Vingt Regards sur l'Enfant Jésus


Musica: Olivier Messiaen (1908 - 1992)
  1. Regard du Père
  2. Regard de l'étoile
  3. L'échange
  4. Regard de la Vierge
  5. Regard du Fils sur le Fils
  6. Par Lui tout a été fait
  7. Regard de la Croix
  8. Regard des hauteurs
  9. Regard du temps
  10. Regard de l'Esprit de joie
  11. Première communion de la Vierge
  12. La parole toute puissante
  13. Noël
  14. Regard des Anges
  15. Le baiser de l'Enfant-Jésus
  16. Regard des prophètes, des bergers et des Mages
  17. Regard du silence
  18. Regard de l'Onction terrible
  19. Je dors, mais mon cœur veille
  20. Regard de l'Église d'amour
Organico: pianoforte
Composizione: Parigi, 23 marzo - 8 settembre 1944
Prima esecuzione: Parigi, Salle Gaveau, 26 marzo 1945
Edizione: Durand & Cie, Parigi, 1947
Dedica: Yvonne Loriod
Guida all'ascolto (nota 1)

Un colossale affresco di due ore e mezzo, con dentro l'impronta autentica ed esauriente della «lingua» di Messiaen: tali i «Vingt Regards sur l'Enfant Jesus», composti nel 1944; il gusto dell'enorme, la magniloquente retorica, la sontuosa ricchezza delle immagini sonore ne sottolineano, da un lato le parentele con i gigantismi e le visionarietà di un altro grande musicista francese, Berlioz, e, per quanto concerne l'aspetto più specificamente pianistico, gli agganci con i grandi cicli mistico-paesaggistici di Liszt (le «Harmonies poétiques et religieuses» e le tre raccolte delle «Années de pèlerinage»), o anche di Albeniz («Iberia», naturalmente).

Da un punto di vista stilistico, esiti di un attardato impressionismo, dove Respighi prende posto altrettanto bene che Debussy, vi si intrecciano indistricabilmente con inequivocabili rigurgiti effusivi neo-romantici; ma non è certo tutto: opera tra le più rappresentative del Messiaen degli anni di guerra, coeva appunto di quelle splendide cose che sono il «Ouatuor pour la Fin du Temps», le «Visions de l'Amen» e la «Trois petites Liturgies de la Présence divine», è dato rintracciare in essa anche precisi stimoli per la generazione del dopo-Webern, proprio da parte, già, di un musicista estraneo, almeno a quei tempi, agli ascetismi dodecafonici; stimoli che certo qui sono minimi in confronto di quelli che cinque anni più tardi, nel 1949, si proietteranno sui panserialisti, Boulez specialmente, dal «Mode de Valeurs et d'Intensités», con le sue «serie» di altezze, di durate, di attacchi, d'intensità. Ovviamente gli stimoli di cui dicevamo, a proposito dei «Regards», riguardano essenzialmente la scrittura ritmica (fu Boulez a parlare di Messiaen come del creatore di una «tecnica cosciente della durata»), evadente dai frusti schemi della metrica occidentale e tesa, oltre i grandi innovatori Debussy, Stravinsky e Bartók, e in armonia con i venerabili sistemi ritmici indiani e l'isoritmia medievale, verso soluzioni di estrema sottigliezza e complessità, offrendo con ciò uno dei più probanti esempi della moderna riconquista di un'autonomia del fattore ritmo rispetto agli altri parametri musicali, privilegiati nel recente e meno recente passato.

Prescindendo adesso dalle «novità» che possono aver influenzato le generazioni successive a Messiaen, e scavalcando il vezzo di giudicare i padri da quello che realizzeranno i figli, resta da parlare dei connotati specifici di questi «Regards», dei loro caratteri, delle loro proprietà.

Com'è noto, poche sono le opere del compositore francese appartenenti al dominio della musica pura, la maggior parte di esse essendo farcite di significazioni mistiche e teologiche; oltre a ciò, Messiaen mira ad allacciare in stretta simbiosi i fenomeni del suono e della visione colorata (più spesso, riguardante immagini superne), proseguendo così nella direzione aperta dai romantici e portata avanti poi dagli impressionisti, da Skryabin, dal movimento del «Blaue Reiter», dallo Schönberg della «Glükliche Hand», e, oltre Messiaen, dalle pittografie della «nuova musica».

Dunque, anche nei «Regards» vi è un preciso programma religioso-letterario che condiziona il decorso degli eventi sonori, ma a questa stortura estetica, fonte di insidiosi equivoci, pone rimedio la qualità della musica, e solo su di essa si accentrerà quindi l'interesse ed il giudizio, nella convinzione che siano i valori musicali, oggi come ieri, i decisivi, e non le più o meno ambiziose impalcature contenutistiche. Bisogna subito dire che a dispetto della diffusa sentimentalità, del «Kitsch» devozionale e dei vari sciroppi melodici di cui questi «Regards» sono a volte pieni (e che hanno suscitato fiere riserve, da parte di critici e compositori un po' troppo afflitti da grame aristocrazie del gusto), il materiale musicale viene disposto ed elaborato in ossequio ad una tecnica compositiva supremamente sapiente e disciplinata, capace dei più sbalorditivi virtuosismi formali, contrappuntistici, ritmici; vi è una inflessibile severità matematica nell'impianto costruttivo di ciascun pezzo, che pure vibra in una sua sciolta fluenza, in una sua perfetta naturalezza. Abbiamo già parlato del ritmo; diciamo comunque ancora che esso si caratterizza, qui, per l'adozione deliberata di una metrica sfuggente alla canonica divisione in parti eguali della battuta (la «musique amesurée» di cui parla Messiaen), attraverso l'impiego del cosiddetto «valore aggiunto», un valore minimo, asimmetrico, integrato ad un ritmo qualsiasi, e dei singolari «ritmi non retrogradabili», dei ritmi cioè non passibili di inversione, in quanto, siano letti da sinistra a destra o da destra a sinistra, l'ordine delle durate rimane lo stesso.

Questi «ritmi non retrogradabili» sono l'equivalente, nel regime temporale, di quello che i «modi a trasposizioni limitate» rappresentano per l'ordinamento delle altezze.

In entrambi i casi, infatti, si ha una situazione di staticità, di non-sviluppo (si pensi anche ai «pedali ritmici», sorta di «ostinati»), che Messiaen chiama «fascino delle impossibilità»; perché in effetti questi sette modi, articolati nello spazio cromatico del nostro sistema temperato, non consentono che poche trasposizioni, pena la ripetizione, sia pure enarmonica, delle stesse note. Inoltre, quasi tutti i suddetti modi contengono simultaneamente gli elementi-base di più tonalità, e si configura allora una specie di universalismo modale-tonale o, secondo l'espressione di Messiaen stesso, un'«arcobaleno di accordi», o anche una «ubiquità tonale» onnipervadente e multicolorata, rendendo così sufficientemente esplicite le affinità tra la grammatica sonora del compositore francese e le teorie musicali dell'Oriente (e anticipando altresì certe soluzioni contemplativo-ipnotiche della scuola americana post-cagiana).

È ovviamente presente, poi, in questi «Regards» (per l'esattezza, in «Regard du Fils sur le Fils», in «Regard des hauteurs» e in «Regard des Anges»), una costante dell'arte di Messiaen, e cioè il canto degli uccelli, da lui trascritto con il massimo possibile di fedeltà, a rendere l'incredibile fantasia melodica e ritmica, (fonte perpetua di ispirazione per i musicisti, secondo il compositore francese), che regna nelle loro scapricciate scorribande canore.

Per quanto riguarda l'aspetto puramente pianistico di quest'opera imponente, dedicata da Messiaen alla sua fedele e illuminata interprete: Yvonne Loriod, vi sono da rilevare, da un lato un buon numero di effetti e di invenzioni, costituenti la «cifra» originale di questo pianismo, come gli scarti bruschi di registri, con l'uso intensivo, anche simultaneo, di quello acuto e di quello grave, imitanti i complessi «gamelan» giavanesi, i grappoli di accordi, gli arpeggi invertiti, l'ampiezza delle sonorità, le violente «acciaccature» dissonanti (derivate da Albeniz), i folgoranti tratti rapidissimi lungo la tastiera; dall'altro lato, riemergono caratteristiche del pianismo romantico, specialmente lisztiano, e impressionista (nel primo caso con estesi disegni arabescanti, sonorissime sequenze di accordi consonanti, note doppie, ottave; nel secondo, con sonorità impalpabili, accordi lungamente tenuti, misture di timbri).

Riproduciamo adesso la prefazione generale dell'autore, tradotta in italiano, dei «Vingt Regards»:

«Contemplazione del Bambino Gesù nella mangiatoia e degli sguardi che si posano su di lui: dallo sguardo indicibile di Dio padre fino allo sguardo multiplo della Chiesa d'amore, passando attraverso lo sguardo di inaudita pienezza dello Spirito della gioia, quello così tenero della Vergine, poi degli Angeli, dei Magi e delle creature immateriali o simboliche (il Tempo, le Altitudini, il Silenzio, la Stella, la Croce). Da un punto di vista strettamente musicale, i venti pezzi sono legati insieme da tre temi ciclici; il primo di essi è il «tema di Dio»; il secondo, il «tema della Stella e della Croce», unite insieme perché una apre e l'altra chiude la vita terrena del Cristo, e il terzo un «tema di accordi» circolante da un pezzo all'altro, volta a volta frammentato o coagulato secondo il metodo degli alchimisti.

Le fonti alle quali ho tratto ispirazione sono stati: i canti di uccelli, gli scampanìi, le spirali, le stalattiti, le galassie, i fotoni, e i testi di San Tommaso, San Giovanni della Croce, Santa Teresa di Lisieux, i Vangeli, Missel, Dom Columba Marmion (« Cristo e i suoi misteri») e Maurice Toesca («I dodici sguardi»); questi due ultimi autori hanno parlato di «sguardi» di pastori, di angeli, della Vergine, del Padre Celeste: io ho ripreso la stessa idea trattandola in un modo un po' differente e aggiungendo sedici nuovi «sguardi».

Più che in tutte le mie opere precedenti, ho cercato qui un linguaggio d'amore mistico, potente, tenero, talora brutale, in disposizioni multicolori».

Passiamo infine all'elencazione dei venti brani, con le didascalie originali di Messiaen:

I - Regard du Pére (Sguardo del Padre).
Frase completa sul «tema di Dio». E Dio disse: «Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto».

II - Regard de l'étoile (Sguardo della stella).
«Tema della Stella e della Croce». Trauma della grazia... la stella lotta candidamente, sormontata da una croce...

IlI - L'échange (Lo scambio).
Discesa circonfusa di raggi, ascesa in spirale; terribile commercio umano-divino; Dio si fa uomo per renderci divini...
Dio è rappresentato dal tratto in terze alternate, figurando ciò che non si sposta, che rimane com'è. All'uomo, invece, appartengono gli altri frammenti, che si ingrandiscono sempre più, fino a divenire enormi, secondo un processo di sviluppo che io chiamo «aumentazione asimmetrica ».

IV - Regard de la Vierge (Sguardo della Vergine).
Innocenza e tenerezza ... la donna della Purezza, la donna del Magnificat, la Vergine guarda il suo Bambino...
Ho voluto esprimere la purezza in musica: è occorsa una certa forza, e soprattutto molto candore e tenerezza puerile.

V - Regard du Fils sur le Fils (Sguardo del Figlio sopra il Figlio).
Mistero, raggi di luce nella notte; rifrazione della gioia, gli uccelli del silenzio; la persona del Verbo in una natura umana; unione delle nature umana e divina in Gesù Cristo...
Si tratta evidentemente del Figlio — Verbo che guarda il Figlio — Bambino Gesù. Tre sonorità, tre modi, tre ritmi, tre musiche sovrapposte. «Tema di Dio» in canone ritmico con l'aggiunta del punto. La gioia simbolizzata da alcuni canti d'uccelli.

VI - Par Lui tout a été fait (Per mezzo di Lui tutto è stato fatto).
Vastità di spazi e di durate; galassie, fotoni, spirali contrarie, folgori inverse; per mezzo di «lui» (il Verbo) tutto è stato fatto ... ad un certo momento, la creazione ci apre l'ombra luminosa della sua Voce...
Si tratta di una fuga. Il soggetto non è mai presentato in modo uguale: dalla seconda entrata esso è cambiato di ritmo e di registro. Da notare il divertimento, dove la voce superiore tratta il soggetto in «ritmo non retrogradabile», mentre il basso ripete «fortissimo» un frammento del soggetto in «aumentazione asimmetrica».
La parte centrale si svolge su dei valori molto brevi e molto lunghi (l'infinitamente piccolo, l'infinitamente grande).
Ripresa della fuga in moto «cancrizzante». Stretta misteriosa.
«Tema di Dio» fortissimo: presenza vittoriosa, il volto di Dio dietro vortici di fiamma. La creazione riprende e canta il «Tema di Dio» in canone di accordi.

VII - Regard de la Croix (Sguardo della Croce).
«Tema della Stella e della Croce». La Croce gli dice: «tu sarai sacerdote nelle mie braccia...».

VIII - Regard des hauteurs (Sguardo delle altitudini).
Gloria nelle altitudini... le altitudini discendono sulla mangiatoia come un canto di allodola...
Canti di uccelli: usignolo, merlo, capinera, fringuello, cardellino, usignolo di fiume, verzellino, e soprattutto l'allodola.

IX - Regard du Temps (Sguardo del Tempo).
Mistero della pienezza dei tempi, il Tempo vede nascere in esso Colui che è eterno.
Tema corto, freddo, strano, come le teste-uovo di De Chirico; canone ritmico.

X - Regard de l'Esprit de joie (Sguardo dello Spirito della gioia).
Danza veemente, suono ebbro dei corni, impeto dello Spirito Santo... la gioia d'amore di Dio nell'anima di Gesù Cristo...
Io sono stato sempre molto colpito dal fatto che Dio è gioia, e che questa gioia ineffabile e costante era nell'anima del Cristo. Gioia che è per me un trasporto, una ebbrezza, nel senso più folle del termine. Forma: danza orientale nel registro estremo-grave, in neumi ineguali, come se fosse canto gregoriano. Primo sviluppo sul «tema della gioia». «Aumentazione asimmetrica». Sorta di aria di caccia con tre variazioni. Secondo sviluppo sul «tema della gioia» e sul «tema di Dio». Ripresa della danza orientale, simultaneamente nei registri estremo-acuti ed estremo-gravi. Coda sul «tema della gioia».

XI - Première communion de la Vierge (Prima comunione della Vergine).
Un quadro nel quale la Vergine è dipinta genuflessa, ripiegata su di sé nella notte; una aureola luminosa circonda il suo essere. Gli occhi chiusi, ella adora il frutto riposto in sé. Ciò accade tra l'Annunciazione e la Natività: è la prima e la più grande di tutte le comunioni.
«Tema di Dio», in dolci volute, in stalattiti, in abbraccio interiore. Ricordo del tema della «Vergine e il Bambino» nella mia «Nativité» (per organo). Magnificat più vibrante. Accordi speciali e successione di valori binari, dei quali le pulsazioni gravi rappresentano i battiti del cuore del Bambino Gesù nel seno di sua madre.
Il «tema di Dio» in graduale dissolvenza.
Dopo l'Annunciazione, Maria adora Gesù dentro di sé... mio Dio, mio figlio, mio Magnificat!; mio amore senza parole...

XII - La parole toute puissante (La parola che tutto può).
Monodia con percussione nel registro grave.
Questo bambino è il Verbo che sostiene tutte le cose con la potenza della sua parola.

XIII - Noél (Natale).
Scampanìo. Le campane di Natale pronunciano con noi i dolci nomi di Gesù, Maria, Giuseppe...

XIV - Regard des Anges (Sguardo degli Angeli).
Scintillìo, percussioni, soffio potente dentro immensi tromboni; tuoi servitori sono delle fiamme di fuoco...; poi il canto degli uccelli manda giù azzurro, e lo stupore degli angeli si accresce: poiché non è a loro, ma agli uomini che Dio si unisce... Nelle prime tre strofe: sfavillìo, canone ritmico e frazionamento del «tema di accordi». Quarta strofa: canto di uccelli.
Quinta strofa: lo stupore degli angeli si accresce.

XV - Le baiser de l'Enfant - Jesus (11 bacio del Bambino Gesù).
A ogni comunione, il Bambino Gesù dorme con noi vicino alla porta; poi l'apre sul giardino e si precipita pieno di luce per abbracciarci...
«Tema di Dio» in ninna-nanna. Il sonno, il giardino, le braccia tese verso l'amore, il bacio, l'ombra del bacio.
Una stampa mi ha ispirato, raffigurante il Bambino Gesù che lascia le braccia di sua Madre per abbracciare la piccola suora Teresa.
Tutto questo è simbolo della comunione, dell'amore divino. Bisogna saper amare per apprezzare questo soggetto e questa musica, che vorrebbero essere teneri come il cuore del cielo.

XVI - Regard des prophètes, des bergers et de Mages (Sguardo dei profeti, dei pastori e dei Magi).
Musica esotica; tam-tam e oboi, concerto enorme e nasale.

XVII - Regard du silence (Sguardo del silenzio).
Silenzio nella mano, arcobaleno rovesciato... ogni silenzio della mangiatoia rivela musiche e colori, che sono i misteri di Gesù Cristo...
Polimodalità, canone ritmico con l'aggiunta del punto, accordi speciali, «tema di accordi». Tutto il pezzo è molto elaborato come scrittura pianistica. Alla fine: accordi alternati, musica variopinta e impalpabile, in coriandoli, in leggere pietre preziose, in riflessi che s'intrecciano.

XVIII - Regard de l'Onction terrible (Sguardo dell'Unzione terribile).
Il Verbo assume una certa natura umana; scelta del corpo di Gesù da parte della Maestà spaventosa...
Un vecchio arazzo raffigura il Verbo di Dio in lotta nelle sembianze di Cristo a cavallo: non si vedono che le sue due mani sopra la fodera della spada che egli brandisce al centro delle saette. Questa immagine mi ha influenzato. Nell'introduzione e nella coda, valori progressivamente rallentati sovrapposti a valori progressivamente accelerati, e all'inverso.

XIX - Je dors, mais mon coeur veille (lo dormo, ma il mio cuore veglia).
Poema d'amore, dialogo d'amore mistico. I silenzi vi giocano un grande ruolo.
Non è di un angelo l'arco che sorride; è Gesù dormiente che ci ama nel suo giorno di festa e ci dona l'oblio...

XX - Regard de l'Eglise d'amour (Sguardo della Chiesa d'amore).
La grazia ci fa amare Dio nello stesso modo come Dio ama se stesso; dopo i raggi della notte, le spirali di angoscia, ecco le campane, la gloria e il bacio dell'amore... tutta la passione delle nostre braccia intorno all'Invisibile...
Forma (lo sviluppo precede l'esposizione):
Sviluppo; primo tema in «ritmo non retrogradabile», ampliato a destra e a sinistra; esso è spezzato da lucenti raffiche in direzioni contrarie. Tre appelli del «tema di Dio» separati da alcune «aumentazioni asimmetriche». Elaborazione del terzo tema melodico. Primo tema attorniato da fulminee raffiche, poi nuova «aumentazione asimmetrica». Un risuonare di campane forma quindi un pedale di dominante, ripresentando gli accordi dei pezzi precedenti.
Esposizione; frase completa sul «tema di Dio», a mo' di fanfara, in gloria. Lunga coda sul «tema di Dio»; trionfo d'amore e di gioia, lacrime di gioia.

Giancarlo Cardini


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto del Maggio Musicale Fiorentino.
Firenze, Palazzo dei Congressi, 16 giugno 1974


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Ultimo aggiornamento 14 dicembre 2019