Tieteberga, RV 737

Dramma musicale in tre atti


Testo del libretto (nota 1)


ATTO PRIMO

Scena prima
Sala Reggia con Trono in cui siedono Lotario, e Tieteberga stando alla parte di Lotario, Ercinio, e Marciano con Corteggio di Cavalieri, e alla parte di Tieteberga Clotilde con seguito d'altre Dame, celebrandosi il Compleanno: de Regj Sponsali.
CORO
Con soave, e lieto suono
All'Eccelso Reggio Trono
Si consacri Amor, e fè.
Anch'il Sol de raggi suoi
Vie più adorno appar à noi
Ed applaude ai nostro Re.
TIETEBERGA
Questo o mio Rè, mio Sposo
E il mcmorabil giorno
In cui termina il Sol d'un Lustro il giro
Che diè vita al mio Amor nel nostro nodo.
Doppo lunga staggion par che nei cuori,
Reso già famigliar il lor contento,
A gl'impeti d'Amor dia legge il tempo.
Ma in me sempre più acceso
Ferve per te l'affetto.
E questo dì parmi quel primo istante
In cui mio Ben ti strinsi, e Sposa, e Amante.
LOTARIO
Popoli, questa pompa
Benché nulla di giubilo m'arrecchi
Grata però mi giugne, se dimostra
La fé suddita, e il zelo a questo Trono
In cui Padre assai più, che Rè vi sono.
Lotario scende dal Trono
TIETEBERGA
Qual pensier si spietato
Osa turbarti il cuor, talché non giunga
NuIIa di lieto in questa
De nostri primi amplessi annua memoria?
Hel fedele mio Cuor deponi o Sposo
Tutto il tuo grave affanno.
Rè, Lotario, mio Nume
Volgi lo sguardo a me s dimmi....
LOTARIO
Indiscreta
Procuri in vano d'indagar gl'Arcani
Più segrcti del cuor.
TIETEBERGA
Tale mi rende
imenso amor per te
Quello tal volta,
troppo eccede, annoja.

E ben Possente,
E fiero quel pensier se rende ancora
Nojoso quell'amor, che pur fù sempre
L'unica tua delizia, il tuo contento?
LOTARIO
(Anche solo Valdrada è il mio tormento.)
(da se)
Sento il cor per ogni lato
Circondato
Di tormento spietato crudel
Mà la pena, che tiranna
L'alma affanna
Serbo in petto custode fedel.
Sento ec.

Scena seconda
Tieteberga, Clotilde, Ercinio, Marciano
CLOTILDE
Tal'or fiero contento
Ci travaglia un pensier, che giugne ancora
A recarsi spiacer ogni diletto.
TIETEBERGA
Dell'intrinseco altrui
Più erudita non và, che la Consorte.
Ond'è, ch'io non a caso me ne dolgo
Se un'insolito, e torbido contegno
Ver me scuopre in Lotario.
ERCINIO
Tu Marciano
Toglierle puoi dall'alma
Il fatale timor, e darle Calma.
MARCIANO
Dimmi, che far degg'io?
TIETEBERGA
Tu, che de Regj Arcani
Fido ministro sei caro a Lotario
Puoi facile da lui trarne il segreto.
MARCIANO
Non dubitar. Ogn'arte
Adoprerò per consolarti. In tanto
Non habbia il duol di più agitarti il vanto.
TIETEBERGA
Le vaghe pupille
Del caro mio Sposo
Nou sò se sdegnose
Se meste, o ritrose
Io debba temer.
So ben ch'il timore
Mi toglie il riposo,
E che del mio bene
Incerta la spene
Mi turba il piacer.
Le vaghe ec.

Scena terza
Clotilde, Ercinio, Marciano
CLOTILDE
Dietto Genitor, e quando mai
Quel sospirato dì verrà, in cui stringa
Con la destra di Sposa il Prence Ercinio?
MARCIANO
Pria che spieghi la notte
All'aure il nero velo
S'invocheranno i soliti Imenei
E al suon de molli baci
Amore scuotcrà liete le faci.
Fatta Sposa all'amato tuo bene
In un mare di mille contenti
Il tuo cor fortunato sarà.
D'Imeneo frà le dolci Catene
Dato bando a i gclosi tormenti
lieta pace il tuo amor troverà.
Fatta ec.

Scena quarta
Clotilde, Ercinio
ERCINIO
E cotanto il piacer, che mi deriva
Dal vedermi vicino a tuoi Sponsali
Che sospeso il mio cuore
Quali non crede ancor sì gran contento.
CLOTILDE
Ah come lento sembra
Quell'ultimo momento
Frà il desio d'un gran bene, e il possederlo!
Mà questa già esser suol quell'aspra legge
Ch'il piacer del goder sempre corregge.
ERCINIO
Adorata Clotilde: poi veloce
Quel tempo ancor dirai
Ch'al pudico tuo sen Sposo m'avrai.
CLOTILDE
Ruscelleto che lungi dal mare
Con passì d'Argento
Sen và lento lento
Lambendo la sponda.
Mà se giunge vicino a baciare
L'arena diletta
Nel corso s'affretta
Precipita l'onde.
Ruscelleto ec.

Scena quinta
Ercinio solo
ERCINIO
Gioisci o cuor.
Già s'avvicina il punto
D'aver al sen la sospirata meta
A cui tesero ogn'or tutte le fiamme
D'un costante, fedel, immenso amore:
Fortunati sospiri
Se al fìn tanta mercede
Riporta la costanza di mia fede.

Se bacio un di quel labbro
Per cui sempre costante
Penai fedele amante
Finisce di penar la mia costanza.
De miei contenti il fabro
All'ora amor farà
Che la mia fedeltà
Potrà contenta far la sua speranza.
Se ec.

Scena sesta
Giardino Reale con scherzi d'Aque
Valdrada, Guido
GUIDO
Così è. Felici al fine
Sono Ercinio, e Clotilde;
E il povero Amor mio
Non otterrà da te pure uno sguardo?
Hai sì di gelo il cuor, che non risenta
Qualche invito al goder nel loro esempio?
VALDRADA
(a parte)
(Si lusinghi, onde parta)
(A Guido)
Ingrata esser non so con chi m'adora.
Siegui ad amarmi, e poi....
GUIDO
Dunque adorarti
Può con spene il mio cuor?
VLDRADA
Si, spera, e parti.
GUIDO
Con la spene del tuo Amore
Parto, o Cara, ma il mio cuore
Teco resta fido ogn'ora.
Tu lo accogli nel tuo petto.
Dona ad esso qualche affetto
Ne lasciar ch'egli sen muora.
Con ec.

Scena settima
Valdrada sola
VALDRADA
Qal amorosa Clizia i Raggi d'Oro
Siegue del suo bel Sol, tal io qui venni
Per vezzeggiar i rai d'una Corona,
Ho un cuor in sen, ch'a vaste imprese intento
Ama sol la grandezza.
Già per me qualche affetto
Veggo in Lotario, e in breve,
Come suole, ei verrà. Fra tanto assisa
Su'l margine di quella amica fonte
Nel Cristallo dell'Aque
Infiorando il mio sen de Gigli, e Rosc,
Tutte consìglicrò l'arti amorose
(Siede sopra un Cespuglio di fiori vicino ad una fonte cogliendo da piante vicino varj fiori de quali si adorna.)

Per dar vezzo al labbro, al ciglio
A consìgìio
Io vi chiamo Arti d'Amor.
Mi dia legge a questo volto
Mesto sguardo, e in se raccolto
Tenta il cuor il vasto ardor.
(Lotario vien dal fondo del Giardino a lento passo)
Già lo scorgo vicino

Per dar pace a questo seno
Che vien meno
Deh t'affretta o mio Tesor.
Vieni tosto a chi t'adora
Ne lasciar che peni ancora
Con fedel amante cor.

Scena ottava
Lotario e detta
LOTARIO
Eccomi o Cara
VALDRADA
Ahimè ......
(Lotario avvicinatosi a Valdrada, essa levasi impetuosamente fingendosi sorpresa.)
LOTARIO
Tale spavento
Può reccarti il mio aspctto?
VALDRADA
Nò, Signor; ma il tuo arrivo
Tal mi giunse improviso
Ch'il cuor come a baleno
Da rispetto, e timor, balzomi in seno.
LOTARIO
Ai tuoi soavi canti, ai dolci inviti
Io venni
VALDRADA
Eh mio Sovrano,
Un palustre vapor, ch'osa inalzarsi
Vicino al sol in fulmine sì cangia
Contro quel suol, d'ond'ei partì superbo.
Cotanto altera, e incauta non son io.
Tu m'intendi, mio Rè, ti lascio. Addio.
(finge partir)
LOTARIO
Fermati, dell'Amor, ch'il sen mi sface ...
VALDRADA
Eh tu scherzi, ò Signor, lasciami in pace.
LOTARIO
Ah che non scherza, nò, nelle tue pene
Il moribondo cuor.
VALDRADA
Da me che cerchi?
LOTARIO
Deh pietosa all'ardor ....
VALDRADA
Non più ch'offendi
La fede alla tua Sposa
E in me l'onor, di cui vivo gclosa.
Mà tu dileggi, il sò quello qual sii
Oovero mio sembiante.
Se libero tu fossi
Non faresti al mio Amor pietoso amante.
LOTARIO
Non tormentarmi più. Meno ritrosa
A un Rè, che priega, e vuole ....
VALDRADA
Che puoi voler? Tiranno
Oseresti tentar d'impuro affetto
Il mio candor; Deh vanne alla tua Sposa.
LOTARIO
Il mio cuor non è più per Tieteberga.
VALDRADA
Con essa il sagro nodo,
Fragner nó può che morte. Ah nel tuo cuore
Fermo ancor non ha il piè, benché t'assalga
Con l'incendio maggior delle sue fiamme.
Gnde facile troppo
Siegue all'amar il disamar vicino.
Quanto per Tietebcrga
Non sospirasti? Ed ora
Vedi come incostante ti condanni?
Eh con quello tuo Amor, nò, non m'ingàni.
LOTARIO
Nelle sue nozze hebbe la maggior parte
Politica di Regno, ond'è, ch'il Nume
Non vibrò in me lo stral cosi possente
Quale or per te tutto mi squarcia il seno.
VALDRADA
Strale in vero penoso,
S'esser non posso tua, ne tu mio Sposo
Che se tale mi fossi
O quanto t'amerei!
Mà, dove, o Dio, mi porta
Una folle lusìnga? ah che delitto
In me divien, se il piè qui fermo ancora.
Ti lascio dunque, e vò a punir fra tanto
L'innaveduto error con questo pianto.
(finge partir)
LOTARIO
T'arresta, o bella, e attendi
Quanto può l'amor mio
Per assolverti il cuor da quella colpa,
Ch'importuna innocente lo flagella.
Un giusto mi rifiuto
Di Tieteberga, ornai nojoso oggetto,
Hoggi ti chiamerà Sposa, e Regina.
VALDRADA
Non facile cosi crede il mio cuore
Le tue vaste promesse.
Ah ciò se fosse vero
Troppo di forte avrebbe l'amor mio.
Ma con fortuna egual tu ancor godresti
D'una costaute fè, d'immenso affetto
Le soavi delizie in questo Petto.
LOTARIO
Qual dubbio ancor? tanto prometto, e giuro
Se Rè d'Austrasia, e se Lotario io sono.
VALDRADA
(Arti mie fortunate eccovi in Trono)
(da se)
All'or ch'io mi vedrò
Sposa, e Regina in Trono
Dirò, ch'io tutta sono
Piagata il cor per te.
Al sen ti stringerò
Mio caro, mio diletto
Col più soave affetto
Tutta costanza, e fè.
All'or ec.

Scena nona
Lotario, poi Marciano
LOTARIO
Lorario al fin giugnesti
Ad espugnar quel cuore
Ma il più ti resta ancor per possederlo
(da se pensoso)
MARCIANO
Nutri o mio Rè così solingo il duolo?
Deh scuotiti, o Signor, da questa austera
Legge del tuo dolor. Scuoprilo, e spera.
LOTARIO
D'un Rè, che t'ama sii
Privileggio distinto alla tua fede
L'aprirmi il sen per ottener conforto.
MARCIANO
Tutto è per te il mio Sangue.
LOTARIO
L'Amor con cui già strinsi
La sposa un d' gradita
Qual folgore improviso
Hebbe molto splendor; ma corta vita.
Se al Letto marital più non assiste
Un' amoroso ardor, lo sai, che sempre
Vi succede la noja, e à poco, à poco
Questa un odio divien fiero cotanto,
Che opprime il cuor ....
MARCIANO
Stelle, ch'ascolto!
LOTARIO
Ond'è, ch'un tal tormento
Più non potendo sostener quest'alma
Agita disperata
Fra il desio del ripudio,
E la difficoltà per ottenerlo.
Ah mio fedel, è questa
La pena al tuo Signor così funesta.
MARCIANO
Dunque preda sarà d'un odio ingiusto
Il tuo gran cuor? Per divenir Tiranno ...
LOTARIO
Se la morte volessì
Tiran farei. Mà al fin altro non cerco
Ch'il suo ripudio.
MARCIANO
E questo
Si può forse voler sensa delitto?
LOTARIO
Eh tutto può chi regna.
MARCIANO
Naque al Mondo la legge acciò i Regnanti
Non potessero tutto, e gì'altri nulla.
LOTARIO
Di mille Eroiche gesta il chiaro lume
Un'ingiustizia ancor mette in rispetto.
MARCIANO
Dissipa tutto il merto
Dell'opre illustri un gran delitto.
LOTARIO
Ormai
Con indiscreto zelo
Contrasti la mia pace. Io da re cerco
L'opra fedel non il consìglio. Senti:
(Si lusìnghi costui)
(A parte)
Se franto il nodo in libertà ritorno
Ai mio Talamo, al soglio
La tua figlia Clotilde io chiamo, e voglio.
MARCIANO
(Che sento mai?)
LOTARIO
Deposito geloso
Sii nel tuo petto il grave Arcano
MARCIANO
Ah Sire
Non il Fasto di tesser alla Figlia
Un diadema Real, ma il tuo comando,
E in un la mia premura di tua pace
Han forza nel mio cuor per obbedirti.
LOTARIO
Sì, mìo fedel. Ma l'arte tua ingegnosa
Opri così, che nel commun concetto
Consti giusto, e s'approvi il mio riffiuto.
MARCIANO
Nel rigido inquerir tutta innocente
Essa non sarà forse.
LOTARIO
O sii innocente, ò rea qualunque accusa,
Che da te mi verrà contro costei
Avrà da me tutta la fede, e tolto
Senza indagar più, oltre mi vedrai
Ciecamente passar al suo ripudio.
Sollecito t'adopra, e alla tua fede
Pronta n'attendi pur la gran mercede;

Quella pupilla vaga
Con più soave piaga
Sento in seno à vibrar colpi di morte
Ma il tuo servir fedele
Può render men crudele
Il barbaro tenor della mia sorte
Quella ec.

Scena undicesima
Marciano solo, poi Tieteberga e Ercinio
MARCIANO
La crinita tua fronte
Fortuna hoggi mi porge. A te Marciano
Stà l'afferrarla. Arte non manchi, e ingegno
Per inalzar la cara Figlia al Regno.
TIETEBERGA
Sin or da solo à solo
Lungo discorso il Rè teco qui tenne.
Dimmi ò fedel, che riccavò il tuo Zelo?
MARCIANO
Per quanto di sagace
Posto habbia in uso pur non hebbi in forte
Di ritrar dal suo labbro
Il cupo suo pensier;
ERCINIO
Ma pur che disse?
MARCIANO
Sù gl'affari del Regno
Versorno i sensi, e questi
Fuor dell'usato austeri, e direi quasi
Barbari ancor, e ingiusti.
TIETEBERGA
O Dei ch'ascolto!
ERCINIO
Di saggio, e di Clemente il nostro cuore
Pessimo pur non suol farsi in un punto?
MARCIANO
Tall'or piccol favilla
Cova occulta sotterra, indi improvisa
Con rovine, e con stragi
Fà pompa di sua forza; e di sue fiamme.
TITEBERGA
Fuor di me stessa io son. Dunque Tiranno
Potria farsi Lotario.
Ah, che vie più mi sento
Sbranar il sen da un barbaro tormento.

Se vedovella
La tortorella
Povera, e mesta
Per la foresta
Piange il suo ben,
Quant'io compiango
Quel suo martoro,
Se l'ben, ch'adoro
Tanto di pena
Mi reca in sen.
Se vedovella ec.

Scena dodicesima
Ercinio e Marciano
MARCIANO
Ciò, ch'ad essa celai
Or tu principe ascolta.
Mà pria, dimmi, t'e noto
Quanto amica ver te sìi l'alma mia?
ERCINIO
Quale ricerca? Forse
Doppo ben tante prove
Dubiti ancor, ch'il tuo bel cuor non vegga?
MARCIANO
L'atto segreto dunque
Giura di custodir, e à tuo vantaggio
Pronto eseguir ciò, che fedel t'addito.
ERCINIO
Lo giuro.
MARCIANO
Al fin Lotario
Da me forzato mi parlò cò sensì
Confusi è ver, ma contro te sdegnosì;
Tal che più non ti soffre
Senz'odio in questa Reggia.
ERCINIO
O Dei pietosì!
Ma la cagion? qual è il delitto ? e quale
L'accusator indegno?
MARCIANO
Vanamente tentai
Saper più di così da un muto sdegno.
ERCINIO
Eh lo saprò ben io.
Con intrepido ciglio andrò à Lotario
MARCIANO
Ah indifeso condanna
Un'innocente amor Legge Tiranna.
Il fedel mio consiglio accogli ò Prence.
Spesso si vince l'odio d'un nemico
Col celarsi da lui.
Quindi tosto partir convien da queste
Soglie Reali à te troppo funeste.
ERCINIO
Tu almen procura di scuoprir la colpa,
Ch'accese cotro me sdegno cotanto.
MARCIANO
Non dubitar. Il tuo soggiorno sìi
Celato à gl'occhi altrui nel tuo vicino
A queste mura solitario Albergo
Ivi verrò segreto, e seonosciuto.
ERCINIO
Si, tosto io parto. E quanto sol permette
All'augusta Germana
Alla Sposa Clotilde un breve addio
Io mi trattengo ancor.
MARCIANO
Ne meno ad esse
Sii noto il tuo pensier. La loro pena
Ti scuopriria ben tosto.
ERCINIO
Dunque Amico t'abbraccio, e quest'ampesso
In due parti dividi
Una a Clotilde mia, l'altra à te stesso.

Nel partire del mio bene
Porto meco la mia fede,
E le lascio in pegno il cor.
Saran care le mie pene,
S'havranno la mercede
Del suo fido, e dolce amor.
Nel ec.

Scena tredicesima
Marciano solo
MARCIANO
Per eseguir la divisata Frode
Convien, ch'Ercinio s'allontani intanto;
Mà se in Lotario poi
Vinto dalla pietà per Tieteberga
Ritornasse l'amor, e del ripudio
Cadesse il pentimento?
Qual infamia al mio nome, e alla mia Gloria
Non saria lo scuoprirmi à tutto il mondo
Ministro di calunnie all'innocenza?
Tolgasi dunque ogni timor. L'accusa
Di Tieteberga à danni
Si maneggi cosi, che serva ancora
Se d'uopo fosse ad ingannar Lotario,
E dell'eccelse Tede
S'accerti all'opra mia la gran mercede.

Lo splendor d'una Corona
Toglie tutto il gran misfatto
E m'assolve dall'orror.
Sarò illustre, sarò invitto
Se all'aquisto amor mi sprona
Se difesa m'è un'allor.
Lo splendor ec.

Fine Dell'Atto Primo.

ATTO SECONDO

Scena prima
Valdrada sola
VALDRADA
Ribelle à miei contenti
L'alma quasi direi, se lieta ancora
Non sà, come dovria, brillarmi in seno.
Nell'amor di Lotario
Scorgo pur già vicina la corona
Ne posso dubitar di mia grandezza:
Dunque? Eh sono deliri
D'impaziente cuor nei suoi sospiri.

Scena seconda
Guido e Valdrada, poi Lotario
GUIDO
Dell'alma mia la fiamma
Erra sempre inquieta
Lunge da te che la sua sfera sei.
VALDRADA
(da se)
(Fingasi, e col mentir vi è più celata
Resti la grande Idea)
Vicino, o caro Guido,
Ben ti dicea quest'alma.
LOTARIO
(da se in disparte)
(Ah Gelosia m'uccide).
GUIDO
Creder dunque poss'io ....
VALDRADA
Sì, vezzi, sguardi
Spera. Gl'amplessi poi ....
Basta. Se tu sapessì à chi amorosa,
Mà in segreto, li serbo
Guido n'andrebbe ornai troppo superbo.
GUIDO
Intanto, Idolo mio,
Concedi, ch'il mio Amore
Sù la tua bianca destra
Con un bacio fedel imprima il cuore.
LOTARIO
(Sleal de torti miei
Eccomi spettator
(à parte Valdrada)
Sì, Siegui, ò Guido
Ne gl'amorosì sensi.
Non temer, che ritrosa
Voglia stancarti nò.
GUIDO
Signor, pur troppo
Essa mi fu crudel.
VALDRADA
(guardando Lotario)
Sai ben, ch'Amore
Devesi solo a chi è costante.
GUIDO
E tale
Forse non ti fui sempre?
VALDRADA
(ver Lotario)
Risulta la Costanza all'or, ch'a gl'urti
Del disprezzo ressìste.
LOTARIO
Mà, costanza serbar non dee poi il cuore
A infedeltà cotanta.
VALDRADA
(ver Lotario)
E quello è Amore?
LOTARIO
Folle saria chi t'ama
A più soffrir codesto
Del fuo povero amor barbaro scempio.
VALDRADA
Per me faccia pur ciò, che più gl'aggrada
(a parte a Lotario)
(Ah tu non sai qual sìi per te Valdrada)
GUIDO
Deh il fine omai al mio languir affretta.
VALDRADA
Non dubitar. Costante pur aspetta.

(con arte or a Lotario, or a Guido)
Credimi che t'amai
E sempre t'amerò
Che tradirti non sò
Labbro vezzoso.
All'or che mi vedrai
Languire in seno a te,
Dirai ch'un cor non v'e
Tanto amoroso.
Credimi ec.

Scena terza
Lotario e Guido
LOTARIO
Pure, o Guido, il tuo amor m'è noto al fine
GUIDO
Deh mio Re, un tuo comando
Perchè pronta nel seno
Suo Sposo m'accogliesse
Rcdermi ben potria felice appieno.

Scena quarta
Tieteberga e detti
TIETEBERGA
Sposo, sen muore il cuor, se vie più dura
Il tuo rigor ver me.
LOTARIO
Sovrano, è vero,
(A Guido non guardando Tieterberga)
Io son mà sù gl'altrui
Liberi affetti poi non hò dominio.
TIETEBERGA
Non mi guardi ne men? ne pur m'ascolti?
LOTARIO
L'arbirrio, che nel cuor il Ciel impresse
(Come sopra non abbadando a Tieteberga)
Senz'essere Tiranno
Togliere non potrei
TIETEBERGA
Numi! Si vile
Così abbietta son io, che soffrir debba
Sprezzo cotanto?
LOTARIO
Lascia
(Come sopra)
Che di questo tuo amor forte decida
TIETEBERGA
Ah Lotario; Una Sposa, una Regina
Teco favella. Almeno
Odimi per dover.
LOTARIO
Sù via, che chiedi?
TIETEBERGA
Chieggo saper, se contro me diretto
Sii il Reale tuo sdegno, e quale accusa
Colpevole mi renda.
LOTARIO
Tutto saprai, non dubitar. Ancora
Tempo non è. Fra tanto
Ti punisca il dolor, che ti divora.

Parlerà poi la vendetta
Per punirti ò Donna ingrata
Parlerà lo sdegno mio.
E saprai di qual saetta
Degna sia la dispietata
Fellonia d'un pensìer rio.
Parlerà ec.

Scena quinta
Tieteberga e Guido
TIETEBERGA
E Tal mi lasci? Ingrato
Forse ti fai piacer del mio tormento?
Se il troppo amarti è colpa,
E ver, son rea, ma non ancor mi pento.
GUIDO
Tall'ora ò mia Regnante
Si compiace il destin voler da noi
Di fortezza una prova.
Quindi convien il cuore
Tutto armar di costanza al suo rigore.
TIETEBERGA
Al rigor d'aura molesta
Più s'accende, e va crescendo
Quella fiamma, che serpendo
S'ascondea bambina ancor.
Tal nell'alma non arresta
Fiero sdegno il foco mio
Che più avvampa il bel desio
E più cresce in sen l'ardor.
Al rigor ec.

Scena sesta
Guido solo
GUIDO
Qual mai cova in Lotario.
Sdegno fatal contro l'eccelsa Donna?
O come in un sol punto
Cangiasi un grande affetto
Nel velen più crudel d'odio, e detto.
Non però per Valdrada
Sì debole è il cor, ne sarà mai,
Che godrò anche morendo
D'arder Fenice al sol di quei bei rai.

S'anche crudelle
Fosse quel volto,
Ch'il cor m'ha tolto.
Sempre fedele
Mi troverà.
E la mia forte,
Se ben spietata,
Sia meco irata
Sempre più forte
Mi vederà.
S'anche ec.

Scena settima
Camera Terrena nel Palaggio d'Ercinio fuor di Città.
Ercinio e Marciano
MARCIANO
Ilustre Ercinio: Appena
Tu mi lasciasti, ch'un comando eccelso
Di Tteteberga a te mi spigne.
ERCINIO
Ad essa
E' noto il mio soggiorno;
MARCIANO
Penetrò, non sò come,
L'odio fatal fino a volerti esangue
Che contro te nutre il sovrano, e assieme
Rillevò il tuo ritiro. Onde furente
Contro Lotario essa per me t'appella
Sollecito, e segreto alla sua Reggia.
ERCINIO
Sì vada
MARCIANO
E v'anderesti?
L'illustre tua virtù potrebbe forse,
Assentir a un delitto?
ERCINIO
E quale?
MARCIANO
Quello
Di svenar in tuo Rè.
ERCINIO
Che dici?
MARCIANO
Tanto
Vuol da te la Regina.
ERCINIO
Può voler Tieteberga
Dallo spofo la morte? E vil ministra
Al Parricidio enorme
La destra può chiamar d'un fuo Germano
D'un Cognato a Lotario, e d'un Vassallo?
MARCIANO
Vanne ad Ercinio, dille, e fa che tosto
In hsbito mentito a me ne venga.
Toglier un Re sia giusto,
Che Tiranno divien
ERCINIO
Pur non vorrei
Creder, mal grado ancora
All'ingenuo tuo Cor cos' ribelle
Un sangue di cui gonfie anch'io hó le vene.
Mà ii reo spegner saprò ben io.
Alla Germana andrò; prieghi, argomenti,
E minaccie userò.
MARCIANO
Chi t'assicura
Che non ti scuopra il Rè?
ERCINIO
Dunque tu vanne,
E ad essa qual s'io fossi
Fà comprender l'orror del Tradimento.
MARCIANO
Far ciò ne men io deggio,
Poiché male s'accoppiano al rispetto
D'Un Vassallo i rimproveri, e minaccie
A una Regina. Altro consìglio, ò Prence ....
ERCINIO
Dillo, e si faccia.
MARCIANO
Un foglio
Parlì in que' stessi sensi
Qual tu favelleresti alla Germana.
(Vien da un Servo portato da scrivere . Ercinio appoggiato ad un sasso scrive.)
ERCINIO
O là s'arrecchi un Foglio.
MARCIANO
Lo porterò in segreto. E quando poi
Non si placasse, adoprerò quell'arte
Ch'al suddito fedel zelo comparte.

Dille, che meno barbara
Sii contro il Rè suo Sposo
Ch'al fin tanto sdegnoso
Esser non dee il suo cuor.
Soggiugni, che placabile
Sii l'alma sua, se t'ama,
Che tanto poi non brama
Da lei per te l'amor.
Dille ec.
(Ercinio doppo scritto dà il foglio a Marciano.)
ERCINIO
Prendi, vanne, te affido
Il gran fegreto, e tutto in te confido.
MARCIANO
Non dubitar. Tal di mia fè è l'impegno
(Or fi che scorta e la mia Figlia al Regno.)
(Da se. Marciano parte)
ERCINIO
La Gloria del mio sangue
Sento ch'opressa langue
D'un delitto all'orror fiero, e spietato
Dalla mia fede il preggio
Dovuto al Regal seggio
Tenta in van d'usurpar perfido Fato.
La ec.

Scena ottava
Loggie, che conducono a gl'Appatamenti Reali.
Lotario e Valdrada
LOTARIO
Àh disleal! Tu dunque
Amante sei di Guido?
VALDRADA
Già lo vedesti.
LOTARIO
Ingrata.
VALDRADA
Di ciò t'offendi?
LOTARIO
Intrepida sù via
Le offese ostenta a questo cuor, che tanto,
Superba, ardea per te.
VALDRADA
Io l'amo si, ma tu non sai perche.
LOTARIO
Che saprai dir?
VALDRADA
M'ascolta
E poi sdegnati pur, ch'a me non cale.
Dimmi: disdice forse
Ad un segreto Amor mentir gl'affetti:
Or se con vezzi, e sguardi altri lusingo
Puoi credermi infedel?
LOTARIO
Ah se ciò è vero
VALDRADA
Eh vanne in seno
Della tua Tieteberga,
Ma non dirmi sleal, ne infida almeno.
Eh. d'esser folle io temo
Ad accoglier pietosa i tuoi solpiri
Oltre il dover con tutto,
(Ceda il rossor alla ragion del duolo)
Con tutto quell'ardor, che un'alma amante
Nodrir mai possa. E se nol credi, svena
Questo seno infelice, e vedrai in esso
Se Guido, o se Lotario ha il cuor impresso.
LOTARIO
L'oltraggio del dolor deh togli al volto.
VALDRADA
Se parli come Amante io non l'ascolto.
LOTARIO
E qual Re, e qual Amante ....
VALDRADA
Non ancora
Tale ti mostran l'opre,
LOTARIO
In queito giorno
Teco spcro gioir, e già Marciano
Alla cui fede consegnai il segreto
Opra attento per me.
VALDRADA
Qui appunto ei giugne.

Scena nona
Marciano e detti
MARCIANO
Mio Sovran: Teco solo
D'un Arcano mi vuol la gelosia.
VALDRADA
S'ei versa sul ripudio
Di Tieteberga, me presente puoi
Tutto svelar.
MARCIANO
(Da se)
Che ascolto?
(A Lotario)
Palese è il tuo pensiero?
LOTARIO
L'è noto non so donde .....
VALDRADA
(Da se osservandoli)
(Si turba l'un, e l'altro si confonde?)
MARCIANO
Senti Valdrada: Te ne priego, in petto
Chiudi l'affar, onde immaturo ancora
Non giunga a Tieteberga, e resti esposta
Al suo sdegno Real Clotilde mia
Sù cui deve cader la sua Corona.
VALDRADA
(A parte)
(O stelle, io son tradita!)
Dunque tu Figlia al Trono ....
LOTARIO
Essa qui viene; Taci.

Scena decima
Tieteberga, Clotilde e detti
TIETEBERGA
Lotario: Quel dolor, che mi divora
Per saper se t'offesi
Sino ad'ora cerco dentro il mio cuore,
Ne ancor vi ritrovò che fede, e Amore.
VALDRADA
Ah Donna eccelsa: Un empio tradimento
Contro te si prepara.
Vedi il tuo Sposo: ei vuole
Scacciarti dal suo Talamo, e dal foglio.
La tua Rival, ch'all'uno, e all'altro aspira
Ell'è Clotilde; e il reo ministro infame
Del sagrilego eccesso,
Lo crederesti mai; Marciano è desso
CLOTILDE
Che sento?
LOTARIO
(Da se)
(Ah incaute!)
TIETEBERGA
O Dèi!
Il fascino d'un volto
Tanto può in te? Quest'alma
Se mira il tuo gran cuor, e la sua fede
Attonita ne resta, e non lo crede.
VALDRADA
Regina a me lo credi
Credilo a quel pallor, che tutte ingombra
Le fronti ree. Guardali in Volto: Osserva
La loro confusion, il lor silenzio.
TIETEBERGA
(A lotario)
Ah dimmi: E qua! potrai
Colpa addur, che mi renda
Indegna del tuo Letto? in che peccai?
(A Clotilde)
E tu dunque superba
Sino alle sagre soglie
Del Talamo Real porti il pensiero?
Clotilde
Son innocente. Il giuro .....
TIETEBERGA
E che spergiura
Ti vuol quel contumace
Silenzio di tuo Padre.
(A Marciano)
Traditor che rispódi? ah che non puoi
Sortener il mio sguardo
Senza rosor, e senza pena estrema.
Ma all'orror del delitto
Più ch'allo sdegno mio riffletti, e trema.
MARCIANO
(Da se confuso)
(Mio cuor che fai? tal ti sgomenti?)
CLOTILDE
Ah Padre:
Di traditor l'infamia
Non rissente il tuo cuor, ne freme d'ira?
La tua, la mia innocenza? ...
MARCIANO
E ver: Troppo ho soffcrto un'alta ingiuria.
Per tergere da questo
Oltraggio il nome mio d'uopo è Regina,
Scuoprir al mio Sovrano
Qual sii per esso in te l'amor. In questo
Foglio scritto da Ercinio
(Dà a Lotario il foglio d'Ercinio)
Vedilo, o Re, con tutto
Lo stupor, che ben merita un'estrema
Infedeltà di Moglie.
(Verso Titeberga)
Or tu all'orror del tuo gastigo trema.

Scena undicesima
Tieteberga, Valdrada, Clotilde e Lotario
LOTARIO
(Legge il foglio)
Germana Augusta, Abborre la mia gloria
Per me un'amor, ch'a farsi parricida
Di Lotario s'inoltri, e ne ricerchi
L'opra della mia destra. Al fier pensiero
Freme nostra virtù, retaggio eccelso
Del nostro eroico sangue
Godo le tenerezze del tuo Amore
Ma se del Re s'unisca poi la strage
Diverrà il mio piacer tutto spavento.
Deh Tieteberga frena
Gl'Impeti d'un furor incauto; insano,
Ne sii per me il tuo1 Amor tanto inumano.
Ercinio
TIETEBERGA
E quale mai
Sorge dal cupo Abisso,
Insìdia all'innocenza?
LOTARIO
Iniqua Donna.
11 Ciel provido al fine
D'un sìmulato Amor mi disinganna.
TIETEBERGA
Ercinio scrive? e scrive a me?
LOTARIO
Convinta
Pensi in vano d'infingerti, o superba.
TITEBERGA
E così liggio credi
A te un inganno, e alla mia fè un' insidia;
Ah t'intendo. Sì credulo, e sì ingiusto
Accogli con piacer una Calunnia
Che ti porta a costei nel ripudiarmi.
Ma forte oppugnerà la mia innocenza.
Che se oppressa anche fossi, attendi pure
Dal giusto nume il fulmine tremendo
Squallida, inesorabiie Megera
La Pronuba sarà nelle tue nozze.
Assisteranno al Letto
L'orride Figlie notte, e fora
Tuo piacer, tuo contento
Ira, sdegno, furor, odio, e spavento;

(a Lotario)
Infido, scacciarmi?
(a Clotilde)
Ingrata tradirmi
Dimmi crudel perche
(a Valdrada)
Amica al gran duolo
Angusto è il mio cuor.
Mi cruccia, mi rode
Si barbara frode
(da se)
Avvampo di sdegno,
Et ardo d'Amor.
Infido ec.

Scena dodicesima
LOtario, Valdrada e Clotilde
VALDRADA
Sarà un inganno di Marcian quel Foglio
Per aver in Austrasia
Una Figlia Regina.
E Genero un Monarca
Qual impegno non sia d'alma superba?
CLOTILDE
Lo sai ch'Ercinio adoro, ond'il mio cuore
Pien d'ardore per lui ....
VALDRADA
Eh so anch'io, che sovente
Si ricuopre un Amor con altro Amore
CLOTILDE
Ingiurìosi troppo
I detti di costei, deh tu raffrena,
E mi difendi o Re.
VALDRADA
Si la tua bella
Da me offfesa ti chiede ....
LOTARIO
Il mio silenzio
A te Valdrada, esser dovria facondo
VALDRADA
E ver. Signore perdono.
Perdonami tu per Clotilde eccelsa,
Che già al soglio ti veggio, e già si china
La mìa fuddita fede
Ad adorar in te la sua Regina.

(a Clotilde)
Si và a regnar.
(a Lotario)
Si và a bear
(a Clotilde)
Il Re tuo Sposo.
(a Lotario)
Labbro amoroso.
(a tutti due)
T'attende in sen
Strigni, accarezza
(a Lotario)
Quella bellezza
Il premio godi
(a Clotilde)
Delle tue frodi
(a tutti due)
Nel caro ben.
Si ec.

Scena tredicesima
Lotario e Clotilde
LOTARIO
Dimmi Clotilde, sai
Dove soggiorni Ercinio?
CLOTILDE
Solita di vederlo ogni momento
Era in smanie il mio cor, quando un suo servo
Testè da me veduto
In segreto mi disse
Che qui fuor delle mura
Si stà a goder la solitaria quiete.
LOTARIO
Va sollecito o Mezio
E digli ch'il suo Re tosto lo vuole
Fra ceppi (alla mia pace
Se giova quella frode amor mi piace)

Sento in seno ch'in pioggia di lagrime
Si dilegue il tradito mio cor.
Ma mio core tralascia di piangere.
Ch'il tuo pianto non scema ii dolor.
Sento ec.

Scena quattordicesima
Clotilde, poi Marciano
CLOTILDE
O Dio s'accende forse
Contro Ercinio lo sdegno?
Ah sorte io te ne priego
L'Idolo del mio cuor rispetta in esso
(Viene Marciano)
Che se cade il mio ben gli moro appresso.
Deh Genitor ti muova
Il pianto d'una Figlia, alla sciagura
Fatal forse al mio Sposo
Nella prigion Ercinio
In breve gemerà fra ceppi.
MARCIANO
Come?
CLOTILDE
Cenno Real impose l'opra a Mezio
MARCIANO
(da se)
(Dunque incauto Lotario
Con l'arresto del Prence
Vuol dissìpar il concertato inganno)
(a Clotilde)
Ascolta: due nemiche
S'armano contro noi, e contro Ercinio.
Già vedi la Regina
Tenta ritorcer la sua grave colpa
Su la mia fede al Re. Valdrada pure
Veder oppresso aspira
Il merto, che mi vuol caro a Lotario.
Ma non sarà. Fra tanto
Ercinio persuader devi alla fuga.
Dal mio voler dipende già il custode
Del Carcere fatal; vanne, t'affretta
Farne del resto poi saprò vendetta.
CLOTILDE
Dalle pene, e dagi'horori
Il vezzoso Caro sposo
Tutta fè volo à salvar .
Che facondi in me gl'amori
Al mio bene
Le catene
Già m'insegnano à spezzar.
Dalle pene, ec.

Scena quindicesima
Marciano, poi Guido
MARCIANO
Sorte non mi tradir. Il mio periglio
Vuol, che l'arte io rinforzi, onde non cada
A danni miei un'imperfetta frode.
Per inalzar la Figlia
E in un per mia difesa
Necessaria divien qualunque offesa
GUIDO
Qual del Prencipe Ercinio
Fama, cred'io, bugiarda
Vola, o Marcian ad offuscar il preggio
Dell'Eroica virtude, onde un comando
Dol Re fra ceppi il voglia?
MARCIANO
Il mio dolore
Non accrescer, o Guido, in rammentarlo,
E l'orror nel ridirlo. Il Prence è Reo,
E di qual colpa, oh Dio.
GUIDO
Creder non posso
D'un diletto si rio quel sen capace,
Se quell'è pur, che vien da Tieteberga.
MARCIANO
Tu'l sai Guido, tu'l sai, ma sovr'ogn'altro
Lo sa il mio cor, cui tanto,
Costa di pena. Scielta
Di Clotilde la Figlia
Coi Sponsali io credea la mia fortuna
Ma quanto m'ingannai.
GUIDO
Vedrai Marciano
Che degno di tua Figlia, e di te stesso
Sarà Ercinio, ma come
Incontra l'innocente tua Clotilde
Un sì rigido colp
MARCIANO
Alla tua gloria
Svenar convien gì'affetti suoi
GUIDO
S'accese
Il foco col tuo assenso.
MARCIANO
E un mio comando
L'estingua.
GUIDO
Per amar beltà che piace
E' facile ubbidir, ma estinguer poi
Non può cosi un comando adulta fiamma.
MARCIANO
Lo potrà s'io son Padre, e s'ella è Figlia
Ch'un amore non vile
Con la grandezza sua sol sì coniglia.

Se a un Amor, ch' inalza al Regno
Vogiierà la Figlia un sguardo
L'altro amor si perderà.
Del Regnar il gran diseguo
Del primier Cupido il dardo,
E la Face spezzerà.
Se a un ec.

Scena sedicesima
Gido solo
GUIDO
Qaanti in un sol giorno
Disastri il Ciel aduna: io però ancora
Temer non sò tanta vista nel Prence.
Infelici pur sono
Tieteberga, e Clotilde
L'une piange il tuo amor, l'altra l'amante
Perde, e solo Valdrada
Ad onta del destino altrui crudelle
Può vantarsi d'aver un cor fedele.

Quali' Agnelleto.
Ch'amorosetto
Segue il Pastore
S'anche lo sferza.
Fedele ancor.
Tal'io costante
La cara amante
Seguirò fido
S'anche spietato
Fosse quel cor.
Quell' ec.

Fine Dell'Atto Secondo

ATTO TERZO

Scena prima
Luogo antico di Torre
Ercinio solo, poi Clotilde
ERCINIO
Dimmi almen in che peccai
Che si fiero o Ciel tu sei
Se la pena ho da soffrir.
CLOTILDE
Pur al fin io ti veggo Idolo mio,
ERCINIO
Tu qui mia Vita?
CLOTILDE
Ah vedi il duol...
ERCINIO
Che di funesto arrecchi?
CLOTILDE
Amato ben, deh fuggi
ERCINIO
Io fuggir; non lo assente
La mia innocenza.
CLOTILDE
Ah Ercinio, così vuole
Il grave tuo periglio
Teni priega l'amor mio
E del mio Genitor tale è il configlio.

Scena seconda
Valdrada, Guido e detti
VALDRADA
Ercinio: ti prepara
In Clotilde adorar la tua Regina
Già il di lei fasto, l'arte di Marciano,
E il falcino del Re sui Trono eccelso
La vogliono d'Austrasia.
Accogli con piacer tal nuova. Alfine
E' un bel veder la Sposa
In braccio al Re col Reggio Serto al crine.
CLOTILDE
Con oltraggi insoffribili omai troppo
Valdrada tu m'offendi.
GUIDO
Sì, tuo Padre
E' un empio tradìtor, e se sia d'uopo
Per convincerlo è pronta
Una Spada non vile.
CLOTILDE
Ancor questo di più? che dici Ercinio?
Non parli ove s'offende
Con false accuse, e con minaccie audaci
Un amico fedel, una tua Sposa?
Dille, ch'ella diffesa ....
ERCINIO
Da qual confusìon l'alma è sorpresa?
VALDRADA
Or Vanne Guido, e all'amor mio fà pópa
Del tuo valor a prò di Tieteberga.
GUIDO
Un cenno sol, lo sai, del tuo bel ciglio
A guidar è bastante
Questo mio sen nel più fatal periglio.

In quella fola, in quella
Bocca vezzosa, e bella
Hà posto la mia sorte
Il Dio d' amore.
Da quella il proprio fato
Sia misero, o beato,
Sia dì vita, o di morte
Aspetta il core.
In quella ec.

Scena terza
Valdrada, Clotide, Ercinio
CLOTILDE
Cotanta infidia dunque
Alla Gloria del Padre, e all'amor mio?
Mà attendi pur superba. L'innocenza
Si sosterrà Marcian con la sua Spada.
VALDRADA
Ma sempre giusto il Cielo
Parà ch'il traditor esangue cada.
(Con finto zelo a prò della Regina
Vuò che mora Marcià. Poi, chi sà, un giorno
(da se)
Il Rè non faccia all'Amor mio ritorno.)

Esangue sì cadrà
Chi della fedeltà
Oscura il bel candor.
B all'or
Più chiara apparirà
La gloria del suo cuor.
Efangue ec.

Scena quarta
Clotilde, Ercinio
CLOTILDE
Ercinio: O Dio! infedele
il Credermi forse puoi?
ERCINIO
Vorrei non dubitar.
CLOTILDE
Come? pur sai
Ch'in Valdrada superba antico freme
L'odio contro Marcian. Alla Regina
Or essa l'accusò qual vil ministro
Del suo ripudio per alzarmi ai Trono.
ERCINIO
Dunque vuole Lotario
Rifiutar Tieteberga?
CLOTILDE
Quindi fu astretto il Genitor al fine
Palesar il tuo foglio.
ERCINIO
Ah che presago il cuore
Paventa alte sventure:
Mà il più che lo tormenta
E il timor di tua fede.
CLOTILDE
Ah quest'offesa
Non merta l'amor mio, la mia innocenza
Deh te ne accerti intanto,
Ouesto che versa il cuor amaro pianto

Se lo stral tu cercherai
Che scoccò da gl'occhi tuoi
Fisso ancor lo troverai
Nella piaga del mio cor.
E vedrai, se offender puoi
La mia fè col tuo timor.
Se ec.

Scena quinta
Ercinio solo
ERCINIO
Che dici o cuor? Ti sento
Che sì presto non corri
A condannar d'infedeltà Clotilde.
Ma se rea fosse poi? ah non ancora
Si permetta nel cuore
L'estrema angoscia d'un tradito amore.

Come Nave in mezzo al mare
Da tempesta combattuta
Agitata è l'alma mia
pur non lascia d'adorare
Il suo bene, benché l'arresti
Il timor di gelosia.
Come ec.

Scena sesta
Stanze di Lotario
Valdrada e Lotario
VALDRADA
Nò, nò, in van Lotario
De molli accenti il labbro infido adorni.
LOTARIO
Odimi per pietà.
VALDRADA
Con le lusinghe
Le offese ritornar forse vorresti?
LOTARIO
Il disinganno tuo, la mia discolpa ....
VALDRADA
Senti: per ritrovar nell'amor mio
La sola via è lo scacciar Marciano,
Con la Rival Clotilde.
Fuori del Regno in un perpetuo esìglio.
LOTARIO
Come poss'io far ciò? s'egli ministro
VALDRADA
Eh t'intendo, Signor, de seherzi tuoi
L'oggetto solo in me sciegliesti dunque.
Degna, è ver, lo conosfco
Non son de' Reggi tuoi sovranni sguardi.
Mà non dovevi almeno
Sturbar con le lusinghe
Il mio povero Amor da suoi privati
Innocenti pensier.
LOTARIO
Ed è pur vero,
Ch'ascoltar tu non vuoi la mia diffesa?
VALDRADA
Anzi perche pietosa
Troppo t'udii ora mi lagno offesa.
Restane pur fastoso
D'aver con l'arti tue
Tradito il cuor di semplice Donzella.
Mà perdona l'ardir, dimmi ten priego:
Credi, ch'io mai t'amassi, e che potessi
Stender quella destra
A chi infedel ripudia la fua Sposa?
Pensi, che de tuoi torti
Io mi lagni con senno?
O quanto mai t'inganni!
Or amante , or sdegnata
Sol per teco scherzar tale mi fingo
Folle non son io già; ma sol mi piace
Mentir del cuor l'affetto,
E dileggiar così per mio diletto.

Per piacer hò un cor che sà
Simular sospiri, e affanni,
Finger pianti, e lagrimar.
Mànon vuol la libertà
Impegnar per finta fede,
Ch'a gl' amanti egli non crede
Ne si cura di penar.
Per piacer ec.

Scena settima
Lotario, poi Marciano
LOTARIO
(da se)
(Trasporti son codesti
Dell'ingiusto timor d'esser tradita.
Mà placarla saprò. Sieguasi pure
La cominciata impresa)
(a Marciano)
Molto, o Marcian, ti devo
Per l'ingegnosa frode à compiacermi.
MARCIANO
Eh Signor, obbedirti
E ver volei, mà poi nel punto stesso
D'uopo non fù dell'Arte, se già rea
Tieteberga trovai d'un Tradimento.
LOTARIO
Vero dunque è quel Foglio?
MARCIANO
E ancor di peggio
Chiudo, nel cuor.
LOTARIO
Numi, ch'ascolto? parla
MARCIANO
Quello saperti basti
Che indegna del tuo letto è Tieteberga.
I sensi di quel Foglio
Non provano a bastanza?
E la mia fe ti dice,
Che senza offesa dir di più non lice.
LOTARIO
Ah da questo sìlenzio
Tutto comprendo sì. Furie d'Averno
Voi datimi il furor nell'alta offesa.

Scena ottava
Ercinio fra catena, poi Tieteberga e detti
ERCINIO
Qual vittima innocente
A tuoi cenni ne vengo, e al tuo decreto,
Benche fosse crudele,
Pur forte mi vedrai chinar la fronte.
Ciò, che sol da te imploro è la clemenza
Per l'eccelsa Germana.
TIETEBERGA
Tu perdono per me? di che son rea?
Quale fu la cagion per cui segnasti
Quel Foglio, che m'accusa?
ERCINIO
Figli del Zelo mio furon quei sensi
Su la fè di Marcian, che palesommi
Il tuo sdegno per me contro Lotario.
TIETEBERGA
Ah siam traditi, o Ercinio;
E il Traditor indegno
E il tuo amico Marcian, reso ministro
Di cosi enorme insidia
Per balzarmi dal Soglio!
Ed innalzar la sua superba Figlia.
LOTARIO
In vano cerchi, o furia,
Mendicar da pretesti la discolpa
Di mia tentata morte
Per offender ìmpuni i Coniugali
Rispettabili Numi.
ERCINIO
O Dio, ch'ascolto!
TIETABERGA
Quello di più s'aggiugne?
Ah Lotario se cerchi
Con che scacciarmi, e libero ai tuo petto
Strigner la rea Clotilde
Svenami te ne priego. Ho un cuor, ch'è forte
A mille stragi tutto il sangue t'offre,
Ma l'eccidio al mio onor, nò, non lo soffre.

Scena nona
Guido e detti
GUIDO
Il mio Ferro, o Marcian tosto ti chiama
A sostener con tutto
L'esborso del mio sangue, o pur del tuo
L'innocenza, o la colpa in Tieteberga.
MARCIANO
E del Sovrano a fronte
Cotanto ardir?
GUIDO
Ah Traditor codardo
Sostencr col tuo Acciar ora ricusi
Quel fòglio accusator dell'innocenza?
TIETEBERGA
Qual mai benigna Stella
Assume à mio favor tale difesa?
ERCINIO
Dunque Fellon tu sei
L'infame auttor di così enorme accusa?
Non rifpondi? Quel foglio
Che dasti al Rè, tu lo rapisti pure
Dalla mia destra, tutta fede a i tuoi
Insidiosi inganni.
TIETEBERGA
Lotario (se non vuoi
Taccia d'ingiusto) il singoiar certame
Tosto à Marciano imponi.
Non già al'valor di Guido.
Ma ai giusto Ciel la mia difesa affido.
LOTARIO
Eh Felloni, lò sò, di mia Corona
Il più forte sostegno
E oggetto, e gl'odj vostri, ond'el svenato
Facile vi sii poi la mìa caduta
Ma non sarà, bensì la mia vendetta
Contro voi già sovrasta, e gia s'affretta.

Di Rè sdegnato
L'ira tremenda
Fà che s'accenda
L'offeso onor.
Parto, mà intanto
Fier spavento
D'un gran tormento
V'affligga il cuor.
Di Rè ec.

Scena decima
Tieteberga, Guido e Ercinio
TIETEBERGA
Pi chiara può apparir l'indegna forza
Che lo sposo costrigne
ìn difefa a voler la mia innocenza?
ERCINIO
O Dio! Dunque dovremo
Con una macchia in fronte
Di si nero delitto
Cader Vittime vili à un tradimento?
GUIDO
Eh cosi presto, o Ercinio.
Non abbandoni il cuor quella speranza,
Che nel nostro penar ultima muore.
TIETEBERGA
Non disperiamo nò, ch'ogn'or già suole
Del Cielo la Clemenza.
Prender cura fedel dell'innocenza.

Quel destin, che mi condanna
Innocente mi vedrà.
Che non e sempre tiranna
Fiera forte all'honestà.
Quel ec.

Scena undicesima
Ercinio e Guido
ERCINIO
Dunque Marcian è il Traditor? Clotilde
Ver me infedel del tradimento è à parte?
Nello stupor immerso
Crederlo non volei, mà pur è forza
Soffrirlo con orrore
Di quell'Amor, che lusingommi il cuore.
Ah Guido se in te ferve
Pietade à nostri casi
Porgi aita fedel con l'opra tua.
GUIDO
Sò, ciò ch'io debba oprar. Saper ti basti
Ch'un troppo grande impegno
Mi lega il cuor contro il Fellon indegno.
ERCINIO
L'innocenza sfortunata
Amoroso tu difendi.
E punisci un traditor;
Ed'il premio poi n'attendi
Dall'amor d'un alma grata,
Dalla gloria del tuo honor.
L'innocenza ...

Scena dodicesima
Guido solo e poi Clotilde
GUIDO
Mio cuor è questo il tempo in cui si vegga
Quanto può per Valdrada l'amor mio.
Nell'alma più fedeli
Alla Regina, a Ercinio
Volo a svegliar pietà per essì, e l'odio
Contro l'empio Marcian. Di tal congiura
Io Duce, ovunque ei sii,
Del Rè sù gl'occhi ancor, saprà il mio sdegno
Dal sen del Traditore
Sveller l'anima rea, sbranargli ii cuore.
CLOTILDE
T'arresta, ove ti guida
Sconsigliato Pensier?
GUIDO
Dove mi chiama
La tradita innocenza a tua difesa,
E un empio tradimento al suo castigo.
CLOTILDE
Serba anche Austrasia un Re, che sà punire.
GUIDO
Mà s'ei punir non vuole
Punirà questo brando un folle ardire.

Troppo cara è quella forza
Che mi guida, e mi rinforza
Nel fatai giusto cimento.
Di versar ancor il sangue
Nel periglio il cuor non langue,
Ne risente il pentimento.
Troppo ec.

Scena tredicesima
Clotilde sola
CLOTILDE
A Quanti acerbi casi
Mi riserba il destin troppo crudele:
Mi vuol Reo la Regina,
Valdrada mi dileggia
Mà ciò che fà il più fier del mio martire
Son dell'amato Ercinio
L'ingiuste gelosie. Mà che favelli
O Clotilde d'Amor? altri pensìcri
Vuol del Padre il periglio, ad altri affanni
L'oltraggiata sua fede
L'opra dell'amor mio cerca, e richiede.

Non favellar d'amor
Fedele amante cor,
Se il caro Genitor
Salvo non riede.
E quel che si ti sface
Penoso ardor vorace
Ritrovi la sua pace
In la tua fede.
Non favellar ec.

Scena quattordicesima
Gran Sala con Trono dove suole ridursi il Senato.
Lotario e Marciano con seguito de Senatori
LOTARIO
Di Lesa Maestà, d'onor offeso.
Nei gran delitti anche un sospetto solo
Basta perche il Regnante
Con Sovrano poter passi al gastigo.
Pure non io così. Di tali colpe
Perche i Rei sono questi
A convincerli chiamo, indi a punirli
La vostra Astrea soggetta a questo soglio
In cui benché io rissieda
Or della Reggia auttorità mi spoglìo.
TITEBERGA
Se brami o Re, la mia fatal condanna
Manifesta il pensier, ch'ascondi in seno.
Dì, ch'a te sono il più abborrito oggetto
Perch'il tuo cuor sol per Clotilde avvampa.
Non arrossirti. Intrepido palesa
Di questo Amor sagrilego la Forza.
ERCINIO
E tu indegno ministro
Dell'enorme calunnia....
MARCIANO
A te m'appello o Re, qual di mia fede...

Scena quindicesima
Aperta impetuosamente la porta del Senato entrano con seguito de Congiurati Guido con spada alla mano, Valdrada e detti.
GUIDO
Mori indegno.
TIETEBERGA
Nò ferma.

Guido vuol avventarsi contro Marciano, ma vien trattenuto da Tieteberga.
LOTARIO
O là cotanto ardir?
GUIDO
T'accheta, o Sire
Sappi, ch'invano, e con tuo rischio speri
Opporti al giusto sdegno
De tuoi Sudditi armati
Ch'a prò di Tieteberga
Promesso hà questa Vittima all'abbisso.
TIETEBERGA
Con indiscreto zelo
Una Colpa maggior tu mi procuri.
Parto del mio voler sarà creduta
La morte di Marcian, acciò sepolto
Resti il delitto, di cui rea m'accusa.
VALDRADA
Sin che vive costui, il tuo periglio
Sempre vivrà.
GUIDO
Non più, mora l'iniquo.
TIETEBERGA
Sospendi ancor, e ascolta.
Già che resister non si può alla forza,
E tu pietoso a mie sciagurc voi
Si giusto sagrifìcio all'innocenza
Permetti, o Guido, almeno,
Col tuo acciar io stessa
Apra il sen, sbrani il cuor dell'empio mostro.
Non più, cedimi il ferro,
Ch'à me sola s'aspetta
Se l'offesa son io la mia vendetta.

Tieteberga preso Guido per mano à poco à poco lo allontana da i congiurati, e lo riduce in disparte della Scena.
GUIDO
Prendillo, sì, lo svena.

Tieteberga havuta la Spada da Guido la getta a terra, indi afferrato impetuosamente Guido con una mano nel petto, sfodra con l'altra une Stilo, e stà in atto d'immergerlo nel petto di Guido medesimo.
TIETEBERGA
Or tu morrai
Se pronto à me non giuri
D'acchetar il tumulto, e far ch'illesa
Resti la vita di Marcian.
VALDRADA
Ah vili
Ne accorrete al periglio?
TIETEBERGA
Se alcuno s'avvicina, il corpo avvento;
GUIDO
Ciò che tu chiedi io giuro.
TIETEBERGA
Or via indegno Marciano,
Siegui la tua Calunnia. E questo il tempo
In cui se oppressa io sono
La superba tua Figlia ascende il Trono.

Scena ultima
Clotilde e detti
CLOTILDE
Padre? ò Dio, pur respiro. Infausta voce
Teste ti disse estinto.
MARCIANO
Ah vivo, si, giusto un fier rimorso
Mi rode il cuor mi lacera, m'uccide.
Eccelsa donna, mio Sovrano, al fine
D'oscurar con accuse
Tanta Eroica virtù tentasi in vano.
TIETABERGA
Ah mentitor sagace.
D'arrestar meco infingi
Il fulmine fatal di cui la destra,
Armasti di Lotario a danni miei?
LOTARIO
Mia Sposa Tieteberga
Vieni fra queste braccia, e mi perdona
L'amor mio per Valdrada
Bramar mi fe l'ingiusto tuo ripudio.
Or detesto l'error, odio ogn'affetto,
E ritorna il mio cuor nel tuo bel petto.
ERCINIO
Cieli ch'ascolto?
TIETEBERGA
E crederlo poss'io?
LOTARIO
Questo tenero amplesso
Sii vero Testimon dell'amor mio.
Ma perche ancor non resti
Ombra in me di mie colpe, e intero sia
Il tuo perdono, scusa
D'una lusinga mia, d'un mio comando
In Marciano l'error e torni qual pria
A te grato. Compisci.
Del tuo cor generoso illustre l'opra.
E sol d'ambi ti piaccia il pentimento.
MARCIANO
Ne miei delitti hò tutto il mio tormento.
TIETEBERGA
Diletto Sposo tutt'amor ti stringo
E al piacer di vederti ancor fedele
Tutte le offese io dono
Ne al pentito Marcian niego il perdono
MARCIANO
Della Reggia Clemenza
Le grazie honoro, e accetto,
E al Talamo Regal fede io prometto.
TIETEBERGA
Tu pur scufa ò Clotilde
I rimproveri ingiusti
D'un ingannato amore.
CLOTILDE
Io non condanno il tuo
Or ch' Ercino fedel vede il mio cuore.
LOTARIO
Tante angoscie ristori un dolce nodo.
ERCINO
Porgi o bella Clotilde
La bianca man.
CLOTILDE
Cor mio.
ERCINO
Mio ben.
A DUE
T'annodo.
LOTARIO
Tu pur Valdrada al fine
In di si glorioso
Stendi a Guido la destra;
VALDRADA
Or sei mio Sposo,
GUIDO
Fè ti giuro, e t'abbraccio.
TUTTI
E cosi stringa amor un trino laccio.
CORO
Co dorati Raggi suoi
Hoggi il Sol vie più risplenda
ù E sereno rida il Ciel.
Sempre più l'amor in noi
Fia, ch'un vasto ardor accenada
Ne l'ammorzi infido gel.
Co dorati ec.

Fine del Dramma

(1) Testo tratto dal sito della Bibliotaca estense di Modena


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Ultimo aggiornamento 20 giugno 2020