Entflieht auf leichten Kähnen (Fuggite su barche leggere), op. 2

per coro a cappella

Musica: Anton Webern (1883 - 1945)
Organico: coro misto senza accompagnamento
Composizione: Vienna, autunno, 1908
Prima esecuzione: Fürstenfeld, Stiria, 10 aprile 1927
Edizione: Universal Edition, Vienna, 1921
Guida all'ascolto (nota 1)

Esponente il più estremista e irriducibile della scuola di Vienna e uno dei grandi «trinitari» della corrente dodecafonica, Webern studiò molto sin dall'inizio della sua attività compositiva l'arte di alcuni musicisti classici tedeschi, e in special modo di Bach e di Schubert, i cui problemi di costruzione e di sviluppo della forma destarono sempre il suo vivo interesse. Del resto Webern non nascose mai la sua preferenza per questi due autori, che avevano formato oggetto, insieme a Wagner, a Brahms e a Mahler, delle sue lezioni giovanili a Vienna tenute da Guido Adler e prima dell'incontro determinante nel 1904 con Schoenberg, al cui insegnamento dovette l'impronta definitiva del suo stile di compositore. Le musiche di Bach e di Schubert, assieme a quelle di Mahler e di Schoenberg, facevano parte del repertorio - dell'associazione concertistica dei «Wiener Arbeiter-Symphonie-Konzerte» e del complesso corale formato da operai, ambedue diretti da Webern prima dell'avvento del regime nazista e dello scioglimento del Partito socialdemocratico austriaco nel febbraio del '34.

Molto probabilmente i frutti più vistosi e significativi di questo contatto weberniano con i grandi del passato della musica di lingua tedesca possono considerarsi la trascrizione per orchestra della «Fuga ricercata a sei voci» (1935) ricavata dall'«Offerta musicale» di Bach e la trascrizione per orchestra delle «Sei danze tedesche» scritte nel 1824 da Schubert, ma non si può dimenticare che anche la «Passacaglia op. 1», in re minore per orchestra (1908), e il successivo coro a cappella a quattro voci che reca il titolo «Entflieht auf leichten Kähnen op. 2» (Fuggita su barche leggere), scritto nel 1908 su versi di Stefan George risentono l'influsso di alcuni procedimenti tipici del linguaggio bachiano, anche se nell'ultimo brano si delinea già il momento aforistico dell'espressionismo weberniano. Infatti il coro a cappella dell'op. 2 è interessante soprattutto perchè impiega la forma del canone come principio organizzatore della struttura musicale del pezzo, in un discorso polifonico rigorosamente simmetrico e che porta le sonorità vocali fin quasi al silenzio, come in un soffio, secondo le indicazioni della didascalia posta in calce al «langsam» conclusivo.

Ennio Melchiorre

Testo

ENTFLIEHT AUF LEICHTEN KÄHNEN FUGGITE SU BARCHE LEGGERE
Entflieht aud: leichten Kähnen
berauschten Sonnenwelten,
dass immer mildre Tränen
euch eure Flucht vergelten.
Fuggite su barche leggere
di mondi solari inebriati,
che lacrime sempre più miti
ricompensano la vostra fuga.
Seht diesen Taumel blonder
lichtblauer Traumgewalten
und trunkner Wonnen sonder
Verzückung sich entfalten.
Vedete questo delirio di bionde
trasognate potenze azzurro chiare
e di ebbre delizie senza pari
sbocciare con estasi.
Dass nicht der süsse Schauer
in neues Leid euch hülle.
Es sei die stille Trauer,
die diesen Frühling fülle.
Che mai il dolce brivido
vi avvolga nel nuovo dolore.
Sia la quieta tristezza
a riempire questa primavera.

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 29 novembre 1974


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Ultimo aggiornamento 5 novembre 2014