El amor brujo

Balletto in un atto dalla gitanera del 1915

Musica: Manuel de Falla (1876 - 1946)
Testo: Gregorio Martínez Sierra
  1. Introduccion y Escena - Allegro furioso ma non troppo vivo - orchestra
  2. En la Cueva (La Noche) - Tranquillo e misterioso - orchestra
  3. Canción del Amor Dolido - Allegro - voce e orchestra
  4. El Aparecido - Vivo, ma non troppo - orchestra
  5. Danza del Terror - Allegro ritmico - orchestra
  6. El Circulo Mágico (Romance del Pescador) - Andante molto tranquillo - orchestra
  7. A Media Noche, Los Sortilegios - Lento e lontano - orchestra
  8. Danza Ritual del Fuego - Allegro ma non troppo e pesante - orchestra
  9. Escena - Poco moderato - orchestra
  10. Canción del Fuego Fatuo - Vivo - voce e orchestra
  11. Pantomima - Allegro - orchestra
  12. Danza del Juego de Amor - Allegretto mosso - voce e orchestra
  13. Final: Las Campanas del Amanecer - Allegretto tranquillo - orchestra
Organico: mezzosoprano, 2 flauti (2 anche ottavino), oboe (anche corno inglese), 2 clarinetti, fagotto, 2 corni, 2 trombe, timpani, percussioni, pianoforte, archi
Composizione: 1919 - 1925
Prima rappresentazione: Parigi, Théâtre du Trianon-Lyrique, 22 maggio 1925
Edizione: J. & W. Chester, Londra, 1924
Dedica: Pastora Imperio
Guida all'ascolto (nota 1)

Non c'è dubbio che insieme alla commedia mimica picaresca El sombrero de tres picos, il balletto El Amor brujo sia tra le composizioni più popolari e universalmente note di Manuel de Falla. El Amor brujo (L'amore stregone), balletto in un atto di ambientazione andalusa, fu scritto da Gregorio Martinez Sierra e venne rappresentato per la prima volta al Teatro de Lara di Madrid il 15 aprile 1915 sotto la direzione di Joaquin Turina e con la coreografia di Pastore Imperio, una danzatrice e cantante gitana, che aveva chiesto a Falla di comporre per lei soltanto una danza e una canzone. Il musicista invece pensò bene di dedicarle un intero balletto, che inizialmente non incontrò molto favore. Falla rimise le mani sulla parte strumentale e allargò l'organico orchestrale, che nella versione definitiva comprende due flauti con l'ottavino, l'oboe, il corno inglese, due clarinetti, un fagotto, due corni, due trombe, timpani, pianoforte e archi. In questa nuova veste El Amor brujo fu ripresentato al teatro Trianon Lyrique di Parigi il 22 maggio 1925 nella coreografia di Antonia Mercè, soprannominata l'Argentina. Il successo questa volta fu unanime e divenne ancora più caloroso quando la partitura fu eseguita nella versione concertistica, con o senza la partecipazione della voce che commenta liricamente alcuni momenti della vicenda.

La trama

I personaggi che animano il balletto sono le due giovani gitane Candelas e Lucia, Carmelo e uno spettro, che simboleggia la figura di colui che fu amato in passato dalla vivace e intraprendente Candelas. Costei, con l'arrivo della primavera, vorrebbe cedere alle lusinghe pressanti del giovane Carmelo che la corteggia, ma tutte le volte che i due immamorati tentano di baciarsi appare il fantasma e li divide. Conoscendo il debole del defunto per le belle ragazze, che sembra durare ancora, Carmelo persuade la vezzosa Lucia, amica di Candelas, ad attirare lo spettro e a distogliere la sua attenzione. Infatti quando il fantasma ricompare per disturbare il colloquio amoroso fra Candelas e Carmelo, Lucia lo conquista con la sua bellezza e la sua civetteria, permettendo ai due innamorati di baciarsi indisturbati, così da porre fine al fastidioso incantesimo.

Su questo tema che può sembrare scherzoso, ma ha un risvolto cupo e drammatico. Falla ha costruito una musica di gusto popolare e zingaresco, ispirata al "cante jondo" - letteralmente "canzone profonda", ovvero il canto dei gitani andalusi, nel quale confluiscono tratti ebraici, arabi e bizantini - e sempre sorretta da figurazioni ritmiche tipiche della danza spagnola.

Il lavoro si apre con una frase brillante a piena orchestra (Introduzione e scena), mirante a tratteggiare il caldo paesaggio andaluso. Di sapore misteriosamente notturno è il brano successivo (Nella grotta), in cui appare una dolce melodia dell'oboe. Nella Canzone dell'amore dolente, impiantata su un ritmo di danza in tempo 3/4, la voce della cantante esprime le pene amorose di Candelas con inflessioni caratteristiche del "cante jondo". Ecco l'apparizione (El Aparecido) dello Spettro dello zingaro morto, che manifesta la sua influenza ossessiva nella Danza del terrore. Un attimo di incantata distensione viene espresso nel pezzo El circulo magico (Il cerchio magico), cui seguono le poche battute di Mezzanotte, preludio alla celeberrima Danza rituale del fuoco, dove il rito volto a fugare le stregonesche superstizioni gitane raggiunge una efficacia musicale di straordinario effetto.

Nel brano Scena la dolente melodia dell'oboe vuole ricordare l'angoscia di Candelas; ma l'atmosfera psicologica cambia nel secondo pezzo cantato, la Canción del fuego fatuo, nella quale la voce si abbandona ad uno scoppiettante ritmo di danza, paragonando l'amore ad un fuoco che ti insegue ovunque. Ritorna il tema iniziale della musica nella Pantomima, sfociando in un delicatissimo intermezzo lirico di incantevole poesia melodica, concepito in precedenza da Falla per essere inserito con il titolo Cadiz nelle Noches en los jardines de España. Il dramma si scioglie e il fantasma viene vinto con la Danza della gara amorosa: l'orchestra ubbidisce al ritmo della jota e la voce canta ancora una canzone dalle venature popolaresche. Infine le campane annunciano il mattino (Le campane del mattino) e la vicenda si conclude in un clima di festoso giubilo, quasi a significare che la vita trionfa sulla morte.


Testo

CANZONE DELL'AMORE DOLENTE
¡Ay!
Yo no sé qué siento,
ni sé qué me pasa
cuando éste mardito
gitano me farta.
Candela qué ardes...
Más arde el infierno
que toita mi sangre
abrasa de celos!
¡Ay!
¿Cuando el río suena
qué querrá decir?
¡Ay!
¿Por querer a otra
se orvía de mí!
¡Ay!
Cuando el fuego abrasa...
Cuando el rio suena...
Si el agua no mata el fuego,
a mí el penar me condena,
a mí el querer me envenena,
a mí me matan las penas.
Ahi!
Non so che sento
né cosa m'accade
quando questo gitano
traditore è lontano.
Fuoco che ti consumi...
Gonfia di gelosia,
il mio sangue che scorre
arde più dell'inferno!!
Ahi!
Quando mormora il fiume
che vorrà dire?
Ahi!
Per andar tra le braccia
d'un'altra mi lasciò!
Ahi!
Quando il fuoco brucia...
Quando mormora il fiume...
Se l'acqua non uccide il fuoco,
l'angoscia condanna,
l'amore m'avvelena,
mi uccidono le pene.
RACCONTO DEL PESCATORE
Por un camino iba yo
buscando la dicha mía:
lo que mis sacáis miraron
mi corasón no lo orvía.
Por la verea iba yo.
A cuantos le conocían
- ¿Le habéis visto? - preguntaba,
y nadie me respondía.
Por el camino iba yo
y mi amor no parecía.
Er yanto der corasón
por er rostro me caía.
La verea se estrechaba
y er día se iba acabando.
A la oriyita der río
estaba un hombre pescando.
Mientras las aguas corrían
iba el pescador cantando:
¡No quiero apresar
los pececillos del río;
quiero hallar un corazón
que se me ha perdió !
- Pescador que estás pescando,
si has perdido un corasón,
a mí me lo están robando
a traición.
El agua se levantó
al oír hablar
de penas de amantes
y dijo con ronca voz:
¡Pescador y caminante,
si sufrís los dos,
en er monte hay una cueva,
en la cueva hay una bruja
que sabe hechisos de amor!
¡Idla a buscar
que eya remedio os dará.
Esto dijo er río,
esto habrá que haser...
¡A la cueva de la bruja tengo de acudir!
¡Si eya no me da er remedio
me quiero morir!
Andavo per un sentiero
cercando la gioia mia:
ciò che i miei occhi videro
il mio cuore non lo dimentica.
Andavo per il sentiero.
A coloro che incontravo
- Lo avete visto? - chiedevo
e nessuno mi rispondeva.
Andavo per il cammino
e il mio amore non appariva.
Il pianto del cuore
mi rigava tutto il viso.
Il sentiero si stringeva
e il giorno stava finendo.
Sopra un argine del fiume
un uomo stava pescando.
Mentre le acque correvano
il pescatore cantava:
non voglio catturare
i pesciolini del fiume;
voglio trovare un cuore
che mi è sfuggito.
- Pescatore che stai pescando,
se hai perduto un cuore,
pensa a me che a
tradimento lo stan rubando.
L'acqua si alzò
sentendo parlare
di pene d'amanti
e disse con voce roca:
pescatore e camminante,
se soffrite tutte due
sulla montagna c'è una grotta,
nella grotta c'è una strega
che conosce sortilegi d'amore!
Andate a cercarla
ella vi darà un rimedio!
Questo disse il fiume,
questo si dovrà fare...
Alla grotta della strega devo andare!
Se ella non mi darà un rimedio
voglio morire!
CANZONE DEL FUOCO FATUO
Lo mismo que er fuego fatuo,
lo mismito es er queré.
Le juyes y te persigue,
le yamas y echa a corré.
Lo mismo etc.,
¡Malhaya los ojos negros
que le alcanzaron a ver!
Malhaya etc.
¡Malhaya er corazón triste
que en su yama quiso arder!
¡Lo mismo que er fuego fatuo,
se desvanece er queré!
Lo stesso è il fuoco fatuo,
lo stesso dell'amore.
Lo fuggi e ti insegue,
lo cerchi e se ne va.
Lo stesso etc,
Sventura agli occhi neri
che lo hanno veduto!
Sventura etc.
Sventura al triste cuore
che accoglie la sua fiamma!
Lo stesso è il fuoco fatuo,
svanisce come l'amore.
LA DANZA DELLA GARA AMOROSA
¡Tú eres aquél mal gitano
que una gitana quería!...
¡El querer que eya te daba,
tú note lo merecías!...
¡Quién la había de decir
que con otra la vendías!...
¡Soy la voz de tu destino!
¡Soy er fuego en que te abrasas!
¡Soy er viento en que suspiras!
¡Soy la mar en que naufragas!
5ei tu quel gitano cattivo
che una gitana amava!...
L'amor ch'ella ti dava
tu non lo meritavi!...
Tu non le avevi detto
che venduta l'avresti per un'altra!..
Sono la voce del tuo destino!
Sono il fuoco in cui tu bruci!
Sono il vento in cui sospiri!
Sono il mare in cui naufraghi!
LE CAMPANE DELL'AURORA
¡Ya está despuntando er día!
¡Cantad, campanas, cantad!
¡Que vuelve la gloria mia!
Già sta spuntando il giorno!
Cantate, campane, cantate!
Suonino la gloria mia!

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 8 dicembre 2012


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Ultimo aggiornamento 10 febbraio 2016