra è questi.
Semiramide
Perde il dritto di Re sotto l'oltraggio
Della Catena il vinto.
Nino
Latra, o superbo contra
Il tuo gastigo, e spuma
Per l'intano dolor, che ti divora;
Ma su quel Trono il tuo destino adora.
Semiramide
Oppresso Zoroastro
Dal non inteso arbitrio di Fortuna
I diritti non perde
Del suo sangue real. L'ostenti a fronte
De' Medi, e degli Assri, e se quel nodo,
Che al piede gli gettò la mia Vittoria,
Alle ragioni sue serve d'inciampo
Io ne lo sciolgo. O là quella catena
Del Battriano Re dal piè si tolga,
E si rechi in che sieda
Il forte Zoroastro, ed egli parli.
Nino
Zoroastro si sciolga, e ancor si rechi
In che egli sieda: E tanto
Semiramide disse, e non paventa....
Semiramide
O là cotanto....
Nino
I miei Reali sdegni?
Semiramide
Un Re, che serve, ad ubbidire insegni.
Nino
Siedi, barbaro, siedi
(mentre Zoroastro si pone a sedere.)
Ma tu morrai dimani, io me ne impegno.
Semiramide
Il dimane è ancor lunge, ed oggi io regno.
Zoroastro
Qual dritto su codeste
Contese Terre avea la Media? Il solo,
Che una cieca le diè vile rivolta
De' miei Vassalli allor, che impunemente
Contra un Re, che compiea due lustri appena
Recar poteasi. Al fine io crebbi, e giunsi
A trar di pugno al rapitor Orcane
Un'illustre retaggio
Sceso da miei grand'Avi
Su le mie fasce. Questa,
E' questa, o Semiramide, l'ingorda
Ambizion di Zoroastro. Nino,
Plistene, Medi, Assiri.
V'è fra voi, chi mel nieghi, o che m'incolpi
D'altro delitto? Ah solo:
Troppo temeasi il mio valor, ed uopo
Era opporvi le forze
D'un Mondo armato; Quindi
E Medi, e Assiri, ed Arabi, ed Armeni
Innondaro i miei Stati, e pure a tanto
Formidabil torrente
Argine ancor facea la sola Battra.
Battra alfin caddè, e la Vittoria grande
Partì, Donna felice,
Dalla tua mente, in cui pugnava il Fato
Nemico a Battriani. Or che si chiede
Dalla Media? I suoi Stati? E quali? I miei?
Chi li diè? Chi li tolse?
Il dissi, tu intendesti, e Grande sei;
Semiramide
Risponda a Zoroastro
Il Messaggier d'Orcane.
Plistene
Il mio Signor non m'inviò, Reina,
Ad agitare in Foro
I dritti del suo Scettro, egli dimanda
Per me ciò, che ne' sagri
Patti Nino giurò
Nino
Patti, che denno
Oggi eseguirsi.
Semiramide
Che? Denno eseguirsi?
Sì, deve eseguirsi
Da chi ben regna ciò, ch'è giusto; Orcane
Nella sua Media regni, il nostro Soglio
Conservi a Zoroastro
Le pretese Conquiste;
E questo Re, che iniquamente oppresso
Geme nella sua Regia,
Libero viva.
Nino
Che? Libero viva?
Plistene
Nino, da' sagri Altari io ti ricordo
L'alta Religione, e ti protesto
Della Media il furor.
Zoroastro
Rendi o Reina,
Una spada al mio bracio, e t'assicuro
Da quanto con tra te ponno osar mai
La Media, l'Asia, il Mondo, Orcaae, e Nino.
Nino
In queste Sale Auguste, in faccia al suo
Re vincitor un baldanzoso Schiavo
Cotanto ardisce? Una superba Donna,
Che per estro d'un core affascinato
Una effimera ostenta
Larva di Re, tradisce
I dritti del mio Scettro . . . .
Semiramide
E che! tant'oltre?
(si leva dalla Sedia)
Oggi l'Assiria, e Battra
Pendon dalla mia legge, e la mia legge
Può dar al tuo furor la pena estrema,
Semiramide io son, guardami, e trema.
Nino
Eh; tremi Zoroastro.
(sedendo nel Trono.)
Semiramide tremi in faccia a Nino,
Che sciolta omai d'un cieco amor la benda,
Empie la Sede augusta, ara, da cui
Getta i fulmini suoi la coronata
Nemesi su la fronte al tradimento.
Zoroastro
Sgombra, o vile, quel Trono,
(presolo per un bracio lo leva dal Trono.)
Sovra di cui non ha più dritto il core
D'un Re codardo.
Nino
A me cotanto? Assiri,
Costui si sbrani.
Semiramide
O là, chi regna? Questa
Fidi Guerrieri, è la Regina vostra.
Nino
Ah se torpe il valor de' miei Vassalli,
Io stesso . . . . .
(impugna la sfpada.)
Zoroastro
Eh, nell'imbelle
Destra di Nino languida la spada
Minaccia in vano il sen di Zoroastro.
Cedila.
(lo disarma.)
Nino
Ah mio furor!
Plistene
Misero Nino!
Semiramide
Al tuo folle ardimento
Dovrei la morte, ma perdono ancora
A chi il Trono mi diè, questo delitto,
Scordati, Nino, il nome,
E l'orgoglio di Re, che se di questa
Mia clemenza t'abusi,
Oggi al colpo fatal quel capo appresta.
Nino
Si spietata,
Tiranna, crudele,
Donna ingrata,
Ed infedele,
Ma sul Soglio.
Quell'orgoglio
Castigar ben io saprò.

Tanto orrore
Prova il Core
Nel suo fiero tradimento,
Che mal grado al mio tormento,
Tanto rea dirti non so.

Sì ecc.
Semiramide
Prima, che il dì languisca
Con le genti di Media
Plistene parta . . . .
Plistene
Ei partirà, ma forse
Di nostre spade il lampo
Ritornerà.
Semiramide
Ci rivedremo in Campo.
Plistene
Messaggier venni di Pace,
E di Guerra Araldo io vò.
Ennio ancora l'atra face
Dalla destra non gettò.

Messaggier ecc.

Scena dodicesima

Semiramide, e Zoroastro.
Zoroastro
Dunque la mano stessa,
Che mi gettò sul piede una catena
Dal piede me la toglie? E mi ridona
La speranza di rendermi a quel Trono,
Onde mi tolse?
Semiramide
Oprai
Allor ciò, che dovea Donna vassalla
Ciecamemte al Sovrano, ora che il Trono
Reina io calco, adempio
Ciò, che giusto ravviso.
Zoroastro
Ma grande è, Semiramide, il ristretto
Termine del tuo Regno.
Semiramide
Un solo giorno
Basta per opre grandi ad un gran core.
Zoroastro
Tutto forse ardirà di questo giorno
Nell'angusto confin Nino sdegnato.
Semiramide
Chi più regna nel core de' Vassalli,
Quelli è più Re.
Zoroastro
Perchè non torgli in questo
Opportuno momento
La vita rea?
Semiramide
Più rea la renda qualche
Sua maggior colpa.
Zoroastro
E quando
Questa colpa togliesse
Il tempo al tuo gastigo, e che farai?
Semiramide
Quando io muoia Reina io vissi assai.

Scena tredicesima

Semiramide.
Semiramide
Ben cominciasti ardito cor. Il molto,
Che ti resta ad oprar, non ti spaventì.
Il più del Regno è oppresso
Nell'orgoglio del Re.
Sì: sovra il Trono Assìro
Il sovrano mio genio il mondo adori.
Semiramide ardisci: o regni, o mori.

Almen potessi, oh Dio!
Goder con l'idol mio
La pace, che trovar non può il mio cor.
Ma niega la mìa stella,
E perfida, e rubella
Al piacer di regnar quello d'amor.

Almen ecc.

Fine dell'atto Primo

ATTO SECONDO

Scena prima

Tempio del Sole illuminato da' raggi del medesimo. Ara nel mezzo con piedestallo con sopra Tazza Nuzziale, e Vaso d'Oro.

Aspasia, Oronte, poi Memnone, e Semiramide.
Aspasia
Qual lieto annunzio, Oronte? Io dunque in questo
Felicissimo dì stringerti debbo
Signor, e Sposo.
Oronte
Ecco del fausto rito
L'alto apparato, ecco i Ministri, ed ecco
Le Vittime, la sagra
Tazza, in cui nuota, o cara,
La mia felicità.
Aspasia
Credo a me stessa
Appena il mio piacer.
Oronte
Della Reina.
Semiramide il cenno
A se mi volle, e chiesto
Della mia fede un nuovo giuramento
L'ottenne, e in premio all'amor mio concede
Che in quest'ora beata, alta, e vivace
Per noi del Tespio Nume arda la face.
Memnone
Qual Pronuba profana ha scelta Giuno
D'Aspasia agli Imenei? Qual sicurezza
Avrà di fede il letto
Genial d'Oronte a vista
D'un coronato esempio D'infedeltà?
Semiramide
L'Arabo Trono è il prezzo
Alle Nozze d'Aspasia. Il Trono Assiro
Di Memnone la Moglie
Vuol infedel; ed egli è ben di questa
Illustre infedeltà prezzo condegno.
D'Aspasia il sagro nodo,
Giuno omai stringa, e del gran Dio del lume
Sovra i fulgidi Altari
Il Real Imeneo stenda le piume.
Coro
La chiara face
D'Amor risplenda,
E l'alme accenda
Di bella fé;
E calma, e pace
Abbi costante
Chi Sposo, e Amante
Qui trasse il piè.
Venere bella
Al nodo arrida,
E ogn'alma fida
Abbia mercè.
Amica stella
Sue gioie pronte
D'Aspasia, e Oronte
Al cor già diè

La chiara, ecc.

Scena seconda

Detti, poi Nino.
Semiramide
Succhi il sagro Lieo
La Copia illustre.

(Oronte presa la Tazza la presenta ad Aspasia.
Nino
A terra,
A terra questo ardito Nappo, e pera
Il detestabil Rito,
Cadano semivive
(Nino getta la Tazza a terra.)
Dagli Altari le Vittime, si spegna
La fiamma contumace, e tu rubella
Al tuo sangue, al tuo Re; tu, d'un angusto
Angolo d'Asia appena
Ben conosciuto Prence, ardisti, osasti
Del tuo Germano, e Re, del Giove Assiro
Disubbidir all'alta Legge? Oronte,
La guerriera alleanza
Dalla pena ti assolve. Aspasia stringa
Di Memnone la destra, e le perdono;
D'Assiria il Re, d'Assiria il Nume io sono.
Semiramide
Tu Re? Tu Nume? O sempre
Perfido mentitor, a' sommi Dei
Quando poggiò, superbo
Il fasto de' mortali? Oggi chi regna?
Semiramide stringe
In questo illustre giorno
Lo Scettro Assiro, e per fiaccar l'orgoglio
D'un suo ribelle ha fulmini sul Soglio.
Oronte
E questo d' un' angusto
Angolo d' Asia appena
Ben conosciuto Prence, oggi non vede
Su Nino, che il rifiuto
Della Corona Assira.
Aspasia
Io dal mio sangue
Non sento che un rimprovero del vile
Affetto, a cui servì la tua grandezza.
Memnone
Ancorché infida, e ingrata
Semiramide sia, pure mi è Moglie.
Nino
Nè di Memnone Moglie, nè di Nino
Quella furia sarà. Tosto, che sorga
Il nuovo dì, vedralla
Misera, desolata
Mendicar qualche raggio di clemenza,
Ma vanamente dalla mia Corona.
Semiramide
Sì tosto non cadrà dalla mia fronte
Codesta, che tu vanti,
Corona tua: chi ne rinunzia il peso,
Ne perde il dritto, ed io
Custodirla saprò gelosamente;
E pria, che sul tuo crin essa baleni,
Forse, superbo, forse
Testa non avrai più su cui riporla.
Nono
Già mi svelgo dal petto
L'insìdioso strale
Del profano amor tuo; più non riguardo
In te, che un vile oggetto
Del mio furor, e prima
Ancor, che questo dì tutto tramonti
Ti strapperò di pugno
Lo Scettro, che vi geme. Il nostro Marte
Susciterò contro la tua baldanza;
Avrà ben egli ancor qualche saetta,
Per punirti sleal.
Semiramide
Vanne: e t'affretta.

Scena terza

Semiramide, Memnone, Aspasia, Oronte.
Semiramide
Meco, o Principe, io chieggo
Al campo il tuo valor: venga con esso
Lieta la tua speranza.
Vanne; e tosto m'avrai.
La mia gloria, e il tuo amor voglion costanza.
Oronte
Ti precedo, o Reina. Aspasia mia,
Rasserena di quelle
Bellissime pupille
Il dolcissimo raggio.
Lieto sarà quel cor, che adesso pave:
Quel ben, che più si pena, è il più soave

Quegli occhi luminosi
Mesto non turbi il duolo,
Lieta scintilli in lor
La nostra face.
Il nostro amor riposì
Contento del suo volo,
Che il nostro dolce ardor
Avrà sua pace.

Quegli ecc.

Scena quarta

Aspasia, Semiramide, e Memnone.
Aspasia
Invitta Semiramide, che mai
Temer deggio di questo
Sangue, ch'ebbi a metà con quel di Nìno?
Semiramide
Eh: di quel dolce amor, che in sen ti vola,
Con l'ampia luce il tuo dolor consola.
Aspasia
L'amore è un dolce foco,
Che nasce a poco, a poco,
E il soffre con piacere
Il core amante.

Tal non dà pena amore,
Ma se si fa maggiore,
Da cruccio, e affanno ogn'or
Fatto Gigante.

L'amore, ecc.

Scena quinta

Semiramide, e Memnone.
Semiramide
Memnone, hai cor?
Memnone
Ho core.
Semiramide
Ami tu Semiramide?
Memnone
Crudele
Chiedi di questo amor, chiedi a te stessa.
Semiramide
Mi vuoi tu Grande?
Memnone
Sì, ma non a costo
Di tradimenti.
Semiramide
Senti; in Battra io regno.
Memnone
Ma d'una infedeltà con l'onta in fronte.
Semiramide
E' forse indegno prezzo
Anche una infedeltà d'una Corona?
Memnone
Sempre è viltà ciò, che deturpa in noi
La gloria, e l'innocenza.
Semiramide
Da questo inclito Soglio,
A cui l'incauto Nino oggi mi trasse,
Assai di senno, assai di forza ho ancora
Per impedir, ch'ei vi risalga.
Memnone
Orrendo
Disegno reo.
Semiramide
Non cerco
Il tuo consiglio, il tuo soccorso io chiego.
Memnone
Chiedilo, o furia, a chi ha nel petto il core
Di questa tigre, il di cui late forse
E' di tue vene il detestabil sangue.
Semiramide
E pur in van t'addito
La via d'un Trono? In vano
Il retaggio d'un Regno a' Figlj nostri?
Or va, vile, e codardo,
In te cercai l'Eroe, cercai lo Sposo.
Ma in cor nato al servigio
Mal si cerca l'Eroe, male lo Sposo,
In te di Semiramide. Di Nino
Siedo nel Solio; e dell'Assiria, e tuoi
Agito i fati. Il nuovo
Giorno non sorgerà, che s'io sia degna
Dello Scettro, che stringo,
Vedrai tu, vedrà Nino, e vedrà il Mondo.
Io regno, e regnerò; tu vivi in tanto
Al tuo scorno, al tuo sdegno, ed al tuo affanno.
(Ah, ch'il dolce mio Sposo,
Vede in Nino il suo Re, non il Tiranno.)

Sei sdegnato
Sposo amato?
Bell'amore!
Bell'orgoglio!
Ma al tuo amore, ed al tuo orgoglio
Ti rispondo, Regnar voglio,
E disprezzo il tuo rigor.
Sorga il Sol co' nuovi Rai,
Tua Reina ancor m'avrai.
Deh t'acchetta, o caro Sposo,
Che coll'esser sì sdegnoso,
Puoi morire di dolor.

Sei, ecc.

Scena sesta

Memnone.
Memnone
Che minacciate mai di portentoso
In questo dì fatal torbide Stelle!
Amor, sdegno, ragion, virtù, dispetto,
Qual di voi è mia scorta
Nell'arduo calle? Nino
M'offese, ed è mio Re. Di mia Reina
In questo giorno vanta
Semirade il grado. Io l'amo, e l'amo
A me infedele, e al suo Signor rubella,
Dove cerco il mio Porto, o la mia Stella.

Vorrei
Vederla in voi,
Pupille del mio ben,
Ma non saprei
Seguirvi, se non pure, ed innocenti.
O Dio!
Con quante amare pene
Squarciate questo sen,
Né pur poss'io
Pentirmi dell'amarvi, occhi inclementi.

Vorrei, ecc.

Scena settima

Campagna dove stà l'Esercito di Assiria, e di Media su l'Armi.

Nino, e Plistene
Plistene
Il gran Marte di Media, inclito Sire,
Da te dipende, incerta
Degli Arabi è la fede;
Ma chi potrà con essi
Quell'ombra di Reina,
Se dell'Assira il braccio armato è teco?
Della Donna superba
Opprima in fasce ancora il furor cieco.
Nino
Mio braccìo, invitte schiere, e mia fortuna
Foste voi sempre, e foste
De' miei vasti trionfi
E Ministri, e Compagni; oggi vi appello
Della mia gloria offesa
Da un'empio, e detestabile attentato
Contra gli Augusti dritti
Di mia Sovranità vendicatori,
Semiramide ardisce....

Scena ottava

Semiramide, Zoroastro, poi Oronte, e detti.
Semiramide
Appunto ardisce
Oggi, che su le tempia
Le folgora temuta
La Maestà del Diadema Assiro,
Fulminar la baldanza
De' suoi Ribelli.
Nino
Eh addita
Prima i Sudditi tuoi, quindi distingui
Da questi i tuoi Ribelli.
Semiramide
I miei Sudditi addito in queste Armate
Invincibili Schiere,
Che su l'Ara del Trono
Con l'omaggio de' Duci
Mi diero in sagrifizio la lor fede;
Or da questi io distinguo
Nino per mio Ribelle, esso, che usurpa
L'alto nome dì Re deposto ai primi
Raggi di questo dì sovra il mio capo.
Nino
Da un Soglio profanato,
Da una Donna infedel io lo ripiglio.
Semiramide
E quale infedeltà?
Plistene
Quella, che atterra
La ragion delle Genti,
La dignità de' Sagri Templi abbatte,
Lacerando le Leggi.
Su gli Altari giurate
E di Assiria, e di Media ai Numi Augusti.
Zoroastro
Vendica Semiramide la gloria
De' Numi offesi allora,
Ch'ella dissipa un'atto
D'ambizion sfrenata;
Ond'essi Rei son resi
De' lor prestati auspizj a Guerra ingiusta.
Nino
Che più si cerca, o fidi?
Con la barbara Donna
E' Zoroastro in Lega.
Che più si tarda? Arabi, Medi, Assiri,
A vostri piedi cada
La Copia abbominata.
Oronte
Gli Arabi forti, o Nino,
Veggono in questo dì nella gran Donna
D'Assiria il Regno, e adorano in quel braccio
La lor Vittoria.
Nino
Ah vile!
Adulator di quel Real fantasma,
Cadran teco, cadran gli Arabi tuoi:
Cadran con esso. All'Armi.
Semiramide
All'Armi, e chi? Soldati,
Semiramide io son, quella son'io,
Il di cui senno, il di cui braccio appese
I fregi laureati
Della Vittoria alle Bandiere Assire.
A me tale vi chiamo, e questo illustre
Vessillo, ch'io piantai sù l'alte mura
Di Battra oppressa, a me, se ne son degna,
Il valor vostro, il vostro amore impegna.

I Soldati d'Assiria staccatisi da quelli di Media si gettano alla parte di Semiramide, ascesa dopo impugnata la Bandiera sopra un luogo eminente.
Coro dì Soldati
Semiramide viva.
Semiramide
Zoroastro agli Assri
Il Duce sia. Medi, quell'Armi a terra.
Oronte
Arabi, forti, a voi.
Zoroastro
O dall'Arabe Spade, o dall'Assire
Trucidati cadrete.

I Soldati di Media mettono a terra l'Armì, che sono levate dagli Arabi.
Plistene
Nino, siam noi perduti.
Semiramide
E tu superbo
Rendi l'acciajo, e prigionier t'arrendi.
Nino
Io prigionier? O furia!
Zoroastro
E sia tua gloria
L'abbandonar in pugno a Zoroastro
L'acciar mal cinto.
Nino
E tanto
Soffre l'Assiria? Questo
De' miei Sudditi il zelo,
Questa la fede? Ah se non ha la terra
Chi difenda il suo Re? Cieli codardi
Mancan fulmini a voi? Manca all'Inferno
Una furia, un'incendio, una vorago,
Che ìngoj Semiramide, che sbrani
Il cor dì Zoroastro, o incenerisca
Questo Campo ribelle, e queste Tende?
Dalla giustizia vostra,
Del Ciel, d'Abisso, o Dei, che più si attende?
Semiramide
Che più s'attende? Un Giudice, cui detti
L'alta sentenza il Cielo
Della tua morte. In Zoroastro il vedi,
Tale il dichiaro. Or va perfido cerca
In qualche angolo d'Asia
Chi ti difenda. In me riguarda, e trema,
Una Reina offesa
Dai Rubelli attentati
Del tuo core protervo.
Cominci il tuo morir questo momento,
E ne siano i Ministri
Il delitto, il rimorso, e lo spavento.

Abbassa gli occhi ingrato,
Guarda la colpa,
Pensa al misfatto,
E all'or vedrai, ch'io sono
No ingrata, ma innocente,
E che tu sei traditor.
Pieno il Sen d'eroici spirti
Chiesi il Regno per punirti,
Che privata non potea
Castigar quell'alma rea,
Quel perverso iniquo cor.

Abbassa, ecc.

Scena nona

Nino, Zoroastro, Oronte, e Plistene.
Zoroastro
Là nel Foro d'Astrea sagro, e tremendo
Nemico nò, ma Giudice t'attendo.

Al Tribunal tremendo
Tuo Giudice t'attendo,
E con ragion vedrai
S'io ti condanno.
Non ti doler di me
Se ottieni per mercè
Pena, ed affanno.

Al, ecc.
Oronte
Del gran giudizio accusator eletto,
Del mio Regio Imeneo
Le tede profanate avrò nel petto.
Plistene
Sìre, fa cor; non sempre
Che fu noi tuona il Cel, fulmina ancora,
Tenta l'alme Reali
Qualche furor di Stella,
Ma se in esse ei ritrova
Una forte virtù, da cui sia spento,
Si fa loro grandezza
De' retrogradi sguardi il pentimento.
Oronte
Di Semirami al cenno omai si vadi
Di Nino accusator, d'Aspasia bella,
Perdona, o Re, la spene in me favella.

Anche il Mar par, che sommerga
Quella Nave, che tu vedi
Dissìpata da Procelle;
Poi la vedi,
E par, che s'erga
Presso all'altra infra le Stelle.

Anche, ecc.

Scena decima

Nino solo.
Nino
Son Re? son Nino? o sono un'ombra, un sogno
E di Nino, e di Re? Vassalli, Trono,
Io v'ho perduti, e come ?
Minaccie, prigionie, giudizj, colpe,
Scorni, oltraggj, timori,
Divise abbominevoli di Reo
In fronte d'un Monarca?
Mio Giudice un mio schiavo?
Mia tiranna una Donna,
Idolo innanzi d'un'incauto amore,
Ora feroce oggetto
D'un innutile sdegno?
Sudditi, Amici, e Cielo, e Terra, e Inferno
Vanamente rampogno.
Son Re, son Nino, o sono un'ombra, un sogno.

Vincerà l'aspro mio Fato,
La costanza di mia morte,
Che mal grado al Cielo irato
Non è misero chi è forte.

Vincerà, ecc.

Fine dell'Atto Secondo.

ATTO TERZO

Scena prima

Camera, con Tavolino, e Sedia.

Aspasia, Oronte.
Aspasia
Così languida in te, crudele Oronte,
L'eloquenza del mio povero amore,
Che ad ottener non giunga
La difesa di Nino?
Oronte
Aspasia, in Nino io veggo
Il tuo German non più, ma il tuo Tiranno,
Veggo un Principe ingrato, e disleale,
Che tradisce una fiamma,
Ch'egli stesso nodrì.
Aspasia
E vorrai vendicarla
Col sangue mio?
Oronte
Quel sangue
Nelle vene tiranne
N'ha perduta la tinta.
Aspasia
Ma credi tu, che possa poi piacermi
Chi abbandona alla scure
D'un manigoldo un Re tradito, e mio
Empio sì, ma Fratello? Oronte pensa
Se Nino cade alle tartaree Soglie,
Mal grado all'amor mio non son più Moglie.

Scena seconda

Semiramide, Zoroastro, Nino, e detti, poi Memnone in disparte.

Semiramide, e Zoroastro si pongono a sedere.
Semiramide
Tu vedi in Zoroastro
Il tuo Giudice, o Nino, ei tutte obblia
Le andate offese, e posto
Di Nemico il carattere sospetto,
Quello di Re ripiglia, e quel di giusto,
Non temer d'esso, i tuoi
Orribili paventa empj misfatti.
Tu sleal, Tu superbo,
Fiero, lascivo, ingìusto,
Profanator de'Tempj, e delle Sagre
Leggi d'onor, e d'amistà, togliesti
Le Vergini agli Altari,
A i Talami le Spose empio, e crudele,
Ingordo usurpator d'Oro, e di Stati:
Contro me, traditor, che non osasti?
Mal grado al giuramento
Fatto agli Dii de Battriani, in faccia
Degli Assìri, Arabi, e Medi il Campo gonfio
Della Vittoria mia, perfido empiesti
Del tuo furor, nè risparmiasti il mio
Capo Real dal fulmine, che armava
Della perfidia tua l'orribil destra:
Udisti, Zoroastro,
Le Colpe, il Reo tu vedi, odilo ancora
Innocente s'assolva, e Reo egli mora.
Oronte
Aggiungi, o Zoroastro, alle cotante
Colpe di Nino un' onta
Posta In fronte ai Carattere sovrano
Ch'egli ostentò, me trasse
Nell'ingiusta Alleanza
Contro l'Armi di Battra
Col Real giuramento
Delle Nozze d'Aspasia, ed oggi ingrato
Mi respinge da un Talamo mercato
Col sangue, e col sudor de' miei Vassalli.
Ah Zoroastro vendica lo scorno
D'una Corona profanata, e spinta,
Qual Vittima plebea sotto alle piante
D'un sacrilego senso, il Mondo vegga,
Che un vizio detestabile, ed oscuro
Anche in petto d'un Re non è sicuro.
Zoroastro
Nino, dal peso oppresso
Di tante accuse, innalza
S'il puoi, la fronte, e da cotanti orrendi
Misfatti, onde vai Reo,
La tua Vita, il tuo Nome ormai difendi.
Nino
Al mostruoso Tribunal d'un mio
Schiavo, superbo, e contro
Le accuse d'una femmina ribelle,
E d'un'Amante affascinato, e stolto,
Rifponder niega il zelo
D'un Core Coronato,
Che Giudici non ha sotto del Cielo.
Semiramide
Al peggior de' viventi
Giust'è, che manchi il Difensor.
Memnone
Non manca
Un Difensor non vile:
Sinché Memnone vive, a Nino il grande.
Oronte
Memnone!
Semiramide
(a parte.)
Ah tradimento
D'una eroica virtù!
Memnone
Non giugne o Zoroastro, il debil raggio
Di suddita pupilla
A ravvisar sovra d'un Trono eccelso
Le Cause ignote, onde han misura, e peso.
In ciò, ch'opran di strano i gran Monarchi,
Nmo si accusa
D'ingiusto, di sacrilego, d'ingordo,
Crudele Usurpator d'Oro, e di Stati,
D'empio profanator de' Sagri Riti,
Di ribelle, di perfido, e d'ingrato,
Violatore di Legge;
Di lascivo rattor dell'altrui Spose.
Ma chi peccò? Nino Monarca? e quale
Sovrana legge v'è sotto alle Sfere,
A cui l'alta ragion d'un Re soggiaccia?
Nino privato? e che? privato è dunque
Chi depositò in pugno per l'angusto
Giro d'un giorno il peso dello Scettro
A chi regger nol può per due momenti?
Uno scherzo d'amor? ma questo amore
In Nino è Colpa? Colpa
Sia di chi lusingollo
Col vile assenso a togliersi dal casto
Letto del primo Sposo.
Semiramide io taccio il tuo rimorso.
Dica di più, se Nino
Poscia in Campo spronò l'ira de' suoi
Generosi Vassalli
Contro questo fantasma di Reina,
Sorga l'Alba dal Gange, e mostri il volto,
Il fantasma sparisce, e Nino è assolto.
Semiramide
Pria, che sorga dal Gange
Quest'alba infausta: e prima,
Che sparisca il fantasma,
Sino che sovra il Trono egli s'adora
Giudichi Zoroastro.
Zoroastro
Nino muora.
(Zoroastro scrive la Sentenza.)
Nino
E Nino muora? E inoridito il Mondo
Non cade ancor dagl'Omeri d'Atlante?
Ah Mostri, si morrò, ma da Cocito
Nud'Ombra sorgerò del rito atroce
Baccante Sacerdote,
E trarò meco fuor de'ciechi Abissi.
Perchè del vostro inferno
Qui cominci la pena, ed il tormento,
La crudeltà, l'orror, e lo spavento.

Con la face di Megera
Spirto errante io tornerò
Pien di barbaro furor.
Della strage iniqua, e fiera
La vendetta far saprò
Contro un'Empia, e un Traditor.

Con, ecc.

Scena terza

Semiramide, Memnone, Zorooastro, ed Oronte.
Semiramide
Oronte alla funesta
Tragica Scena del Tiranno estinto.
De' tuoi Regj Sponsali, e della mia
Stabilita grandezza
L'alta pompa succeda, e il luogo stesso
Sia feretro di Nino, e tempio nostro
Oronte
Eseguirò Reina.
Memnone
O Furia, o Mostro!
(parte)
Oronte
Questa spada, e questo cor
Serba fede, e non temer,
Che saprò per te pugnar.
Che già spinto dal furore,
E dall'amore
Vola il piede a trionfar,

Questa, ecc,

Scena quarta

Semiramide, e Zoroastro.
Zoroastro
Di Memnone, o Reina,
E'sì stupido il Cor, che all'alte offese
Con cui Nino l'oppresse,
Non si risente. Ei solo
Contro l'odio comun il vanto ostenta
D'una rea fedeltà.
Semiramide
Memnone guarda
Con gelosia di Nino in fronte ancora
L'alto splendor della Corona Assira.
A cuì nacque Vassallo, e in me detesta
Quella grandezza, che usurparmi ei vede
All'amor suo. Tal di me degno, e tale
Lo soffro, e l'amo ancor, che di quest'alma
Fasto, ed Amor contendono la palma.

La Cervetta
Timidetta
Corre al Fonte,
Al Colle, al Monte,
E trovando il suo diletto
L'accarezza, e lo consola,
Ma s'io cerco il Sposo amato,
Ah, ch'il trovo, ma crudele,
Pien di sdegno fugge ingrato,
E resto sola.

La Cervetta ecc.

Scena quinta

Zoroastro solo.
Zoroastro
Dunque alla mia caduta
La mia gloria maggiore io debbo in questo
Memorabil giorno?
D'un Re mio vincitor giudice io siedo,
Ed il condanno? ah mio
Baldanzoso pensiero abbassa il volo.
Folle chi di fortuna
S'avvililce codardo al torvo aspetto.
Ma folle più chi nel sereno viso
Dell'istabile Dea s'affida al riso.

E prigioniero, e Re,
Palpita un core in me,
Ch'è sempre forte.
Vincerlo nol potrà
Tutta l'infedeltà
Di cieca sorte.

E prigioniero, ecc.

Scena sesta

Sala preparata a lutto per l'Esecuzione Capitale di Nino.

Nino preceduto da Guardie, e Plistene.
Plistene
Signor, se da fasto, o piacere all'ombre
Delle passate offese
Illustre memorabile vendetta,
Dentro a gli Elisì tuoi
Del mio Signor, tradito Re, s'aspetta.
Nino
Plistene, ora che sciolta
La benda alla ragion, tutte ella vede
Le torte vie, per cui la trasse il senso,
Meno d'orror mi reca
Questa Morte fedel, che la ritorna
Nella primiera libertà natia.
Plistene
Tutto, o Nino,
Non muor di noi con noi, la miglior parte
Morendo ad immortal vita rinasce,
Nella Parca infedele
Il torvo aspetto incontra,
Che l'ultimo de' vanti,
A un Re, che muore, egli è morir da forte
In braccio alla Costanza io qui ti lascio,
Ma tosto con furor le Mede Insegne
Scioglier Battra vedrà Nemesi al vento.
Nino
Sì muoia, e i casì miei chiuda un momento.

Scena settima

Nino solo.
Nino
Mal grado al regio fasto,
Ecco Nino ridotto
Col sol corteggio d'un funesto orrore.
Assiri; io v'abbandono, i miei delitti
In braccio al pentimento
Lascio tra voi, ma lascio un nome ancora
Di cui l'Asia tremò, lascio ad Oronte
Aspasia sua. Memnone affascinato,
Frenetico amor mio quella perdoni.
Colpa, di cui qui me punisce il fato,
Piego ad esso la fronte, e il Collo stendo
Alla falce di Cloto, e il colpo attendo.

Scena ottava

Nino in atto di essere ferito, Memnone che trattiene il colpo.
Memnone
Arresta il colpo, e la real cervice
Adora, come sagra.
Nino
Oh qual propizio Nume!
Memnone
S'appelli Semirami, e Zoroastro.
Sorgi, o Sire, e ritorni
Al cor l'alma smarrita.
Nino
Io sono ancora in vita!
Memnone
A momenti vedrai
Ciò, che a prò del mio Re fedel pensai.

Scena nona

Semiramide, Zoroastro, Oronte, e detti.
Semiramide
Memone, a che mi vuoi?
Zoroastro
Vive ancor Nino?
Semiramide
Vive?
Memnone
Ascolta, Semiramide, tu regni
In Battra, Zoroastro
Sia Giudice, o Sovrano,
Ad ambi io chieggo.
Semiramide
E che?
Memnone
La legge è norma
Al giudicio de' Re.
Semiramide
La legge è sagra
Sempre a chi regna, e chi la sprezza acquista
Il nome di Tiranno.
Memnone
Or senti in Battra
(E in testimon ne appello
Lo stesso Zoroastro)
V'è Legge, a cui non derogò giammai
O comando, o costume,
Ch'ove ritrovi un reo
Di Sentenza letal chi il capo esponga
In vece sua del Manigoldo al ferro,
Egli s'assolva.
Semiramide
O Cieli!
Oronte
E che farà!
Zoroastro
Legge, che ferisce il primo,
Che fra noi calcò Trono, e Scettro strinse.
Memnone
Cangi vittima dunque,
Tiranna il tuo furor, il sagro Capo
Di Nino si rispetti, il mio si tronchi
Sinché giunga l'Aurora.
Viva Nino, e sia Re. Memnone mora.
Semiramide
O trasporto infelice
D'un'eroica Virtù!
Oronte
Volo ad Aspasia.
(parte.)
Nino
O gran Cor! o grand'alma!
Per gloria delli Dii scesa dal Cielo.
Semiramide
Non si oppone alla Legge
Giusta Regnante, un fremito del core
Virtù non vince. Nino,
Nino vivrà, ma di quel cor, che freme
Cede Amor alla forza.
Ch'io te condanni, o sempre
De' miei teneri affetti illustre oggetto?
Ah nò. Memnone, il Trono
Empieva bene i vasti miei pensieri,
Ma ch'ei mi costi la tua vita, ah caro
La tua virtù mel vieta, e la mia fiamma:
Ne scendo, o Nino, e se ben giunta ancora
L'Alba fatal non sia,
Che ti rendo lo Seettro, io l'abbandono:
S'hai cor, Memnone muoja,
Ma seco muoja ancora
Semiramide sua.
Nino
Ch'io risalga quel Trono,
Sovra di cui l'orror de' miei delitti
All'odio de'Vassalli,
Ed all'ira immortal de'Sommi Dei
Mi rese oggetto? no: dall'orlo infausto
Del vicino feretro io lo riguardo
Qual'effimero ben di lunghi mali
Fonte infelice, io lo rifiuto. Vanne,
Tu l'empj, o Semiramide, satolla
Il desio del tuo fasto,
Tutte l'andate offese io ti perdono,
E forse per punirti
Alle cure del Regno io t'abbandono.
Semiramide
Regnisi dunque, olà, tolgasi tosto
Cotanto infausta Scena.
Zoroastro
E sia d'alto stupor l'Asia ripiena.
Memnone
Tuona terribile
Giove sdegnato
Tal volta irato,
Per far vendetta
Di chi peccò.
Poi meno orribile
Sgombra dal Cielo
Quel nero velo,
Che la saetta
Ci minacciò.

Tuona, ecc.

Scena ultima

Anfiteatro Reale.

Detti, e poì Oronte, ed Aspasia
Nino
Vieni tra le mie braccia,
O Generoso Duce, e di tua fede
La tua Sposa, il mio Regno or sia mercede
Zoroastro, ti stringo al Regio Seno.
Semiramide
Spento sia l'odio antico.
Zoroastro
Di Nino il grande è Zoroastro amico.
Semiramide
In Battra tu regnasti, e regnerai,
E solo a quella Legge,
Che Memnone condanna
Deroghi vincitrice una Reina.
Zoroastro
Battra, il Mondo, ogni Legge a te s'inchina.
Semiramide
Vivi, o Sposo adorato, e poiché Nino
Della Corona il peso
Rigetta, io regnerò; Tu non del Solio,
Ma Compagno del Talamo sarai.
Memnone
Vivrò per adorarvi, o vaghi rai.
Nino
Invitta, e forte, e giusta
Regna, o gran Donna, ed empj
L'ara de' mìei grand'Avi,
D'Eroiche gesta, e di prudenza Augusta.
Semiramide
Venga Aspasia d'Oronte al nodo eccelso.
Plistene, abbia il tuo Sire
Pace co' Battriani, avemmo noi
Con che adempier di Nino
Le giurate promesse.
Zoroastro
E Zoroastro
Volontario darà prezzo alla pace.
Plistene
Atra spegnasi omai d'Enio la face.
Semiramide
Oronte, ecco il tuo bene: Aspasia stringi
Il diletto tuo Sposo,
Al giusto nodo il tuo Germano assente.
Nino
Facciasi il tuo volere, io son contento.
Oronte
Cara Man,
Aspasia
Mano gradita,
Oronte
Del mio Cor
Aspasia
Del mio Sen
A due
e gioja, e vita.
Nino
Oronte, Zoroastro,
Semiramide, Aspasia in me vedete
Dell'umam fasto un grand'esempio io sono
Re di me stesso oggi, che fuggo il Trono.
Coro
Lieta viva, e viva grande
Semiramide Reina.
Or che in Solio i raggi spande
L'Asia tutta a lei s'inchina.

Fine del Drama.


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Ultimo aggiornamento 14 novembre 2021