Temporal Variations per oboe e pianoforte


Musica: Benjamin Britten (1913 - 1976)
  1. Theme
  2. Oration
  3. March
  4. Exercises
  5. Commination
  6. Chorale
  7. Waltz
  8. Polka
  9. Resolution
Organico: oboe, pianoforte
Composizione: 15 agosto - 12 dicembre 1936
Prima esecuzione: Londra, Wigmore Hall, 12 dicembre 1936
Edizione: Faber Music, Londra, 1980
Dedica: Montagu Slater
Guida all'ascolto (nota 1)

Lo strumento più caro al musicista (era eccellente pianista, solista e accompagnatore) è l'oboe, al quale riserva un'attenzione non episodica e sempre molto "ragionata", come nelle Six Metamorphoses after Ovid, op. 49. Ma queste Temporal Variations rimangono opere quasi segrete, nel catalogo di Britten.

Composte ed eseguite nel 1936, pochi mesi prima che il Festival di Salisburgo presentasse le più note Variations on a Theme of Frank Bridge, omaggio del compositore al proprio maestro e viatico per la sua celebrità internazionale, dopo l'esordio londinese (col titolo di Temporal Suite) queste nove variazioni per oboe e pianoforte di fatto scompaiono. Per l'edizione si dovrà attendere la morte di Britten; ancora oggi, alcuni disinvolti cataloghi la dimenticano. Sbagliano, perché il lavoro racconta molti utili dettagli della poetica dell'autore agli esordi. Sono anni nei quali intenso è il suo lavoro come autore di colonne sonore (19, tra documentari e lungometraggi), di musiche di scena, per il teatro e la radio, per opere di autori quali Auden, Isherwood, Priestley, Slater. Anni di apprendistato, nei quali il severo tirocinio compositivo con Bridge si stempera in occasioni compositive eclettiche, formando quel connubio tra originalità e duttilità che spesso ritroviamo nell'invenzione di Britten. Assieme alla sua convinzione, più volte riaffermata, che la musica debba essere raccontata, insegnata, teatralizzata, anche divertendo.

Ma il ventitreenne autore di Temporal Variations non ignora le lezioni viennesi e di Hindemith, e la successione dei nove segmenti che compongono l'opera consente diverse esplorazioni. Ad esempio lungo il sentiero della "variazione autosviluppantesi", quasi un'anticipazione della tecnica seriale. Una seconda minore (do diesis-re) contraddistingue il tema dell'oboe, che ripete più volte l'intervallo di semitono, attorno al quale si infittiscono altre figure. Ma l'intervallo ritorna, insistente: un'altra anticipazione, in questa minimale semplicità? Ostinata anche, nella Resolution finale, forte quanto la passacaglia scandita dal pianoforte. Ma prima di giungervi, Britten ha modo di dispiegare l'aspetto ironico del proprio temperamento, in una Polka che è una riuscita parodia, così diversa dal clima piuttosto severo che contraddistingue l'insieme del lavoro. Una serie di variazioni attorno al concetto di tempo e di ritmo, parametri fondamentali di ogni composizione. E nella maturità, Britten ritornerà a comporre variazioni: del 1965 sono le Gemini Variations per flauto, violino e pianoforte a quattro mani, mentre al '64 risale Nocturnal, per chitarra, anch'esso, come il lavoro presentato questa sera, costruito su nove movimenti.

Sandro Cappelletto


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 29 maggio 1992

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Ultimo aggiornamento 28 marzo 2014